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Visualizzazione dei post da marzo, 2006

Ratzinger divide i radicali

Prima, in tarda mattinata, parla Joseph Ratzinger, incontrando la delegazione degli europarlamentari del Ppe. Il papa indica quelli che a suo dire sono i tre «principi non negoziabili» in politica: la «protezione della vita in ogni suo stadio, dal concepimento fino alla morte naturale», la difesa «della naturale struttura della famiglia quale unione tra un uomo e una donna basata sul matrimonio» e la «protezione del diritto dei genitori a educare i figli» ( qui, sul sito del Vaticano, il testo integrale, in inglese, del discorso del Papa ). Quindi, nel primo pomeriggio, Emma Bonino risponde in tempo reale alla chat del Corriere della Sera . A domanda diretta sulla questione replica che «il Papa ha tutto il diritto di parlare ai credenti. C'è una differenza importante rispetto a Ruini che andò molto più in là dicendo: non votate i partiti che sostengono i Pacs». Pur sapendo benissimo che «siamo a 10 giorni dal voto ed è chiaro che le sue parole sono rivolte agli italiani, non certo

Il maestrino di Ballarò (e due)

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Ballarò l'ho vista solo stamattina su RaiClick . Diciamolo: Giovanni Floris è una garanzia. Dopo la sòla dell'altra volta , c'era la curiosità di sapere chi fosse l'esperto "super partes" chiamato a dire ai telespettatori chi, tra Silvio Berlusconi e i suoi avversari, avesse ragione. Stavolta ce ne erano addirittura due: l'economista Riccardo Faini e il tributarista Raffaello Lupi . Faini «insegna Politica economica all'Università di Tor Vergata di Roma. Ha lavorato alla Banca Mondiale, è stato direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale», ha detto Floris presentandolo all'inizio del collegamento, avvenuto nella prima parte della trasmissione. Tutto vero. Però c'è di più, come sa benissimo chi conosce un po' l'ambiente. Faini (area ds, sottosettore debenedettiano, chiamato da Vincenzo Visco nel 2000 al ministero dell'Economia e rimosso da Giulio Tremonti alla fine del 2002) è anche autore del libro " Il ruolo delle

L'apostata afghano è uno schiaffo per i progressisti

L'importante come sempre è non prendersi in giro e, per dirla laicamente con Joseph Ratzinger, preferire la verità alla tentazione di «sedersi comodi nella storia». La "soluzione" con cui l'apostata afghano Abdul Rahman sarà riconosciuto infermo di mente e quindi graziosamente salvato dalla pena di morte per essere estradato in un Paese più civile (tradotto: non islamico) è una enorme presa in giro. E dà uno schiaffo ai conservatori e uno (più forte) ai progressisti. Ai conservatori interventisti il ceffone arriva perché l'Afghanistan "liberato" dai mullah grazie all'intervento della coalizione filoamericana sarà pure una democrazia, sarà anche nemico del terrorismo, trafficherà assai meno in papaveri da oppio e senza dubbio è meno incline al fanatismo del regime dei talebani. Tutte cose importantissime, per carità. Però se pensavamo che fosse diventato un posto civile, in cui gli individui hanno più o meno le stesse libertà che per noi occidentali s

Dramma a sinistra: ora si aggrappano alle leggende metropolitane

Vogliono farci credere che Silvio Berlusconi, in questi anni di governo, abbia visto il suo patrimonio aumentare in modo spudorato. Ovviamente grazie a commistioni assai poco trasparenti tra affari e politica. E' un argomento che potrebbe influenzare alcuni elettori alla vigilia del voto. Solo che, dati alla mano, è una menzogna clamorosa: Berlusconi era molto più ricco quando faceva il leader dell'opposizione. Però loro ci provano lo stesso, nella convinzione - magari fondata - che qualcuno alla fine abboccherà. Da qualche tempo, ad esempio, gira sul web e per le strade una finta lettera di Berlusconi agli italiani. Il sito dei Giovani per l’Unione l’ha messa a disposizione di chi vuole farne il download. Anche se l’impaginazione è ricalcata sul format dei veri volantini forzisti e in fondo alla lettera appare la firma del premier, una persona mediamente intelligente capisce subito che si tratta di un falso. Nella lettera, in sostanza, Berlusconi chiede i voti agli italiani p

