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Visualizzazione dei post da maggio, 2006

La Cdl davanti all'equazione referendaria

Le elezioni politiche e quelle amministrative non hanno cambiato il dato di fondo della politica italiana: l'Unione e la Cdl continuano ad avere come unico, vero punto di forza le debolezze altrui. Era una gara a chi sta messo meno peggio dell'altro e tale è rimasta. La brutta situazione in cui si trova il centrosinistra - riassumibile in una parola: Senato - non serve infatti a risolvere i problemi del centrodestra. Se l'Unione rischia di assistere al logoramento e alla fine prematura del governo Prodi, i cui provvedimenti sono destinati a impantanarsi a Palazzo Madama (il voto di fiducia non tragga in inganno, l'attività ordinaria è tutt'altra cosa), la Cdl vede messa in discussione la sua stessa sopravvivenza, almeno così come la conosciamo adesso. La chiave di volta sarà il referendum confermativo della devolution (previsto dall'articolo 138 della Costituzione ) che si terrà il 25 e 26 giugno. Per il Carroccio, ovviamente, il referendum costituzionale è ad

Una storia di calcio, politica e famiglia

di Fausto Carioti Inizi con Moggi (Alessandro), passi per De Mita (Giuseppe) e alla fine risolvi ogni problema con Napolitano (Giulio). È tutto così italiano, suona tutto così “normale” da sembrare scritto da uno di quelli che questo Paese lo hanno saputo conoscere e raccontare sul serio. Scoppia uno scandalo i cui ingredienti sono, stringi stringi, gli stessi che compongono l’anima di questo Paese. C’è la famiglia, che come diceva Leo Longanesi campeggia al centro della bandiera italiana. Soprattutto, con i diversi ruoli che i magistrati dovranno appurare, nell’affare che ruota attorno alla Gea ci sono i figli, che come fa dire Eduardo De Filippo a Filumena Marturano «so’ piezz’e core». C’è il figlio di Lucianone Moggi, Alessandro. C’è Davide Lippi, primogenito del commissario tecnico della nazionale, Marcello. C’è Giuseppe De Mita, erede di Ciriaco. C’è Riccardo Calleri, stesso sangue e stesso cognome di Gian Marco, che fu presidente di Lazio e Torino. C’è Chiara Geronzi (vedi alla v

La bottiglia ricavata dal mais, ovvero quello che avremmo potuto essere

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Per capire bene quanto eravamo avanti e quanto siamo rimasti fermi. Era il 1990. La Montedison-Ferruzzi, che all'epoca faceva capo a Raul Gardini, aveva appena lanciato un materiale innovativo. Si chiamava Mater-Bi. Una plastica ottenuta dal mais, con la particolarità di essere biodegradabile. Qualcuno ricorderà: nel luglio di quell'anno il settimanale Topolino regalò ai suoi lettori una macchina fotografica realizzata con tale plastica. Gardini non badava a spese. La chimica italiana, dalla tradizione gloriosissima (il Moplen, la prima plastica realizzata per fare oggetti come la conosciamo noi, oggi fu un brevetto italiano, frutto del genio di Giulio Natta : era la metà degli anni Cinquanta, e la commercializzazione avvenne nel 1961), faceva ancora da pioniere per il resto del mondo. Gli altri a inseguire. Sono passati diciassette anni. In mezzo, Tangentopoli, Enimont, il crac Ferruzzi, il piano di Enrico Cuccia, un capitalismo sempre più a corto di capitali, un Paese sempre

