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Santoro, ovvero la perdita dell'innocenza

di Fausto Carioti Anime belle, creaturine innocenti che il giovedì sera si mettevano lì, davanti al televisore, come nemmeno le suore filippine dinanzi a Ratzinger che legge il Vangelo: ma ci credevate sul serio? Davvero pensavate che quello fosse diverso, fatto di una pasta distinta da quella di noialtri (e voialtri) mortali, immune all’avidità e alla vigliaccheria? Eravate convinti che uno al quale mettono in mano una buonuscita da tre milioni di euro, o quanti ne sono, magari di più, ci avrebbe sputato sopra solo per la bella faccia vostra, che nemmeno vi ha mai visto? Perché a leggere quello che avete scritto dopo che Michele Santoro ha siglato il patto col diavolo, facendosi pagare per chiudere Annozero, pare proprio di sì. Su Internet, sui blog, sulla pagina Facebook che il soldato giapponese Sandro Ruotolo continua ad aggiornare dalla giungla: ovunque lasciate traccia del vostro sconcerto. «Michele mi hai deluso, lasceremo l’Italia in balia di Minzolini e di false verità». «Ora ...

Avatar e i suoi nemici

di Fausto Carioti E poi pretendono di non essere noiosi. È dal 1977, anno di uscita di Guerre Stellari, che ad ogni grande produzione americana che arriva sugli schermi i registi de noantri ripetono le stesse cose. Cioè che questi film sono tutti effetti speciali e niente sostanza, che Hollywood vince al botteghino solo perché può permettersi budget inarrivabili, che il cinema italiano rischia di essere strozzato da questa concorrenza sleale (e quindi, sottinteso, deve essere aiutato da noialtri contribuenti). Eccetera eccetera. L’ultima pietra dello scandalo è Avatar, pellicola visionaria e fantascientifica diretta da James Cameron (quello di Terminator, Alien e Titanic). In Italia inizierà ad essere proiettata il 15 gennaio, ma già adesso bisogna parlarne male. A farlo per prima ci ha pensato ieri Repubblica , per la penna di Roberto Faenza, il regista che ha diretto la trasposizione cinematografica de “I Vicerè” e film come “Il caso dell’infedele Klara”. Il titolo di prima pagina gi...

Quello che la D'Addario non dice

di Fausto Carioti Patrizia D’Addario è ormai un vero e proprio personaggio politico, e non certo per l’improvvida decisione di candidarla alle ultime elezioni comunali baresi nella lista “La Puglia prima di tutto”, sotto le insegne del Popolo della Libertà. È un personaggio politico perché politico è il valore delle sue parole, usate per screditare Silvio Berlusconi. Politici sono tutti i giornali che la intervistano e politici sono i talk show che la ospitano, come farà Anno Zero di Michele Santoro, stasera nel ruolo dell’intervistatore finale. Lei, da brava attrice, sta sempre al gioco: concede ai giornalisti - sinora tutti compiacenti - la frase per il titolo giusto. Politici sono i suoi interlocutori, ai quali lancia messaggi in codice, lasciando intendere di sapere molti fatti che non ha ancora raccontato, che però potrebbe svelare se le cose non dovessero andare come lei vuole. Come quando, intervistata sul Manifesto del 15 settembre , ha detto che il suo obiettivo immediato è co...

L'unica soluzione possibile per la Rai (e perché non sarà mai adottata)

di Fausto Carioti Eppure un punto di incontro tra Silvio Berlusconi e i suoi nemici del soviet Rai ci sarebbe. Ieri il presidente del Consiglio ha detto di «non poter più sopportare» che quella italiana sia «l’unica televisione pubblica al mondo che con i soldi di tutti attacca il governo». Ha citato il caso del Tg3, che nell’edizione di giovedì (quella di ieri doveva ancora vederla) gli aveva dedicato quattro titoli «tutti negativi e di contrasto all’attività del governo». Una frase dinanzi alla quale l’Usigrai, vale a dire l’ala sinistra dell’azienda, invoca nientemeno che «un risveglio civile della coscienza degli italiani», mentre Dario Franceschini sostiene che il premier è «impaurito dalla stampa libera», e pazienza se la libertà che invoca il segretario del Pd per i giornalisti Rai è quella di farsi indicare la strada dal suo partito. Berlusconi qualche buona ragione ce l’ha. Le gogne allestite da Michele Santoro e certe edizioni del Tg3 non hanno uguali negli altri Paesi, perch...

