Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2007

Se tutti votano come nel 2006, la Cdl vince le elezioni

di Fausto Carioti Uno studio planato ieri sul tavolo di Silvio Berlusconi ha restituito il sorriso al Cavaliere. Porta la firma del senatore forzista Lucio Malan, che del leader azzurro è uno dei consulenti più fidati in materia di elezioni e campagne elettorali. Nella simulazione si legge che per far vincere oggi le elezioni alla Casa delle Libertà basterebbe che gli elettori votassero per gli stessi partiti che hanno scelto il 9 e il 10 aprile 2006. Non è un paradosso, ma il risultato di due novità che sono emerse nel frattempo. La prima riguarda il partito dei Pensionati di Carlo Fatuzzo. Un anno fa si presentò al voto nel centrosinistra, da cui poi è uscito per entrare nella Cdl. Seconda novità: all’estero, Forza Italia e “Per Italia nel mondo”, la lista creata da Mirko Tremaglia e An, invece di presentarsi separate dovrebbero proporsi sotto un unico simbolo. Una scelta che è data per certa sin da quando i leader del centrodestra hanno letto i risultati delle circoscrizioni estere

Ma Prodi deve aspettare Placido Domingo

Immagine
Difficile trovare aggettivi. Raccontiamo i fatti. Uscendo dal colloquio con il presidente della Repubblica sabato 24 febbraio, Romano Prodi aveva detto : «Mi presenterò alle Camere per il voto di fiducia nei tempi più rapidi possibili». Si parlava di martedì al Senato e mercoledì alla Camera. Ma la prima delle due votazioni, quella del Senato, si avrà solo giovedì primo marzo. Come mai tutta questa attesa, quando è nell'interesse di Prodi mettere fine il prima possibile alla figura atroce che sta rimediando il suo governo? Per capirlo occorre andare a pescare dalle agenzie la dichiarazione di una familiare di Rita Levi Montalcini, la quale ha informato il governo e il Paese che la senatrice a vita «è partita con un collaboratore per Dubai dove ha un impegno, rientrerà mercoledì». Già il fatto che la soluzione di una crisi di governo di uno dei Paesi più avanzati del mondo debba attendere il ritorno di un semplice parlamentare dall'estero ha del ridicolo. Ma non fa che conferma

Dead Prime Minister Walking

di Fausto Carioti Non è Giorgio Napolitano, tantomeno Massimo D’Alema. Il vero regista del film che in queste ore vede protagonista il governo Prodi è George Romero , quello de “La notte dei morti viventi” e “Il giorno degli zombi”. Politicamente parlando, Romano Prodi è un morto che cammina. E questo lo sa lui, che comunque tira dritto perché ormai non ha più nulla da perdere. Lo sanno i suoi ministri. Lo sanno gli uomini della sua coalizione. Anche il suo governo è morto, e lo hanno persino messo per iscritto: non hanno più la maggioranza per varare i Dico, non hanno i numeri per votarsi da soli la politica estera e non hanno nemmeno l’accordo per approvare il percorso dell’Alta velocità in Val di Susa, che pure appare tra le dodici condizioni “inderogabili” elencate da Prodi nel documento che avrebbe dovuto rilanciare il governo. Pure D’Alema è ridotto a uno zombie. Ha tentato in Senato la prova di forza che lo avrebbe incoronato leader de facto dell’Unione: o siete con me o contro

In difesa di Rossi e Turigliatto. E contro Bertinotti

di Fausto Carioti Certo, difendere su Libero i senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto, i quali con la loro astensione hanno contribuito a mandare in crisi il governo Prodi, rischia di passare per carità pelosa. Però va fatto, per ragioni di decenza e perché nessuno si è degnato di spendere una parola per loro, nemmeno il Manifesto, che pure certe motivazioni avrebbe dovuto capirle benissimo. Mentre Rai Tre, Liberazione e l’Unità allestiscono processi in piazza ai due parlamentari pacifisti (con il quotidiano di Antonio Padellaro che sobriamente invita al linciaggio politico titolando: «Hanno tradito 19 milioni di elettori»). E poi perché nessuno ha alzato un sopracciglio sul duro match di wrestling che Fausto Bertinotti e gli altri esponenti di Rifondazione hanno ingaggiato contro la propria coerenza, uscendone vincitori e lasciando l’avversario tramortito. In queste ore i rifondaroli cachemire e caviale stanno gettando ami un po’ ovunque per allargare la maggioranza a esponenti

