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Spioni Telecom, altri tre arresti

Ogni tanto qualche lettore del blog mi scrive per sapere a che punto stanno le mie vicende legali con gli spioni del Tiger Team, il gruppo di hacker legati alla Telecom che si sono "interessati" al sottoscritto. Rispondo di non saperne nulla. Intanto perché è vero, e poi perché, anche se ne sapessi qualcosa, finché l'indagine è in corso mi guarderei bene dal parlarne in giro. Però stavolta le notizie sono pubbliche, e così fare un aggiornamento alla spy story che mi ha visto parte lesa mi costa davvero poco. Un estratto da Repubblica.it : Tre persone sono state arrestate a Milano per i dossier illeciti Telecom. Le manette sono scattate per Alfredo Melloni, tecnico informatico appartenente al cosidetto Tiger Team che si occupava della sicurezza informatica della società telefonica, già stato arrestato una volta nell'ambito dell'inchiesta. Gli altri due provvedimenti sono stati emessi nei confronti di Giuseppe Iannone, ex maresciallo del Ros dei Carabinieri ed ex re...

Super Fioroni e lo stato etico all'amatriciana

di Fausto Carioti Il bimbo passa troppo tempo a guardare immagini truculente su Internet e quando arriva a scuola fa il violento con i compagni? Niente paura, ci pensa Super Fioroni. Sembra la trama di una canzone demenziale di Elio e le Storie Tese. Invece è la cronaca del Consiglio dei ministri di ieri. Dove, giusto per non perdere l’abitudine, sono volati gli stracci. Tutta colpa di Francesco Rutelli. Il quale ricorda sempre più lo Zelig di Woody Allen: i suoi compagni di partito lo picchiano, quelli della sua coalizione picchiano quelli della Margherita e gli elettori, ogni volta che possono, prendono indistintamente a schiaffi l’intero centrosinistra. Insomma, succede che il vicepremier e ministro dei Beni culturali si presenta al tavolo di palazzo Chigi con la sua ultima fatica, un disegno di legge per la tutela dei minori dinanzi a film e videogiochi, e la illustra ai colleghi. Smorfia disgustata di Giuseppe Fioroni, ministro della Pubblica Istruzione: «Non basta». Rosy Bindi, P...

Chi ha paura di Telecom America

Il fatto che la Borsa apprezzi l'offerta di At&T e American Movil per Telecom Italia mentre nel governo Prodi e nella maggioranza c'è chi, come Piero Fassino , Vincenzo Visco e Fausto Bertinotti , grida all'emergenza democratica, la dice lunga su quanto certi personaggi abbiano a cuore gli interessi dell'azienda (ragionamenti analoghi, peraltro, si sentono provenire a mezza voce anche da alcuni settori del centrodestra). Il problema, per tutti costoro, è che argomentazioni serie non ne hanno. Le modalità con cui la cordata americana si candida ad acquistare Olimpia, la "cassaforte" di Marco Tronchetti Provera, e tramite essa Telecom Italia, sono paragonabili a quelle con cui nel 1999 Roberto Colaninno ed Emilio Gnutti, con la benedizione dell'allora presidente del Consiglio Massimo D'Alema, misero le mani su Telecom Italia. Con la differenza che At&T non è un socio finanziario improvvisato, ma una delle primissime compagnie telefoniche al mo...

Cellulari, il governo sapeva che le tariffe sarebbero aumentate

Come era ovvio, le tariffe praticate dai gestori della telefonia mobile stanno rincarando , e l'effetto di questi aumenti, se non lo azzererà, di certo compenserà parecchio il risparmio prodotto dall'abolizione dei costi di ricarica dei cellulari, che poi era anche l'unica medaglia che potesse appuntarsi sul petto il governo Prodi, del quale sino a oggi gli elettori hanno apprezzato soprattutto l'aumento delle tasse. "Colpa" dei gestori birichini, per carità, che comunque non sposta di una virgola il dato politico della vicenda: l'unica manovra popolare varata dal governo Prodi, se non è un bluff completo, poco ci manca. A sinistra, il coro degli indignati nei confronti delle compagnie telefoniche è già partito. Il governo, però, non ha alcun motivo per sorprendersi davanti a questi rincari. Basta infatti avere la pazienza di scovare gli stessi documenti firmati dagli uomini dell'esecutivo e le loro stesse dichiarazioni rese in Parlamento (lontano da...