Oriana Fallaci intervistata dal New Yorker

Parla Oriana Fallaci, intervistata dal New Yorker . Dice che Silvio Berlusconi e Romano Prodi sono due «fucking idiots». Spiega: «Perché la gente si umilia a votare? Io non voto. Perché io ho dignità. Se, in un certo momento, mi fossi tappata il naso e avessi votato per uno di loro, sarebbe stato come sputarmi in faccia». Parla dell'Islam, ovviamente. «Sono convinta che la situazione politica sia sostanzialmente identica a quella del 1938, con gli accordi di Monaco, quando Inghilterra e Francia non compresero nulla. Con i musulmani abbiamo fatto la stessa cosa. (...) L'islamismo è il nuovo nazi-fascismo. Con il nazi-fascismo, nessun compromesso è possibile. Nessuna tolleranza ipocrita. E coloro che non comprendono questa semplice realtà stanno contribuendo al suicidio dell'Occidente». Parla della moschea di Colle Val d'Elsa: «Se sarò viva, andrò dai miei amici di Carrara - dove c'è il marmo, sapete. Sono tutti anarchici. Con loro, prendo gli esplosivi. E faccio salt

L'arcobaleno che non ti aspetti

Leggi Reason , bella rivista libertarian che di solito si occupa di argomenti come il rapporto tra Islam e libertà , l'importanza del voto cattolico , il buono scuola e il sostegno occidentale ai regimi africani , e ti imbatti in un articolo sui rainbow party . Che non sono feste organizzate dai pacifisti. Perché ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la nostra filosofia. Lettura consigliata soprattutto a chi ha figli.

Prodi, un mese e mezzo dopo

Ci sono voluti cinque anni ai signorini dei poteri forti per intonare il de profundis al governo Berlusconi. Per il governo Prodi è bastato un mese e mezzo, puntellato da annunci scomposti e spesso contrastanti di ministri ed esponenti dell'Unione dai quali non si capiva molto, tranne che vi era una forte volontà politica di cancellare norme come la legge Biagi e la riforma Moratti e di bloccare la costruzione di tutte le grandi opere pubbliche. La migliore cartina di tornasole di questa delusione maturata in tempi rapidissimi è La Stampa, il giornale di casa Fiat. Il 9 aprile, il giorno stesso del voto, il direttore Giulio Anselmi in questo editoriale spiegava (anche) così la sua scelta di campo in favore dell'Unione e contro Berlusconi: «Gran parte della classe dirigente che gli aveva dato fiducia gliel'ha ritirata». Stessa sorte, ma in tempi molto più rapidi, è toccata ora al povero Prodi: la classe dirigente gli ha tolto la fiducia. Faceva un certo effetto oggi la prim

Quello che un presidente della repubblica non dovrebbe dire

di Fausto Carioti Giorgio Napolitano fatica a entrare nei panni di un presidente della repubblica super partes. Ammesso, s’intende, che abbia davvero voglia d’indossarli. L’impressione, e lo si è visto anche nell’ intervista rilasciata ieri al settimanale francese “L’Express”, è che preferisca usare il Quirinale per ritagliarsi un ruolo non da padre della patria, ma da padre più o meno nobile del centrosinistra. Un genitore con due figli: il pargolo prediletto, quel Romano Prodi, presidente del Consiglio, la cui coalizione ha sollevato di peso Napolitano per portarlo sul Colle, e il figliastro che deve sopportare ma del quale farebbe volentieri a meno, quel Silvio Berlusconi, leader dell’opposizione, che dal canto suo avrebbe fatto volentieri a meno di vedere Napolitano al Quirinale. Un figliastro nei cui confronti non riesce a trattenere una forte insofferenza, che trapela ogni qualvolta il presidente della repubblica abbandona le formule di circostanza. Nell’intervista al settimanal

Perché la Juventus tifa Borrelli

Impossibile comprendere cosa significhi l'arrivo alla guida dell'ufficio indagini della Federcalcio di Francesco Saverio Borrelli, ex procuratore generale di Milano e capo del pool Mani pulite, senza aver prima capito cosa c'è dietro il caloroso benvenuto che gli ha dato Franzo Grande Stevens, avvocato di fiducia degli Agnelli e sino a poche ore fa presidente della Juventus. «Borrelli è una persona di prim'ordine, mi levo il cappello. Sono sicuro che farà bene», ha detto Stevens. Il quale ha anche invocato «tempi normali» per la giustizia, e non procedure d'emergenza: «Almeno sei-otto mesi». Così, mentre Silvio Berlusconi e i suoi si disperano (parla per tutti Maurizio Gasparri quando dice che «se fossi un tifoso milanista mi preoccuperei»), la squadra sinora più coinvolta nello scandalo che è stato ribattezzato Calciopoli, in evidente assonanza con quella Tangentopoli che vide Borrelli protagonista assoluto, applaude all'arrivo del Grande Inquisitore. Il parad

La storia di oggi...