La fine di Prodi e la scelta di Berlusconi

Primo punto fermo: il governo Prodi è morto. Secondo punto fermo: anche Romano Prodi politicamente è morto. Certo, farà finta di essere ancora vivo, proverà a mettere in piedi un Prodi-bis, ma la sua sorte nel breve-medio periodo (più breve che medio) è segnata. Terzo punto fermo: il presidente della Repubblica farà di tutto per evitare che le elezioni politiche si tengano a primavera, ed è pronto a tirare fuori dal cilindro ogni coniglio a sua disposizione, compreso l’incarico di formare un governo tecnico – istituzionale – parlamentare - di decantazione (l’aggettivazione potrebbe continuare a lungo) a un Franco Marini o a un Lamberto Dini, per dare alla sinistra il tempo di riprendere fiato e preparare una candidatura che abbia qualche chance di spuntarla contro Silvio Berlusconi. Vedi alla voce Walter Veltroni, ammesso che il sindaco di Roma abbia voglia di correre adesso un simile rischio invece di aspettare il giro successivo. Ovviamente, c’è la scusa alta e nobile a portata di ma

Una telefonata dall'Italistan

di Fausto Carioti Benvenuti in Italistan. Qui le leggi dei Paesi islamici non si discutono: si applicano. Come ha appena fatto la sezione Immigrazione del tribunale di Milano. Siccome in Pakistan è permesso sposarsi per telefono, e siccome l’Italistan riconosce il diritto al ricongiungimento familiare degli immigrati, si è scoperto che basta che un pakistano col permesso di soggiorno entri in un phone center di Lorenteggio assieme a un paio di testimoni, acquisti una scheda telefonica da dieci euro e telefoni alla sua “fidanzata” a Islamabad: pronunciate le formule di rito, il matrimonio è fatto. A questo punto lei può salire sull’aereo, destinazione Malpensa, e stabilirsi in Italistan. Proprio come successo alla giovane coppia pakistana “ricongiunta” dal tribunale milanese. Anche se poi «ricongiungimento» rischia di essere una parola grossa. Nella grande maggioranza dei casi simili matrimoni sono combinati dalle famiglie, come è prassi in quasi tutti i Paesi islamici. Niente di strano

A casa, a casa

Diciamolo: non ci credeva nessuno. Nessuno pensava che si sarebbero rivelati così inetti. Raccolgono quello che hanno seminato. Hanno seminato odio antiamericano a piene mani, ora ne raccolgono i frutti. E Massimo D'Alema si conferma il grande sopravvalutato della politica italiana. Adesso, tutti a casa. Agenzia Ansa del 20 febbraio : (ANSA) -IBIZA, 20 FEB- D'Alema ritiene che domani la maggioranza sara' compatta in Senato sulla politica estera, ma afferma che altrimenti il governo cadra' . ' E' un principio costituzionale ,' ha risposto a chi gli chiedeva se il governo 'andra' a casa' qualora non uscisse una maggioranza autonoma . Ma ha anche detto: 'Non sono preoccupato, credo che l'odg lo voteranno tutti'. Quanto al caso Vicenza, ha detto: 'E stato posto agli Usa il problema dell'impatto ambientale della base. Per ora non vi sono trattative'. Massimo D'Alema, ministro degli Esteri, oggi, 21 febbraio, nella sua repli

Pacifisti in svendita

Aula del Senato. Dibattito odierno sulla politica estera italiana . Parla Fosco Giannini, pacifista, uno dei "dissidenti" di Rifondazione Comunista. Dice: Chi ricorda il motivo per cui fu attaccato l'Afghanistan? Dopo le Torri gemelle si doveva catturare Bin Laden, non dichiarare guerra all'Afghanistan. Ebbene, mi chiedo: perché per catturare un uomo occorre strutturare una guerra di così una lunga durata (sino al 2011, ministro Parisi?), perché si deve distruggere un intero Paese, affamare un popolo, perché si devono ammazzare oltre 200.000 afghani, di cui l'80 per cento civili? E mi chiedo ancora: i Governi italiani sono oggettivamente complici di questo genocidio? È del tutto evidente che i giganteschi B-52, che per la loro grandezza oscurano i piccoli villaggi dei pastori afghani, prima di seminare la distruzione e la morte non sono in Afghanistan per cercare Bin Laden. Sono lì per garantire la penetrazione americana in quella Regione. Sono lì per il controllo

