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Da Fini e Udc buoni segnali per Berlusconi

di Fausto Carioti Il massacro elettorale perpetrato ai danni della sinistra nei ballottaggi non è l’unica buona notizia incassata ieri da Silvio Berlusconi. Altre piacevoli novità sono arrivate dalle sue due tradizionali spine nel fianco: l’Udc e Gianfranco Fini hanno capito che le elezioni le ha vinte lui (se non da solo, poco ci manca) e gli mandano segnali di disponibilità. Che il partito di Pier Ferdinando Casini avrebbe cambiato atteggiamento era chiaro già due settimane fa, dopo il voto delle regionali. L’alleanza con il Pd, anche se sottoscritta a macchia di leopardo, si era rivelata un fallimento. L’appoggio a candidati come Mercedes Bresso aveva ottenuto il duplice risultato di irritare le gerarchie ecclesiastiche e di essere bocciato dagli elettori. Mentre la scelta pugliese di candidarsi in autonomia dai poli era servita a far vincere Nichi Vendola (anche lui, non proprio un beniamino delle gerarchie vaticane). Quel che è peggio, il Pd si è mostrato un alleato inaffidabile i...

Nel Pd è iniziata la fuga dal 2013

di Fausto Carioti Per capire cosa accade a sinistra di questi tempi tocca recuperare la summa filosofica del “furbetto” Stefano Ricucci, che non sarà il più fine degli analisti ma ha l'indubbio pregio della sintesi: «È facile fare i froci col culo degli altri». Perché due cose sono chiare nell'opposizione dal momento in cui si sono saputi i risultati delle regionali. La prima è che Pier Luigi Bersani è già bollito. Non solo nessuno pensa di farne il candidato premier del centrosinistra nel 2013 (cosa non troppo normale per il leader del principale partito d'opposizione), ma è anche chiaro a tutti, dalla figlia di Walter Veltroni in su, che come segretario del Pd ha già fallito. La seconda certezza - che ci riporta alla metafora evocativa di Ricucci - è che nessuno osa fare un passo avanti e dire: tocca a me, mi candido io. Al contrario: tutti criticano Bersani, in pubblico e in privato, ma al momento di arrivare al dunque si bloccano lì, sfoderando la frase di rito: «La lea...

Ora o mai più

di Fausto Carioti Bene Silvio, forza Berlusconi, applausi al grande premier. La vittoria alle regionali è tutta sua, e se proprio deve condividerne il merito con qualcuno è con i grandi strateghi del centrosinistra, che per l’ennesima volta hanno abboccato all’amo e ingoiato esca, lenza e mulinello, trasformando le elezioni amministrative in un referendum sul presidente del Consiglio. Che è finito come gli altri cento referendum che lo hanno preceduto: con Berlusconi che passa all’incasso e le menti dell’opposizione che si interrogano su dove hanno sbagliato. Reso omaggio al vincitore, però, ora tocca richiamarlo ai suoi doveri: Berlusconi faccia le riforme, le faccia sul serio e inizi a farle subito, se davvero vuole terminarle entro la legislatura. Ne va della sua faccia e delle sue ambizioni future (vedi alla voce Quirinale). La frase con cui ieri il premier ha annunciato che intende lavorare «alle riforme necessarie per l’ammodernamento e lo sviluppo del nostro Paese» promette bene...

Operazione Aumma Aumma

di Fausto Carioti Almeno la buonanima di Achille Lauro aveva il buon gusto di pagarsi i voti con i soldi propri. La scarpa sinistra prima del voto, la destra solo se al seggio elettorale hai fatto il bravo. Nell’attesa, pacchi di pasta per tutti: con la panza piena si ragiona meglio e non si corre il rischio di mettere la croce sul nome sbagliato. Roba da magliari? Aspettate di vedere i bravi amministratori della sinistra di oggi: al loro confronto Lauro era l’arbiter elegantiarum della democrazia. Questi sono così micragnosi che il regalino a chi li deve votare lo fanno con i soldi degli elettori stessi. Soldi pubblici. In Campania - per dire un posto a caso - è saltato fuori un concorsone indetto dall’amministrazione partenopea di Rosa Russo Iervolino. Un capolavoro di ingegneria pre-elettorale. Funziona così: il Comune di Napoli, notoriamente in stato di florida salute finanziaria (1,5 miliardi di debiti, pari a 1.555 euro per ogni napoletano, neonati inclusi) e dotato di organici s...

Quel conticino che nessuno ha voglia di fare

di Fausto Carioti C’è una gara a dipingere un PdL a un passo dal baratro e un Silvio Berlusconi agli sgoccioli (auguri a chi ci spera davvero). Nessuno, però, sembra voler perdere tempo con un conticino banale banale. Nemmeno Pier Luigi Bersani, che vanta competenze economiche - e quindi si spera anche aritmetiche - sembra essersene accorto, dal momento che ha fatto sapere che si riterrà soddisfatto se, delle tredici regioni in palio domenica e lunedì, al centrodestra ne dovessero andare “solo” sei. Il conticino è questo: a Berlusconi basterà vincere in cinque regioni per poter dire che la maggior parte delle regioni italiane sono controllate dalla sua coalizione. E se davvero il centrodestra dovesse ottenere sei governatori, malgrado l’entusiasmo di Bersani, il raggio d’azione amministrativo del Partito democratico avrebbe raggiunto il suo minimo storico. Insomma, il rischio che lunedì sera finisca un’epoca è molto concreto, ma l’epoca che potrebbe chiudersi è quella dello strapotere ...

