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Visualizzazione dei post da dicembre, 2006

Regalo di Natale a Prodi: Senato chiuso per oltre un mese

Il Senato è sempre più ingestibile? Ogni volta che un provvedimento del governo sbarca nell'aula di Palazzo Madama c'è il rischio che Romano Prodi ne esca con le ossa rotte? L'ultima volta che si è votato a palazzo Madama se non fosse stato per i senatori a vita il governo sarebbe caduto ? Niente paura. La soluzione è lì, a portata di mano. Basta chiudere l'aula del Senato. Se non definitivamente, almeno per 35 giorni. Ed è proprio quello che sta avvenendo. E chi se ne frega se il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in seguito alla morte di Piergiorgio Welby ha chiesto al Parlamento «una riflessione approfondita su questioni eticamente sensibili che interrogano la coscienza e la responsabilità collettiva e individuale». L'importante è che la spina che tiene in vita il governo resti attaccata, e quindi figuriamoci se qualcuno, specie a sinistra, ha voglia di portare dentro al dibattito parlamentare un tema politicamente dilaniante come l'eutanasia.

Solo la politica può liberare la famiglia dalla politica

Botta e risposta, ovviamente su Libero, tra il sottoscritto e l'amico Alberto Mingardi. Argomento: i confini che debbono difendere la famiglia dall'ingerenza dello Stato. Il mio articolo è la risposta a quello di Alberto . di Fausto Carioti Si fa presto a dire che spetta alle famiglie, e solo ad esse, difendere le loro libertà dalla longa manus dello Stato. Magari fosse così semplice. Vorrebbe dire che la politica non ha ancora allungato le sue zampacce sulla nostra sfera privata e sul modo con cui educhiamo i nostri figli. Se le cose stessero davvero così, basterebbe alzare una trincea e difenderla con le unghie e con i denti. Ma così non è. Perché lo Stato si è già accampato da tempo nelle nostre camere da letto e nelle stanzette dei nostri bambini. Quella che serve, adesso, è una guerra di liberazione per mandarlo via il prima possibile. Il paradosso - o la fregatura, se si preferisce - è che questa guerra di liberazione deve passare attraverso la politica e le sue istituzio

I trucchi di Padoa-Schioppa smascherati dalla Kostoris

di Fausto Carioti Chissà cosa pensa lei, quando si siede davanti al computer, inizia a scrivere il suo intervento e si prepara, metaforicamente parlando, a levargli la pelle. E chissà cosa pensa lui, quando accende la radio o sfoglia la rassegna stampa e se la ritrova lì, la sua nemesi, puntuale come un esattore fiscale di Visco. Chissà se tutti e due, in certi momenti, ricordano mai il giorno in cui si sono sposati e tutti i bei momenti passati insieme, quando certo non potevano immaginare che sarebbe finita in questo modo, con lui al governo assieme ai comunisti e lei, spietata, che gli ripassa le bucce in pubblico. Lei, ovviamente, è Fiorella Kostoris, economista con gli attributi, per lungo tempo presidente dell’Isae, l’istituto di studi economici del Tesoro. È di sinistra, ma non quanto basta per non vedere le nefandezze del governo Prodi. Lui è Tommaso Padoa-Schioppa, un passato in Banca d’Italia, Consob e Banca centrale europea e un presente alquanto agitato come ministro dell’E

A Zionist Christmas

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Se anche voi non ne potete fare a meno, l'indirizzo è questo .

Il direttore di Al Jazeera spiega perché Israele deve morire

Ahmed Sheikh, palestinese nato a Nablus, è il direttore dell'emittente televisiva qatariota Al Jazeera (per inciso: la casa reale del Qatar, wahabita e legata a doppio filo con la corrotta dinastia saudita, finanzia il 75% dell'emittente preferita da Bin Laden). Essere a capo di una televisione seguita da 50 milioni di arabi rende automaticamente Sheikh uno degli opinion leader più importanti del mondo islamico. Qui si può leggere la recentissima intervista che gli ha fatto Pierre Heumann, giornalista del settimanale svizzero Die Weltwoche. Merita di essere letta sino in fondo, perché aiuta a fare piazza pulita di molte illusioni che anche in Europa si nutrono sulle avanguardie intellettuali arabe. Cito un solo passaggio dei tanti che meriterebbero di essere riportati. Quello in cui il direttore di Al Jazeera sembra finalmente smettere di fare il pesce nel barile e dice tutto quello che non va nei paesi arabi. «Non capisco perché non riusciamo a crescere in modo così veloce e