L'Europa non fa più figli. E il problema non è (solo) economico

di Giovanni Orsina Non so a voi, ma a me le notizie che un paio di giorni fa ha diffuso l’Istat sul futuro demografico dell’Italia tanto tranquillo non mi lasciano. Fra meno di mezzo secolo, pure considerando un afflusso di 150mila immigrati all’anno, l’Italia avrà perso tre milioni di abitanti. E questo sarebbe il meno. Gli ultrasessantacinquenni, che oggi sono meno di un quinto degli italiani, allora saranno più di un terzo. Gli ultraottantacinquenni saranno quasi l’8%, i ragazzi sotto i quattordici anni meno del 13%. Un paese di vecchi. E non solo: un paese di tanti vecchi che sono italiani da dieci o venti generazioni, e di pochi giovani che lo sono di prima o seconda. Ora, pur non avendo mai amato il catastrofismo, mi riesce difficile questo scenario non giudicarlo catastrofico. E non solo perché in futuro problemi quali l’integrazione degli immigrati, le pensioni e il welfare si porranno in forma assai diversa, e ben più acuta, rispetto ad oggi. Ma soprattutto perché la nostra ci

Fenomenologia di Fabio Capello, teocon berlusconiano

di Fausto Carioti Ora, intendiamoci. E' ovvio che uno che guadagna quattro milioni a stagione (tanti gliene passa la Juventus, premi inclusi, e sono tutti meritati, dal primo all'ultimo euro) e potenzialmente di milioni ne vale sei (tanti gliene aveva messi sul piatto il Real Madrid) non può ridursi a fare il collega di Oliviero Diliberto e Alfonso Pecoraro Scanio. Insomma, non lo vedremo in Parlamento, almeno sin quando non avrà smesso di allenare, e di questo occorre avere dolorosa consapevolezza. Resta, però, il dato di fatto: Fabio Capello è l’unica vera novità che in questi anni la cosiddetta “società civile” abbia dato al centrodestra. Comunisti e postcomunisti hanno i magistrati, gli Umberto Eco, i Camilleri e le Ferilli. La Casa delle Libertà di tifosi vip ha solo lui. Però è Capello. È l’allenatore più vincente d’Europa. È il miglior manager italiano, come confermano la sua busta paga e la stima internazionale di cui gode. Tra due settimane Capello voterà di nuovo per

Capello for president

«Sono un cattolico praticante, sono contro l'aborto e mi piace Papa Ratzinger. C'era bisogno nella Chiesa di una sterzatina tradizionalista». «Berlusconi per me è stato grandissimo come imprenditore, cioè in una posizione dove poteva decidere tutto o quasi. In politica invece è un uomo con le mani legate, ha dovuto accontentare troppa gente e non poteva fare come voleva lui. Comunque lo voterò ancora». Così parla Fabio Capello, intervistato dall'Espresso. Three more years , please (e una stella in più sul petto , grazie). Poi vada pure ad allenare l'Inghilterra. Basta che alla fine dei giochi arrivi in Parlamento. Lo aspettiamo, nella certezza (e non da oggi ) che la cosa migliore di casa Agnelli non siano gli Agnelli. Ma siano gli uomini che, vuoi per fortuna vuoi per abilità di chi li sceglie, li circondano da sempre: i Vittorio Valletta, i Cesare Romiti, i Vittorio Ghidella, i Giampiero Boniperti, i Luciano Moggi, gli Antonio Giraudo, i Fabio Capello...