Tra saluto romano e cazzeggio: ascesa e caduta del Bagaglino

di Fausto Carioti «Son morto nel Katanga, venivo da Lucera, avevo quarant’anni e la fedina nera». I tanti che poi, al posto di fedina, dicevano «camicia», erano in qualche modo autorizzati. Perché quello era il 1968 e a cantare “Il mercenario di Lucera” sul palco della cantina di vicolo della Campanella era Pino Caruso. Il Bagaglino esisteva da tre anni ed era già noto al grande pubblico come l’alternativa alla satira “colta” di sinistra, alle canzoni “impegnate” di sinistra e al divertimento “intelligente” di sinistra. Insomma, quelli del Bagaglino erano “di destra”. Non la destra impettita e classista, ma quella libertaria, irriverente e plebea, sempre in bilico tra saluto romano e cazzeggio (con una certa predilezione per il secondo) che proprio nella capitale, trent’anni prima, aveva avuto un protagonista del calibro di Ettore Petrolini, capace di rispondere «Me ne fregio!» al Duce che gli offriva un’onorificenza (non prima, però, di averla accettata). Adesso - è notizia di questi ...

Due buoni motivi per lasciare Santoro dove sta

di Fausto Carioti Ci sono almeno due motivi per cui Silvio Berlusconi, fregandosene del conflitto d’interessi, dovrebbe intervenire sui vertici della Rai per incoraggiarli a lasciare Michele Santoro al suo posto. Anche dopo che costui, giovedì scorso, ha scambiato il servizio pubblico televisivo per un randello da dare in testa alla Protezione civile impegnata nelle zone del terremoto. Il primo motivo è che la cacciata di Santoro è proprio quello che gli avversari del Cavaliere, e lo stesso Santoro, si attendono da lui. I suoi avversari perché così potrebbero ricominciare ad accusarlo di liberticidio. Santoro perché, stanco di fare il conduttore (quantomeno di farlo in Rai) potrebbe andarsene via indossando l’aureola del martire. Per tre quarti della sinistra, poi, il regalo sarebbe doppio. Giacché Santoro sta sulle scatole a molti di loro più che allo stesso Berlusconi, e l’idea di levarselo di torno grazie al loro peggior nemico è roba da sogni proibiti. E qui veniamo al secondo moti...

Benito Berlusconi e i suoi complici del Pd

di Fausto Carioti Nel manicomio della politica italiana mancava solo lo schizofrenico. Ci ha pensato il Partito democratico a colmare la lacuna. Al momento, infatti, di Pd ne esistono almeno due. Il primo, che è facile incontrare sui titoli dei giornali, è quello che minaccia di rivolgersi al Tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità ogni volta che Silvio Berlusconi apre bocca. È il partito del Walter Veltroni che paragona il premier oggi a Vladimir Putin e domani a Benito Mussolini. E intanto denuncia, fremente di sdegno, «il disegno scellerato e autoritario» di un governo che «minaccia la democrazia». È il Pd di Dario Franceschini che sale sulle barricate perché se il premier vincerà pure le elezioni europee «quello che potrà fare dal giorno dopo è inimmaginabile». Del capogruppo al Senato Luigi Zanda, convinto che Berlusconi voglia decretare «la fine della divisione dei poteri». Poi c’è l’altro Pd, di cui però si parla poco. Meno affascinante, forse, ma di sicuro molt...

Chi ha paura di Pancho Villari

di Fausto Carioti I conti non tornano. Fateci caso: quelli che si lamentano perché il parlamentare Riccardo Villari non obbedisce all’ordine dei partiti e del governo di lasciare a Sergio Zavoli la carica di presidente della commissione di vigilanza Rai sono gli stessi che si dicono preoccupati perché il parlamento rischia di finire schiavo dei partiti e del governo. Nei giorni scorsi, ad esempio, Renato Schifani e Gianfranco Fini, con un gesto alquanto irrituale, avevano chiesto a Villari di mettere «a disposizione il suo incarico» per «consentire un avvicendamento nella presidenza». Hanno preferito prendersela con lui piuttosto che con i parlamentari che, su ordine dei rispettivi partiti, avevano deciso di boicottare le sedute della commissione di vigilanza. Normale che Villari, ieri, abbia risposto ai presidenti delle Camere che ad andarsene non ci pensa proprio. Ovvio che il personaggio non è un frate francescano animato da spirito di carità né l’ultimo eroe della libertà parlament...