... è questa . Tutto il resto è fuffa.

Se pensate che il "Codice" sia anticattolico, aspettate il prossimo film

di Fausto Carioti Chi pensa che il “Codice Da Vinci” contenga una quantità ineguagliabile di bufale anticristiane aspetti di vedere il prossimo film tratto da un libro di Dan Brown. Visti gli incassi realizzati nel primo week end di programmazione dal “Codice Da Vinci”, la Sony infatti si è detta pronta a tradurre in celluloide anche “Angeli e demoni”, che oltre all’autore condivide con il “Codice” il protagonista Robert Langdon, lo studioso di simbologia liberal e politicamente corretto interpretato da Tom Hanks. “Angeli e Demoni” in realtà è stato scritto tre anni prima del libro più noto di Dan Brown, ma arriverà sul grande schermo - così come è arrivato nelle librerie italiane - solo dopo il successo del “Codice Da Vinci”. Si tratta, in sostanza, di un libro assai più acerbo e mediocre, che ha sfruttato il traino del più fortunato fratello maggiore. Le due storie, però, hanno in comune gli stessi temi, primo tra tutti il forte pregiudizio anticattolico di chi le ha scritte. Anche n

I vescovi scaricano i "cattolici adulti"

Un corsivo interno pubblicato oggi su Avvenire, il quotidiano dei vescovi, a pagina 11, è essenziale per capire la delusione della conferenza episcopale nei confronti dei "cattolici adulti" Rosy Bindi e Romano Prodi. Il corsivo, non firmato e quindi da attribuire al direttore Dino Boffo, intitolato "Apertura di credito dissipata", si conclude così: « Il programma dell'Unione, quello sul quale il centrosinistra si è impegnato e ha chiesto il voto, propone "il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto". Diritti alle persone quindi, non alle coppie, come sembra dire ora la Bindi, nel tripudio degli alleati estremisti. Domanda finale: quel programma è ancora valido? Ci dissero che era il frutto di una paziente mediazione: va considerata superata? Oppure era solo un escamotage per acchiappare voti cattolici? ». Un po' tardi, ma ci sono arrivati. Assolutamente da leggere: "Perché l

Il Codice Da Vinci e l'inutilità dei critici cinematografici

Vale per tutti noi giornalisti. Parliamo soprattutto a noi stessi, autorefenziali e tronfi, convinti, per dirla con Mina, «che la vita è tutta lì»: nelle cose che scriviamo, nel rassicurante circolo di trenta colleghi che la pensano come noi. Vale per tutti i giornalisti, ma per i critici cinematografici vale di più. Per qualche motivo, costoro riescono a condensare e portare a nuove vette i difetti della categoria. Il modo in cui è stato trattato il Codice Da Vinci ne è l'ennesima conferma. In sostanza, la pellicola ( qui una sintesi dei giudizi negativi ricevuti dalla stampa ) è stata accusata per la pochezza della storia e per le presunte carenze di realizzazione tecnica. La prima critica è insensata: visto il libro da cui è stato tratto il film, non si capisce come avrebbe potuto uscire fuori qualcosa di diverso. Né si comprende perché mai gli autori avrebbero dovuto stravolgere una trama che, sebbene cialtrona (anzi, proprio in quanto tale), ha avuto sinora cinquanta milioni d