Storia di "cazzoni" e di "bugiardi"

di Fausto Carioti Sono «cazzoni» e «bugiardi». Per amor di precisione: il «cazzone» è il ministro della Difesa, Arturo Parisi. Il «bugiardo» è Piero Fassino, segretario dei Ds. Il giudizio merita di essere meditato. È un po’ tranchant, certo, ma tutt’altro che superficiale o scontato, visto che viene da Franca Rame, ascoltata senatrice dell’Italia dei Valori, leader della protesta di Vicenza contro l’allargamento delle base Nato. La quale, essendo una che la fiducia a Parisi l’ha votata e trovandosi di casa tra comunisti, post comunisti e compagnia, si presume che li conosca bene. L’ennesima conferma della concordia che ispira la coalizione prodiana viene da un filmino registrato da un ignoto volenteroso e poi passato a Studio Aperto, il tg di Italia 1, che ovviamente l’ha subito spedito in onda. Mostra la senatrice, assieme al marito Dario Fo, in una casa accanto ad alcuni amici, impegnati a guardare l’edizione del Tg3 trasmessa sabato 17 alle ore 19, dedicata in gran parte alla manif

Fiat, business as usual

Duemila lavoratori Fiat in mobilità lunga . Grazie al governo dell'Unione. Mentre i sindacati abbozzano. Mica perché qui siamo dei geni, ma solo perché questi sono tutti così prevedibili, lo si era messo in conto già da molto tempo. Chi vuole capire qualcosa di più su quello che è successo, e come si è arrivati a usare i soldi dei contribuenti per aumentare i dividendi degli azionisti Fiat, può leggersi i seguenti post: Fiat e sindacati hanno trovato la soluzione: paghiamo noi (24/11/2005) Un buon motivo per cui Fiat e Confindustria appoggiano Prodi (7/4/2006) Finanziaria 2007: piccole coincidenze tra amici (5/10/2006)

L'impegno del governo Prodi per aumentare la denatalità

Tra i tanti problemi che ha l'Italia, uno, in prospettiva, appare più grave degli altri: l'allarme demografico. Le donne italiane hanno smesso di fare figli. I numeri sono noti: ognuna di loro, in media, fa 1,28 figli. Per mantenere stabile la popolazione italiana, ogni donna dovrebbe averne 2,1. Ai valori attuali, tempo che una generazione si sostituisca all’altra, al posto di venti individui adulti (dieci donne con i relativi partner) ne resteranno sì e no tredici. I motivi sono tanti, ma quello economico ha senza dubbio il suo peso: i figli costano. Siccome un Paese cresce e prospera solo se fa figli (scoccia ricordarlo, ma tra cent'anni saremo tutti morti, e se non lasciamo nessuno al nostro posto è morto anche questo Paese), dovrebbe interesse del governo fare il possibile perché ciò non accada. Dovrebbe. Diceva il programma di governo dell'Unione a pagina 174: «Puntiamo a innovare l’intervento pubblico in modo che le risorse messe a disposizione dal governo centr

Ratzinger smaschera le ambiguità di Prodi

di Fausto Carioti Da ieri, la scelta per i cattolici italiani è chiara. O stanno con Romano Prodi, presidente del consiglio e sedicente «cattolico adulto», o stanno con Joseph Ratzinger, capo della Chiesa di Roma. Tertium non datur, non esiste una terza possibilità. In materia di famiglia, argomento centrale per ogni cristiano, specie se impegnato in politica, Prodi e Ratzinger dicono ormai cose opposte. Nel giro di poche ore, si è assistito a un botta e risposta tra i due che rende ridicolo ogni ulteriore tentativo dei cattolici di sinistra di far credere che le loro posizioni rientrino all’interno del vasto recinto nel quale la Chiesa fa pascolare i suoi fedeli. Le ultime, sempre più complicate argomentazioni con cui lo stesso Prodi, Rosy Bindi e l’elite intellettuale dei cosiddetti cattolici democratici hanno cercato di convincerci che i credenti possono stare sia con loro che con il Vaticano, sono state demolite da Ratzinger. Con poche e precise parole. «La famiglia»,

