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Visualizzazione dei post da marzo, 2007

Via dall'Italia l'imam di Torino

di Fausto Carioti Esame di maturità politica per Giuliano Amato. Il quale, giunto all’età di 69 anni, sarebbe ora che ci facesse capire di che pasta è fatto. È succube dei suoi alleati Comunisti italiani, legati a doppio filo con l’islam antioccidentale, o sta facendo sul serio il ministro dell’Interno? Ha una visione politica forte dell’integrazione degli immigrati in Italia, come certe volte sembra trasparire dalle sue parole, o anche lui, a conti fatti, non è capace di schiodarsi dalle frasi fatte sulle gioie del multiculturalismo, come fosse una Rosy Bindi qualunque? È preoccupato solo della «islamizzazione» dei vescovi italiani, come ci ha fatto sapere di recente commentando le reazioni della Chiesa sul riconoscimento delle unioni omosessuali, o si pone anche il problema dell’islamizzazione estremista degli immigrati? Lo sapremo presto. L’occasione al ministro e all’intero governo Prodi la offrono il signor Khohalia, imam marocchino della piccola moschea degli orrori di via del Co

Cellulari, il governo sapeva che le tariffe sarebbero aumentate

Come era ovvio, le tariffe praticate dai gestori della telefonia mobile stanno rincarando , e l'effetto di questi aumenti, se non lo azzererà, di certo compenserà parecchio il risparmio prodotto dall'abolizione dei costi di ricarica dei cellulari, che poi era anche l'unica medaglia che potesse appuntarsi sul petto il governo Prodi, del quale sino a oggi gli elettori hanno apprezzato soprattutto l'aumento delle tasse. "Colpa" dei gestori birichini, per carità, che comunque non sposta di una virgola il dato politico della vicenda: l'unica manovra popolare varata dal governo Prodi, se non è un bluff completo, poco ci manca. A sinistra, il coro degli indignati nei confronti delle compagnie telefoniche è già partito. Il governo, però, non ha alcun motivo per sorprendersi davanti a questi rincari. Basta infatti avere la pazienza di scovare gli stessi documenti firmati dagli uomini dell'esecutivo e le loro stesse dichiarazioni rese in Parlamento (lontano da

La "svolta" c'è stata, ma non è quella che pensa Prodi

di Fausto Carioti Romano Prodi ha ragione quando dice che il voto di martedì al Senato sulla missione militare in Afghanistan «rappresenta una svolta politica». Dimostra di non avere capito nulla di questa svolta, però, quando aggiunge che, grazie ad essa, «la maggioranza si rafforza sempre di più». È vero esattamente il contrario. La svolta politica cui si è assistito l’altra sera a palazzo Madama è la rinascita ufficiosa del grande centro. Prodi può brindare per una sera - il fatto di essere ancora al governo dopo il voto sull’Afghanistan giustifica il prezzo della bottiglia - ma la sua coalizione adesso è più debole, perché alla sua destra si è consolidato un nuovo soggetto politico, dai contorni sempre più chiari, i cui progetti sono opposti non solo a quelli di Berlusconi, ma anche a quelli dello stesso Prodi. Pier Ferdinando Casini, Clemente Mastella e Marco Follini nelle occasioni importanti agiscono sempre più spesso come un unico partito, sotto lo sguardo interessato di France

Al Senato hanno perso i nostri soldati

Tra un governo che ormai, sistematicamente, non riesce più ad avere la maggioranza dei suoi senatori e un centrodestra che dal punto di vista tattico si è giocato la partita della votazione sul rifinanziamento della missione militare in Afghanistan come peggio non poteva (colpa della volontà di Pier Ferdinando Casini di smascarsi a tutti i costi da Silvio Berlusconi e di ritardare il più possibile la fine della legislatura, ma non solo), chi perde davvero alla fine sono i nostri duemila soldati in Afghanistan. I quali, nello stesso giorno, perdono l'appoggio formale di gran parte del centrodestra e, per volontà del centrosinistra, non ottengono le certezze necessarie dal punto di vista degli armamenti e delle regole d'ingaggio. L'ordine del giorno di Roberto Calderoli, che «impegna il Governo a promuovere tutte le iniziative finalizzate a garantire la sicurezza del nostro personale militare e civile presente sul territorio afgano», anche se approvato, ha una formulazione ta

