Una manifestazione diversa

Sarà che in Italia, di solito, le manifestazioni le organizza la sinistra. E quindi vi partecipano anche disobbedienti, teppisti dei centri sociali e altri rigurgiti della modernità, che colgono l'occasione per dare libero sfogo alle loro frustrazioni. Sarà che in Italia, di solito, le manifestazioni la sinistra le organizza contro Silvio Berlusconi, uno nei cui confronti l'odio antropologico è moneta inflazionatissima, e ovviamente nei cortei abbonda più che altrove. Sarà per questi e per altri motivi, fatto sta che le manifestazioni che siamo abituati a vedere assomigliano più a riti tribali che a normali e civili espressioni di protesta. Niente di questo si è visto alla fiaccolata di Roma davanti all'ambasciata iraniana, convocata in difesa del diritto di Israele ad esistere. Diritto minacciato dall'Islam più primitivo, incarnato stavolta dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad.
Non si è sentita nessuna parola d'odio. Niente odio, zero assoluto. Quando mai è successo in una manifestazione, in Italia?
C'erano tante bandiere. Molte di Israele. Ma anche tanti tricolori, qualche bandiera della pace e qualche bandiera americana. Persino un paio di bandiere europee. Nessuna bandiera è stata bruciata. Nemmeno quella iraniana, che pure c'era: era stesa sulla ringhiera del palco, nel posto d'onore, accanto a quella israeliana.
Il panorama umano era il più vario immaginabile. Tanti, tantissimi ragazzi sono arrivati in due sul motorino, sventolando la bandiera israeliana lungo la Nomentana come la domenica fanno sulla via Olimpica con la bandiera della Lazio o della Roma. Con le stesse facce da coatti. Molti di loro hanno cantato in ebraico e ballato durante tutta la manifestazione, e chi non li ha visti perché ha preferito seguire chi parlava dal palco si è perso qualcosa. C'erano signore in pelliccia accanto ai mariti col cappotto di cammello. C'erano politici di destra e sinistra, c'era Mario Landolfi, ministro di An, che chiacchierava col Verde Alfonso Pecoraro Scanio, suo conterraneo, come due amici al bar.
C'erano tanti pezzi di quella maggioranza silenziosa di cui nessuno parla mai, e che anche alla manifestazione stavano lì, in silenzio, ad ascoltare. Perché si può manifestare pure senza fare casino e insultare: è la presenza che conta, la testimonianza.
E siccome era tutta gente adulta, senza ansie da prestazione, si è potuta permettere il lusso di evitare la solita gara infantile con la Questura sul numero dei partecipanti. C'erano quelli che c'erano, e comunque erano tanti.
Certo, alla fine ti resta il dubbio: stai a vedere che tolti gli unici assenti della manifestazione, e cioè i comunisti, i comunistelli no-global e gli estremisti di destra, quest'Italia è quasi un Paese normale.

Su Tocqueville molto, molto altro sulla fiaccolata.

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