Caro Pizzetti, non c'è solo Sircana. Botta e risposta con il garante della Privacy

di Fausto Carioti Egregio professor Francesco Pizzetti, presidente dell’Authority per la difesa della Privacy, le scrivo perché intendo approfittare del suo attuale momento di iperattivismo. Vorrei capire se, dopo essersi tanto agitato per difendere la privacy dei potenti dai giornalisti, intenda fare qualcosina anche per tutelare la privacy dei giornalisti dai potenti. Come forse saprà, il sottoscritto è stato oggetto di una lunga e accurata rettoscopia informatica ad opera dei signori del Tiger Team, il gruppo di spioni messi a busta paga da Telecom Italia. Per sei mesi, dall’ottobre 2003 al marzo 2004, gli hacker remunerati con i soldi delle nostre bollette, interessati a capire cosa stessi scrivendo, hanno spiato i documenti che erano nel mio computer e controllato ogni attività svolta dal sottoscritto su Internet, compresi gli acquisti online e la mia normale corrispondenza di posta elettronica. Nel loro lavoro sono venuti a sapere numerosissimi particolari della mia vita privata...

Telecom, altri due in gabbia

Andrea Pompili, manager Telecom coordinatore di quel club di gentiluomini noto come Tiger Team, da questa mattina è in carcere. Nella cassaforte del suo ufficio furono trovati quattro cd-rom contenenti intercettazioni illegali, uno dei quali zeppo di files prelevati illegalmente dal computer del sottoscritto. Assieme a lui, è finito in carcere il giovane hackerAlfredo Melloni ( qui e qui qualche dettagliuccio sul suo curriculum, tanto per capire quale documentazione allegare alla domanda di lavoro quando si cerca un impiego da quelle parti). L'accusa per i due è di associazione a delinquere finalizzata all'accesso abusivo informatico. Questi ultimi sviluppi sono raccontati qui e qui dalle agenzie di giornata. La parte della storia che mi riguarda l'ho invece raccontata qui . Da queste parti certo non si gioisce per gli arresti, perché in questo letamaio non c'è nulla di cui rallegrarsi. Però si registra con ovvio interesse quello che accade. Soprattutto, ci si prepa...

Gli spioni di Telecom: no, non l'ho presa bene

di Fausto Carioti Di tutte le sensazioni che può provare un individuo, poche sono più fastidiose dello scoprire che qualcuno molto grosso e molto potente usa i soldi che gli versi ogni bimestre nella bolletta telefonica, con l’aggiunta di qualche milione di euro, per frugare tra i tuoi documenti e nella tua corrispondenza, allo scopo di impedirti di fare il tuo lavoro e trovare materiale utile per ricattarti. Il sottoscritto il dubbio lo aveva da tempo, e quando è saltato fuori che gli sgherri di Telecom Italia avevano allestito una struttura degna della Spectre per monitorare la vita e le attività di Davide Giacalone, il dubbio era diventato quasi certezza. La conferma definitiva che ha tolto quel «quasi» è arrivata domenica mattina, leggendo l’articolo del bravo Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera. Dall’ottobre 2003 al marzo 2004, come risulta da una relazione della polizia postale, il computer di chi scrive è stato frugato con attenzione, giorno per giorno, dagli hacker al sol...

Grazie, dottor Tronchetti

Dal Corriere della Sera di oggi: «Si è combattuta anche in Italia, spiando la posta elettronica di giornalisti (come Fausto Carioti di Libero) e avvocati (come lo studio legale Giorgianni), la guerra per il controllo di Telecom Brasil tra Telecom Italia (azionista robusta ma di minoranza) e i brasiliani soci-rivali (azionisti di maggioranza di Brasil Telecom tramite il fondo pensionistico Opportunity del finanziere Daniel Dantas): lo testimoniano quattro cd-rom trovati in una cassaforte nella perquisizione dell'ufficio Telecom di Andrea Pompili, il coordinatore di quel Tiger Team informatico di cui 11 giorni fa, per l'intrusione del 4 novembre 2004 al Corriere della sera, sono stati arrestati il capo (Fabio Ghioni) e il miglior tecnico (Rocco Lucia)». Il resto della storia qui, sul sito del Corriere .

Telecom Castro

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La lettera che i radicali hanno scritto a Guido Rossi, presidente di Telecom Italia, denunciando il sostegno che l'azienda italiana ha dato al regime del dittatore Fidel Castro Ruz attraverso il controllo del 27% della società telefonica cubana Etecsa, e il lungo dossier sulle porcherie commesse dalla stessa Etecsa, meritano di essere letti con molta attenzione .