L'autunno della Mortadella

di Fausto Carioti Ma chi glielo ha fatto fare? Perché i suoi amici non gliel’hanno impedito? E la signora Flavia, come mai non gli ha detto nulla, che le brave mogli dovrebbero servire proprio a evitare ai mariti certe figuracce senili e rancorose? I fratelli, che ne ha un’intera squadra di calcio, perché non gli hanno spiegato, in tono gentile e con caute perifrasi, che così diventa ridicolo? Insomma, Romano Prodi domenica sera torna a mostrare il suo faccione in televisione (Raitre, “Report”, ore 21.30: i masochisti prendano appunti) e la sua rentrée ha già il sapore di una tragedia umanitaria. È un classico caso da manuale di psichiatria geriatrica. Lui è andato in pensione, il lavoro e il potere gli mancano, nessuno lo cerca più, i colleghi di un tempo lo hanno dimenticato, i leccaculo che lo circondavano si dedicano ad altre terga. Sic transit gloria mundi. Poi vede che quello che ha preso il suo posto a palazzo Chigi, il nemico di sempre, tira dritto come un treno e macina consen...

Padoa-Schioppa ha perso. Dovrebbe dimettersi

di Fausto Carioti Dimissioni. Tommaso Padoa-Schioppa dovrebbe farci un pensierino sopra. La richiesta che gli è arrivata ieri dal centrodestra, dopo che il consiglio di Stato ha confermato quanto aveva già detto il Tar del Lazio, e cioè che Angelo Petroni deve essere reintegrato nel Cda della Rai, sarà pure dettata dalle esigenze sceniche del teatrino della politica. Ma ha le sue forti motivazioni politiche. Sulla cacciata di Angelo Petroni dal vertice di viale Mazzini, e la sua sostituzione con un uomo Iri di vecchio corso - il sempre più imbarazzato Fabiano Fabiani - Padoa-Schioppa si è giocato tutto. Si è esposto in prima persona, ha messo la sua faccia sull’intera operazione. Dieci giorni giorni fa, intervistato da Fabio Fazio su Rai Tre, davanti a qualche milione di telespettatori, il ministro si era detto sicuro della legittimità dell’epurazione: «Sono convinto che il ricorso che faremo al Consiglio di Stato darà ragione al ministero». Adesso, fallita l’operazione perché la magis...

Applausi per Schioppa

Un figurone dietro l'altro. Il più sopravvalutato dei ministri del governo Prodi, Tommaso Padoa Schioppa, ha appena incassato la bocciatura più sonora. Dieci giorni giorni fa, su Rai Tre, dopo lo schiaffo ricevuto dal Tar del Lazio , davanti a un Fabio Fazio duro e incisivo come al solito il ministro aveva detto : «Sono convinto che il ricorso che faremo al Consiglio di Stato darà ragione al ministero che ha fatto la scelta della revoca». E infatti. Pochi minuti fa si è visto quanta ragione avesse il ministro : «Il consigliere Rai Angelo Maria Petroni si aggiudica il primo round anche davanti al Consiglio di Stato. L'organo supremo della giustizia amministrativa ha respinto infatti la richiesta di sospensiva avanzata dall'azienda contro la sentenza del Tar del Lazio che reintegrava Petroni al suo posto di consigliere di viale Mazzini». Petroni torna dunque nel Cda Rai, e l'uomo designato da Padoa Schioppa per sostituirlo, Fabiano Fabiani, è costretto a fare la valige. P...

Napolitano fuori dalla Costituzione

di Fausto Carioti A ricordare la costituzione al presidente della repubblica si corre il rischio di passare per sfrontati. Pazienza. All’articolo 87, quello che elenca i poteri del capo dello Stato, si legge che egli «rappresenta l’unità nazionale», «può inviare messaggi alle Camere», «presiede il consiglio della magistratura» e altre cose così, tutte di altissimo valore istituzionale. Nulla si dice, invece, del ruolo che riveste nei confronti del mondo dell’informazione. Il motivo c’è: il presidente della repubblica non ha alcun potere sui media. La qualità del prodotto fornito dalle testate giornalistiche italiane è affare che riguarda i giornalisti, gli editori e i lettori. Il presidente della repubblica, piuttosto, ha un obbligo nei confronti dei mezzi d’informazione: deve rispettarli, perché essi sono simbolo di quella libertà d’espressione difesa dall’articolo 21 della costituzione. Sono concetti molto banali. Eppure, nel messaggio inviato ieri ai vertici della Federazione nazion...

