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Lo scettro dell'anti-politica passa di mano

di Fausto Carioti Il mondo alla rovescia. Silvio Berlusconi era abituato ad apparire davanti alla platea di Confindustria con indosso i panni nei quali si muove meglio: quelli dell’antipolitico, dell’uomo del fare insofferente dei bizantinismi. A Vicenza, in una performance diventata oggetto di culto sul web, fece vendemmia di applausi e consensi spronando gli imprenditori: «Veniamo un po’ meno in Confindustria, rimaniamo in azienda a lavorare». Notare la prima persona plurale: perché lui è come loro (nel senso che lui è migliore, e visti i fatturati è difficile dargli torto), uno che conosce i mercati e i clienti, e che se solo potesse far marciare il governo e la maggioranza come i suoi consigli d’amministrazione avremmo tutti il reddito pro-capite del Lussemburgo. Un’altra epoca. Ieri, nell’assemblea annuale di Confindustria, Berlusconi si è trovato nel ruolo opposto, trasformato nella sua nemesi storica: il politico di professione, che non riesce a fare ciò che vorrebbe per colpa d...

L'occasione della crisi

di Fausto Carioti Nel momento più difficile della sua avventura politica, Silvio Berlusconi ha tra le mani l’occasione per tirarsi fuori dai veleni e ridare slancio al suo governo. E questa occasione è proprio la crisi economica internazionale, che per l’Italia, secondo le stime del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, vuol dire una discesa della ricchezza prodotta nel 2009 pari al 5% rispetto all’anno precedente. Il presidente del Consiglio sembra averlo capito: reagire nel modo giusto a questa emergenza è anche la migliore risposta da sbattere in faccia a chi lo attacca sul piano personale. Per cominciare, ieri Berlusconi ha detto che «bisogna trovare il modo di aumentare le pensioni», anche se soldi in cassa non ce ne sono ed è difficile pensare che questa affermazione possa avere un seguito immediato. Resta agli atti, comunque, l’impegno assunto dal Cavaliere. Dovrebbe andare meglio con gli altri interventi. L’esecutivo ha in agenda una nuova detassazione degli utili rei...

Tutti in ginocchio da Gheddafi

di Fausto Carioti La madonna nera di Tripoli, alias Muammar Gheddafi, è apparsa ieri a Roma. Dal presidente della Repubblica agli accademici, passando per i ministri e gli imprenditori, tutti si sono messi in fila per ottenere le grazie del dittatore della "Grande Jamahiriyya Araba Libica Popolare e Socialista". Unica eccezione il Senato, dove i capigruppo hanno cambiato in corsa il programma odierno. Hanno capito che far parlare l’imbarazzante colonnello nell’aula di palazzo Madama sarebbe stato un regalo eccessivo. Un po’ perché il rais nemmeno sa cosa siano democrazia e Parlamento. Un po’ perché il personaggio si è presentato nella capitale con l’aria di chi ha vinto una battaglia durata più di sessant’anni e con l’intenzione di rinfacciarci il nostro passato colonialista, testimoniata dalla foto dell’eroe nazionale anti-italiano, Omar al-Mukhtar, appiccicata sull’uniforme militare. Sarebbe stato antipatico vedere l’Italia messa sotto processo in un’aula del nostro Parlame...

I morti della Saras e quelli della Thyssen

di Fausto Carioti Che i padroni non fossero tutti uguali è roba nota. Alcuni sono «a prescindere» più buoni degli altri, anche se il loro stomaco può contare su una voluminosa matassa di pelo. Ma ieri si è scoperto che pure i morti sul lavoro non sono tutti uguali. Certi - come quelli che nel dicembre del 2007 morirono nel rogo torinese della Thyssen - chiedono giustizia immediata, cioè vendetta: sangue chiama sangue. Altre vittime ispirano invece ragionamenti più pacati, decisioni a freddo e procedure molto più garantiste. È il caso dei tre lavoratori della cooperativa di manutenzione Comesa morti martedì nell’impianto sardo della Saras, che fa capo alla famiglia Moratti. Allora, un anno e mezzo fa, giornali, politici, sindacalisti e investigatori dopo poche ore avevano già emesso la sentenza, che era quella di omicidio volontario. «L’azienda sapeva che il pericolo c’era e non ha fatto nulla», era la frase sulla bocca di tutti. Stavolta, leggendo le cronache, l’aria che si respira è i...