Spiritosi come comunisti

Dopo anni passati a gettare valanghe di letame (in senso figurato e in senso reale) su Silvio Berlusconi in nome dell'inviolabile diritto alla critica, alla satira e alla libertà d'espressione (tutti principi che qui sottoscriviamo a occhi chiusi), la sinistra italiana è arrivata a palazzo Chigi. E, alla prima occasione, è riuscita a trasformarsi, con grande sprezzo del ridicolo, da allegra eresia in tragicomico regime. Tra quei servizi necessari a rendere la politica un po' meno noiosa e ridare ossigeno al telespettatore dopo averlo sommerso con grafici e tabelle sulle nuove aliquote Irpef e altre amenità del genere, il direttore del Tg2, Mauro Mazza, ha scelto di mandare in onda il famoso rap di Prodi bofonchiante durante l'audizione alla Camera sull'affaire Telecom-Rovati . Questa la reazione di chi, sino a ieri, invocava la Costituzione e la Carta dei diritti dell'uomo per difendere il diritto di Roberto Benigni, Antonio Cornacchione, Paolo Rossi e degli al...

Il grande freddo

Mai stato così debole. Romano Prodi esce con le ossa rotte dal confronto parlamentare sul caso Telecom-Rovati, con un coefficiente di leadership ridotto ai minimi termini. Ne esce assai peggio di come c’era entrato, e già non era un bello spettacolo. Ricordiamolo. Prodi aveva difeso con le unghie Angelo Rovati, il suo collaboratore che, giocando a fare il piccolo Enrico Cuccia, ammazzava il tempo preparando su carta intestata di palazzo Chigi piani di riassetto per Telecom, azienda privata quotata in Borsa, per poi inviarli a Marco Tronchetti Provera (è l’ipotesi di gran lunga più innocentista nei confronti di Prodi e del suo “pseudotesoriere”, le altre si possono solo immaginare). Per non finire travolto in prima persona, Prodi è stato costretto a far dimettere Rovati. Aveva detto che non avrebbe riferito in Parlamento sulla vicenda, perché farlo sarebbe stata “una cosa da matti”. I suoi stessi alleati lo hanno costretto a presentarsi. Goffo il tentativo di fare di necessità virtù: pa...

Nel caso non si fosse capito

Alle ore 16 di giovedì 21 settembre Romano Prodi era a palazzo Chigi, tornato da New York. A quell'ora era prevista la presenza del rappresentante del governo, il ministro Paolo Gentiloni, dinanzi al Senato, per riferire sulla vicenda Telecom. I tempi tecnici per essere presente in aula, dunque, Prodi li avrebbe avuti. Era lì, a duecento metri da palazzo Madama, barricato nel suo ufficio. Se non lo ha fatto è solo perché è mancata la volontà politica. Prodi riferirà alla Camera il 28 settembre. Al Senato nei giorni successivi. Perché? Certo, perché spera che, di qui ad allora, si sia attutito il clamore suscitato dal caso Rovati (il suo collaboratore che nel tempo libero, senza averne titolo, scriveva piani di riassetto del gruppo Telecom su carta intestata di palazzo Chigi e li affidava a un corriere delle forze dell'ordine affinché li consegnasse a Marco Tronchetti Provera). Ma non solo. Da qui ad allora, infatti, è convinzione comune che venga ufficializzato l'arrivo di ...

La solitudine di Prodi

di Fausto Carioti Il Romano Prodi über alles, sotto il cui sguardo compiacente si annunciava la fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo (sfidando così i Ds sul terreno loro più congeniale, quello dell'alta finanza), il Prodi decisionista con la mascella volitiva, che portava i soldati italiani in Libano e costringeva tre quarti della Casa delle libertà a dire sì alla "sua" missione, non c'è più. Si è sgonfiato nel giro di poche ore, come un soufflé riuscito male. Al suo posto è riapparso il Prodi debole e nervoso dei momenti peggiori, un po' Tafazzi e un po' Fantozzi, con la fronte sudata e lo sguardo da talpa. Irriso dagli avversari e sopportato con sempre più malcelato fastidio dai suoi alleati. Un uomo solo al comando, molto solo e con poco comando, vista l'irruenza con cui il mondo che lo circonda gli si è rivoltato contro. Un leader di coalizione che sta pagando a caro prezzo il suo peccato originale: quello di non essere il leader di alcun partito. Hai v...