Miti terzomondisti infranti: anche gli aborigeni stuprano e uccidono

di Fausto Carioti Deve essere destino che la sinistra veda cadere i propri miti, grandi e piccoli, uno dopo l’altro. Tra i pochi rimasti resisteva quello, caro a una certa area antioccidentale e terzomondista, della naturale innocenza e bontà di chi non è ancora stato toccato dal virus della modernità e del capitalismo. Avete presente quelli che dicono che le violenze sistematiche sono un prodotto dell’industrializzazione e del liberismo, cui si deve il principio dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo? Di questo si tratta. E invece niente da fare, è crollato pure questo mito. Per chi ci credeva, le notizie apparse negli ultimi giorni sui quotidiani australiani, e riprese ieri dal Corriere della Sera, sono state un brutto risveglio: gli aborigeni australiani sono autori di una «sistematica, frequentissima pratica degli stupri sui bambini, anche molto piccoli», e sulle donne. Al punto che il governo federale di Canberra sta pensando di limitare l’autonomia riservata a queste popolazioni,

Prodi: "Il voto di fiducia è andato meglio che nel '96". Ma è una bugia

Romano Prodi ha ottenuto il voto di fiducia al Senato . L'esito della votazione è stato di 165 voti a favore della mozione di fiducia contro 155 contrari. Dieci, quindi, i voti di scarto in favore del governo, sette dei quali garantiti dai senatori a vita. Commento del neopremier: « Meglio di così non poteva andare. Sono molto contento, abbiamo una maggioranza al Senato che è maggiore di quella del '96 ». Ma la sua è una bugia. All'avvio di quella legislatura il voto di fiducia al Senato per il governo dell'Ulivo, che si tenne il 24 maggio del '96, ebbe il seguente esito (facilmente controllabile da chiunque sul resoconto stenografico di quella giornata ): Senatori presenti..... 314 Senatori votanti..... 313 Maggioranza..... 157 Favorevoli..... 173 Contrari..... 139 Astenuti..... 1 Il governo Prodi, quindi, nel '96 ottenne 34 voti di scarto (173 "sì" alla fiducia contro "139" no). Stavolta ne ha avuti appena dieci. E all'epoca Prodi non o

Attori e regista difendono "Il Codice Da Vinci": è solo fiction. Ma non per tutti

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di Fausto Carioti CANNES - Hai voglia a ripetere, come ha fatto ieri Tom Hanks davanti ai giornalisti, che si tratta solo di «entertainment», di «emotional fiction» e non di un «documentary». Il “Codice Da Vinci” è destinato ad essere il terreno di una piccola ma cruenta battaglia culturale, che ci sarà utile a capire se e quanto è cambiato il nostro rapporto con la religione cattolica. Non a caso Dan Brown, l’autore del libro da cui è tratto il film, è stato già inserito dalla rivista “Time” tra le cento persone più influenti del mondo, a conferma di quanto la sua storia – venduta in 50 milioni di copie e tradotta in 44 lingue – abbia già “influito” sul modo di pensare di tanti. Che “Il Codice Da Vinci” non sia un film come tutti gli altri, proprio per certi suoi contenuti, lo si è visto bene anche nell’affollatissima conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina, subito dopo una proiezione riservata alla stampa che, come quella della sera prima, ha visto la critica cinematografica g

Qui Cannes: ecco "Il Codice Da Vinci"

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di Fausto Carioti CANNES - Volevate il relativismo? Eccolo nella sua versione più facilmente assimilabile. Te lo bevi che manco te ne accorgi, in due ore e 32 minuti. Lo hanno proiettato ieri notte qui a Cannes, in anteprima per la stampa. In sala, l’atmosfera dell’Evento. Dentro ci trovate tutto quello è lecito attendersi da un film intitolato “Il Codice Da Vinci” e anche di più, come sempre accade quando c’è Hollywood di mezzo. Per chi avesse trascorso gli ultimi due anni in un altro universo, è appena diventato film il caso editoriale più discusso, discutibile e azzeccato degli ultimi tempi. La storia che ha reso ricco il suo autore, Dan Brown, deve la sua fortuna al fatto di essere un’indovinatissima miscela di ingredienti che più a la page, più politicamente corretti non si può. C’è la Chiesa romana oscurantista e nemica delle donne, che mantiene da duemila anni i fedeli all’oscuro della verità (“il più grande insabbiamento della Storia”, dice uno dei protagonisti in uno dei momen