Il governo e i nostri soldi

di Fausto Carioti C’è una cosa che il governo dovrebbe fare in tempi rapidi: restituire i soldi che lo Stato deve agli italiani. Perché adesso c’è la crisi e bisogna intervenire, certo, ma prima ancora per ragioni di banale decenza. Sull’entità della somma dovuta dalla pubblica amministrazione la discussione è aperta. Il ministro Giulio Tremonti sostiene che il debito di questa nei confronti delle imprese ammonti a circa 30 miliardi euro. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lo quantifica in 60-70 miliardi e cita i dati della Corte dei Conti, secondo la quale, nel 2006, solo nelle regioni a statuto ordinario e unicamente nel comparto sanità, i debiti verso i fornitori ammontavano a 33,7 miliardi. Chiunque dei due abbia ragione, la sostanza non cambia: uno dei motivi per cui tante aziende e famiglie italiane sono con l’acqua alla gola sono i debiti che lo Stato non paga. Ai quali, ovviamente, sono da aggiungere i crediti d’imposta, alcuni dei quali attendono di essere rimbo...

Il presidente costruttore e la sinistra della via Gluck

di Fausto Carioti «Non so perché continuano a costruire le case e non lasciano l’erba, non lasciano l’erba, non lasciano l’erba». Con metà della sinistra italiana rimasta ferma all’Adriano Celentano della via Gluck (anno 1966), la sorte almeno ha voluto che Silvio Berlusconi, il volto umano del cemento, fosse al posto giusto nel momento giusto. Mentre il segretario del Pd, Dario Franceschini, propone di dare soldi a chi non lavora (ottimo modo per incentivare le imprese a licenziare e i disoccupati a rimanere tali) il presidente del consiglio tira fuori dalla bandana l’idea opposta, di gran lunga migliore: affrontare la crisi pagando le persone perché lavorino alla costruzione di qualcosa che resti. Così ha dato il via libera all’avvio, entro sei mesi, di un imponente piano di opere pubbliche. Quasi diciotto miliardi da spendere per il Mose di Venezia, il ponte sullo stretto di Messina e centinaia di chilometri di autostrade e ferrovie, oltre a scuole e carceri. Solo questi interventi,...

Nucleare: vincitori e sconfitti dell'intesa Berlusconi-Sarkozy

di Fausto Carioti È quello che succede agli sprovveduti. Poche settimane fa la sinistra italiana aveva scelto Nicolas Sarkozy come nuova luminosa guida dell’ambientalismo mondiale. Il presidente francese aveva appena frenato il tentativo italiano di allentare gli insostenibili vincoli europei che impongono la riduzione del venti per cento dei “gas serra” entro il 2020. Roberto Della Seta, capogruppo del Pd in commissione Ambiente, veltroneggiava felice: «Bravo Sarkozy, le sue parole sul pacchetto-clima sono una lezione di buon senso per la destra italiana». Pure la leader dei Verdi Grazia Francescato applaudiva commossa: «Sarkozy si è assunto con decisione il ruolo di paladino delle politiche ambientali». Cadeva vittima del mal francese persino il segretario rifondarolo Paolo Ferrero: «Sarkozy ha ragione e Berlusconi ha torto. Non vi è nessuna ragione perché la crisi economica modifichi gli impegni dell’Europa sul clima». A chi conosce un po’ la faccenda veniva da ridere. Sarkozy, infa...

