Federalismo fiscale e perequazione for dummies
In questo grande casino dove tutti parlano senza essersi studiati i testi di legge, men che mai la Costituzione (quella in vigore e quella modificata dalla devolution), due sono gli interventi più invocati: la creazione del federalismo fiscale e la creazione di un fondo perequativo, cioè di un fondo di solidarietà, dal quale le Regioni e gli enti locali più poveri possano prendere e nel quale le Regioni e gli enti locali più ricchi debbano mettere. Solo che già esistono. Almeno sulla Carta. Già sono previsti dalla Costituzione attuale, nell'articolo 119, che la devolution appena approvata lascia intatto.
Il federalismo fiscale è previsto nella prima parte dell'articolo 119 della Costituzione attuale, che recita:
«I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio. (...)
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite».
Domanda: basta questo a dire che nella nostra Costituzione è già previsto il federalismo fiscale? Risposta: sì, perché - almeno a livello costituzionale - altro non serve. Lo dice la stessa Lega Nord, ad esempio in questo documento interno (formato pdf) del 2004, in cui si legge che:
«Il punto da chiarire immediatamente è che il principio che inserisce nel nostro ordinamento il federalismo fiscale esiste già, almeno sulla carta. Il riferimento diretto va al nuovo art. 119 della Costituzione, che si connota per l’attenzione che viene data all’autonomia fiscale delle diverse entità periferiche dello Stato. In esso è stabilito (al primo comma) che “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa”. Il vecchio articolo 119, invece, si limitava a stabilire che le leggi della Repubblica assicurassero il coordinamento con la finanza dello Stato, delle Province e dei Comuni. (...) È necessario riuscire a coniugare una completa attuazione dell’autonomia finanziaria (così come formulata nel nuovo art. 119 della Cost.)». Dove "nuovo", in questo caso, vuol dire modificato nella scorsa legislatura dalla riforma federalista del centrosinistra.
Discorso identico per la "perequazione", chiesta anche dalla Conferenza episcopale italiana. E' prevista nello stesso attuale articolo 119. Laddove recita:
«La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante».
Non solo. Lo stesso articolo prevede anche ulteriori interventi di solidarietà da parte dello Stato centrale, in aggiunta al fondo perequativo:
«Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni».
Se il fondo perequativo ancora non è entrato in vigore, è solo perché ancora non è stato applicato il federalismo fiscale. Va da sé che i due meccanismi, che si compensano a vicenda, entreranno in funzione insieme.
Si tratta, va sottolineato, di modifiche introdotte dal centrosinistra sulle quali il centrodestra è pienamente d'accordo, tant'è che ha lasciato l'articolo in questione intatto (qui il testo della devolution per conferma).
Ecco perché non hanno alcun senso i piagnistei di chi grida all'abbandono del Mezzogiorno e al trionfo dell'egoismo localistico (sul quale si potrebbe discutere a lungo). Primo: perché le norme costituzionali che regolano i movimenti di dare e avere tra le diverse Regioni e i diversi enti locali sono quelle già introdotte al termine della scorsa legislatura dal centrosinistra. Tali e quali. Secondo: perché tutto dipenderà da come funzionerà il fondo perequativo, e cioè da quanti soldi redistribuirà tra le diverse aree d'Italia, ovvero da quanti soldi preleverà dalle aree più ricche per darli alle più povere.
Da ambedue questi punti di vista, federalismo fiscale e perequazione/solidarietà, la devolution del centrodestra non cambia nulla. Né a livello costituzionale, né a livello di legge ordinaria.
Il federalismo fiscale è previsto nella prima parte dell'articolo 119 della Costituzione attuale, che recita:
«I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio. (...)
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite».
Domanda: basta questo a dire che nella nostra Costituzione è già previsto il federalismo fiscale? Risposta: sì, perché - almeno a livello costituzionale - altro non serve. Lo dice la stessa Lega Nord, ad esempio in questo documento interno (formato pdf) del 2004, in cui si legge che:
«Il punto da chiarire immediatamente è che il principio che inserisce nel nostro ordinamento il federalismo fiscale esiste già, almeno sulla carta. Il riferimento diretto va al nuovo art. 119 della Costituzione, che si connota per l’attenzione che viene data all’autonomia fiscale delle diverse entità periferiche dello Stato. In esso è stabilito (al primo comma) che “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa”. Il vecchio articolo 119, invece, si limitava a stabilire che le leggi della Repubblica assicurassero il coordinamento con la finanza dello Stato, delle Province e dei Comuni. (...) È necessario riuscire a coniugare una completa attuazione dell’autonomia finanziaria (così come formulata nel nuovo art. 119 della Cost.)». Dove "nuovo", in questo caso, vuol dire modificato nella scorsa legislatura dalla riforma federalista del centrosinistra.
Discorso identico per la "perequazione", chiesta anche dalla Conferenza episcopale italiana. E' prevista nello stesso attuale articolo 119. Laddove recita:
«La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante».
Non solo. Lo stesso articolo prevede anche ulteriori interventi di solidarietà da parte dello Stato centrale, in aggiunta al fondo perequativo:
«Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni».
Se il fondo perequativo ancora non è entrato in vigore, è solo perché ancora non è stato applicato il federalismo fiscale. Va da sé che i due meccanismi, che si compensano a vicenda, entreranno in funzione insieme.
Si tratta, va sottolineato, di modifiche introdotte dal centrosinistra sulle quali il centrodestra è pienamente d'accordo, tant'è che ha lasciato l'articolo in questione intatto (qui il testo della devolution per conferma).
Ecco perché non hanno alcun senso i piagnistei di chi grida all'abbandono del Mezzogiorno e al trionfo dell'egoismo localistico (sul quale si potrebbe discutere a lungo). Primo: perché le norme costituzionali che regolano i movimenti di dare e avere tra le diverse Regioni e i diversi enti locali sono quelle già introdotte al termine della scorsa legislatura dal centrosinistra. Tali e quali. Secondo: perché tutto dipenderà da come funzionerà il fondo perequativo, e cioè da quanti soldi redistribuirà tra le diverse aree d'Italia, ovvero da quanti soldi preleverà dalle aree più ricche per darli alle più povere.
Da ambedue questi punti di vista, federalismo fiscale e perequazione/solidarietà, la devolution del centrodestra non cambia nulla. Né a livello costituzionale, né a livello di legge ordinaria.