Caso Petroni: ecco la sentenza che umilia Padoa Schioppa

Tribunale amministrativo regionale del Lazio, provvedimento 200711271 . E' la sentenza, emessa oggi, che accusa il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa di aver fatto «una operazione di chiaro stampo politico ma indebitamente realizzata con strumenti legali finalizzati a ben altri scopi» e decreta «l’annullamento della direttiva ministeriale, con contestuale caducazione della revoca dell’incarico al Prof. Petroni e della nomina del dott. Fabiano Fabiani quale nuovo consigliere R.A.I.». In parole povere, Petroni torna consigliere Rai e Fabiani se ne va a casa. Per Padoa Schioppa la sconfitta non poteva essere più netta. Di seguito, pubblico la parte più interessante della sentenza. Quella in cui il collegio del Tar impicca Padoa Schioppa, ministro pasticcione, alle sue stesse parole, pronunciate davanti alla commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Ho evidenziato in bold le frasi più importanti. «E’ invece fondata, perché adeguatamente documentata, la censura di ...

Sulle reti di Berlusconi lo spot per il Pci

Canale 5, cioè Mediaset, cioè le reti di Silvio Berlusconi. Lo sceneggiato a puntate (ora li chiamano fiction, fa più fino) è "Il capo dei capi", va in onda il giovedì in prima serata e racconta l'ascesa e la caduta di Totò Riina. Succede quello che non ti aspetti solo se credi davvero alla favoletta di Berlusconi che usa le sue televisioni per farsi i cavoli propri. Se invece sai come funziona quel mondo, e sai che Mediaset e le sue produzioni, come la Rai, sono imbottite di reduci sessantottini, che usano le reti di Berlusconi per farsi i cavoli loro, succede proprio quello che ti aspetti. E cioè che l'eroico sindacalista Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia nel 1948, sia rappresentato come un compagnuccio del Pci, «con tanto di bandiere comuniste e di ritratto di Gramsci appeso in sezione». E invece Rizzotto era socialista, iscritto al Psi di Pietro Nenni e Rodolfo Morandi. Ma vuoi mettere la statura epica ed etica di un gramsciano con quella di un precursore di Be...

Piccole stroncature nella Cdl

A volte finiscono sul Web cose che probabilmente non avrebbero dovuto andarci. Qui, sul sito dei senatori di Forza Italia , si può accedere al Quaderno , che nella sua versione completa è una sorta di giornale quotidiano a uso e consumo dei vertici di Forza Italia. Quella che viene messa sul web è - ovviamente - una versione "light", priva di tutte quelle cose che è meglio non vengano lette da chiunque. Bene. Anzi, no: male (per loro). Perché nel numero del 16 maggio si trova un'articolo di quelli che di solito non appaiono. E' una pagella delle performance compiute dai presenti alla trasmissione Ballarò andata in onda la sera precedente. Chi ne esce peggio sono Maurizio Gasparri, di Alleanza Nazionale, e Michela Brambilla. Cioè un alleato, per di più assai vicino al Cavaliere, e la presidente dei Circoli della Libertà, delfina di Berlusconi. Il che la dice lunga. Leggere per credere . Copio e incollo il contenuto integrale dell'articolo. L'unica aggiunta è il...

Via dall'Italia l'imam di Torino

di Fausto Carioti Esame di maturità politica per Giuliano Amato. Il quale, giunto all’età di 69 anni, sarebbe ora che ci facesse capire di che pasta è fatto. È succube dei suoi alleati Comunisti italiani, legati a doppio filo con l’islam antioccidentale, o sta facendo sul serio il ministro dell’Interno? Ha una visione politica forte dell’integrazione degli immigrati in Italia, come certe volte sembra trasparire dalle sue parole, o anche lui, a conti fatti, non è capace di schiodarsi dalle frasi fatte sulle gioie del multiculturalismo, come fosse una Rosy Bindi qualunque? È preoccupato solo della «islamizzazione» dei vescovi italiani, come ci ha fatto sapere di recente commentando le reazioni della Chiesa sul riconoscimento delle unioni omosessuali, o si pone anche il problema dell’islamizzazione estremista degli immigrati? Lo sapremo presto. L’occasione al ministro e all’intero governo Prodi la offrono il signor Khohalia, imam marocchino della piccola moschea degli orrori di via del Co...