La crisi delle banche è un'opportunità per Berlusconi

di Fausto Carioti Silvio Berlusconi deve le sue fortune imprenditoriali e politiche alla capacità di trasformare le crisi degli altri in opportunità per lui. È sempre stato così. Quando gli altri editori privati uscivano con le ossa rotte dai primi tentativi di fare concorrenza alla Rai, lui intuì la possibilità di creare nientemeno che un nuovo polo televisivo per abbattere il monopolio pubblico. Nel 1986 il Milan di Giussy Farina era sull’orlo del fallimento: Berlusconi lo comprò, vinse lo scudetto due anni dopo e ne fece un eccezionale veicolo di autopromozione. Nel 1994 del vecchio pentapartito abbattuto dalle inchieste giudiziarie restavano solo le macerie, su cui si preparavano a passare i cingoli della «gioiosa macchina da guerra» di Achille Occhetto. Ma dove tanti vedevano un Paese rassegnato a finire in mano allo stato maggiore del vecchio Pci, lui vide milioni di voti alla disperata ricerca di qualcuno che tendesse la mano per raccoglierli. Ecco, ora Berlusconi crede di trova...

Gli Stati Uniti e l'Italia: il discorso d'addio dell'ambasciatore Ronald Spogli

di Fausto Carioti L’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Ronald Spogli, ha salutato i giornalisti italiani. Oggi lascia l’incarico che aveva assunto nell’agosto del 2005 e già questa mattina partirà dall’Italia. Il discorso d’addio che ha tenuto ieri al termine del pranzo a Villa Taverna riassume benissimo la linea tenuta in questi anni dall’amministrazione americana nei confronti del nostro Paese e dei nostri governi. Orientata su tre direttrici: incoraggiare le riforme economiche, cercando di creare un clima più adatto agli investimenti (anche americani); spingere l’Italia verso una maggiore sicurezza energetica, rendendosi il meno dipendente possibile dal gas russo; promuovere un miglioramento dell’istruzione superiore, anche in questo caso attraverso partnership con le aziende statunitensi. Come è sempre stato nel suo stile, Spogli ha detto tutto questo in termini molto schietti, in alcuni tratti persino impietosi. Ad esempio quando ha ammonito che «l’Italia non può mantenere lo ...

Il ceto medio, le famiglie e il governo: intervista a Maurizio Sacconi

di Fausto Carioti Approvato il pacchetto anti-crisi, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, approfitta del giorno di relativo riposo per spiegare a Libero il senso dei provvedimenti appena varati e anticipare i prossimi interventi. Quanto prima, infatti, il governo convocherà le Regioni per cambiare il modo con cui i fondi europei sono utilizzati. L’obiettivo è usare i soldi che arrivano da Bruxelles per finanziare i sussidi e la formazione e per creare nuove infrastrutture, anche allo scopo di mettere in circolazione denaro fresco e dare un po’ di ossigeno all’economia. Appena possibile, poi, l’esecutivo intende tornare al sistema delle deduzioni per carichi familiari (che riducono la base imponibile avvantaggiando le famiglie numerose), «colpevolmente» cancellato da Romano Prodi e Vincenzo Visco. Ministro, è soddisfatto del decreto? «Molto. C’è una visione chiara che tiene insieme la manovra di giugno e quella attuale». Che tipo di visione? «Da un lato la consapevolezza che quest...

Epifani torna sulla Terra

di Fausto Carioti La crisi economica? Sarà molto più dura del previsto. Il grande sciopero generale del 12 dicembre? Si può anche non fare. No, non è Giulio Tremonti. Per un giorno ( dies aureo signanda lapillo ) è toccato a Guglielmo Epifani usare il linguaggio del realismo. È presto per dire se la lunga serie di toppe inanellate dal segretario della Cgil, culminate nella rottura con Cisl e Uil, lo abbia indotto a una svolta, oppure se si tratti dell’ennesimo tatticismo destinato a durare poche ore. Ma di sicuro Epifani ieri è apparso molto meno bellicoso e intransigente dei giorni precedenti. Disponibile al dialogo, verrebbe da dire se si trattasse di un’altra persona. «Dalla ricognizione che stiamo facendo in queste ore esce una crisi ancora più pesante. Sta arrivando una valanga e c’è bisogno di un intervento di proporzioni molto forti», ha detto il sindacalista. Quanto al maxi-sciopero, ha assicurato che se il governo dovesse accogliere «il senso delle proposte» della Cgil, la sua...