Ma il peggio per Prodi deve ancora venire

di Fausto Carioti Romano Prodi gongola e ostenta sicurezza. Dice che il voto di fiducia ottenuto ieri sera al Senato (162 voti a favore, 157 contrari) è una vittoria importante, che quello che ha appena superato era lo scoglio più difficile e che da adesso in poi il percorso del suo governo sarà tutto in discesa. Fa bene a dirlo. È dovere di un premier mostrarsi fiducioso davanti agli elettori anche quando tutto intorno a lui sembra sul punto di crollare. L’importante è che certe cose si limiti a dirle, senza crederci sul serio. Altrimenti dimostrerebbe di essere assai meno sveglio di come lo dipingono in privato quelli che ne parlano peggio, cioè i dirigenti diessini suoi alleati. La verità è che Prodi ieri è uscito con le ossa rotte dal confronto con il Senato. Da maggio a oggi il margine di fiducia di cui dispone il suo governo a palazzo Madama si è dimezzato: allora fu promosso con dieci voti di scarto, adesso può contare su appena cinque voti di differenza. E sono i voti di cinque

Anche se dirlo non è trendy, la verità è che la globalizzazione fa bene al Terzo Mondo

Non lo dite ai noglobal, non andate a raccontarlo a Fausto Bertinotti: non capirebbero, e li costringereste ad andare a ripescare qualche libro di Naomi Klein in cui c'è scritto che il libero mercato rende tutti più poveri. La verità, però, è che lo scambio internazionale di merci, cioè la globalizzazione, sta facendo un gran bene al Terzo Mondo. Niente di cui essere stupiti: già l'India, negli ultimi trent'anni, grazie all'entrata nel grande gioco mondiale del libero mercato, è riuscita a ridurre il proprio numero di poveri dal 51% al 22% della popolazione , e nelle aree urbane della Cina lo stesso processo sta avvenendo a velocità ancora più elevata. Dal 2001, da quando cioè è entrata nel Wto, l'organizzazione mondiale del commercio, la Cina è diventata la quarta potenza economica mondiale, il terzo maggior esportatore del pianeta (sarà il primo nel 2010) e ha quasi raddoppiato il proprio prodotto interno lordo (da 1.300 miliardi di dollari ai 2.200 miliardi del 2

Web e blog, c'è un problema di responsabilità

E' il solito problema di questo Paese. Tutti bravi a riempirci la bocca con i nostri diritti, ma appena qualcuno ci ricorda che esistono anche i doveri gridiamo allo scandalo. Parliamo di libertà, scordandoci che essa ha senso solo se legata in modo inscindibile alla responsabilità: più libertà chiediamo, più dobbiamo essere pronti ad assumerci nuove responsabilità. E invece, appena si parla di responsabilizzare un minimo quel gran casino che si muove dentro il web, saltano fuori orde di pirla pronti a parlare di censura. Il web, i blog, sono un grande spazio di libertà. A costo zero, in meno di cinque minuti, ci pongono in grado di mettere online, e quindi di farlo diventare leggibile in tutto il mondo, quello che ci passa per il cervello. Normale che un simile potere abbia dato alla testa a molti, rivelatisi intellettualmente e moralmente non in grado di assumersi le relative responsabilità. Basta fare un giro per il web per capire che i ragionamenti sono pochi, le analisi ancora

Integrazione islamica modello svedese

Ci sono tanti dati che chi cita le socialdemocrazie nordeuropee come modello di solidarietà da sbattere in faccia ai gretti individualisti e a noi liberisti selvaggi di tutto il mondo semplicemente non elenca. Di solito lo fa per banale ignoranza, perché il bello dei ritornelli politicamente corretti è che non costano fatica e si possono citare a pappagallo senza che nessuno venga lì a smentirteli, tanto di gente che ha abboccato all'amo e la pensa proprio come te ne trovi sempre una folla. Uno di questi dati che non vedremo mai in nessun mainstream media lo riporta il solito Bruce Bawer, giornalista americano che vive in nord Europa, in un articolo appena apparso sul New York Sun . E non lo troveremo mai altrove perché fa capire bene il fallimento delle politiche d'integrazione adottate dal governo svedese nei confronti degli islamici. Di recente, la città di Stoccolma ha condotto un sondaggio sui ragazzi che frequentano le scuole di nono grado (quindicenni o poco più, il nono

