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Visualizzazione dei post da ottobre, 2007

Un sindaco che vuole più rumeni. Ma anche meno

« Vorrei invitare tutti a non fare la cosa più semplice, a non diventare razzisti, perché quando c’è una rapina si dice: "Un rumeno fa una rapina" . Una polizza sulla sicurezza della città è diffondere a Roma la cultura dell’accoglienza e della solidarietà nei confronti degli immigrati». Walter Veltroni, giugno 2006 . « Quando il 75% degli arrestati proviene da un solo Paese, e tutti gli episodi hanno la stessa modalità, ovvero aggressione violenta, furto, stupro e omicidio, esiste un problema specifico. Prima dell'ingresso della Romania nell'Unione europea, Roma era la città più sicura del mondo . Ritengo che l'Europa debba chiamare in causa le autorità romene». Walter Veltroni , oggi, 31 ottobre 2007 .

Sulle reti di Berlusconi lo spot per il Pci

Canale 5, cioè Mediaset, cioè le reti di Silvio Berlusconi. Lo sceneggiato a puntate (ora li chiamano fiction, fa più fino) è "Il capo dei capi", va in onda il giovedì in prima serata e racconta l'ascesa e la caduta di Totò Riina. Succede quello che non ti aspetti solo se credi davvero alla favoletta di Berlusconi che usa le sue televisioni per farsi i cavoli propri. Se invece sai come funziona quel mondo, e sai che Mediaset e le sue produzioni, come la Rai, sono imbottite di reduci sessantottini, che usano le reti di Berlusconi per farsi i cavoli loro, succede proprio quello che ti aspetti. E cioè che l'eroico sindacalista Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia nel 1948, sia rappresentato come un compagnuccio del Pci, «con tanto di bandiere comuniste e di ritratto di Gramsci appeso in sezione». E invece Rizzotto era socialista, iscritto al Psi di Pietro Nenni e Rodolfo Morandi. Ma vuoi mettere la statura epica ed etica di un gramsciano con quella di un precursore di Be

Gli Ogm e quell'inconfessabile complesso d'inferiorità nei confronti della sinistra

Complice la moral suasion di qualche amico, mi ero quasi illuso sull'evoluzione dei giovani di An. Quasi. Poi ho letto questo . LIBERI DA OGM - WEEKEND DI MOBILITAZIONE Azione Giovani aderisce alla Consultazione Nazionale promossa dalla Coalizione ItaliaEuropa Liberi da Ogm, lanciando un weekend di mobilitazione nazionale domani, sabato 27 e domenica 28 ottobre 2007. Nel rispetto della propria tradizione e del suo patrimonio valoriale da sempre legato all’amore per la terra, per l’ambiente, per le eccellenze della nostra nazione, abbiamo scelto di partecipare a questa consultazione attraverso una seria di iniziative che coinvolgeranno oltre 50 città italiane, perchè la difesa della nostra terra non può e non deve essere colpevolmente lasciata all’ecologismo ideologico di una parte della sinistra. Siamo convinti che l’introduzione senza regole del transgenico nel nostro sistema agricolo, da sempre fondato sulla tipicità e sulla qualità dei prodotti più che su un modello estensivo, f

"Ragazzi, risparmiate". Da quale pulpito

di Fausto Carioti «Ragazzi, imparate a risparmiare» ha detto ieri il ministro Tommaso Padoa Schioppa ai «bamboccioni» delle nuove generazioni. La risposta è già pronta: «Iniziate prima voi, nonni» (l'età media dei ministri del governo Prodi è di 58 anni e l'arzillo titolare dell'Economia ne conta 67). A palazzo Chigi e dintorni va di moda predicare alla Luigi Einaudi: il governo si atteggia a buon padre di famiglia e lesina i soldi per certe spese che evidentemente considera superflue, tipo la benzina per le volanti della Polizia. Intanto, però, si razzola alla democristiana. Dc degli anni Ottanta, per capirsi: spesa pubblica allegra e tutti col muso nella mangiatoia. Ora come allora, la pubblica amministrazione riesce a spendere oltre il 50% del prodotto interno lordo. Se il debito pubblico non cresce come avveniva all’epoca, è solo perché Prodi e soci stanno sottoponendo i contribuenti italiani a una spremuta che i governi di allora si sarebbero vergognati di imporre ai l