Telecomgate: la strana vittoria della Cdl al Senato

Ma era meglio avere Romano Prodi al Senato nella data proposta dal governo, e cioè il 28 settembre, e una volta lì provare a scuoiarlo a dovere in diretta televisiva, così come impongono i sacrosanti rituali delle repubbliche parlamentari? Oppure hanno fatto bene i senatori della Cdl a cogliere l'occasione della superiorità numerica, a chiedere che il presidente del consiglio appaia in aula il 21 settembre, a cercare il braccio di ferro con la maggioranza (che a palazzo Madama tale non sembra più essere), per vincere ( 151 voti contro 148 ), ma dare così la scusa a Prodi di provare a mandare al suo posto il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, visti gli inderogabili (meglio non indagare) impegni internazionali del premier? Insomma: è meglio avere tra le mani un Gentiloni oggi o un Prodi domani? Meglio un Prodi domani, ovvio. Il bersaglio è lui, mica il ministro margheritino. E allora? Per quale motivo i senatori del centrodestra hanno offerto una simile via di fuga al prem...

Telecom, tarallucci e vino

Non ci vuole la sfera di cristallo per indovinare dove vanno a parare certe cose in Italia. Primo: Angelo Rovati si è dimesso , spiegando che lo fa per evitare ulteriori rogne a Romano Prodi. Secondo: il presidente del Consiglio non riferirà in Parlamento sul Telecomgate e sull'imbarazzante ruolo ricoperto dal suo uomo-ombra. Al suo posto, a farsi crocifiggere a Montecitorio, manderà il margheritino Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni. Il quale, poverino, sulla "ciccia" vera della faccenda, cioè sul progetto di spezzatino del gruppo Telecom inviato chissà perché da Rovati a Marco Tronchetti Provera, non ha proprio nulla da dire. Tanto più che Rovati a palazzo Chigi non ricopriva alcun ruolo ufficiale, ma svolgeva un incarico fiduciario personale affidatogli da Prodi. Il quale, quindi, sarebbe l'unico tenuto a rispondere in aula e a farsi sbeffeggiare dall'opposizione. Questo gli alleati del premier lo sanno benissimo, e nelle ultime ore, durante un...

Telecomgate: il primo cambio di vento dall'inizio della legislatura

A ulteriore conferma del fatto che aveva ragione Rudyard Kipling a scrivere che successo e insuccesso sono due grandi impostori, e che come tali debbono essere trattati, Romano Prodi, poche ore dopo aver incassato il sì di due terzi della Cdl alla missione italiana in Libano, si trova nella situazione peggiore da quando è nato il suo governo: messo sotto accusa e lasciato solo dagli alleati dopo che il suo principale collaboratore è stato scoperto con le dita nel vasetto della marmellata. E questo senza che la Casa delle libertà abbia fatto alcunché per meritarselo. Per il centrodestra, infatti, si tratta di un regalo tanto prezioso quanto inaspettato. Niente di nuovo: come scritto più volte, la politica italiana è messa così male che il vero punto di forza dei due schieramenti è l'altrui debolezza. Le dimissioni di Marco Tronchetti Provera dalla presidenza di Telecom Italia, poi, contribuiscono a creare un clima apocalittico attorno all'intera vicenda del Telecomgate e non mig...

Intervista a Luciano Moggi

di Fausto Carioti Napoli - Un anno fa, di questi tempi, Luciano Moggi, assieme a Giraudo, Bettega e Capello disegnava quella Juventus che, di lì a poco, si sarebbe sbranata il campionato. Trecentosessacinque giorni dopo è cambiato tutto. La Norimberga del pallone, il processo a quel “sistema” che qualcuno ha voluto ribattezzare Moggiopoli, ha condannato la Juventus a “restituire” gli ultimi due scudetti vinti, retrocedendola in serie B con penalizzazione di 17 punti. Tranne pochissime eccezioni, i campioni bianconeri stanno facendo a gara a chi scappa prima verso lidi più prestigiosi. La giustizia sportiva ha decretato che Moggi dovrà stare per cinque anni lontano dal mondo del calcio. Lui, Lucianone, sentimentale com’è, in questa estate così diversa da tutte quelle che l’hanno preceduta cerca rifugio nei luoghi cari. Fa base a Follonica, nel grossetano, dove è protetto dai congiunti più stretti e passa le giornate a marcare stretto la nipotina. Oggi è a Napoli, dove i tassisti ancora ...