Ma gli accordi europei sul clima andavano stracciati prima

di Fausto Carioti Le crisi economiche un lato positivo ce l’hanno: obbligano i governi, le imprese e le famiglie a concentrarsi sulle cose essenziali, lasciando da parte le menate. La rivolta di Silvio Berlusconi e del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia contro i costosissimi accordi europei per ridurre le emissioni di anidride carbonica e i consumi di energia si spiega proprio così: è la presa d’atto che si stavano per buttare via soldi preziosi. A viale dell’Astronomia hanno stimato in almeno 20 miliardi di euro l’anno il prezzo che dovranno pagare le imprese italiane per raggiungere gli obiettivi dell’accordo “20-20-20”, chiamato così perché prevede che entro il 2020 i Paesi europei producano il 20 per cento della loro energia da fonti rinnovabili, migliorino del 20 per cento la loro efficienza energetica (in altre parole riducano i consumi di un quinto) e taglino del 20 per cento le emissioni di anidride carbonica. A livello europeo, l’esborso previsto per le aziende è di ...

Per la faccia di Epifani

di Fausto Carioti Quando Guglielmo Epifani sostiene che, grazie alla sua Cgil, sono stati modificati gli accordi per Alitalia già siglati il 14 settembre da Cisl, Uil e Ugl, millanta. Lo fa per salvare la faccia, o almeno ciò che ne resta. Fa bene Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, a ricordare che quelli siglati ieri dalla Cgil sono gli stessi accordi che pochi giorni fa Epifani si era rifiutato di firmare, e che tutte le altre cose scritte in queste ore sono solo «esigenze mediatiche». A partire proprio dalle “novità” aggiunte ieri. Che non sono affatto «modifiche» dei protocolli di dieci giorni fa, né «integrazioni». Ma solo chiarimenti a quanto già scritto. Ovvietà messe nero su bianco per dare modo a Epifani di spacciarle - con il tacito consenso di tutti, incluso il governo - come grandi conquiste. Niente di nuovo: la politica è fatta anche di certe finzioni. La verità è che Epifani era alla ricerca disperata di una via d’uscita dal vicolo cieco nel quale si era inf...

Applausi per Hugo

di Fausto Carioti «Con l'aiuto del governo socialista della Repubblica Bolivariana de Venezuela siamo certi che potremo risolvere buona parte dei problemi che colpiscono in questo momento Alitalia e tutti i suoi lavoratori». Chi ha ispirato queste righe diffuse ieri dalla compagnia aerea Aserca Airlines si chiama Hugo Chávez, e di mestiere fa il presidente del Venezuela. Per chi non lo avesse mai visto, Chávez è un incrocio tra il Benito Mussolini prima maniera, quello populista e di sinistra, e Wanna Marchi. Con la Buonanima, oltre a certi atteggiamenti lievemente machisti, ha in comune l'amore per la democrazia parlamentare e il rispetto per l'equilibrio dei poteri. Le affinità con la televenditrice riguardano invece lo stile low profile, che anche in Chávez si esalta soprattutto davanti alle telecamere. Mettete questo figurino a sedere sopra qualche milione di barili di petrolio nel momento in qui le quotazioni del greggio sono ai massimi storici e dovreste avere un'...