Un salto all'indietro

Un discorso lungo, soporifero, infarcito di retorica . Soprattutto retorica pauperista. Un discorso volto al passato e intriso di pessimismo, che già fa rimpiangere l'ottica fiduciosa di Carlo Azeglio Ciampi. Un discorso adatto a un premier che chiede la fiducia sul programma di governo, più che a un presidente della repubblica fresco di giuramento. Un discorso che non unisce, ma conferma tutte le divisioni, perché offre la pacificazione nazionale pretendendo di dettarne le condizioni. Un discorso tutto sbilanciato da una parte. Perché non basta ricordare che la resistenza ha conosciuto «zone d'ombra, eccessi e aberrazioni» (quello, presidente, lo sapevamo già dal dopoguerra, è lei che c'è arrivato solo adesso) per bilanciare un'omelia in cui 1) è stata ripescata la peggiore retorica di strada sulla «precarietà», la «mancanza di garanzie» e le disuguaglianze «accresciute»; 2) è stato invocato il «ripudio della guerra», con evidente riferimento alle missioni italiane all

Offerta a Giuliano Amato: "Smetti di fare favori ai Ds, entra nella Cdl"

di Fausto Carioti «Ci sono tutte le condizioni affinché Giuliano Amato lasci il centrosinistra e venga accolto nella Cdl, dove quella cultura politica che anche lui rappresenta si trova del tutto a proprio agio». L’invito fatto al suo ex compagno di partito da Maurizio Sacconi, senatore di Forza Italia, socialista e craxiano “storico”, non potrebbe essere più esplicito. Amato dice di essere «molto amareggiato» per il no dei Ds alla Cdl, che lo aveva proposto per il Quirinale. Si dice «sgomento» per la freddezza diessina. Anche lei, Sacconi, è sgomento? «Assolutamente no. L’atteggiamento dei Ds è stato ed è molto prevedibile. Ed è molto coerente sia con la loro natura sia con le caratteristiche di Amato». Quali caratteristiche? «Il grande merito di Amato è quello di essere stato uno dei principali interpreti di quella stagione politica italiana molto forte che, di fatto, ha anticipato il blairismo». La stagione di Bettino Craxi. «Amato fu uno dei protagonisti, e lo dico nel senso più no

La politica, il calcio e i garantisti a ore

Leggendo i giornali, facendo zapping davanti al televisore, curiosando sui blog (dove ognuno, per primo chi scrive, si sente libero di dare il meglio e il peggio di sé), emerge, nitidissima, una verità elementare: in Italia si è prima di tutto interisti, romanisti, juventini e via dicendo. La politica, gli ideali, i valori e altre trombonate simili vengono dopo, molto dopo la sciarpa che ci si mette al collo la domenica. Solo con l'emergere fortissimo di questa pulsione tribale e il suo prevalere sulla ragione si spiega la smania forcaiola che ha preso tante persone, in apparenza sensate e misurate, pronte a difendere le ragioni di Bettino Craxi e persino di Cesare Previti, che sino a pochi giorni fa alzavano il ditino e dicevano che non si può essere giudicati colpevoli sino a sentenza definitiva, e che ora hanno già scritto paginate di condanna perdendo bava dalla bocca dinanzi al nome di Luciano Moggi, proprio come un Antonio Di Pietro qualunque (lui sì, in questo, assai più coe