A sinistra lo psicodramma è già iniziato

Erano quelli che la piazza era loro. E ora la piazza (tute blu di Mirafiori incluse) li insegue per fischiarli. Erano quelli che fischiare è una civile manifestazione di dissenso. E ora che i fischi sono rivolti a loro (a Bologna!) fischiare è diventato il rigurgito di un «Paese incivile» ( parole di Romano Prodi ). Erano quelli che andavano orgogliosi del fatto che i loro lettori fossero i più attenti e i più informati. E ora le vendite dei loro quotidiani più "impegnati" vanno a picco. Erano la maggioranza del paese. E ora tutti i sondaggi dicono che la sinistra è ai minimi storici. Agli occhi di chiunque, soprattutto agli occhi dei suoi stessi elettori, l'Unione è l'ombra della coalizione che ha vinto le elezioni di aprile. Si arrovellano, dibattono tra loro, azzardano teorie per spiegarsi quello che si può spiegare solo con una lunga serie di errori e di bugie (vedi alla voce tasse) infilati l'uno dietro l'altro in pochissimo tempo, ma alla fine di tutta q

Le bugie del cibo organico, equo e solidale

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Capita sempre più raramente, ma quando capita è molto bello. The Economist, settimanale che qualche anno fa si poteva definire più o meno "conservative", e che ora non saprei proprio come chiamare, per una volta prova a ricordarci il grande magazine che era e dedica una copertina (nell'edizione europea), un editoriale e una signora inchiesta a una delle più grandi illusioni del marketing contemporaneo: quella del cibo socialmente, ecologicamente ed eticamente responsabile. Non servono presentazioni, lo abbiamo presente tutti. Lo troviamo negli scaffali della Coop, in quelli di molti altri supermercati e - ormai - anche nella bottega sotto casa. Promette meraviglie: paghi un po' di più, ma in cambio dei tuoi soldi ti viene promesso: a) un cibo di qualità migliore, più saporito e più sano; b) un pianeta più bello, più pulito e più giusto; c) un contadino, da qualche parte del mondo, in un casolare accanto al raccordo anulare o in una fazenda del Mato Grosso, che la sera

Ricontarle tutte, ricontarle subito

di Fausto Carioti Con tutti gli avvocati che si ritrova, tra quelli cui ha dato un posto in parlamento (e non sono pochi) e quelli che tiene a libro paga (e sono assai di più), Silvio Berlusconi farebbe bene a prestarne un paio al povero Enrico Deaglio, compagno giornalista caduto in disgrazia. È grazie alla bufala di Diario, il settimanale che Deaglio dirige, e alla figuraccia che ha fatto rimediare all’Unione, che ieri la sinistra si è trovata col cerino acceso in mano ed è stata costretta a dare il via libera alla riconta di tutte le schede dubbie in sette regioni. Il Cavaliere ha ottenuto così una prima, parziale soddisfazione alle richieste che avanza - inascoltato sino a ieri - dalla notte degli scrutini. Nessuno è stato disposto ad ascoltare lui, ma tutti adesso sono costretti a dare un seguito a ciò che hanno chiesto gli stessi leader dell’Unione. Il merito, appunto, va alla rivista di sinistra diretta da Deaglio, che aveva mandato nelle edicole un documentario su presunti brog

Il clan Micromega abbandona Prodi

di Fausto Carioti Il filosofo comunista Gianni Vattimo non si fa più illusioni: «Meglio davvero lasciare che Prodi cada al più presto». Lidia Ravera è triste: «Credevo che mandare a casa il governo Berlusconi mi avrebbe procurato un flash di beatitudine, che mi sarei sentita libera. Non è stato così». La scrittrice, ahilei, ha appena scoperto che «la maggioranza degli italiani è più berlusconiana di Berlusconi». Se la prende con questi italiani, li insulta scaricando su di loro tutto il proprio odio antropologico, ma lo sfogo non sembra aiutarla a stare meglio. Marco Travaglio, invece, è incavolato nero: avesse saputo quello che avrebbero combinato Romano Prodi, Piero Fassino e gli altri, il 9 aprile non sarebbe andato a votare. Onnipresente, nelle inquietudini di tutti, lo spettro del «Caimano Tris», l’incubo del ritorno di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Per assistere alla dolorosa seduta di autocoscienza della sinistra più depressa e rancorosa occorre andare in edicola, mettere m