Tra Piero Fassino e Gene Gnocchi non c'è partita

di Fausto Carioti Vedere Piero Fassino martedì sera a Ballarò era come trovarsi davanti a certi trans che appaiono in televisione. A un primo sguardo ti convincono pure. Poi aprono bocca, li senti parlare e capisci che sotto c’è ancora la fregatura, che l’“operazione” di trasformazione in realtà non è riuscita, che sono rimasti quelli di prima. Come si chiama, infatti, uno che ritiene che debba essere il governo, cioè lo Stato, a decidere per legge quanto debbono guadagnare i lavoratori? La risposta possibile è una sola: si chiama “comunista”. E Fassino tale è rimasto, malgrado le mille operazioni cui si è sottoposto assieme al suo partito dall’inizio degli anni Novanta a oggi. Era passata un’ora e mezzo dall’inizio della trasmissione quando il segretario dei Ds ha lanciato l’accusa: «In questi anni c’è stata una dinamica che ha ridotto il potere reale d’acquisto dei salari, degli stipendi e dei redditi familiari». Fassino aveva davanti due personaggi. Uno era l’industriale Diego Della

La maestrina di Ballarò

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Al 48° minuto dell'ultima puntata di Ballarò Giovanni Floris ha chiamato il collegamento con una professoressa universitaria. Si chiama Luisa Torchia. «Insegna diritto amministrativo all’università degli studi di Roma Tre. A giurisprudenza. L'abbiamo chiamata perché c’è una parte del discorso di Berlusconi a Vicenza che vogliamo trattare», ha detto il conduttore presentandola. La Torchia, nel generoso tentativo di dimostrare che non è vero che i giornali stanno più o meno tutti contro Berlusconi, ha sfoderato quella esilarante tabellina dalla quale si evinceva che, controllando periodici ad alto contenuto politico quali "Top girl", "Ville e Giardini", "Sale & Pepe", "Casabella", "Cucina No Problem" e "Pc Professionale", Berlusconi è una minaccia per la democrazia. Alla Torchia è stato affidato il compito di "spiegare" ai telespettatori come funzionano la legge Gasparri e la legge sul conflitto d'inter

Confindustria e sinistra, stessa analisi. Sbagliata

di Fausto Carioti La verità, pure se non fa fino dirlo, è che c’è un Enrico Mattei dentro ogni imprenditore italiano. Anche quelli che si danno arie da progressisti e si sbattono per apparire come fini umanisti interessati alla causa del bene comune, anche loro, spesso più degli altri, usano i partiti politici come taxi per arrivare nell’unico posto che interessa: la difesa degli utili delle imprese, l’aumento dei dividendi. Se si buttano con Romano Prodi, come hanno fatto pubblicamente tanti di loro, lo fanno per una questione di valori, ma sono i valori quotati in Borsa. Sono convinti, magari a ragione, che un governo di sinistra abbia meno problemi di conflitto sociale con i sindacati confederali e ceda molto più facilmente di fronte al ricatto occupazionale, mettendo mano al portafogli (quello del contribuente) per aiutare le aziende in crisi. L’equazione “meno tasse e quindi meno spesa pubblica”, propria dei governi più o meno liberisti di centrodestra, torna vantaggiosa ai piccol

I compagni di Luca

Il modo più semplice per capire che direzione intende prendere un leader, più che attenersi alle sue parole, che spesso sono di circostanza, è vedere chi sono le persone che lo circondano. Il presidente di Confindustria non fa eccezione. E della squadra di cui si è circondato Luca Cordero di Montezemolo, nella quale il solo Gian Marco Moratti è ritenuto vicino al centrodestra, otto simpatizzano a sinistra o hanno comunque forti motivi di attrito con il governo Berlusconi - e non da oggi. Andrea Pininfarina , vicepresidente con delega al Centro Studi, non ha mai perso occasione per criticare la politica sociale del governo, dall’annuncio della modifica dell’articolo 18 in poi. Intervistatissimo da Repubblica (torna utile quando si tratta di trovare un imprenditore con il cognome doc pronto ad attaccare l'esecutivo), a Vicenza è stato il portabandiera della reazione della Confindustria "ufficiale" alle parole di Berlusconi. Ettore Artioli , presidente del comitato per il M