Europa e islam: integrazione vs multiculturalismo

Quarta puntata dello splendido viaggio di Samir Khalil Samir nei rapporti tra Europa e islam. Argomento, stavolta, l'integrazione mancata, ma necessaria, degli immigrati islamici. Per capirsi: Il compito dei politici dovrebbe essere quello di aiutare l’integrazione, trovare lavoro per loro, garantire abitazioni dignitose e prezzi a buon mercato, e tutto ciò a condizione che essi vogliano adottare il modo di vivere italiano. E infatti, se un giovane si sente inutile, sfiduciato, non valorizzato, senza lavoro, allora la fuga verso la religione diviene inevitabile e comincia una lettura politica della religione in opposizione a ciò che gli procura dolore, ossia la situazione sociale in cui si trova. Accettare che l’identità tua è la cultura del paese dove stai (e non la religione), necessita un’educazione e anche pensare come farla. D’ora in poi, perciò la parola giusta non è multiculturalismo, ma integrazione. È quanto hanno scoperto in Danimarca Karen Jespersen e Ralf Pittelkow, au

Caro Pizzetti, non c'è solo Sircana. Botta e risposta con il garante della Privacy

di Fausto Carioti Egregio professor Francesco Pizzetti, presidente dell’Authority per la difesa della Privacy, le scrivo perché intendo approfittare del suo attuale momento di iperattivismo. Vorrei capire se, dopo essersi tanto agitato per difendere la privacy dei potenti dai giornalisti, intenda fare qualcosina anche per tutelare la privacy dei giornalisti dai potenti. Come forse saprà, il sottoscritto è stato oggetto di una lunga e accurata rettoscopia informatica ad opera dei signori del Tiger Team, il gruppo di spioni messi a busta paga da Telecom Italia. Per sei mesi, dall’ottobre 2003 al marzo 2004, gli hacker remunerati con i soldi delle nostre bollette, interessati a capire cosa stessi scrivendo, hanno spiato i documenti che erano nel mio computer e controllato ogni attività svolta dal sottoscritto su Internet, compresi gli acquisti online e la mia normale corrispondenza di posta elettronica. Nel loro lavoro sono venuti a sapere numerosissimi particolari della mia vita privata

L'Italietta prodiana vista dal New York Sun

Nella pagina degli editoriali del New York Sun l'Italia governata da Romano Prodi appare per quello che è. Un alleato da operetta, come tale pericoloso per chi le combatte accanto. L'Italia è criticata per il rilascio di cinque combattenti talebani in cambio di un giornalista italiano che era stato catturato, ma il governo che ha materialmente rilasciato i guerriglieri è quello afghano. (...) Se il governo afghano continua su questa strada, quella di rilasciare i nemici catturati in modo che possano uccidere altri americani, sarà difficile trovare qualche americano favorevole a spedire i nostri soldati là per aiutare il governo afghano. Sarà anche difficile trovare qualche europeo favorevole a farlo. I ministeri degli Esteri olandese e quello inglese hanno criticato il rilascio dei combattenti talebani. Da come stanno andando le cose, il governo di Kabul rischia di poter contare solo sull'Italia, il che sarebbe una cosa pericolosa, visto che oggi gli italiani sono gli obie

I comunisti e i trattati di Roma: una giravolta lunga 50 anni

In questi giorni sono tutti lì, in prima fila, a battere le mani all'Europa unita e a celebrare con parole vibranti i trattati di Roma, dei quali ricorre il cinquantenario. Come se la costruzione europea fosse un'invenzione loro, dei comunisti. Qui , ad esempio, si può leggere il discorso ufficiale del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, il quale evoca commosso «lo spirito della fondazione dell’Europa che oggi celebriamo e che dobbiamo recuperare». Solo che i comunisti quello spirito lo contrastarono in tutti i modi. E votarono contro l'approvazione dei trattati di Roma, accusati di creare «gravi danni» al Paese e di mille altre nefandezze. In quei giorni i comunisti ostentavano la loro opposizione «verso la politica che ispira questo trattato, verso la politica delle forze che lo hanno suggerito» con lo stesso fervore con cui oggi sostengono le cose diametralmente opposte. Su tutto questo, magari sarebbe stato doveroso che Bertinotti avesse speso mezza parola, se n