Michael Moore sta iniziando a capire di non aver vinto le elezioni

Nemmeno un mese fa, all'indomani delle elezioni di mid term che hanno consegnato la maggioranza del congresso di Washington ai Democratici, scrivevo una cosa molto ovvia per chiunque conosca la situazione politica americana e non abbia gli occhi foderati da ideologie un tanto al chilo, e cioè che «l'equazione democratici uguale pacifisti» è «uno schema infantile» e che «la via d'uscita zapaterista, il "via subito dall'Iraq" è un'opzione che esiste solo nei wet dreams dei più ingenui». Una cosa molto ovvia, appunto, che però Michael Moore sta realizzando con fatica soltanto adesso. Qui trovate il suo goffo appello rivolto a Nancy Pelosi, presidente della Camera, e a Harry Reid, capogruppo dei Democratici al Senato, in cui se la prende con il partito Democratico (ribattezzato «the Bush/Democratic Party War») per non avere ancora deciso il ritiro dei soldati americani dall'Iraq. «Se non lo farete subito, su di voi piomberà la rabbia degli elettori. Non

Telecom Castro

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La lettera che i radicali hanno scritto a Guido Rossi, presidente di Telecom Italia, denunciando il sostegno che l'azienda italiana ha dato al regime del dittatore Fidel Castro Ruz attraverso il controllo del 27% della società telefonica cubana Etecsa, e il lungo dossier sulle porcherie commesse dalla stessa Etecsa, meritano di essere letti con molta attenzione .

"Size matters". Una prima analisi della Cdl in piazza

Primo. Siano stati oltre due milioni gli italiani scesi in piazza a Roma, come dice Silvio Berlusconi, o siano stati un terzo di questa cifra, come trapela dalla questura, non cambia molto. Il dato importante è che in piazza c'era molta più gente di quanta se ne aspettassero tutti, a destra come a sinistra. E questo è incontestabile. Secondo. Al di là degli slogan roboanti, che in circostanze come queste sono necessari, nessuno si aspetta che Romano Prodi si dimetta perché in piazza è scesa molta più gente del previsto. Il valore di certe manifestazioni è simbolico, non pratico né immediato. Ma in politica i simboli contano, eccome. Terzo. La sinistra ora sa che non ha il monopolio della piazza. Anche dall'altra parte sono bravi a evocarla, con risultati, in termini numerici, assolutamente comparabili a quelli della sinistra. Pur non potendo contare sulla macchina organizzativa di Cgil, Cisl e Uil. Quarto. Il messaggio a sinistra sembrano averlo capito in molti. Come confermano

Il giudizio definitivo sul caso Previti

Il giudizio definitivo sull' esito del processo Previti-Squillante lo si trova oggi a pagina 18 del Corriere della Sera. Lo dà il magistrato Nicola Marvulli, fino a un mese fa presidente della Corte di Cassazione. Non è un amico di Berlusconi. Tutt'altro. Ha definito la legge Cirielli «un'amnistia mascherata». Si è «sbigottito» per la legge Pecorella. Di Berlusconi, in passato, ha avuto modo di dire che «è in un delirio di persecuzione». Ora, intervistato dal Corriere, spiega di chi sono le responsabilità: «I magistrati di Milano hanno sbagliato. La loro ostinazione ha causato questo smacco per la giustizia». «Era evidente che non potessero essere loro ad emettere la sentenza. Si contestava una corruzione avvenuta a Roma e il presunto corrotto era un magistrato che lavorava negli uffici giudiziari della Capitale. La competenza di Perugia era pacifica e infatti ci aspettavamo che dopo il deposito delle nostre motivazioni si sarebbe provveduto». «Quando noi abbiamo depositat