Se Napolitano vuole essere il presidente di tutti, inizi da Oriana Fallaci

di Fausto Carioti Egregio presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, lunedì, nel discorso con cui accetterà il suo nuovo incarico, lei ci assicurerà di essere «il presidente di tutti gli italiani». Una garanzia che ci è già stata data in coro da tutti gli esponenti del centrosinistra, pronti a giurare sulla sua imparzialità, sulle sue capacità e sul suo essere, prima di ogni altra cosa, un «uomo delle istituzioni». I numeri, però, raccontano una storia diversa. I numeri dicono che lei, presentato come il candidato di altissimo profilo «che non può che unire il Paese» (parole di Romano Prodi, pronunciate lunedì 8 maggio), alla resa dei conti è stato eletto con i soli voti del centrosinistra. Nonostante le attestazioni di stima ricevute, la sua candidatura non ha fatto breccia nella Cdl. Doveva essere il presidente della repubblica condiviso da tutti ed eletto con il “metodo Ciampi”. Si è dimostrato, perdoni la schiettezza, il candidato imposto dal centrosinistra con il «metodo del

E meno male che dovevano festeggiare

E' il giorno dell'elezione del primo ex comunista alla presidenza della repubblica. Come l'ha presa il presidente dei Ds, Massimo D'Alema, sino a pochissimi giorni fa in pole position per il Quirinale? Con tiepida soddisfazione per il successo di Giorgio Napolitano. Con la prevedibile perplessità per come il segretario del suo partito, Piero Fassino (non) ha condotto l'intera partita. Con una feroce incazzatura, diciamo, per l'atteggiamento degli alleati (Prodi e Rutelli su tutti), che lo hanno scaricato di peso. Quello che segue è il lancio dell'agenzia Apcom, recuperato da Tiscali.notizie , in cui si dà conto di ciò che scrive oggi la Velina Rossa, il foglio dei dalemiani a uso e consumo dei cronisti parlamentari. La cartina tornasole dei pensieri di D'Alema e dei dalemiani, insomma. Utile per capire cosa succederà nelle prossime settimane. Il testo integrale del lancio si trova qui . Nel testo qui riportato, l'unica aggiunta riguarda l'evidenz

Lacrime Napolitane

Tutto come ampiamente previsto. Giorgio Napolitano è stato eletto presidente della Repubblica con 543 voti . E' il primo ex comunista a salire al Quirinale. Numeri alla mano, la sua candidatura non è riuscita a raccogliere consensi nella Casa delle Libertà, anche se è probabile che ci sia stato il solito scambio di franchi tiratori tra i due fronti. La vittoria di Napolitano, e il modo in cui si è arrivati ad essa, lasceranno una lunga serie di ferite nell'Unione. Giuliano Amato, che la Cdl era pronta a votare, ha capito che i Ds lo considerano un paria, e mastica amarissimo . Massimo D'Alema si prenderà la guida degli Esteri e la vicepremiership del nascituro governo Prodi. Con D'Alema e una folla di pretoriani dalemiani accanto, Romano Prodi appare sin d'ora come il povero Roberto Clagluna, allenatore ufficiale della Roma che serviva a coprire quello che tutti sapevano essere l'allenatore vero, Sven Goran Eriksson. Piero Fassino, che spedito D'Alema al Qui

Conversioni illuminanti

Tanto per capire per chi tifano gli ambienti cattolici tra Massimo D'Alema e Giorgio Napolitano. Lunedì 8 maggio la senatrice Paola Binetti, della Margherita, vicina all'Opus Dei (per saperne di più qui e qui ), aveva espresso un giudizio chiarissimo : «Napolitano non è una candidatura che viene dal mondo cattolico. Probabilmente i cattolici esprimono l'esigenza di un presidente che in un modo più esplicito e più vivo incarni i valori che sono propri del mondo cattolico. La candidatura di Napolitano nasce all'interno della sinistra, come risposta al fatto che non è riuscita a trovare un consenso generale al suo interno su Massimo D'Alema. (...) A suo tempo, è stato un eccellente ministro dell'Interno, è una persona corretta, un buon garante, equilibrato, retto e competente. Ma non rappresenta certamente il mondo cattolico». Meglio, piuttosto, Mario Monti: «Monti è il nome che si è sentito con più frequenza in questi giorni perché è stato un non politico ma allo

