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Visualizzazione dei post con l'etichetta Sicurezza

Lo strappo istituzionale

di Fausto Carioti Ci vuole un fisico bestiale e chissà se Silvio Berlusconi ce l’ha ancora. Il premier ha archiviato da poche ore la pratica della manovra con la sospiratissima firma di Giorgio Napolitano. Ha appena incassato una promozione dal governatore Mario Draghi, sia per quanto fatto in politica economica negli ultimi due anni, sia per la manovra appena varata, perché «nelle nuove condizioni di mercato era inevitabile agire». Insomma, tutto pare promettere bene. Anche gli scontri istituzionali sembrano alle spalle. Ma è una sensazione che dura poco. A cancellarla ci pensa Gianfranco Fini. A metà pomeriggio, il presidente della Camera interviene per esprimere «dubbi sul testo al Senato del disegno di legge sulle intercettazioni»: la norma transitoria, inserita per rendere applicabile il provvedimento ai processi in corso, secondo Fini «è in contrasto con il principio di ragionevolezza». Concetto col quale si può concordare o meno. Però non ci sono dubbi che, nella commedia di que...

Asse Obama-Napolitano sulle intercettazioni

di Fausto Carioti La lotta alla mafia è senza dubbio importante, ma per gli Stati Uniti quella al terrorismo lo è ancora di più. Ed è innanzitutto a questa che pensava ieri Lanny A. Breuer, sottosegretario del Dipartimento penale americano, quando, parlando in una conferenza stampa all’ambasciata di via Veneto, ha detto: «Non vorremmo mai che succedesse qualcosa che impedisse ai magistrati italiani di fare l’ottimo lavoro svolto finora. Le intercettazioni sono uno strumento essenziale per le indagini». Uno stop che più chiaro non si può alla legge messa in cantiere dal governo Berlusconi, al quale poco o nulla toglie la precisazione di rito fatta in serata dallo stesso Breuer: «Non spetta a me entrare nel merito di decisioni politiche o giudiziarie riguardanti l’Italia». Proprio le divergenze di opinioni su questa norma tra l’esecutivo di Washington e quello di Roma stanno rafforzando i rapporti che legano Barack Obama a Giorgio Napolitano. Del resto, non da oggi, la Casa Bianca ritien...

Pronto il trucco per non estradare Battisti

di Fausto Carioti La condanna a due anni di reclusione per uso di documenti falsi, emessa il 5 marzo da un tribunale di Rio de Janeiro, può rivelarsi la migliore delle notizie possibili per il terrorista rosso Cesare Battisti, condannato in Italia per quattro omicidi. Nascosta tra gli articoli del trattato bilaterale siglato da Italia e Brasile, infatti, vi è la possibilità di differire l'estradizione qualora il detenuto sia ancora alle prese con procedimenti penali non conclusi e condanne da scontare nel Paese che deve concedere l'estradizione. I difensori di Battisti avranno così l'opportunità di presentare ricorso contro la condanna appena ricevuta, con il risultato di allungare i tempi di conclusione del procedimento penale e quindi la permanenza in Brasile del loro assistito. Si tratta di una mossa che fonti diplomatiche italiane ritengono assai probabile. Tanto che le certezze manifestate nei giorni scorsi dai legali che rappresentano il nostro governo («Quando e se i...

Non è un paese per poliziotti

di Fausto Carioti Prima aggrediti, poi processati e quindi condannati. È successo a tredici poliziotti dopo il G8 di Genova (e poteva andare molto peggio, visto che gli agenti imputati erano 29). È accaduto l’altro giorno in Piemonte, con il dirigente della questura di Torino che nel dicembre del 2005 aveva protetto dai manifestanti i lavori per l’Alta velocità: indagato dalla Corte dei Conti «per comportamento lesivo dell’immagine del Corpo e dello Stato», così impara. Si è ripetuto ieri a Napoli, con dieci condanne in primo grado per i vicequestori e gli agenti che, durante il Global Forum del marzo 2001, avevano dovuto tenere a bada picchiatori e squadristi no-global. Ci vogliono coraggio e spalle larghe, di questi tempi, per indossare una divisa in Italia. Il caso di Napoli, a modo suo, è un ottimo esempio di come funziona la giustizia in questo Paese. Erano i giorni di metà marzo di nove anni fa, ed erano anche i tempi di quel “popolo di Seattle” che metteva paura a tutti e che po...