E comunque Della Valle la Fiorentina la comprò così

Questa è la storia, vera e proprio per questo mai smentita, di come Diego Della Valle - l'imprenditore calzaturiero marchigiano la cui popolarità tra i suoi colleghi industriali si è potuta misurare concretamente lo scorso sabato 18 marzo nell'assise confindustriale di Vicenza - è diventato proprietario della Fiorentina, e del ruolo - come dire, non proprio secondario - svolto dal sindaco del capoluogo toscano Leonardo Domenici, diessino. Il tutto copiato e incollato da una vecchia inchiesta del sottoscritto pubblicata su Libero il 30 settembre del 2002, che mi sono guardato bene dall'aggiornare. All'epoca la Fiorentina si chiamava Florentia e militava nelle categorie inferiori. di Fausto Carioti Tanta è stata la fretta, tanto il pathos in cui si è consumata la vicenda della Fiorentina, culminata col fallimento della società, che sono passati inavvertiti molti aspetti della curiosa storia che ha visto intrecciarsi le mosse di Leonardo Domenici, sindaco ds di Firenze e a

Tutto quello che solo Silvio

Tutto quello che il Corriere della Sera, Repubblica e la Stampa non vi racconteranno mai. Tutto quello che il bollito non potrà mai fare: scaldare i cuori di centinaia di imprenditori, indurli a una standing ovation da stadio, mostrare a tutti che gli industriali italiani non si riconoscono in Luca Cordero di Montezemolo e nei suoi amichetti consociativisti in ansia per la vittoria della sinistra. Tutto quello che Diego Della Valle, sommerso di fischi dai "colleghi" industriali, rivivrà nei suoi incubi per gli anni a venire. Tutto quello che Silvio Berlusconi avrebbe dovuto fare ogni giorno in cui è stato presidente del Consiglio e che - purtroppo - non ha fatto. Tutto quello che solo Silvio - piaccia o non piaccia - sa fare e può essere. Qui.

Nazisti. In versione politicamente corretta

Il punto non è l'eutanasia degli adulti consenzienti. Se una persona decide che la vita non le lascia che sofferenze, libera di ammazzarsi o di farsi ammazzare. Il punto è l'eutanasia infantile. E' questa che ha spinto il ministro Carlo Giovanardi ad attaccare duramente le leggi olandesi, creando l'ennesimo incidente diplomatico imposto dalla censura del politicamente corretto (ricorda qualcosa ?). Sulla carta, la legge si presenta severa (lo spiega qui un articolo di Repubblica, dove si prega di notare che la normativa olandese è definita «all'avanguardia» per il semplice fatto che rende facile la morte dei malati. Sono progressisti, sono fatti così. Peccato che non abbiano la coerenza di dare ragione a Umberto Bossi quando li definisce «il partito della morte»). Nella pratica, la legge è un'autostrada lasciata aperta all'eugenetica. Tutto istituzionalizzato, tutto sterilizzato, tutto debitamente incasellato nei protocolli. Tutto così normale che nemmeno

La felicità non è un coniglio socialista

Bisogna essere molto ignoranti e del tutto privi di senso del ridicolo per paragonare il richiamo alla felicità lanciato dal bollito nel suo appello al termine del faccia a faccia televisivo con Silvio Berlusconi ai grandi documenti su cui si fondano gli Stati Uniti d'America, che pure alla "happiness" fanno esplicito riferimento. E invece il refrain di tanti elettori di sinistra è proprio questo: «Prodi è stato più americano di Berlusconi, Berlusconi si riconosce in Bush mentre Prodi si riconosce nei testi più nobili della tradizione americana» e così via. La verità è che la differenza non potrebbe essere più grande, in termini filosofici e quanto a conseguenze politiche. Il candidato premier dell'Unione punta alla organizzazione della felicità: «Le energie ci sono a condizione che ci mettiamo insieme. E allora sarà possibile, a mio parere, organizzare anche un po’ di felicità per noi». Insomma, l'organizzazione della felicità come scopo ultimo della politica, i