L'islam e le costituzioni europee: altro fallimento del multiculturalismo

«Si comincia a riflettere sul possibile contrasto che esiste tra le costituzioni dei Paesi europei e alcune leggi del Corano». Terza puntata del viaggio del teologo egiziano Samir Khalil Samir nei rapporti tra islam e libertà occidentali. Si parla dell'immigrazione musulmana dinanzi alle leggi fondamentali di Olanda, Danimarca e soprattutto Gran Bretagna. Dove, «dopo decenni di multiculturalismo, le comunità islamiche, invece di integrarsi e di convivere, si stanno sempre più rinchiudendo in un ghetto, e stanno emergendo atteggiamenti fondamentalisti, pericolosi per tutta la società». Lettura fortemente consigliata. Le puntate precedenti sono dedicate ai rapporti tra islam e donne e islam e omosessuali .

Mastrogiacomo: due o tre talebani liberi in più non fa differenza

Si attendono smentite, e confidiamo che arrivino. La versione online del Times di Londra, dove non è abitudine pubblicare la prima cosa che passa, riporta la dichiarazione che un'agenzia tedesca attribuisce a Daniele Mastrogiacomo . Frase chiave: «I talebani sono cinquemila. Rilasciarne due o tre non fa alcuna differenza». Alla faccia dei nostri soldati che rischiano la vita per mettere fuori combattimento i terroristi islamici. From The Times March 22, 2007 Reporter defends Taleban deal Richard Owen The Italian journalist who spent two weeks as a Taleban hostage defended the prisoner exchange that led to his release, despite a storm of international controversy. Daniel Mastrogiacomo, 52, was seized in Helmand province on March 3 and was forced to watch his Afghan driver being beheaded. The Repubblica correspondent told a German news agency: “The Taleban control three quarters of southern Afghanistan. There’s 5,000 of them. Releasing two or three prisoners wouldn’t make any differe

C'è qualcuno che vuole guardare in faccia quel morto?

Per carità, finché non ci troviamo nel momento della grande prova siamo tutti bravi a parlare. Però, a freddo, scrivo che mi sarei vergognato ad esultare per un solo istante, dopo aver causato - pur senza volerlo - la morte - una morte così orrenda - di un altro essere umano. Sayed Agha, l'autista del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, è stato decapitato venerdì dai macellai islamici gratificati nei giorni successivi dallo sbrago totale del governo Prodi e del quotidiano di largo Fochetti . E' morto per aver aiutato un giornalista italiano a fare il suo mestiere. E' un morto di guerra, è morto per quella libertà d'informazione con cui tutti ci riempiamo la bocca, e andrebbe considerato a tutti gli effetti un morto italiano. Ma il suo è un cadavere imbarazzante, e tutti fanno a gara per non vederlo. Imbarazza perché ricorda a tutti che, ad essere uomini, non ci sarebbe proprio nulla da festeggiare. Di sicuro non così, non in pubblico. Imbarazza perché la m

La domandina

Adesso la domanda è: cosa racconterà il governo Prodi quando i talebani, che intanto festeggiano i risultati del ricatto all'Italia , inizieranno a sparare sul serio sui nostri soldati in Afghanistan? Come spiegherà a quelli che finiranno nel mirino dei jihadisti, e alle loro famiglie, che tra quelli che sparano ci sono Ustad Muhammad Yasir , che già promette di «riprendere il Jihad per cacciare gli invasori e combattere gli apostati», e gli altri quattro tagliagole fatti ufficialmente liberare dal governo afghano su richiesta insistente di Romano Prodi e Massimo D'Alema? Come giustificherà che alcune vite sono state ritenute meno preziose di altre? Il povero ministro Arturo Parisi, che già sprofonda nell'imbarazzo , cosa si inventerà quel giorno? Quanto al ministro degli Esteri italiano, che dice «non credo che le truppe italiane siano in una buona situazione. Stiamo andando ad affrontare momenti difficili», non c'è motivo di dubitare della sua sincerità - anche perc