Cosa fare a palazzo Chigi quando sei morto

Diciamoci la verità. Romano Prodi, dopo aver vinto le elezioni per puro miracolo e grazie a una serie di errori marchiani da parte dei suoi avversari (vedi la presentazione delle liste all'estero), ha fatto quello che avrebbe fatto chiunque altro si fosse trovato al suo posto: ci ha provato. Ha tentato di governare in tutti i modi, perché ogni altra soluzione avrebbe significato la fine della sua avventura politica. Doveva provarci. Così come fu una mossa dovuta quella di Berlusconi all'indomani del voto. Proponendo un governo di grande coalizione (che avrebbe ufficializzato la sconfitta definitiva di Prodi), il leader di Forza Italia ha fatto la figura del grande statista e ha messo nei guai Prodi, perché da allora può rinfacciargli (come infatti fa) che se il paese è ingovernabile la colpa è tutta sua. Nella Cdl non dicono (ma anche questo fa parte del gioco) che, a ruoli invertiti, Berlusconi si sarebbe comportato nello stesso modo. Insomma, ognuno ha fatto quello che gli im

Amsterdam Jihad

Se ne parla poco o niente, perché non è carino andare a raccontare in giro certe cose. Ma Parigi e Marsiglia non sono le sole città europee ad avere le loro " zone urbane sensibili ", interi quartieri nei quali le forze dell'ordine non hanno il coraggio di entrare perché il controllo del territorio è in mano agli immigrati, che applicano le leggi dei loro Paesi. Succede anche altrove, sempre più spesso. Ultima arrivata è Amsterdam. In Amsterdam, quasi ogni notte si scatena la guerriglia nel quartiere di Slotervaart, dove una banda di giovani immigrati incendia le automobili e sfida la polizia. E' iniziato tutto il 14 ottobre, quando una poliziotta ha ucciso un marocchino di 22 anni, Bilal Bajaka, vicino al gruppo terrorista islamico Hofstad . Bilal, armato di coltello, aveva assalito la poliziotta e un suo collega dopo essere entrato in una stazione di polizia. I due agenti sono vivi per miracolo. L'uccisione di un giovane musulmano da parte di una donna "inf

Doris Lessing nel gregge dei Nobel ideologizzati

di Fausto Carioti Le dichiarazioni di qualunque Nobel ormai sono sovrapponibili a quelle di Alfonso Pecoraro Scanio e Oliviero Diliberto. La notizia ha il suo aspetto positivo: si può vincere il premio anche senza avere alcunché di originale e intelligente da dire. Resta, però, il dato di fatto: a Stoccolma ed Oslo hanno un problema di credibilità. Certo, basta scorrere l’elenco dei premiati degli ultimi anni - alla rinfusa: Rigoberta Menchú, Yasser Arafat, Kofi Annan, Mohamed El Baradei, Alfonso Perez Esquivel, Dario Fo, Harold Pinter, José Saramago, Günter Grass - per capire che devi essere nemico degli Stati Uniti e della globalizzazione. Se sei americano, come Al Gore e Jimmy Carter, vinci solo se hai detto tutto il male possibile dell’amministrazione Bush. Ma è chiaro che per tutti costoro il premio - anche se concesso per meriti letterari - rappresenta soprattutto un riconoscimento alle loro idee politiche. Il problema nasce quando si uniscono al coro quelli che non hanno mai mil