Lo specchio (triste) dell'Italia

Da Prozac. Ribadito che qui si pensa che il confronto televisivo tra i due candidati premier se lo sia aggiudicato (ai punti e con scarto minimo, insufficiente a incidere sugli elettori) Silvio Berlusconi, resta quel forte retrogusto amaro in bocca. L'Italia che è uscita dal faccia a faccia televisivo condotto da Clemente Mimun è deprimente. Due leader politici anziani e sul bollito andante (Prodi per ragioni sicuramente strutturali, Berlusconi per ragioni forse congiunturali), che se avessero avuto di fronte uno tipo Tony Blair o George W. Bush, ma temo persino un José Luis Rodríguez Zapatero, non ci sarebbe stato confronto. Due rappresentanti della casta degli intellettuali, i giornalisti Roberto Napoletano e Marcello Sorgi (soprattutto il secondo, non a caso il meno apprezzato dagli spettatori, secondo il sondaggio dell'Istituto Piepoli per Sky Tg24), che sono riusciti a confermare tutti gli stereotipi negativi che avvolgono la categoria. Su Prodi, non c'è proprio nulla

Non so se Berlusconi sia rock puro...

...ma di sicuro Prodi è lento, lento, lento... Prodi è appena riuscito a dire: "Dobbiamo seguire gli immigrati nella vita quotidiana perché le abitazioni non vadano nei ghetti". Immagino Massimo D'Alema in lacrime a mangiarsi le mani. Sembra di essere in uno studio di montaggio. Va tutto a velocità normale, tranne quando parla Prodi, perché qualcuno ha deciso di mandarlo alla moviola. Da notare che prima Prodi ha detto che non è vero che intende introdurre il servizio civile obbligatorio, poi lo ha confermato. "E soprattutto dobbiamo dare dignità agli insegnanti" contiene tutta la filosofia di Prodi e della sinistra sulla scuola: le riforme non si fanno per gli studenti, ma per gli insegnanti, perché il fine della pubbica istruzione non è istruire bene, ma mantenere la pace sociale con chi vi lavora. Non la scuola al servizio dei ragazzi e delle famiglie, quindi, ma le famiglie contribuenti al servizio dei lavoratori pubblici e della Cgil. "La sua coalizion

Cancellata la Cdl: il timone del Corriere è già tutto a sinistra

Lo straniero che oggi avesse preso in mano il Corriere della Sera avrebbe avuto problemi a credere nell'esistenza, in questo Paese, di uno schieramento di centrodestra. Il quotidiano di via Solferino ha ridotto il confronto tra maggioranza e opposizione a una schermaglia interna al centrosinistra. Vediamo il "timone" di oggi. Pagina 2: Chi è Berlusconi, come si prepara al duello. E' la prima nonché ultima testata dedicata alla maggioranza. Pagina 3 (quella "nobile"): Chi è Prodi, come si prepara al duello. Pagina 4: Pubblicità. Pagina 5: Scontro tra Claudio Petruccioli e Lucia Annunziata. Tutto interno alla sinistra. Assenti i leader e i partiti del centrodestra da ogni titolazione. Spunta, piccolo, Giancarlo Galan in una fotografia, assieme a Di Pietro e alla Bonino. Pagina 6: Ancora caso Annunziata. Spazio a Casini che attacca Berlusconi e a Rutelli che difende la Annunziata. Accanto, la Nota di Massimo Franco (bravo e di sinistra) dalla quale si apprende