Dopo la piazza e il voto, il PdL andrà alla conta

di Fausto Carioti E adesso? Dopo la prova di forza di ieri e - soprattutto - dopo il voto che si terrà tra una settimana, cosa accadrà al PdL? Molto meno di quanto scriva (e speri) la gran parte dei giornali. Intanto, comunque vada il voto, non ci sarà alcuna scissione. Nessun addio da parte dei finiani. E questo per il più banale dei motivi: non conviene a nessuno, ai finiani per primi. Perché lasciare un partito dove nel giro di tre o quattro anni si deciderà la successione a Silvio Berlusconi? La presenza in massa dei finiani alla manifestazione berlusconiana di ieri è la conferma che strappi in vista non ce ne sono. Ciò nonostante, il PdL cambierà moltissimo. Se ne è parlato nelle ultime settimane tra le diverse componenti del partito, e si è già abbozzata un’intesa di massima. Certo, molto dipenderà dalle elezioni regionali. Ma grosse sorprese non dovrebbero arrivare. Nel PdL si dà per scontata la vittoria in Lombardia e Veneto; si dà per molto probabile quella in Campania e Calab...

Il migliore alleato di Berlusconi

di Fausto Carioti Per fortuna di Silvio Berlusconi, Antonio Di Pietro non è in vendita: è in regalo. Uno così, per il Cavaliere, vale tanto oro quanti congiuntivi sbaglia. Nel caso ci fossero ancora dubbi su chi ha vinto davvero la partita delle liste, l’ex pm ieri ha provveduto a dissolverli. La sua minaccia di avviare l’impeachment, cioè di mettere in stato d’accusa il presidente della Repubblica, “colpevole” di aver firmato il decreto che consente agli elettori di centrodestra di Roma e della Lombardia di votare, è la ciliegina che mancava alla torta di Berlusconi. Con la sua sortita, Di Pietro è riuscito a spaccare l’opposizione, mettendo in serio imbarazzo la dirigenza del Partito democratico, e ad alzare un muro tra il centrosinistra e Giorgio Napolitano, unico esponente del Pd che occupa una carica istituzionale, per giunta la più alta. Un capolavoro. Al punto che, se solo avesse un po’ più senso dell’umorismo, Berlusconi potrebbe prendere sul serio i propositi di Di Pietro, app...

Vi piace vincere facile, vero?

di Fausto Carioti Avete presente lo spot dello scacchista che fa scacco matto a un lattante? Ecco, il modello politico è quello. C’è una sinistra “Gratta e vinci” alla quale piace vincere facile. Gareggiando da sola, se possibile. Lo si è visto ieri, quando il governo ha approvato il decreto per consentire la partecipazione di Roberto Formigoni alle elezioni regionali lombarde e della lista del PdL nella provincia di Roma, in sostegno a Renata Polverini. Lì si è capito che certe frasi dei giorni scorsi, in cui tutti assicuravano di voler garantire a ogni elettore il diritto di votare, erano false come una banconota da 15 euro. Perché, appena l’esecutivo ha reso effettivo questo diritto, gli stessi personaggi hanno gridato allo scandalo. Pier Luigi Bersani ha annunciato la «ferma opposizione» del Pd. Antonio Di Pietro, che evidentemente ritiene pernicioso per una democrazia che anche gli elettori del centrodestra possano votare, parla di «un palese abuso di potere» che andrebbe bloccato...

Pdl verso la vittoria dimezzata

di Fausto Carioti In gergo borsistico si chiama “profit warning”. È la comunicazione che una società quotata dà al mercato quando si trova costretta a rivedere le stime sugli utili: ci spiace, contavamo di incassare 10, dovremo accontentarci di 4. Inutile dire che è uno di quegli annunci che non rendono felici né chi guida l’azienda né gli azionisti, ma devono essere fatti per evitare shock dell’ultimo minuto. Silvio Berlusconi, che guida il suo partito come se fosse un’azienda, dovrebbe fare qualcosa di simile in vista delle prossime regionali. Di sicuro, anche se la comunicazione al pubblico non è ancora avvenuta, negli ultimi giorni a palazzo Grazioli le aspettative si sono ridimensionate, e di parecchio. Al punto che sta cambiando la definizione stessa di vittoria. Fino a pochi giorni fa, l’obiettivo dichiarato era incassare la grande maggioranza delle tredici regioni in palio. Il ministro Altero Matteoli, ex An, che di certo non è un sprovveduto, nemmeno due settimane or sono dice...