Riposizionamento

A proposito di Alitalia e dell'operazione Fenice. Sulla prima pagina odierna di Europa , quotidiano del Pd: La fragilità dell’operazione è sotto gli occhi di tutti ma il Pd sa di dover stare attento. Perché un’opposizione “di governo” non può tifare per un crack; e soprattutto perché nessuno può escludere che Berlusconi alla fine ce la faccia. Anzi, quanto più ci si avvicina all’abisso, tanto maggiore sarebbe la gloria di un salvataggio. (...) In definitiva, proprio il fatto che Berlusconi si giochi la faccia fa pendere le previsioni in favore di un accordo pasticciato chiuso in extremis. Ovvero: compagni attenti, che Berlusconi ci frega anche stavolta.

Sicurezza aerea, deregulation e prezzo del petrolio

di Fausto Carioti La deregulation aerea è una cosa bellissima. Da quando, alla fine degli anni Settanta, l’amministrazione americana avviò la liberalizzazione dei cieli, qualche miliardo di cittadini del mondo libero ha potuto vedere posti dove altrimenti non sarebbe mai stato, spendendo una frazione minima del proprio stipendio. La deregolamentazione è stata un potente fattore di democrazia, perché ha tolto alle classi più ricche il monopolio dei grandi viaggi. Il mercato, insomma, il suo compito l’ha svolto. Eppure le 153 vittime dell’incidente dell’aereo Spanair sono la drammatica conferma che l’aviazione commerciale ha problemi serissimi ed irrisolti. Ma scaricare l’intera colpa sulla concorrenza tra vettori privati, come fanno i nostalgici dello statalismo e dei bei tempi in cui solo pochi privilegiati potevano permettersi di salire su un velivolo, significa rifiutarsi di capire il problema e usare i morti di Madrid per fini di bassa ideologia. In attesa di leggere i dati contenut...

La prima volta di Montezemolo

di Fausto Carioti Girano due interpretazioni delle parole durissime con cui Luca Cordero di Montezemolo, nel suo ultimo discorso da presidente di Confindustria, ha salutato i sindacati e la sinistra. La prima, bonaria, è che certe cose le ha dette solo adesso perché prima glielo ha impedito il suo ruolo di leader degli imprenditori. La seconda, più perfida, è che per sparare ha aspettato di vedere l’avversario a terra, abbattuto dagli elettori e da Silvio Berlusconi. Qualunque sia la ragione che lo ha spinto, ieri, finalmente, il numero uno di viale dell’Astronomia ha parlato davvero fuori dai denti, senza riguardi. Ne ha avute per tutti. Per le sigle confederali, innanzitutto: «I lavoratori», ha detto, «sono molto più vicini alle nostre posizioni che a quelle dei sindacalisti». Non ce l’ha solo con la Cgil, ma anche con Cisl e Uil, e lo fa capire bene: «In quattro anni le tre sigle sindacali non hanno voluto o potuto raggiungere un accordo, badate bene, non con noi, ma tra di loro». ...

Le colpe dei camionisti

di Fausto Carioti Certo, ci sono ragioni ideologiche dietro all’arroganza con cui il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, sino ad oggi ha risposto “me ne frego” alle richieste degli autotrasportatori. Queste ragioni sono tutte racchiuse in quella parola che in bocca alla sinistra marxista, da cui Bianchi proviene, suona come la peggiore delle offese: “padroncini”. Il governo Prodi è abituato a mettersi prono davanti a ogni categoria di lavoratori che scende in piazza. Stavolta però quelli che scioperano, per Bianchi e compagni, non sono lavoratori, ma piccoli imprenditori, cioè nemici della classe operaia. Detto questo, resta da capire se i torti stanno davvero tutti dalle parti di Palazzo Chigi. La risposta, purtroppo, è “no”. Una parte del marcio si annida tra chi sta manifestando in queste ore. Almeno una colpa - enorme - gli autotrasportatori in rivolta ce l’hanno. Ed è quella di usare il peggiore dei metodi di lotta: il blocco forzato, il “picchetto”. Si limitassero a sciop...