Quando Repubblica titolava: "Non si tratta con i terroristi"

Oggi, 20 marzo 2007. Il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ringrazia Romano Prodi e Massimo D'Alema «per aver voluto e saputo premere su Karzai, il presidente dell'Afghanistan, perché nella sua autonomia rispondesse alle richieste che a lui rivolgevano i rapitori taliban». Ventinove anni fa. L'Italia è spaccata in due fazioni. Repubblica è capofila del partito della fermezza: nessun accordo con i terroristi che tengono prigioniero Aldo Moro. Costi quel che costi. Perché «non c'è terza via: c'è la via della trattativa pura e semplice tra il governo e i terroristi. La pretesa terza via è una menzogna con la quale si cerca di nascondere il negoziato». La linea la illustrava questo editoriale - tranchant sin dal titolo - apparso sul quotidiano di Eugenio Scalfari mercoledì 3 maggio 1978. Editoriale non firmato, e come tale attribuibile al fondatore-direttore di Repubblica. NON SI TRATTA CON I TERRORISTI Qualcuno, con una rozzezza morale e politica sulla quale non c&

Con gli omosessuali e con l'islam: gli ossimori del multiculturalismo

Il teologo Samir Khalil Samir si pone il problema che il pensiero debole progressista preferisce ignorare: è possibile avere una società ad alto tasso di immigrati islamici, perfettamente inseriti, cioè in grado anche di far valere le loro istanze religiose sul piano politico, nella quale i diritti degli omosessuali siano rispettati? Da queste parti se ne era iniziato a parlare qui . Padre Samir affronta il tema dal punto di vista storico e dottrinario. In Italia, proprio i fautori della tolleranza culturale ad oltranza stanno proponendo una legge sulle coppie di fatto, che prevede diritti anche per le coppie omosessuali. Sono stati preceduti da altri Paesi europei dove si può fare la stessa osservazione. Curiosamente, su questo problema, le comunità musulmane – tanto difese dai progressisti liberal – non si sono pronunciate. L’Ucoii, ad esempio, – un’associazione di musulmani italiani che pretende di rappresentare la maggioranza dei musulmani perché controlla (spesso per motivi finanz

La caricatura della caricatura di Corrado Guzzanti

di Fausto Carioti Andamento lento. Lentissimo. Praticamente immobile. Il Romano Prodi di oggi è la caricatura della caricatura che gli faceva Corrado Guzzanti in televisione una decina d’anni fa: «Sono come un semaforo. Fermo. Non mi muovo di un metro. Sto sul culo a tutti, ma l’importante è restare al governo». Il presidente del consiglio ha capito che è meglio perdere tempo che perdere la poltrona. Così ha stracciato il programma del suo esecutivo e l’ha sostituito con uno nuovo, alquanto stringato. Una sola riga: cambiare la legge elettorale scrivendone una bipartisan, del quale lui stesso si fa garante. Il tutto con la massima calma. Perché ogni giorno buttato via senza concludere nulla è un giorno guadagnato per il governo. Davanti all’unico che avrebbe davvero qualcosa da obiettare sulla dilatazione dei tempi, Silvio Berlusconi, Prodi agita il bastone e la carota. Il bastone è la legge Gentiloni, con cui il governo vorrebbe riscrivere le regole dell’emittenza in modo da penalizz