Storia di "cazzoni" e di "bugiardi"

di Fausto Carioti Sono «cazzoni» e «bugiardi». Per amor di precisione: il «cazzone» è il ministro della Difesa, Arturo Parisi. Il «bugiardo» è Piero Fassino, segretario dei Ds. Il giudizio merita di essere meditato. È un po’ tranchant, certo, ma tutt’altro che superficiale o scontato, visto che viene da Franca Rame, ascoltata senatrice dell’Italia dei Valori, leader della protesta di Vicenza contro l’allargamento delle base Nato. La quale, essendo una che la fiducia a Parisi l’ha votata e trovandosi di casa tra comunisti, post comunisti e compagnia, si presume che li conosca bene. L’ennesima conferma della concordia che ispira la coalizione prodiana viene da un filmino registrato da un ignoto volenteroso e poi passato a Studio Aperto, il tg di Italia 1, che ovviamente l’ha subito spedito in onda. Mostra la senatrice, assieme al marito Dario Fo, in una casa accanto ad alcuni amici, impegnati a guardare l’edizione del Tg3 trasmessa sabato 17 alle ore 19, dedicata in gran parte alla manif...

Sull'islam il servizio pubblico televisivo c'è: si chiama Sky

di Fausto Carioti Un’emittente, ieri sera, ha fatto quello che dovrebbe fare il servizio pubblico televisivo: trasmettere un’inchiesta giornalistica vera, scomoda quanto basta per mettere addosso al telespettatore una certa inquietudine. Questa emittente, purtroppo, non era un canale della Rai, che per fare servizio pubblico è pagata dai contribuenti, ma un canale privato, di proprietà di Rupert Murdoch: SkyTg24. Controcorrente, la trasmissione di Corrado Formigli, uno della scuola Santoro, ha fatto quello che Michele Santoro non ha mai avuto voglia di fare: un’indagine “sotto copertura” nelle moschee italiane. Due giornalisti musulmani - lei somala, lui iracheno - sono andati in incognito, con la telecamera nascosta sotto il niqab (il velo integrale) di lei, a conversare con gli imam delle moschee di viale Jenner a Milano, di Varese e di Centocelle a Roma. Tanto per far capire ai telespettatori cosa predicano costoro ai musulmani in Italia, e che genere di persone frequentino quegli a...

Il direttore di Al Jazeera spiega perché Israele deve morire

Ahmed Sheikh, palestinese nato a Nablus, è il direttore dell'emittente televisiva qatariota Al Jazeera (per inciso: la casa reale del Qatar, wahabita e legata a doppio filo con la corrotta dinastia saudita, finanzia il 75% dell'emittente preferita da Bin Laden). Essere a capo di una televisione seguita da 50 milioni di arabi rende automaticamente Sheikh uno degli opinion leader più importanti del mondo islamico. Qui si può leggere la recentissima intervista che gli ha fatto Pierre Heumann, giornalista del settimanale svizzero Die Weltwoche. Merita di essere letta sino in fondo, perché aiuta a fare piazza pulita di molte illusioni che anche in Europa si nutrono sulle avanguardie intellettuali arabe. Cito un solo passaggio dei tanti che meriterebbero di essere riportati. Quello in cui il direttore di Al Jazeera sembra finalmente smettere di fare il pesce nel barile e dice tutto quello che non va nei paesi arabi. «Non capisco perché non riusciamo a crescere in modo così veloce e ...

Storie di gay e di imam

Mentre il muftì della moschea di Sydney spiegava agli australiani che «le donne senza velo provocano gli stupratori», dall'altra parte del mondo, a Manchester, l'imam della principale moschea della città, Arshad Misbahi, illustrava a uno psicoterapeuta, John Casson, il suo modello di società multiculturale. Casson said: " I asked him if the execution of gay Muslims in Iran and Iraq was an acceptable punishment in Sharia law, or the result of culture, not religion. He told me that in a true Islamic state, such punishments were part of Islam : If the person had had a trial, at which four witnesses testified that they had seen the actual homosexual acts." "I asked him what would be the British Muslim view? He repeated that in an Islamic state these punishments were justified. They might result in the deaths of thousands but if this deterred millions from having sex, and spreading disease, then it was worthwhile to protect the wider community ." "I checked...