I segreti della lettera di D'Alema alla Rice

di Fausto Carioti L’appello dei sei ambasciatori è stato un’iniziativa «irrituale», certo. «Inopportuna». Ma anche - e questa è una novità - «condivisibile nei suoi contenuti». Condivisibile al punto che il governo italiano si considera «impegnato» a tutti gli effetti in Afghanistan, al fianco degli alleati, senza “se” e senza “ma”. Sorpresa. Libero ha potuto prendere visione delle sei lettere di protesta inviate il 6 febbraio da Massimo D’Alema ai ministri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Olanda, Romania e Australia. Nel complesso, i toni sono duri e corrispondono in gran parte agli annunci pubblici fatti dal responsabile della Farnesina. In gran parte, ma non del tutto. Un passaggio, in particolare, fa capire in modo molto chiaro che l’irritazione di D’Alema è dovuta alla formula pubblica usata dal capo della diplomazia statunitense a Roma, Ronald P. Spogli, e dagli altri cinque ambasciatori, ma non al contenuto della loro richiesta, la cui sostanza D’Alema assicur

E Ségolène va peggio di Hillary

Non solo negli Stati Uniti . Anche in Francia la candidata di sinistra, subito adottata da Repubblica , conferma l'andazzo internazionale: quello che piace al salottino buono non piace agli elettori (ultimi casi clamorosi riscontrati: qui e qui , ma per poco non succedeva anche qui ). In quello che sarà il probabile ballottaggio tra i due, Ségolène Royal, candidata socialista all'Eliseo, viaggia oggi dieci punti dietro a Nicolas Sarkozy, ministro dell'Interno e candidato dell'Ump: al secondo turno solo il 45% degli elettori francesi è pronto a votare per la candidata socialista, mentre il 55% sceglierebbe il teocon "Sarkò". E' il risultato del recentissimo sondaggio Csa per il quotidiano "Le Parisien" . Il distacco è in aumento: rispetto all'ultima rilevazione realizzata dalla stessa Csa, Sarkozy ha guadagnato un altro punto. E chiuderebbe in testa anche il primo turno: il 33% dei voti a lui, il 27% alla Royal e il 14% a Jean-Marie Le Pen.

Don Domenico, monsignore ma non troppo

Immagine
Tutto vero, tutto documentato. Ecco l'invito ufficiale del convegno "Nessuno tocchi la famiglia", organizzato da una volenterosa parlamentare di Forza Italia. Se non l'avete capita, guardate prima questo e poi questo . Post scriptum. Ovviamente, è andata a finire che al convegno non sono apparsi né Domenico né il monsignore.

I nani e le ballerine sono loro

Avevano la faccia di prendersela con le magliette di Roberto Calderoli. Dicevano che il governo Berlusconi era una barzelletta. Tempo pochi mesi, ci hanno pensato loro stessi a rivalutare l'esecutivo della Cdl. Sabato 17 febbraio, a Vicenza, si vivrà il momento più basso di quello che è già destinato a passare alla storia come un governo da avanspettacolo. Romano Prodi ha ottenuto che alla manifestazione contro il raddoppio della base Nato non sfilino ministri e sottosegretari. Complimenti, gran bella vittoria politica. Resta da risolvere qualche dettagliuccio. Tipo i leader di partito: Oliviero Diliberto e Franco Giordano, segretari dei due partiti più vicini a Prodi, decisivi in Parlamento per la tenuta del governo Prodi, sfileranno in piazza contro una decisione presa dal governo Prodi. Domanda: conta più un sottosegretario o un leader di partito? Accanto a loro, ci saranno numerosi parlamentari dei Comunisti Italiani, di Rifondazione Comunista, dei Verdi e della sinistra Ds, ch

