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Visualizzazione dei post da maggio, 2009

Da Draghi un allarme e un invito al governo

di Fausto Carioti Al governo, ieri Mario Draghi ha lanciato un allarme e un invito. Il primo riguarda molto da vicino quaranta milioni di contribuenti: è l’allarme tasse. All’uscita dalla crisi, ha detto il governatore della Banca d’Italia, «vi è il rischio che sull’economia gravi a lungo una pressione fiscale molto elevata». Va da sé che si tratta di un rischio da evitare, visto che le tasse in Italia sono già a livelli troppo alti. L’invito è più sommesso, ma altrettanto importante: il governo può e deve osare di più per aiutare le categorie colpite dalla crisi. In altre parole, se oggi gli ammortizzatori sociali puntano soprattutto a difendere il perimetro degli occupati, mantenendoli legati alle imprese tramite la cassa integrazione, presto dovranno estendersi pure a chi è senza lavoro. Anche perché il tasso di disoccupazione, da qui al termine della crisi, tornerà ad essere superiore al 10%. Chiedere al governo di evitare l’aumento delle imposte e allo stesso tempo di ricorrere al

L'asse Berlusconi-Eni-Putin nel mirino di Obama

di Fausto Carioti L’ipotesi del “complotto” internazionale ai danni del presidente del Consiglio inizia a farsi largo anche tra chi non ha grandi simpatie per Silvio Berlusconi. Tipo Lucia Annunziata, che ieri sulla Stampa ha parlato del possibile “ complotto Bilderberg ”: un club dei potenti della terra che si riunisce ogni anno sotto la guida spirituale di Henry Kissinger e traccia l’indirizzo che dovrà prendere il mondo nei dodici mesi seguenti. Inutile dire che l’impronta del circolo è spiccatamente anglosassone. Tanto più lo è stata quest’anno (l’incontro è avvenuto a cavallo della metà di maggio), grazie alla presenza di numerosi plenipotenziari della diplomazia statunitense. E dato che il governo italiano è visto a Washington come la testa di ponte mediterranea della Russia di Vladimir Putin e Dmitry Medvedev, la quale oggi è ai ferri corti con gli Stati Uniti tanto quanto lo era ai tempi di George W. Bush, la voglia di tirare le somme e dire che per la Casa Bianca (e per il “ci

I morti della Saras e quelli della Thyssen

di Fausto Carioti Che i padroni non fossero tutti uguali è roba nota. Alcuni sono «a prescindere» più buoni degli altri, anche se il loro stomaco può contare su una voluminosa matassa di pelo. Ma ieri si è scoperto che pure i morti sul lavoro non sono tutti uguali. Certi - come quelli che nel dicembre del 2007 morirono nel rogo torinese della Thyssen - chiedono giustizia immediata, cioè vendetta: sangue chiama sangue. Altre vittime ispirano invece ragionamenti più pacati, decisioni a freddo e procedure molto più garantiste. È il caso dei tre lavoratori della cooperativa di manutenzione Comesa morti martedì nell’impianto sardo della Saras, che fa capo alla famiglia Moratti. Allora, un anno e mezzo fa, giornali, politici, sindacalisti e investigatori dopo poche ore avevano già emesso la sentenza, che era quella di omicidio volontario. «L’azienda sapeva che il pericolo c’era e non ha fatto nulla», era la frase sulla bocca di tutti. Stavolta, leggendo le cronache, l’aria che si respira è i

Il profeta della linea dura ha trovato chi è più duro di lui

di Fausto Carioti L’immagine del povero Gianni Rinaldini aggredito e gettato già dal palco da quegli stessi operai che voleva arringare merita di passare alla storia. Come il manifestante milanese che nel 1977, gambe piantate a terra, puntava con due mani la pistola contro la polizia, o come Bettino Craxi bersagliato dalle monetine davanti all’hotel Raphael: è un fotogramma che racchiude la metafora di un’epoca, o almeno di un periodo della nostra storia. La morale dell’istantanea scattata ieri appare chiara: per il sindacato che pretende di essere tutto, partito politico e parte negoziale, di difendere i lavoratori italiani e i profughi palestinesi, di scendere in piazza contro la Fiat, contro palazzo Chigi e contro la missione militare americana in Iraq, di colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa del Pci e dei partiti che gli sono succeduti, di aizzare la lotta di classe nella speranza di gestirla e farla pesare sul tavolo delle trattative, non c’è più posto. Con la loro intolleran