Why Veltroni is unfit to run Italy

L'Economist, lo stesso settimanale inglese che ogni volta che massacrava Berlusconi finiva sulle prime pagine dei grandi quotidiani italiani, stavolta che parla di Walter Veltroni viene, di fatto, ignorato. Anche grazie alle agenzie di stampa, che hanno ripreso la notizia in pochissime righe e senza riportare i passaggi più significativi. Nel mio piccolo, faccio quel che posso per rimediare. «(Veltroni) è incline alla retorica del guardare avanti: la sua campagna promette una "nuova stagione" e durante la conferenza stampa successiva alla sua vittoria ha promesso che il partito democratico sarà una "nuova forza" con un "nuovo linguaggio". Forse. Ma questo partito è anche erede di quelli che sono stati in circolazione sin dalla nascita della repubblica, negli anni Quaranta. Veltroni è stato nel cuore dei meccanismi della politica italiana per oltre trent'anni (fu eletto nel consiglio comunale di Roma all'età di 21 anni). Poi entrò nel parlament

Storace-Napolitano: torna il reato di lesa maestà

di Fausto Carioti Per carità. Massimo rispetto per il presidente della Repubblica. Per la carica che ricopre, per ciò che bene o male rappresenta e tutto il resto. Quanto a Francesco Storace, esponente della destra più sanguigna, senza dubbio sa essere urticante. Ora che ha lasciato Alleanza nazionale, poi, è costretto a mettersi in evidenza davanti agli elettori ricorrendo ad attacchi - come dire - assai poco eleganti. Tipo quelli lanciati nei giorni scorsi contro i senatori a vita, accusati di sorreggere con le stampelle il governo Prodi, e contro Giorgio Napolitano, che Storace ritiene «indegno» del ruolo che svolge. Resta il fatto che quello che è toccato ieri a Storace sembra copiato da una scena del teatro dell'assurdo. La procura di Roma lo accusa di aver violato l'articolo 278 del codice penale: «Chiunque offende l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni». L'impressione è che i magistrati non abbiano c

Medaglia d'argento

Dopo che tutti i mezzi d'informazione, inclusi i telegiornali del sedicente servizio pubblico, hanno passato le ultime settimane ad annunciare l'Evento. Dopo che i resti dei due partiti (rivali) più importanti della prima repubblica (i Ds, eredi del Pci, e la Margherita, nipotina della Democrazia cristiana) si sono dissolti in un'unica entità. Dopo che milioni e milioni di valorosi esponenti della migliore società civile si sono messi stoicamente in fila sotto il sole cocente di metà ottobre per scolpire, tutti insieme, un nuovo momento di Democrazia. Insomma, dopo tutto 'sto casino, adesso abbiamo un partito che vale meno del partito di plastica creato a tavolino da Silvio Berlusconi assieme ai manager Fininvest . E che potrà guadagnare consensi solo randellando il povero Romano Prodi e accelerando così il ritorno alle urne, sogno proibito (per ora) dell'opposizione. Complimenti per la medaglia d'argento, compagni democratici. E buon lavoro.

Ritratto dell'Italia da vecchia: le cifre del disastro demografico

Inutile stare tanto a sbattersi per aumentare la competitività dei Paesi europei: se l'Europa (e l'Italia) continuano a veder diminuire la loro popolazione, e quindi i loro mercati, la loro forza lavoro, il numero dei loro ricercatori e così via, non potranno che continuare perdere peso economico - e politico, di conseguenza. Dinanzi alle culle vuote, non c'è politica industriale che tenga. Il recupero economico di un Paese passa dal recupero del trend demografico. Un recentissimo rapporto dell'Instituto de Político Familiar , ente indipendente spagnolo interessato a promuovere politiche per la famiglia, aggiorna i dati del declino demografico che interessa l'Europa, e soprattutto l'Italia. L'Italia è il Paese europeo con la più bassa percentuale di popolazione giovane: solo il 14,2% degli italiani (uno su sette) ha un'età uguale o inferiore a 14 anni. La media europea è del 16,4%. La situazione va peggiorando: tra il 1980 e il 2004 la popolazione italia