La sinistra alla guerra del tram

di Fausto Carioti E va bene che la sinistra è alla canna del gas (forniture invernali da parte di Gazprom permettendo). Va bene pure che in tempo di guerra ogni buco è trincea e tutto il resto. Ci mancherebbe. Però Silvio Berlusconi era rimasto l’ultimo premier del mondo ad avere una fermata dell’autobus sul marciapiede sotto casa. Letteralmente. Questa fermata è stata rimossa ieri, con appena quindici anni di ritardo. «Motivi di sicurezza», ha spiegato la prefettura di Roma, cui si deve la decisione. C’era bisogno di Massimo Tartaglia e della sua statuetta tirata in faccia al presidente del Consiglio per arrivarci. Nel frattempo, in questi tre lustri, sotto casa del Cavaliere è successo di tutto, incluso lo scarico di vagonate di letame da parte dei no global alla vaccinara contigui alla giunta di Walter Veltroni. Che se invece di letame fosse stato - per dire - un esplosivo fatto in casa col fertilizzante, tipo quello usato da Timothy McVeigh per l’attentato agli uffici federali di ...

Libertà e responsabilità per Internet

di Fausto Carioti La gente che incontri su Internet è la stessa che incroci per strada: c’è la persona educata che rispetta la precedenza, c’è quello che sbaglia ma ti chiede subito scusa e c’è la teppa che prima ti investe e poi ti ricopre di insulti. La differenza è nelle regole: per strada bene o male le puoi applicare, sul Web no. Perché le automobili hanno la targa, e a ogni targa corrisponde una persona da multare. Sul Web, invece, la rintracciabilità esiste in teoria, ma non in pratica. La condizione normale è l’anonimato, e risalire dall’anonimo che sparge odio e calunnie a un nome e un indirizzo è impresa difficile e costosa. Così Internet assomiglia sempre più alle pareti dei cessi pubblici: chiunque passi si sente in diritto di lasciarci il peggio di sé. Tanto, nessuno saprà mai chi è stato. Con la differenza che online quelli che ti leggono sono mille volte di più: vuoi mettere la soddisfazione. Insomma, sul Web c’è la libertà, e ce n’è tanta. È la responsabilità che manca...

Le ragioni dei poliziotti, i torti della sinistra

di Fausto Carioti Come nei vecchi film di Fantozzi , alla fine la polizia si è incazzata davvero. Solo che stavolta non c’è niente da ridere. Le richieste degli addetti alla sicurezza sono sacrosante e il governo dovrà tenerne conto, anche perché i risultati ottenuti nella lotta alla criminalità si debbono soprattutto al lavoro di poliziotti e carabinieri sottopagati. Chi invece avrebbe buoni motivi per tacere sono i vertici del Pd. Pier Luigi Bersani può permettersi di esprimere «solidarietà» ai poliziotti incavolati per la «situazione pessima» nella quale si trovano solo perché nessuno gli ricorda in pubblico quello che lui sa già benissimo: e cioè che questa «situazione pessima» porta innanzitutto la firma del governo Prodi, nel quale lui era ministro per lo Sviluppo economico. È a quell’esecutivo, infatti, che si deve il contratto in vigore, scaduto nel 2007 e lasciato marcire prima dallo stesso Prodi (malgrado le promesse), quindi dall’esecutivo Berlusconi. Contratto che prevedeva...

Il Pd fa l'amerikano

di Fausto Carioti Ci volevano Concita De Gregorio e Massimo D’Alema per riempire due pagine dell’Unità con un’intervista sulla guerra in Afghanistan nella quale si parla di tutto tranne che dell’unica cosa vera, quella da cui dipende l’atteggiamento del Pd: Barack Obama, ultimo oggetto di devozione rimasto alla sinistra italiana. Il presidente statunitense, che ha puntato tutte le sue carte sulla pacificazione di Kabul, di defezioni e tentennamenti non vuole sentire parlare. E gli ex comunisti, fedeli alla linea atlantica come un tempo lo erano al patto di Varsavia, si adeguano. Il rapporto con Washington, per loro, non è mai stato importante come oggi. Dalle parti del Partito democratico italiano la consegna è chiara: stare al fianco degli Stati Uniti, il cui nuovo ambasciatore, David H. Thorne, è entrato da pochi giorni in carica a Roma e ha già iniziato il suo giro di consultazioni più o meno ufficiali. Questa manifestazione di amicizia incondizionata, però, andrebbe esercitata sen...

