Un motivo in più per invidiare Blair agli inglesi

Il primo ministro inglese Tony Blair, in aperta sfida con ampi settori del suo stesso partito e con parte dell'opinione pubblica, ha lasciato intendere chiaramente - per la prima volta - che intende costruire nuove centrali nucleari. A domanda diretta da parte dei parlamentari sul riavvio di un programma di produzione di energia mediante l'atomo, Blair ha risposto: «Anche riguardo al dibattito sull'energia nucleare, ci saranno decisioni difficili e controverse che il governo intende prendere. E alla fine farà ciò che riterrà migliore negli interessi di lungo termine del Paese». Titola la versione online del "Times" : «Blair dice che è venuto il tempo di andare verso il nucleare».
Occhio alle parole chiave di Blair: «Lungo periodo» e «decisioni controverse». Due parole che in Italia non usa nessuno: nessuno pianifica più nel lungo periodo, nessuno ha più gli attributi politici necessari per accettare sfide controverse, tantomeno in modo così dichiarato. Al momento, la Gran Bretagna ha in funzione dodici centrali atomiche, che forniscono il 19 per cento dell’elettricità del Paese. Ma è previsto che entro il 2020 rimangano in funzione solo tre impianti. E alle fonti rinnovabili, ormai, credono solo i Verdi.

See also: Perché il nucleare serve, perché Berlusconi è troppo timido

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