The Economist: Guevara assassino, bamba ignoranti

La cosa incredibile è che in Italia solo Libero abbia parlato del curriculum di Ernesto Guevara (a parte questa eccezione , non da poco, su Repubblica, peraltro controbilanciata dalla solita fuffa marxista ). Nei Paesi culturalmente avanzati, invece, le stesse cose si leggono sui mainstream media. Un editoriale sull'ultimo numero dell'Economist , ad esempio, dice, in modo sintetico, le stesse cose che potete leggere qui . E' la semiotica, più che la politica, che spinge i teenager ignoranti di ciò che avvenne in Sierra Maestra a indossare le magliette del Che. La fotografia di Korda fissò Guevara come simbolo universale della ribellione romantica [...]. Guevara era un marxista spietato e dogmatico, che si batteva non per la liberazione, ma per instaurare una nuova tirannia. Nella Sierra Maestra uccise quelli che sospettava di tradimento; dopo la vittoria, Castro lo mise al comando dei plotoni d'esecuzione che fucilavano i "contro-rivoluzionari"; come ministro

Noi, il semaforo e lo Stato

di Fausto Carioti A cosa serve lo Stato? A fregare noi cittadini o a darci una mano a convivere senza scannarci troppo? Spernacchiati tutti i rappresentanti della pubblica autorità, dagli onorevoli in auto blu ai magistrati ai maestri elementari, a rappresentare lo Stato in maniera decente restava davvero poca roba. I carabinieri, i poliziotti e gli altri poveri cristi che rischiano la pelle per 1.200 euro al mese. E poi c’erano loro, i semafori, simboli dello Stato amico. Piace a sinistra, il semaforo, perché è democratico e livella verso il basso: davanti a quella luce rossa si debbono fermare tutti, dall’imprenditore in Maserati all’immigrato che guida la Fiat Ritmo di sesta mano. E in fondo piace anche a destra, perché sembra incarnare quello Stato minimo che sognano i liberali: evita incidenti e salva vite umane, e lo fa senza pesare sulle tasche del contribuente e senza andare in permesso per malattia alle Bahamas. Ecco, se avevamo certe convinzioni sarà meglio liberarcene subito

Celebrazioni per un assassino

di Fausto Carioti In Argentina, dove Ernesto Guevara nacque nel 1928, tra i giovani è diventato un modo di dire: «Tiengo una remera del Che y no sé por qué». Vuol dire: «Ho una maglietta del Che, ma non so per quale motivo». Quantomeno, i ragazzi argentini la domanda se la pongono. I loro coetanei (ma anche tanti ultrasessantenni) in Italia, a Hollywood e nel resto del mondo libero, l’icona di Guevara fotografato da Alberto Korda la indossano in beata ignoranza. Sanno confusamente che era un ribelle, e tanto basta per averlo addosso, stampato sulle t-shirt, come quella indossata dal musicista Carlos Santana alla notte degli Oscar, o tatuato, come sul braccio destro di ciò che resta di Diego Armando Maradona. Comunque pronto per essere sfoggiato nei cortei pacifisti. Molto si deve al merchandising e alle operazioni editoriali costruiti sul personaggio, che lo hanno trasformato in un marchio globale, più trendy dell’iPod. L’agiografia ha raggiunto l’apice in questi giorni, in cui cade il

Che Guevara, quarant'anni di favole a buon mercato

Oggi, 9 ottobre, è il quarantesimo anniversario dalla morte di Ernesto Che Guevara. In queste quattro decadi il comunista argentino è diventato un'icona pop che simboleggia valori ben distanti dalla sua figura. Persino sulla prima pagina di Liberazione, nel solito articolo agiografico, si ricorda che «aveva il mitra e la pistola, diceva di volere creare "1000 Vietnam", cioè di voler portare la guerriglia in tutto il mondo». In realtà, Guevara diceva esplicitamente di voler esportare l'odio e la violenza. Come si legge nel suo messaggio alla Tricontinentale , pubblicato nel 1967: The great lesson of the invincibility of the guerrillas taking root in the dispossessed masses. The galvanizing of the national spirit, the preparation for harder tasks, for resisting even more violent repressions. Hatred as an element of the struggle; a relentless hatred of the enemy , impelling us over and beyond the natural limitations that man is heir to and transforming him into an effec