Usa 2008: Rudy rules

E' solo un'impressione, un profumino che si sente tenue nell'aria e nulla più. Mentre la stampa italiana fa a gara a chi smarchetta meglio Hillary Rodham Clinton e Barack Obama, raggiungendo spesso livelli imbarazzanti e confondendo ancora una volta le proprie speranze con la cruda realtà, stai a vedere che, tra la donna liberal che fa sognare Repubblica e l'afroamericano che fa sbavare il Manifesto, la corsa alla Casa Bianca la vince il bianco repubblicano italo-americano . Solo un'impressione, appunto. Però i sondaggi la confermano. Hillary Rodham Clinton (D) vs John McCain (R): 50% - 47%. Vince Hillary Rodham Clinton. Barack Obama (D) vs John McCain (R): 48% - 48%. Pareggio. Hillary Rodham Clinton (D) vs Rudy Giuliani (R): 48% - 50%. Vince Rudy Giuliani. Barack Obama (D) vs Rudy Giuliani (R): 43% - 52%. Stravince Rudy Giuliani. Il resto del recentissimo sondaggio Gallup per Usa Today qui . Quanto allo scarso appeal che Giuliani esercita sull'elettor

Il linguaggio torbido del Manifesto

di Fausto Carioti Spesso Valentino Parlato, fondatore e prima firma del Manifesto, ha il pregio di parlare chiaro. Spesso, non sempre. Ieri, in una delle occasioni in cui avrebbe dovuto essere davvero limpido - inutile girarci attorno: tra i suoi lettori ci sono anche quelli che si muovono nella zona grigia al confine tra la protesta e l’eversione armata - ha scelto di non esserlo. I suoi ragionamenti si sono rivelati torbidi, le sue perifrasi paracule, la sua analisi ambigua. Si capisce poco, nell’ editoriale che ha dedicato ai quindici arresti compiuti tra le Nuove Br, e quel poco che s’intende fa paura. Non si capisce, ad esempio, il punto più importante della faccenda, e cioè se queste Nuove Brigate Rosse, decimate (si spera) dal blitz di polizia e magistrati milanesi, siano da prendere sul serio oppure no. No, pare di capire, giacché Parlato definisce l’intera storia «una farsa», mentre i terroristi che avevano progettato l’uccisione dell’economista Piero Ichino, l’attentato espl

A sinistra Vicenza non fa rima con decenza

Mullah Omar a parte, penso che nessuno potrebbe essere più lontano del sottoscritto di quelli del Campo Antimperialista: da un punto di vista politico, ideologico, culturale, intellettuale, umano e antropologico. Però, quando rivolti agli esponenti della sinistra di lotta e di governo, dicono cose come queste: La vicenda della nuova base americana a Vicenza è emblematica. Non possumus, ci dicono Bertinotti, Diliberto e compagnia. Non possiamo far cadere il governo per una base. Bene signori, abbiamo capito. Avete messo il mantenimento delle vostre poltrone istituzionali davanti ad ogni altra considerazione. Abbiamo capito che vi mettete sotto i piedi le promesse e i priincipi grazie ai quali tanti elettori vi hanno permesso di ottenere quelle poltrone. (...) Ma con quale faccia pretendete ora di presentarvi alla manifestazione del 17 febbraio? Con quale faccia tentate di metterci un cappello? Non si può tenere i piedi in due staffe, avere ministri e sottosegretari al governo e manifes

La sinistra già affonda sui Dico. E indovinate a chi dà la colpa

Dunque, alla fine, la sinistra ha trovato il colpevole. Il responsabile di tutto il casino che si è creato sui Dico è Silvio Berlusconi, il quale, «in ginocchio da Ruini», rifiuta di prestare al governo i voti di Forza Italia. L'Unità, in prima pagina , oggi mette nero su bianco quello che tanti parlamentari dell'Unione dicono da quando il governo ha varato il disegno di legge e Clemente Mastella - politicamente parlando - ha mostrato a Prodi il dito medio: spetta a Berlusconi tirarli fuori dai guai, e se non lo fa è un finto laico. Ricapitoliamo, perché sennò non si capisce bene a quale livello di presunzione e disperazione siano arrivati dentro l'Unione. La coalizione di centrosinistra ha vinto le elezioni per un pugno di voti. Elezione contestata, ma probabilmente (che non è sinonimo di "sicuramente") vinta in modo legittimo. La maggioranza parlamentare che ne è uscita fuori non è comunque in grado di governare, dato che vive sotto il ricatto perenne di ogni si