L'omicidio di Sanaa e la "cittadinanza breve"

di Fausto Carioti Hai voglia a dire, come fa il deputato finiano Fabio Granata, che il padre marocchino e islamico che ha ucciso la figlia, Sanaa Dafani, perché conviveva con un ragazzo italiano, «era residente legittimamente in Italia da oltre otto anni e con l’attuale normativa sarebbe diventato cittadino automaticamente». E che quindi «mescolare cittadinanza e fatti di criminalità rappresenta una grande operazione di disonestà intellettuale». A parte il fatto che la legge in vigore di anni di residenza, per ottenere la cittadinanza, ne richiede dieci, e che anche trascorsi questi non c’è nulla di «automatico», tanto che prima che il passaporto italiano venga concesso passano almeno altri due anni per fare i dovuti accertamenti. A parte questo, si diceva, Granata, presentatore della proposta di legge che punta a dimezzare i termini per la concessione della cittadinanza, portandoli a cinque anni di residenza, ha capito che l’omicidio di Pordenone rischia di diventare materiale inca...

Così il Corriere sconfessa le idee di Oriana Fallaci

di Fausto Carioti Ma che tristezza vedere il Corriere della Sera che fu di Oriana Fallaci ridursi allo scimmiottamento di Repubblica. In prima pagina ieri , proprio sotto la testata di via Solferino, c’era uno di quei titoli che di solito imbellettano il quotidiano rivale e cugino: «Il leader xenofobo si scopre meticcio. L’olandese Wilders e gli antenati musulmani». Per chi non lo sapesse Geert Wilders è un signore di 46 anni, presidente del Partito per la libertà. Alle recenti elezioni europee la sua sigla ha ottenuto il 17% dei voti, diventando il secondo partito olandese. Il punto, però, è che Wilders di xenofobo non ha proprio nulla. È l’etichetta che gli ha messo addosso un certo establishment politico e culturale europeo, ossessionato dal politicamente corretto e sempre pronto a liquidare con etichette facili e infami chi si pone il problema dell’integrazione degli immigrati islamici. E la «notizia» che dallo studio degli antenati di Wilders, compiuto da una solerte antropologa o...

"Berlusconi spiato da uomini dei servizi per conto delle procure". Intervista a Cossiga

di Fausto Carioti A rompere la monotonia di un sabato afoso di luglio ci pensa Francesco Cossiga. È quasi mezzogiorno quando il presidente emerito della Repubblica invia una lettera aperta a Francesco Rutelli, presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, incaricato di controllare l’attività dei servizi segreti italiani. Pura dinamite: Cossiga parte da quanto detto da Umberto Bossi a Berlusconi («Invece di farsi accompagnare dai servizi segreti, è meglio farsi accompagnare dalla gente della Lega e dalla polizia normale, come faccio io. I servizi sono una brutta roba»), ma si spinge molto più in là di quanto fatto dal leader leghista. Il senatore a vita sostiene di aver raccolto «voci che circolano negli ambienti d’istituto», secondo le quali «agenti di un servizio nazionale di informazioni e sicurezza, pur non ricoprendo la qualifica di ufficiali o agenti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria ordinaria o militare, avrebbero collaborato c...

Tutti in ginocchio da Gheddafi

di Fausto Carioti La madonna nera di Tripoli, alias Muammar Gheddafi, è apparsa ieri a Roma. Dal presidente della Repubblica agli accademici, passando per i ministri e gli imprenditori, tutti si sono messi in fila per ottenere le grazie del dittatore della "Grande Jamahiriyya Araba Libica Popolare e Socialista". Unica eccezione il Senato, dove i capigruppo hanno cambiato in corsa il programma odierno. Hanno capito che far parlare l’imbarazzante colonnello nell’aula di palazzo Madama sarebbe stato un regalo eccessivo. Un po’ perché il rais nemmeno sa cosa siano democrazia e Parlamento. Un po’ perché il personaggio si è presentato nella capitale con l’aria di chi ha vinto una battaglia durata più di sessant’anni e con l’intenzione di rinfacciarci il nostro passato colonialista, testimoniata dalla foto dell’eroe nazionale anti-italiano, Omar al-Mukhtar, appiccicata sull’uniforme militare. Sarebbe stato antipatico vedere l’Italia messa sotto processo in un’aula del nostro Parlame...

