Vargas Llosa, Che Guevara e la maglietta del bamba

La scorsa settimana (9 ottobre) si è celebrato l'anniversario della morte di Ernesto Che Guevara. «E chi se ne frega», diranno i miei piccoli lettori. Sbagliato. Perché la ricorrenza è il pretesto usato da Alvaro Vargas Llosa per regalarci una chicca. Al Moma di New York Vargas Llosa - anche lui autore di questo libro imperdibile (english version here) - incontra il giovane bamba di turno, stavolta americano, maglietta del Che addosso. Gli si avvicina e, con fare ingenuo, gli chiede per quale motivo ammiri tanto quell'uomo da andare in giro con tale t-shirt. Lo sventurato, non sapendo con chi ha che fare, risponde. E gli snocciola tutta la litania. «Perché era contro il capitalismo». «A dirla tutta era per il capitalismo di Stato: espropriava il plusvalore dei lavoratori per darlo allo Stato», risponde Vargas Llosa. «Rese Cuba indipendente», fa il bamba. «La rese una colonia e un avamposto nucleare dell'Unione Sovietica, firmando l'accordo a Yalta. Quanto al progetto che gli era stato affidato, l'industrializzazione di Cuba, fu un completo fallimento», gli spiega il nostro. «Era alleato dei contadini». «Tutto il contrario, morì proprio per questo». «Le sue avventure furono una celebrazione della vita». «No, furono un'orgia di morte. Uccise centinaia di persone innocenti. Ho raccolto la testimonianze di chi ha assistito ai suoi massacri, quando era responsabile del carcere di La Cabaña». Il dialogo va avanti. Dieci luoghi comuni sul Che, smontati a dovere da Vargas Llosa. Da inviare ai poveri illusi che ognuno di noi ha la fortuna di conoscere.

Addendum. "The killing machine", Alvaro Vargas Llosa su Ernesto Che Guevara (original version).
"The killing machine", Alvaro Vargas Llosa su Ernesto Che Guevara (traduzione italiana di Daverik).

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