Sistemi operativi del tutto incompatibili

Elie Barnav i, ex ambasciatore israeliano in Francia, dopo aver insegnato alla Sorbona, oggi insegna Storia moderna dell'Occidente all'università di Tel Aviv. A ottobre ha pubblicato il libro " Les Religions Meurtrieres ", "Religioni assassine". Ci tiene molto a precisare il suo punto di vista: «Io non parlo da una posizione di destra, ma da una posizione di sinistra democratica. Io sono un socialdemocratico». Come chiunque abbia occhi per vedere, si interroga su ciò che sta accadendo in Europa. Per essere più precisi: si interroga su ciò che sta accadendo all 'Europa. Intervistato dal quotidiano israeliano Haaretz , che riporta anche alcune frasi e concetti chiave del suo libro-pamphlet, Barnavi spiega che oggi in Occidente «il fatto stesso che della gente possa uccidere in nome della religione è spaventoso. La società occidentale è incapace di comprendere il fenomeno, di afferrarlo, figuriamoci di combatterlo. (...) La società occidentale sta cercando

Ma perché i Dico anche per gli etero?

Tenendo da parte i giudizi morali, la domanda è: perché i Dico anche per le coppie etero? Perché non solo per gli omosessuali? Una coppia etero che vuole condividere insieme un percorso affettivo ed esistenziale oggi ha tre scelte davanti. Prima strada: banale convivenza. Il legame più debole che c'è, comodo da rompere quando si vuole. Seconda strada: matrimonio civile. Legame forte. Terza strada: matrimonio religioso. Legame un po' più forte del precedente, se non altro perché un po' più complesso da sciogliere (spesso impossibile da rompere agli effetti religiosi) e perché, dal punto di vista delle coppie credenti, esso rappresenta un legame eterno. La coppia omosessuale, ad oggi, ha davanti invece solo la prima strada. Aprire una nuova opzione, quella di un legame debole ma non troppo, può quindi apparire sensato (ripeto: giudizi morali a parte, che in politica contano eccome) per venire incontro alle coppie omosessuali che desiderano dare una caratterizzazione pubblicis

Calcio, dalla tragedia alla farsa in tempi da record

di Fausto Carioti È l’ennesimo record del governo Prodi. Dalla tragedia della morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti alla farsa dell’esibizione muscolare di Giuliano Amato in appena cinque giorni. Il governo che con tutta la goffaggine e l’entusiasmo di cui sono capaci i neofiti aveva appena imparato a balbettare quella parola dal suono così ostico per la sinistra, “liberalizzazioni”, non trova soluzione migliore ai guai del calcio che mettere una lunga serie di divieti e proibizioni. Che servono soprattutto a mascherare il dato più evidente di queste ore: l’incapacità di Romano Prodi e dei suoi ministri di gestire politicamente e tecnicamente anche questa faccenda. C’è il divieto per tutti i tifosi (compresi quelli in possesso di regolare abbonamento) di entrare negli stadi non a norma, senza alcuna intenzione di distinguere caso per caso. Con o senza tornelli, San Siro è uno stadio sicuro, eppure le prossime domeniche sarà vuoto. Come la gran parte degli impianti: questo fine

Quando la sinistra dà i soldi (nostri) agli ultrà

di Fausto Carioti Ora che nello stadio c’è scappato il morto, a sinistra predicano benissimo: tutti impegnati a difendere i poliziotti, mentre il governo Prodi vieta alle società di «avere rapporti commerciali, di lavoro o anche solo di pubbliche relazioni con i gruppi di tifosi organizzati». Sino ad oggi, però, molti di loro hanno razzolato nel peggiore dei modi. Hanno fatto, con i soldi pubblici, quello che adesso vietano ai privati di fare: tra i foraggiatori degli ultras più violenti, infatti, ci sono alcune delle principali amministrazioni uliviste, che non si sono fatte problemi a mettere le tifoserie estreme a libro paga, arrivando a finanziare la creazione di siti internet in cui gli agenti di polizia - pardon: gli “sbirri” - sono definiti «stronzi» e «fascisti». Un esempio di queste sinergie virtuose tra elettori ed eletti di sinistra si trova all’indirizzo www.footballfansunited.org. È un sito realizzato dall’associazione Noi Ultras. Siamo nel cuore del movimento antiglobaliz