Negazionismo ambientalista

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C'è un nuovo reato. Si chiama negazionismo ambientalista. Ne sono colpevoli gli scienziati che osano mettere in discussione i fondamenti "scientifici" (sulla cui scientificità si potrebbe discutere a lungo) del protocollo di Kyoto. Nel migliore dei casi ti levano i fondi per la ricerca, che per uno scienziato sono l'equivalente dell'ossigeno. Nel peggiore, rischi di trovare un imbecille sotto casa che ti ammazza. La storia la racconta nei dettagli il Daily Telegraph (hat tip: la mia amica Giulia e Cox & Forkum ). Timothy Ball, un ex professore di climatologia all'università di Winnipeg in Canada, ha ricevuto cinque minacce di morte via email da quando ha reso note le sue perplessità sul grado in cui l'uomo starebbe contribuendo al cambiamento climatico. Una delle email lo avvertiva che, se avesse continuato a parlare, non avrebbe vissuto abbastanza da assistere al continuo surriscaldamento del pianeta. «I governi occidentali hanno pompato miliardi di

La grande bugia afghana

di Fausto Carioti Poi dicono che gli italiani perdono interesse per la politica. Sarebbe strano il contrario. Il balletto che governo e Parlamento stanno facendo da giorni attorno ai duemila militari italiani in Afghanistan non solo è moralmente indecente - di mezzo ci sono le vite dei nostri soldati - ma anche incomprensibile agli occhi di una persona normale. È bastato che le agenzie di stampa spagnole mettessero nero su bianco l’indicibile, e cioè che i soldati italiani, assieme a quelli inviati da Madrid e alle truppe regolari afghane, stanno combattendo da lunedì «la più imponente offensiva contro il movimento talebano dall’inizio dell’anno», per sollevare il velo di ipocrisia e mandare nel panico tutte le marionette del teatrino. Tutti sanno che laggiù i nostri soldati sparano e partecipano alle operazioni militari della Nato. Lo sanno il governo e la maggioranza, ma non lo possono ammettere in pubblico per non mettere in imbarazzo l’ala sinistra dell’Unione. Lo sanno Rifondazion

Mondiali 2006: doppiezza e ipocrisia del governo Prodi

di Fausto Carioti L’ipocrisia con cui il neonato governo Prodi prima cavalcò l’ondata moralista di Calciopoli e poi si gettò a pesce sulla vittoria azzurra ai mondiali era evidente a occhio nudo. L’immagine di Giovanna Melandri sul pullman degli azzurri vincitori, nella notte romana del 10 luglio, è una delle più eloquenti tra le tante figure peregrine che ci ha regalato l’esecutivo dell’Unione. Ma ora si scopre che ipocrisia e doppiezza andavano assai più in profondità di quanto si potesse intuire: fosse stato infatti per Romano Prodi e la Melandri, Marcello Lippi non avrebbe guidato l’avventura italiana in Germania e - si può dire con qualche ragione - il quarto titolo mondiale non sarebbe arrivato sulle maglie azzurre. I due, svela un libro appena uscito, esercitarono fortissime pressioni sul commissario della Federcalcio Guido Rossi, alla vigilia del mondiale, affinché esonerasse Lippi, colpevole di avere il figlio coinvolto nello scandalo Gea. Un teorema, quello per cui le colpe (

Si spara, ma non si dice (sennò Prodi cade)

Citando fonti del ministero della Difesa di Madrid, le maggiori agenzie di stampa spagnole stamattina hanno annunciato che truppe italiane e spagnole già da lunedì stanno combattendo in una vasta operazione militare al confine sudoccidentale dell'Afghanistan, per «impermeabilizzare la frontiera». Si tratta della maggiore offensiva contro i talebani dall'inizio dell'anno. L'agenzia Europapress è la più dettagliata, e fa anche il nome del comandante che ha ordinato l'intera operazione: «El general italiano Antonio Satta». Trattandosi di spagnolo, si spera che la traduzione non serva. MADRID, 14 Mar. (EUROPA PRESS) - Tropas españolas e italianas participan en la zona oeste de Afganistán --su zona de responsabilidad-- en una operación en colaboración con el Ejército Nacional Afgano y la Policía en apoyo de la denominada 'operación Aquiles', la mayor ofensiva contra el movimiento talibán de todas las desplegadas este año e iniciada el pasado 5 de marzo con unos

