La sinistra "bananera", ovvero l'involuzione della specie
C'è un'espressione spagnola, del grande Carlos Alberto Montaner - esule cubano, professore universitario, editorialista e vicepresidente dell'Internazionale Liberale - che si adatta benissimo alla situazione italiana: "izquierda bananera". Chiara, semplice, non ha bisogno di alcuna traduzione. Ciò che più conta, rende molto bene l'idea.
Bananera non è tutta la sinistra, ma la parte di essa «perennemente incavolata e sul piede di guerra, marxista, antioccidentale, autoritaria, chiassosa, irresponsabilmente populista, camorrista, istrionica, dirigista, nemica del mercato, che si dedica apostolicamente a una fantomatica rivoluzione recuperata dalle macerie della guerra fredda». Il campione della sinistra bananera, oggi, è il presidente venezuelano Hugo Chávez. La sinistra moderata, che la conosce bene, «non ignora che l'ala bananera della sua stessa famiglia è un nemico potenziale più pericoloso dei suoi avversari tradizionali».
La sinistra bananera - e questo spiega perché ne parliamo oggi - è appena rispuntata fuori in tutto il suo folklore tribale a Mar del Plata, assieme a Diego Armando Maradona e agli altri suoi intellettuali di riferimento, per chiedere la testa di George W. Bush. «Una protesta non sorprendente», scrive Montaner nel suo ultimo articolo. «Dopo la caduta del Muro di Berlino e la scomparsa dell'Urss, la sinistra in quasi tutto il pianeta ha smesso di presentare proposte di governo o teorie serie sullo sviluppo e l'equità sociale per rifugiarsi nella protesta. Il casino e il baccano hanno preso il posto delle riflessione. I nemici della globalizzazione spiegano le loro idee distruggendo i McDonald's a sassate. Gli anticapitalisti tirano torte in faccia al presidente del Fmi. L'antiamericanismo si è trasformato in ideologia. I Verdi si presentano in strada con le maschere antigas. I comunisti hanno scambiato la lettura de Il Capitale con le magliette del Che (more info here and here, ndAcm) e la recita in coro di slogan dalle rime sbagliate. La sinistra oggi è solo circo e violenza di strada».
E' l'America Latina, ma sembra proprio l'Italia dei bamba e dei loro politici. Del resto, fino a due-tre lustri fa confontarsi con un comunista era spesso un esercizio intellettuale stimolante: il meno dotato conosceva, se non il Capitale, almeno il Manifesto di Karl Marx e Friedrich Engels. Gli "eretici", per definirsi tali, dovevano essersi sorbiti qualche testo della scuola di Francoforte. Erano pesanti, pesantissimi (e ovviamente nel torto), ma non incolti. Oggi i loro emuli bananeri, ignoranti e chiassosi, leggono a mala pena la quarta di copertina dei libretti di Naomi Klein e studiano quello che scrivono sui siti no-global altri come loro. Un comunista, all'epoca, non si sarebbe mai sbrodolato addosso per uno imbarazzante come Maradona. Oggi tutti lì a fare l'esegesi delle sue parole. Difficile credere a Charles Darwin e al suo modello evoluzionista davanti a simili involuzioni della specie.
"La Izquierda Bananera" di Carlos Alberto Montaner.
"The Chávez- 'banana left' alliance", ovvero la versione inglese dello stesso articolo.
Bananera non è tutta la sinistra, ma la parte di essa «perennemente incavolata e sul piede di guerra, marxista, antioccidentale, autoritaria, chiassosa, irresponsabilmente populista, camorrista, istrionica, dirigista, nemica del mercato, che si dedica apostolicamente a una fantomatica rivoluzione recuperata dalle macerie della guerra fredda». Il campione della sinistra bananera, oggi, è il presidente venezuelano Hugo Chávez. La sinistra moderata, che la conosce bene, «non ignora che l'ala bananera della sua stessa famiglia è un nemico potenziale più pericoloso dei suoi avversari tradizionali».
La sinistra bananera - e questo spiega perché ne parliamo oggi - è appena rispuntata fuori in tutto il suo folklore tribale a Mar del Plata, assieme a Diego Armando Maradona e agli altri suoi intellettuali di riferimento, per chiedere la testa di George W. Bush. «Una protesta non sorprendente», scrive Montaner nel suo ultimo articolo. «Dopo la caduta del Muro di Berlino e la scomparsa dell'Urss, la sinistra in quasi tutto il pianeta ha smesso di presentare proposte di governo o teorie serie sullo sviluppo e l'equità sociale per rifugiarsi nella protesta. Il casino e il baccano hanno preso il posto delle riflessione. I nemici della globalizzazione spiegano le loro idee distruggendo i McDonald's a sassate. Gli anticapitalisti tirano torte in faccia al presidente del Fmi. L'antiamericanismo si è trasformato in ideologia. I Verdi si presentano in strada con le maschere antigas. I comunisti hanno scambiato la lettura de Il Capitale con le magliette del Che (more info here and here, ndAcm) e la recita in coro di slogan dalle rime sbagliate. La sinistra oggi è solo circo e violenza di strada».
E' l'America Latina, ma sembra proprio l'Italia dei bamba e dei loro politici. Del resto, fino a due-tre lustri fa confontarsi con un comunista era spesso un esercizio intellettuale stimolante: il meno dotato conosceva, se non il Capitale, almeno il Manifesto di Karl Marx e Friedrich Engels. Gli "eretici", per definirsi tali, dovevano essersi sorbiti qualche testo della scuola di Francoforte. Erano pesanti, pesantissimi (e ovviamente nel torto), ma non incolti. Oggi i loro emuli bananeri, ignoranti e chiassosi, leggono a mala pena la quarta di copertina dei libretti di Naomi Klein e studiano quello che scrivono sui siti no-global altri come loro. Un comunista, all'epoca, non si sarebbe mai sbrodolato addosso per uno imbarazzante come Maradona. Oggi tutti lì a fare l'esegesi delle sue parole. Difficile credere a Charles Darwin e al suo modello evoluzionista davanti a simili involuzioni della specie.
"La Izquierda Bananera" di Carlos Alberto Montaner.
"The Chávez- 'banana left' alliance", ovvero la versione inglese dello stesso articolo.