A proposito di Angeli e Demoni

La vita è breve e quindi mi risparmierò la visione dell'ultimo film di Ron Howard. Anche perché ho già dato: anni fa sprecai qualche ora del mio tempo per leggere il libro di Dan Brown (che non è il seguito del "Codice Da Vinci", ma il libro che l'ha preceduto, per giunta scritto assai peggio. La qualità era tale che nessun editore italiano lo aveva tradotto. Solo dopo il successo internazionale del "Codice Da Vinci" fu portato nelle librerie italiane).  Ne scrissi  una recensione di ritorno da Cannes, dove avevo assistito all'anteprima del "Codice Da Vinci" ( articolo 1 e articolo 2 ). La ripubblico qui. Fosse mai che a qualcuno interessa sapere cosa pensa il sottoscritto del libro da cui è tratto il film. Se pensate che il "Codice" sia anticattolico, aspettate il prossimo film di Fausto Carioti Chi pensa che il “Codice Da Vinci” contenga una quantità ineguagliabile di bufale anticristiane aspetti di vedere il prossimo film tratto

Negli Usa di Obama i "pro life" sono la maggioranza

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A conferma del fatto che l'elezione di Barack Obama non significa che gli elettori americani sono diventati improvvisamente liberal, arriva l'ultimo sondaggio Gallup. Per la prima volta dal 1995, ovvero da quando il più famoso istituto demoscopico americano ha iniziato a porre la domanda su qual è l'atteggiamento dell'intervistato nei confronti dell'aborto, gli americani che si identificano come "pro life" superano i "pro choice" e diventano la maggioranza assoluta: il 51%. Mentre quelli che si identificano come "pro choice" sono il 42%: rispetto a un anno fa, le percentuali si sono praticamente ribaltate. Fosse accaduto ai tempi di George W. Bush, ci avrebbero detto che era il risultato degli influssi oscurantisti emanati dalla Casa Bianca e dalla Spectre Teocon. L'intero sondaggio è consultabile qui .

Il proseguimento del discorso di Ratisbona

Puntuale, il teologo Samir Khalil Samir spiega il significato del pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa con termini chiari e senza giaculatorie. In particolare si sofferma sul discorso tenuto dal papa nell'occasione della benedizione della prima pietra dell'università di Madaba, in Giordania. Alcuni anni fa studiosi arabi hanno fatto un’analisi della situazione della conoscenza scientifica nel mondo arabo e hanno scritto un rapporto catastrofico: dalla scuola elementare all’università, tutti si chiedono quale sia il contributo del mondo arabo alla conoscenza universale e ci accorgiamo che esso è inesistente. Più recentemente, il 3 marzo scorso, il giornalista algerino Anwar Malek, sulla tv Al-Jazeera, ha fustigato gli Arabi per non aver contribuito in nessun modo al progresso in questo secolo. Siamo davvero regrediti dal punto di vista scientifico. E nel campo religioso, siamo soffocati da una religione formalista, sempre più comandata dall’esterno, attenta all’appare

Scontro tra Brunetta e Tremonti

di Fausto Carioti Renato Brunetta è pronto a dimettersi. «Ho messo a disposizione il mio mandato, in questo momento non so se sono ancora ministro», dice il responsabile della Pubblica amministrazione. Non fa nomi, ma la polemica è con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Anche se il vero destinatario dello sfogo, ovviamente, è Silvio Berlusconi. Il motivo del contendere è politico: ci sono «resistenze» al decreto legislativo che dovrà attuare la riforma della pubblica amministrazione, il provvedimento al quale Brunetta tiene di più. E queste «resistenze», ha detto ieri Brunetta a Fiuggi, al congresso dei dipendenti pubblici della Cisl, «non arrivano dal sindacato, ma dall’interno del mio governo». Due, in particolare, le novità su cui Tremonti si è messo di traverso. La prima, più importante, è l’autorità che dovrà valutare l’efficienza dei dipendenti statali. La seconda è l’introduzione della “class action” nella pubblica amministrazione. Un passo indietro. Il 15 marzo il Parl

Tappetini rossi

Tra la blogger cubana maltrattata dal regime dei fratelli Castro e i dittatori cubani, indovinate un po' con chi si schiera, e chi ricopre di accuse, il noto giornalista. PS. Indizio: il noto giornalista è Gianni Minà .