Diritti delle donne violati, indovina con chi se la prende l'Onu

La Commissione Onu per lo Status delle Donne , l'organismo delle Nazioni Unite che dovrebbe portare avanti la battaglia in difesa dei diritti delle donne, ha appena varato una risoluzione (messa doverosamente alla berlina da Eye on the Un ) che condanna uno Stato membro dell'Onu per le violazioni commesse. Uno dei tanti Paesi islamici in cui le donne sono trattate come serve ed è loro impedito di mostrare il volto, sedersi al volante e insegnare? Uno degli Stati africani che puniscono le adultere con la lapidazione o in cui sono diffuse le mutilazioni genitali femminili? La Cina, terra di sterilizzazioni di Stato e aborti forzati? No. Lo Stato condannato è Israele. Scelta, del resto, in linea con la tradizione delle Nazioni Unite , nonché del tutto comprensibile da un punto di visto politico. Tra i 45 Stati membri della Commissione figurano campioni di democrazia e diritti umani come Iran, Cuba e Cina, accanto a numerosissimi Stati in cui le mutilazioni genitali sono pratica

Berlusconi ha fatto benissimo (ed Eco è una barzelletta)

Silvio Berlusconi non ha fatto bene ad andarsene via dall' intervista con Lucia Annunziata . Ha fatto benissimo. I giornalisti sono liberi (anzi, è un loro preciso obbligo, almeno in simili interviste pre-elettorali) di fare le domande più scomode che passano loro per la testa, gli intervistati debbono essere liberi di rispondere. La cosa è così ovvia che la ammettono anche gli avversari del Cavaliere. Post Scriptum. Due risate insieme. Dall' appello di Umberto Eco pubblicato prima del voto del 13 maggio 2001: «A nessuno piacerebbe svegliarsi una mattina e scoprire che tutti i giornali, il "Corriere della Sera", "la Repubblica", "la Stampa", il "Messaggero", "il Giornale", e via via dall’"Unità" al "Manifesto", compresi i settimanali e i mensili, dall’"Espresso" a "Novella 2000", sino a questa rivista on-line che state leggendo, appartengono tutti allo stesso proprietario e fatalmente n

Per trasformare un liberale in un fascista basta un fascista rosso

Dei fatti di Milano , a una prima lettura (niente agenzie, non ero in redazione, ho appreso il tutto davanti alla televisione e su Internet come tanti), ciò che mi aveva colpito di più non era quanto fatto dai no-global. Da gente che celebra un teppista con il passamontagna che si avventa contro i carabinieri, gente abituata a grufolare nel letamaio delle ideologie, amici dei tagliatori di teste islamici, fascisti rossi tali e quali a quelli neri ai quali pretendono di contrapporsi, e dei quali in realtà sono assai più pericolosi, se non altro per il numero, non puoi aspettarti né più né meno di quello che hanno fatto. Mi aveva colpito, invece, la reazione della gente di Milano. Gente che ne ha viste, metropolitani disincantati, che non dovrebbero stranirsi più di tanto davanti a simili spettacoli belluini. Non al punto da cercare di linciare gli idioti, almeno. Non tanto da spingere persone civili a inseguirli a calci e pugni , gridando "ammazzateli". Il linciaggio è brutto,

Salviamo l'Africa: uccidiamo il Live Aid

Una proposta così apparentemente perfida, politicamente scorretta e moralmente sensata poteva venire solo dagli anarcocapitalisti di Reason . Basta con Bono (che tanto ha smesso di cantare da quindici anni, diciamolo), basta con quell'enorme rottura di palle del Live Aid, basta con Bob Geldoff (del quale sfido chiunque a ricordare una canzone). Basta con i sensi di colpa da ex colonialisti, basta con il complesso che se non paghiamo siamo razzisti, basta con il buonismo terzomondista per cui l'importante è mettere mano al portafoglio e dare qualcosa. L'importante sono i diritti umani. Insomma: niente più aiuti umanitari ai Paesi africani governati da dittatori. Primo: perché quesi soldi rappresentano una forma di sostegno politico ed economico ai peggiori tiranni del pianeta. Secondo: perché tanto quei soldi se li mangia in grandissima parte il Bokassa di turno. Nello Zimbawe di Robert Mugabe (dove il rispetto dei diritti umani è a questo livello ), che è stato foraggiato p