Le poche certezze

Primo. La posta vera, ovviamente, non è l'elezione di Giorgio Napolitano, ma la trombatura di Massimo D'Alema. Per Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli, questa partita è un'occasione d'oro per affossare l'asse Berlusconi-D'Alema e avviare il passaggio all'età adulta. Secondo. La Cdl è divisa. Silvio Berlusconi sta affrontando la prima vera "ribellione" da parte di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, intenzionati a portare al Quirinale Napolitano per fregare D'Alema. E, per la prima volta, Berlusconi si trova ad affrontare i due alleati in posizione sfavorita. Con un grave dilemma da sciogliere nel giro di poche ore: non portare Forza Italia al voto per Napolitano e lasciare ad An e Udc la responsabilità di scegliere se appoggiarlo per conto loro, rischiando così di spaccare la Cdl sull'elezione della prima carica dello Stato (il peggiore inizio possibile di questa nuova legislatura). E' quello che Berlusconi

Ci hanno provato - Le inquietanti soluzioni

Si chiude ufficialmente il primo concorso a premi di A Conservative Mind , che a questo punto, dopo poco più di 24 ore, ha già il sapore di un esercizio di archeologia politica. Ecco le risposte. a) Qual è la differenza tra i due comunicati dell'ufficio stampa di Romano Prodi emessi nella serata di sabato 6 maggio? Ovviamente la differenza era nella parte finale. La prima versione recitava: «Nel corso dei colloqui tra Letta e Levi è emerso che da parte della Casa delle libertà non è, per ora, stata manifestata disponibilità nei confronti di alcun candidato dell'Unione ». La versione riveduta e corretta dopo l'intervento di Gianfranco Fini recitava invece: «Nel corso dei colloqui tra Letta e Levi è emerso che, per ora, da parte della Casa delle libertà non è stata manifestata disponibilità nei confronti della proposta di candidatura dell'Unione ». Va da sé che tutti i partecipanti al concorso hanno indovinato. b) Come mai gli uomini di Prodi ci hanno provato? Il senso d

Ci hanno provato

Primo concorso a premi di A Conservative Mind. I partecipanti dovranno: a) scoprire la differenza tra i due comunicati qui pubblicati, resi noti dall'ufficio stampa di Romano Prodi nella serata di oggi; b) indicare perché abbiano provato a far passare per buono il contenuto della prima versione, che è stata corretta solo in seguito all'intervento di Gianfranco Fini, il quale intanto aveva provveduto a smascherare il giochino. Si vince una bevuta al bar offerta dal sottoscritto la prima volta che ci si vede. Per i risultati, se ne riparla lunedì. A Dio piacendo, come sempre. Primo comunicato (apparso sulle agenzie attorno alle ore 19.00). «A seguito delle conclusioni del vertice dell'Unione di ieri si sono tenuti oggi a Palazzo Chigi, due incontri tra Ricardo Franco Levi e Gianni Letta. Nel corso dei colloqui, Levi, sulla base del mandato ricevuto ieri, ha illustrato la disponibilità dell'Unione a individuare una personalità che, a partire dalla coesione tra le forze del

Primo stop per D'Alema. E Berlusconi resiste

E ora nell'Unione hanno paura. Si sono accorti - probabilmente è stato lo stesso Massimo D'Alema a farglielo notare - che sinora la partita per il Quirinale se la sono giocata nel modo peggiore. Hanno capito che stanno dando l'impressione di essere un gruppo di bulli di periferia in cerca di esibizioni muscolari, laddove la sostituzione di un presidente della Repubblica "condiviso" come Carlo Azeglio Ciampi e il risultato elettorale più equilibrato della storia italiana consiglierebbero tutt'altri modi. Hanno realizzato di aver fatto capire a tutti che stanno spingendo come forsennati su D'Alema solo per ragioni di parte, perché l'elezione del presidente Ds è l'unico modo per evitare la morte politica prematura di Romano Prodi e Piero Fassino. Oltre che di perdere, poi, a sinistra hanno paura di vincere per un soffio, per il cinquanta per cento e poco più dei voti dei grandi elettori chiamati a scegliere il prossimo inquilino del Quirinale. Una vit