Indovina chi ha firmato l'accordo con la Libia

di Fausto Carioti Gianfranco Fini chiede al governo di «garantire il diritto d’asilo» agli immigrati provenienti dalla Libia. Avvalorato in qualche modo dal presidente della Camera, il ritratto di un’Italia berlusconiana percorsa da egoismi e pulsioni xenofobe torna comodo alle esigenze di una sinistra che, per usare le parole dell’ex ministro Giovanna Melandri, si professa «multietnica, pluralista e libera», cioè intenzionata a far convivere in gioiosa armonia le diverse culture degli immigrati di mezzo mondo. Eppure l’Italia, anche in questo inizio di legislatura, si è confermata uno dei Paesi europei più generosi nella concessione dello status di rifugiato e nel garantire protezione agli immigrati. Nel 2008 hanno ottenuto la tutela dello Stato italiano 10.849 nuovi stranieri. In questo scorcio del 2009 è toccato ad altri 3.579. Il risultato è che oggi l’Italia ospita oltre 52mila rifugiati: pur essendo un paese di recente immigrazione, occupa già la sesta posizione tra i ventisette

Obama bombarda come e più di Bush. Ma stavolta la sinistra sta zitta

di Fausto Carioti Se la sinistra italiana è regredita all’età infantile e l’unico argomento di cui riesce a parlare è «papi», la colpa non è solo di Silvio Berlusconi. Il premier ha fatto tutto quello che ha potuto per rimbecillire i suoi avversari, ma è arrivato sino a un certo punto. Il resto lo ha realizzato - senza fare nulla: basta la sua presenza - il presidente statunitense Barack Obama. Dopo otto anni passati a sbraitare contro la “sporca guerra” di George W. Bush, a contare una per una le vittime militari e civili delle campagne belliche americane, a chiedere il ritiro dei soldati italiani da tutte le missioni volute dalla Casa Bianca, i compagni con la bandiera arcobaleno adesso assistono con l’elettroencefalogramma piatto alle stragi compiute da quegli stessi soldati. Mentre i tantissimi parlamentari del Pd che, pur senza accodarsi a Gino Strada, giudicavano «scellerate» le scelte militari di Bush, ora che alla Casa Bianca comanda un presidente democratico fanno a gara a chi

Il piano di Berlusconi per fare fuori la Lega

di Fausto Carioti «Se non ora, quando?». È il ragionamento in voga in questi giorni a palazzo Grazioli. Se non ora, quando si andrà allo scontro finale con la Lega? Quando si ripresenterà un’occasione simile per regolare i conti con l’ultimo alleato-avversario rimasto al PdL? Forse mai, di sicuro non con un Cavaliere così forte nei sondaggi (la rilevazione Ipsos per il Sole-24 Ore diffusa ieri dà il PdL al 40%) e con il principale partito d’opposizione che, invece di remargli contro, pare persino intenzionato ad aiutarlo. Tutta colpa (o merito) del referendum voluto da Mario Segni e Giovanni Guzzetta. Silvio Berlusconi sinora ha fatto poco o nulla per sostenerlo. Si è limitato a mandare in avanscoperta alcuni dei suoi, che due anni furono tra i primi a firmare la richiesta per chiedere di modificare la legge elettorale, assegnando la maggioranza dei seggi non più alla coalizione vincente, ma al singolo partito che ottiene più voti. Il risultato è che, se vincessero i referendari, al Pd

Il leader giusto per il Pd

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di Fausto Carioti Masticassero politica, invece di masticare sempre e solo bile, quelli del Pd si recherebbero davvero in delegazione alla villa di Macherio per offrire a Veronica Lario la leadership del loro partito. E «la signora», come la chiama il marito, farebbe bene ad accettare, visto che si tratterebbe di una semplice ufficializzazione del ruolo che già ricopre. La qualifica di leader morale dell’opposizione lei se l’è guadagnata sul campo. Un po’ per bravura e personalità (è l’unico essere umano in grado di imporsi su Silvio Berlusconi, come dimostra lo sbianchettamento notturno delle candidature per le europee). Un po’ per mancanza di alternative, causa morte politica - e in certi casi pure cerebrale - di ogni altro possibile leader della sinistra. Fu proprio Walter Veltroni a lanciarla per primo. «È “open minded”, è curiosa e ha una grande autonomia intellettuale. Ha una personalità di primissimo piano» disse di lei, invitandola a dare «un suo contributo» al Paese. E questa