Bella carità cristiana, cardinal Martino

L'Ucoii, la più integralista delle associazioni islamiche italiane, ha chiesto , nei giorni scorsi, di istituire l'insegnamento di religione islamica nelle scuole pubbliche italiane. La gara a fare il primo che sbraca è stata vinta dal cardinale Raffaele Renato Martino (e chi lo conosce mi dice che non c'è da stupirsi). Parole sue : «Se ci sono persone di altra religione nella realtà italiana, bisogna rispettarle nella loro identità culturale e religiosa. Se attendiamo la reciprocità nei paesi rispettivi dove ci sono cristiani, allora ci dovremmo mettere sullo stesso piano di quelli che negano questa possibilità». Il cardinale fa il gioco delle tre carte, e lo fa molto male. Primo. Perché il punto non è il diritto del bambino islamico a seguire gli insegnamenti religiosi che la sua famiglia ritiene migliori per lui, ma l'obbligo da parte dello Stato - cioè del contribuente - a pagargli questo insegnamento con i soldi pubblici. Che è cosa ben diversa: riconoscere il prim

Come gli indigeni con le collanine di perline colorate

Update importante. Il bello, come sempre, è che mentre noi siamo qui a sproloquiare su giornali e televisioni la gente insiste a ragionare con la propria testa. Magari senza sapere chi è Paolo Mieli. Divario tra centrodestra e centrosinistra ridotto a 3,5 punti. E non è un sondaggio di Berlusconi . Il Manifesto di oggi, a pagina 3, ci dice quello che tutti già sapevamo, che però - come nel caso di Paolo Mieli - fa sempre un certo effetto vedere messo nero su bianco. Anche la Stampa tifa per la vittoria di Romano Prodi (sin qui ci eravamo arrivati), ma la "notizia" è che il suo direttore in quota Lingotto, Giulio Anselmi, si prepara a lanciare un appello ai lettori analogo a quello del Buddha di via Solferino. «Lo farò, come è mia tradizione, qualche giorno prima delle elezioni», dice Anselmi. «Ma non credo che sarà una grande rivelazione: tutti sanno come la penso e credo che traspaia anche dal giornale che dirigo ormai da mesi (confermo, ndAcm). Non ho mai nascosto la mia pr

Coniglio bollito alla bolognese

di Fausto Carioti Da ieri gli elettori del centrosinistra hanno un ottimo motivo in più per essere depressi dal loro portabandiera. Romano Prodi ha rifiutato, in modo ufficiale e definitivo, il faccia a faccia televisivo con Silvio Berlusconi. Tramite un portavoce, il coniglio bollito alla bolognese ha comunicato al presidente di viale Mazzini, il diessino Claudio Petruccioli, che il motivo della fuga è dovuto al fatto che il presidente del Consiglio ha respinto le condizioni che lo stesso Prodi aveva posto. Il premier ha intenzione di presentarsi comunque davanti alle telecamere lunedì, per il previsto confronto televisivo. Se Prodi non ci sarà, peggio per lui: Berlusconi fa sapere di «rispettare» la sua scelta, pur ritenendo l’atteggiamento di Prodi «illegittimo e irresponsabile». La messa in onda, in realtà, è tutt’altro che scontata: l’opposizione preme affinché la trasmissione sia cancellata, ma Berlusconi ha già avvisato Petruccioli: «Non si può mettere il bavaglio al leader di u