Perché Berlusconi fa il tifo per Prodi

In questa fase il migliore alleato su cui può contare Romano Prodi è, suo malgrado, Silvio Berlusconi. In altre parole, scordiamoci che dal leader di Forza Italia e della Cdl possa arrivare a breve il colpo di grazia al governo. Mentre gli elettori del centrodestra incrociano le dita e sperano nel trappolone destinato a mandare in crisi irreversibile lo sgangherato governo Prodi e la sua sgangheratissima maggioranza, Berlusconi e lo stato maggiore del suo partito (e lo stesso avviene in casa di Gianfranco Fini) si pongono un altro problema: una volta caduto Prodi, che facciamo? E siccome ogni alternativa appare o impraticabile o peggiore della situazione attuale, il risultato paradossale è che i leader della Cdl, mentre dicono in pubblico che Prodi deve andare a casa se non raggiunge i 158 voti di maggioranza politica (cioè al netto dei senatori a vita) nella votazione che ci sarà a fine mese per il rifinanziamento della missione in Afghanistan, in privato sperano che Prodi resti comun

Disertori a ore

Ci vorrebbe uno come Leonardo Sciascia. Perché le parole sono gratis e ogni tanto qualcuno se ne approfitta. Gianpaolo Silvestri, senatore dei Verdi, l’altro giorno in Senato: «Ci tenevo moltissimo ad intervenire per portare, da quest’Aula, la piena solidarietà a tutti i disertori di tutte le guerre». «Io penso che la diserzione sia un atto di diritto, che il non obbedire ad ordini di morte, di carneficina sia un dovere». «Il grandissimo Bertolt Brecht ci ricordava che “al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del loro nemico”». Niente da ridire. Se non fosse che gli unici che hanno provato ad esercitare questo «diritto» e «dovere» a disertare, i senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto, sono stati insultati ed esiliati dalla sinistra. Rossi, scazzottato da un dirigente dei Comunisti italiani, ha capito che era meglio cambiare aria. Turigliatto è stato cacciato dal Prc. Il verdetto di espulsione lo accusa di non a

Il protocollo di Kyoto fa bene a chi non lo firma

di Fausto Carioti La litania la conosciamo tutti. Dice che la temperatura terrestre sta cambiando a un ritmo che non ha precedenti, che i ghiacciai si sciolgono, che dalle nostre parti fa troppo caldo o troppo freddo (dipende dall’anno) o comunque che non ci sono più le mezze stagioni (questo vale sempre). E soprattutto sostiene che la colpa di tutto questo è dell’uomo, cioè dell’industrializzazione, del progresso, della modernità. Che quindi vanno resi “eco-compatibili”, cioè - detta come va detta - rallentati. Ce lo ripetono ogni giorno gli organismi internazionali, le associazioni non governative, i rapporti del Wwf e di Greenpeace, Alfonso Pecoraro Scanio e i telegiornali Rai e Mediaset. La soluzione, ci avvertono tutti, è il trattato di Kyoto, che impone agli Stati che vi aderiscono di tagliare le emissioni dei “gas serra” del 5% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2012. Chi non sottoscrive l’accordo, come il presidente americano George W. Bush, è un nemico dell’ambiente, cioè u

Come difendere i soldati italiani e affondare Prodi

di Fausto Carioti Come spesso accade, l’idea migliore è venuta alla Lega. Mettere il governo Prodi e la sua scassata maggioranza dinanzi alla scelta più difficile: uscire dalle ambiguità e rifinanziare la missione militare in Afghanistan, ma riconoscendo che siamo in guerra e dotando i nostri soldati delle armi e delle regole d’ingaggio necessarie; oppure continuare a fare finta di niente e sperare che basti promettere più oppio per tutti per tenere i compagni talebani lontani dai nostri militari. Nel primo caso, il governo voterebbe assieme al centrodestra, lacerando irrimediabilmente la propria maggioranza. Nel secondo la Cdl potrebbe scegliere la strada dell’astensione, che al Senato vale come voto negativo, e il governo, anche se dovesse spuntarla, si assumerebbe da solo tutte le responsabilità di quanto accadrà nelle prossime settimane, quando le pallottole fischieranno molto vicino agli elmetti dei nostri soldati. Come altrettanto spesso succede, però, il resto della Cdl non ha c