Quelli che la democrazia non si poteva esportare
di Fausto Carioti Con quale faccia Repubblica ieri esultava in prima pagina perché «In Iraq la democrazia ha vinto»? Quanto sprezzo del ridicolo ci vuole, a largo Fochetti, per mettere in prima pagina le foto delle dita delle donne irachene sporche di inchiostro viola, simbolo del voto appena effettuato? Fosse stato per il quotidiano di Ezio Mauro, e per quei pacifisti che Repubblica incitava e difendeva, in Iraq non ci sarebbe stato alcun polpastrello viola, non si sarebbe insediata alcuna democrazia. L’Iraq sarebbe ancora il giardino di casa Hussein, in cui il dittatore fa quello che vuole, e cioè cose ben più gravi del negare il diritto al voto, dal momento che includono gli omicidi di stato e le stragi di massa. E questo vale per Repubblica, ma anche per tutta quella sinistra italiana che contro la missione in Iraq aveva messo le bandiere della pace nei propri manifesti, sui simboli elettorali, sugli striscioni nelle piazze, e adesso applaude imbarazzata - o nei casi più dignitosi...