Obama il buono ha trovato la soluzione per Guantanamo

Barack Obama prima ha preso tempo per la chiusura di Guantanamo, che tanti sprovveduti credevano sarebbe avvenuta entro una settimana dal suo insediamento alla Casa Bianca. Adesso, finalmente, pare abbia trovato il modo per chiudere il carcere-simbolo delle battaglie liberal e pacifiste: mettere a morte i terroristi ivi rinchiusi senza terminare un regolare processo. Loro si dichiarano colpevoli e in cambio ottengono la fantastica opportunità di diventare martiri di Allah anche senza aver ricevuto regolare condanna definitiva. E le garanzie processuali americane che Obama voleva reintrodurre? Chissenefrega. L'importante è chiudere quanto prima la faccenda Guantanamo, e pazienza se il prezzo da pagare è mettere i cadaveri sotto il tappeto. Lo scrive oggi il New York Times , informato quotidiano liberal: «The Obama administration is considering a change in the law for the military commissions at the prison at Guantánamo Bay, Cuba, that would clear the way for detainees facing the dea...

I morti della Saras e quelli della Thyssen

di Fausto Carioti Che i padroni non fossero tutti uguali è roba nota. Alcuni sono «a prescindere» più buoni degli altri, anche se il loro stomaco può contare su una voluminosa matassa di pelo. Ma ieri si è scoperto che pure i morti sul lavoro non sono tutti uguali. Certi - come quelli che nel dicembre del 2007 morirono nel rogo torinese della Thyssen - chiedono giustizia immediata, cioè vendetta: sangue chiama sangue. Altre vittime ispirano invece ragionamenti più pacati, decisioni a freddo e procedure molto più garantiste. È il caso dei tre lavoratori della cooperativa di manutenzione Comesa morti martedì nell’impianto sardo della Saras, che fa capo alla famiglia Moratti. Allora, un anno e mezzo fa, giornali, politici, sindacalisti e investigatori dopo poche ore avevano già emesso la sentenza, che era quella di omicidio volontario. «L’azienda sapeva che il pericolo c’era e non ha fatto nulla», era la frase sulla bocca di tutti. Stavolta, leggendo le cronache, l’aria che si respira è i...

Indovina chi ha firmato l'accordo con la Libia

di Fausto Carioti Gianfranco Fini chiede al governo di «garantire il diritto d’asilo» agli immigrati provenienti dalla Libia. Avvalorato in qualche modo dal presidente della Camera, il ritratto di un’Italia berlusconiana percorsa da egoismi e pulsioni xenofobe torna comodo alle esigenze di una sinistra che, per usare le parole dell’ex ministro Giovanna Melandri, si professa «multietnica, pluralista e libera», cioè intenzionata a far convivere in gioiosa armonia le diverse culture degli immigrati di mezzo mondo. Eppure l’Italia, anche in questo inizio di legislatura, si è confermata uno dei Paesi europei più generosi nella concessione dello status di rifugiato e nel garantire protezione agli immigrati. Nel 2008 hanno ottenuto la tutela dello Stato italiano 10.849 nuovi stranieri. In questo scorcio del 2009 è toccato ad altri 3.579. Il risultato è che oggi l’Italia ospita oltre 52mila rifugiati: pur essendo un paese di recente immigrazione, occupa già la sesta posizione tra i ventisette ...

Come non governare l'immigrazione

di Fausto Carioti Si può anche decidere di spalancare le porte agli immigrati clandestini e lasciarli liberi di rimanere nel nostro Paese. È quello che vuole una parte dell’opposizione, convinta che l’Italia non sia degli italiani, ma di chiunque voglia viverci. Si può fare, ma bisogna avere la coerenza di dirlo chiaro e tondo agli elettori, in modo che, al momento di votare, possano regolarsi di conseguenza. La sinistra estrema, almeno, questa coerenza ce l’ha. Quello che non si deve fare, invece, è proprio quello che sta avvenendo in questi giorni. Nei quali i proclami di un governo e di una maggioranza che promettono di bloccare l’immigrazione clandestina sono contraddetti dall’ennesima misura in favore degli stranieri irregolari, che ora hanno un buon motivo - anche loro - per festeggiare il 25 aprile. Oltre mille immigrati irregolari, infatti, stanno uscendo in queste ore dai Centri di identificazione ed espulsione. Se non è un nuovo indulto, poco ci manca. I clandestini avrebbero...