La Jervolino vuole mettere il bavaglio al pm che indaga sull'eversione rossa

E' noto, basta scorrere l'elenco delle alte cariche dello Stato per capirlo: i comunisti, oggi, sono vittime di una «campagna di persecuzione». Si sa: la borghesia è «eversiva» per natura, e tutte le «conquiste di civiltà e progresso» ottenute nel nostro Paese portano la firma dei comunisti. Per questi e altri motivi, chi si permette di indaga sui Carc (i Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo) va fermato. Come il pm bolognese Paolo Giovagnoli, «novello Torquemada», autore di «una nuova caccia alle streghe, un’operazione di repressione preventiva degna dei tempi del fascismo». Ora, che simili deliri abbiano libera cittadinanza su Internet non è cosa né nuova né strana. Nuovo e molto strano, invece, è che l' appello dei Carc per legare le mani a Giovagnoli , nel quale tali deliri sono messi tutti nero su bianco, sia stato appena firmato, come fanno sapere gli stessi Carc , da Rosa Russo Jervolino, attuale sindaco di Napoli ed ex ministro dell'Interno. Dell

Una domanda, nessuna risposta

di Fausto Carioti Nelle righe che seguono non troverete risposte, ma solo una domanda. La stessa che qualche milione di italiani si è fatta ieri, appresa la notizia dell'arresto di Cristoforo Piancone, avvenuto lunedì dopo che costui aveva rapinato una banca nel pieno centro di Siena. La domanda è: cosa ci faceva a piede libero, armato di quattro pistole, uno dei componenti della direzione strategica delle Brigate Rosse, mai pentito né dissociato, condannato a tre ergastoli per concorso in sei omicidi e due tentati omicidi? La risposta la devono dare i magistrati torinesi, convinti che Piancone fosse cambiato abbastanza da poter trascorrere le sue giornate fuori dalla sbarre. E la devono dare quelli che fanno le leggi: se il tribunale di sorveglianza di Torino, nell'aprile del 2004, ha tirato fuori dal carcere un personaggio simile, è perché niente vieta di dare la semilibertà a un terrorista irriducibile e pluriomicida. La norma che ha consentito a Piancone di andare in giro a

Per il nucleare, contro il "Nimby": la Camera apre la proposta di An

di Fausto Carioti Chi c'è c'è, chi non c'è - tipo gli ex ministri Gianni Alemanno e Altero Matteoli - sarà sempre in tempo ad aggregarsi dopo, ammesso che lo voglia. Gianfranco Fini ha scelto: Alleanza nazionale è ufficialmente il partito dell'energia nucleare. Lo sancisce la decisione di far avviare l'iter parlamentare della proposta di legge per la costruzione di nuove centrali atomiche, siglata da quasi tutti i pezzi da novanta di via della Scrofa (primo firmatario Adolfo Urso, secondo Fini, terzo Ignazio La Russa). Proprio domani il testo inizia il suo percorso nella commissione Attività produttive della Camera. E lo conferma l'ultimo numero di Charta Minuta, la rivista di Fare Futuro, la fondazione di cui Fini è presidente e Urso direttore generale. Un vero e proprio manifesto della "eco-destra", in cui ha un ruolo fondamentale l'atomo di pace, citato come forma di «energia verde» per eccellenza, anche in vista del rispetto del controverso tr

Il badante di Romano

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C'era una volta il sindacato che difendeva i lavoratori. Anche e soprattutto dal governo. E diceva al governo: attenzione, che così fai male ai lavoratori. C'era una volta, ma adesso non c'è più. Ora c'è il sindacato che difende il governo dai lavoratori. E dice ai lavoratori: attenti, che così fate male al governo. Il prototipo del nuovo sindacalista è il segretario generale della Cgil, Gugliemo Epifani, che intervistato da Repubblica, con tutti i motivi che dovrebbe avere per chiedere ai lavoratori di votare a favore dell'accordo sul welfare e le pensioni, sceglie il ricatto morale: ragazzi, votate a favore dell'accordo anche se vi fa schifo, perché sennò cade Prodi . E questo spiega le attuali priorità della Cgil meglio di mille commenti. E' anche il segno che pure Epifani ormai ha esaurito tutti gli argomenti, e che la sua stessa base l'ha messo all'angolo. Il che, per inciso, appare anche comprensibile, visto il modo con cui le sigle confederali