Inti-Illimani con le cotiche

di Fausto Carioti Un favore più grande agli studenti di sinistra, Renato Brunetta non poteva farlo. Il ministro per la Pubblica amministrazione ieri ha definito «guerriglieri» quelli che mercoledì avevano caricato i poliziotti alla Sapienza, assicurando che come tali «verranno trattati». Capirai: i personaggi in questione - per molti dei quali la definizione di «studenti» suona un po’ riduttiva, trattandosi di fuori corso cronici e infiltrati dei centri sociali - non aspettavano altro. Essere accreditati come avanguardie della rivoluzione contro la feroce tirannia berlusconiana, senza rischiare un capello - anzi, in un Paese in cui televisioni e giornali sgomitano per difenderli e intervistarli - è la loro massima aspirazione. E infatti hanno subito preso sul serio le dichiarazioni del ministro, accusandolo di dire cose «degne dei peggiori regimi sudamericani». Anche i tanti politici in perenne caccia di voti tra i casinari del movimento studentesco si sono buttati a pesce sulla frase...

Nel Casino delle Libertà

di Fausto Carioti Almeno adesso non diranno più che il PdL è un partito finto, di mediocri schiaccia-bottoni, prima "nominati" in Parlamento da Silvio Berlusconi e poi da lui telecomandati. Resta da capire se il Casino delle libertà visto ieri alla Camera sia preferibile o meno a un partito irreggimentato. Un centinaio di parlamentari del PdL di diversa estrazione, inclusi personaggi noti come Antonio Martino, Mario Landolfi, Gaetano Pecorella, Fiamma Nirenstein e Gabriella Carlucci, hanno firmato una lettera in cui chiedono a Berlusconi di non mettere la fiducia sul disegno di legge per la sicurezza e di cambiare alcune norme del provvedimento, giudicate «inaccettabili». L’introduzione nel codice penale del reato di clandestinità, in particolare, imporrebbe a medici e insegnanti l’obbligo di denuncia dei clandestini. «Un regresso spaventoso in fatto di civiltà del nostro Paese», sostengono i firmatari. Insomma, se non è la prima rivolta all’interno del PdL, poco ci manca. Ne...

Stupri e dna: il Riformista la butta in caciara

di Fausto Carioti Il Riformista scrive che il sottoscritto è «del cariotipo (sarebbe una battuta, ndr) che - come dicono a Roma - intigna». Cioè è uno che ha la predisposizione genetica a insistere sulle cose. Vero. L’ignoto autore dell’articolo in questione, che salvo prova contraria è il direttore Antonio Polito, in compenso è della categoria che - sempre come dicono a Roma - la butta in caciara. Il commento che mi ha dedicato ieri il quotidiano arancione ha il sapore di una difesa d’ufficio rabberciata alla meno peggio per salvare la faccia. Peccato che ciò avvenga sparando una serie di balle. Tutto iniziò quando, a proposito dello stupro della Caffarella, scrissi che «gli investigatori hanno svolto un esame genetico sperimentale sul cromosoma “Y” degli aggressori. I dati ottenuti confermano che, molto probabilmente, costoro appartengono all’etnia romena». Citazione che il Riformista riporta. Ma è l’unica cosa corretta dell’articolo. Il resto della ricostruzione contiene una discre...

Anche il suo giornale dà torto a Sansonetti

di Fausto Carioti Anche il Riformista, adesso, dà torto a Piero Sansonetti. Qualcuno ricorderà: nei giorni scorsi l’ex direttore di Liberazione aveva firmato un editoriale sul quotidiano arancione, accusando Libero e il sottoscritto nientemeno che di «razzismo». Avevo scritto, infatti, che «gli investigatori hanno svolto un esame genetico sperimentale sul cromosoma “Y” degli aggressori. I dati ottenuti confermano che, molto probabilmente, costoro appartengono all’etnia romena». Tanto era bastato per essere inseriti dall’inorridito Sansonetti nell’elenco dei nuovi mostri, convinti che «i romeni hanno un patrimonio genetico diverso da quello nostro, di noi “bianchi”». Peccato che, oltre ad essere vera (dettaglio per Sansonetti secondario), la notizia sul tipo di indagini svolte non avesse nulla a che fare con il razzismo: la razza umana è una, ma questo non impedisce l’esistenza di caratteristiche genetiche ricorrenti all’interno dei gruppi familiari o delle popolazioni delle diverse re...