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Cosa resta dei festini a base di droga

Avete presente i titoloni sparati in questi giorni per convincere il lettore che nelle feste di Silvio Berlusconi correva droga a fiumi? Quegli articoli al termine dei quali ti immaginavi modelle nude che si tuffano in piscine piene di coca, sotto l'occhio vigile dei carabinieri armati? Tipo questo e questo , insomma. Volete sapere che piega sta prendendo l'inchiesta, vero? Sacrosanto. Per soddisfare la vostra curiosità dovete leggere un paio di righe (niente richiami nei titoli, per carità, mica è una notizia) nell'ottimo articolo odierno di Paolo Colonnello sulla Stampa . Testuale: «Per quello che ho letto mi pare si parli di una canna e non mi pare materia sufficiente per aprire chissà quale indagine». Chi parla è Edmondo Bruti Liberati, procuratore capo di Milano. Una canna, fumata da chissà chi. Sulla quale si vergogna di aprire un fascicolo persino la procura che più indaga su Berlusconi. Ecco quello che resta di tutti quei titoli.

Roger Scruton contro l'Unione europea

Roger Scruton non ha bisogno di grandi presentazioni. Filosofo inglese, classe 1944, è uno dei più tenaci difensori dell'Occidente e di ciò che questo rappresenta. Ovviamente è un conservatore. Chi vuole saperne di più su di lui, può leggere il recentissimo libro-intervista " Il suicidio dell'Occidente ", che Scruton ha fatto con Luigi Iannone e che è stato pubblicato dalle edizioni Le Lettere. Il motivo per cui se ne parla qui è che ieri, venerdì 15 ottobre, Scruton ha partecipato al convegno "Lo stato della democrazia nel mondo", che si è svolto alla Camera dei deputati. Quella che vedete qui sotto, sino ad ora inedita, è la sua relazione integrale. Un'analisi politicamente scorretta, realistica e - a parere del sottoscritto - in grandissima parte condivisibile su ciò che sta accadendo all'Italia (e non solo) per colpa di come è stata pensata e costruita l'Unione europea. Buona lettura. di Roger Scruton Noi europei apprezziamo la Democrazia pe

L'unione innaturale tra i finiani e Berlusconi

di Fausto Carioti Si può pensare quello che si vuole della nuova legge sulle intercettazioni, che come ogni altra cosa di questo mondo è migliorabile. Non ci sono dubbi, invece, sul fatto che quella norma, nella formulazione con la quale sta per sbarcare a Montecitorio, sia stata controfirmata da Gianfranco Fini e dai suoi uomini, i quali adesso la vogliono cambiare, tradendo l’impegno preso con il resto del partito. Se andrà davvero così, saremo a una svolta decisiva nella storia di questo Paese: tra Silvio Berlusconi da una parte e il partito di Repubblica e la sinistra dall’altra, l’ex leader di An e un manipolo dei suoi avranno scelto il secondo schieramento. Scelta che può stupire molti elettori del centrodestra, ma che in realtà è coerente con l’ideologia dei personaggi in questione. Quella che Forza Italia e Alleanza nazionale fossero due partiti perfettamente amalgamabili, infatti, è una favola bella dietro la quale in tanti si nascondono da tempo. Ma le cose sono un po’ diver

La presa in giro del taglio delle province

di Fausto Carioti Basta che adesso non riattacchino con la litania dei soldi che non si trovano, con l’impegno solenne a ridurre i costi della politica, col fatto che governo e maggioranza hanno le mani legate dai poteri più o meno forti. Perché la storia del taglio delle province, finita ieri come era prevedibile, e cioè in barzelletta, insegna proprio il contrario. I soldi si possono trovare: almeno 11 miliardi l’anno. L’abbattimento dei costi della politica, con cui tutti si riempiono la bocca, è uno slogan elettorale che nessuno intende onorare. E stavolta i poteri non elettivi che frenano l’azione dell’esecutivo e del Parlamento non c’entrano nulla: se non sarà soppressa nemmeno una provincia le ragioni sono tutte interne al sistema dei partiti e degli eletti. Colpa della classe politica, insomma, ma soprattutto della maggioranza e del governo, che questo impegno con gli elettori l’avevano preso. Da Montecitorio hanno fatto sapere che il presidente della commissione Affari costitu

Ma quale "eversivo"

di Fausto Carioti Che Silvio Berlusconi abbia un’idea di democrazia diversa da quella prevista dalla Costituzione italiana è fuori di dubbio. Lo si è visto anche ieri. Lui stesso, ormai da tempo, non fa nulla per nascondere il proprio grande progetto: svecchiare le istituzioni per rendere più rapida l’azione del governo, rafforzando il legame diretto tra il premier e gli elettori. Ma si tratta pur sempre di un’idea di democrazia legittima, simile a quella di democrazie ben più solide e datate della nostra. Cosa che la sinistra finge di non sapere, accusando Berlusconi di voler creare «una democrazia plebiscitaria» (Walter Veltroni), di «eversione» (Luigi Zanda), di «fascismo» (Antonio Di Pietro, ovviamente). «Vista da dentro, l’attività del governo e del Parlamento nel fare leggi è un inferno. Abbiamo un’architettura istituzionale che rende difficilissimo trasformare i progetti in leggi compiute, concrete e operanti», ha attaccato ieri il presidente del Consiglio, scatenando il diluvio

I conti di Bersani smontati dall'Eurostat

di Fausto Carioti Adesso lo dice anche l’Eurostat: si scrive Pier Luigi Bersani, si legge ragionier Ugo Fantozzi. Giovedì sera, durante Annozero, ricordandosi il motto degli strateghi di Bill Clinton («It’s the economy, stupid!»), il segretario del Pd ha riversato sul governo la colpa della crisi economica. A dargli man forte, le schede preparate dalla redazione di Michele Santoro, con i numeri montati ad arte in modo da far apparire l’Italia come il Paese europeo ridotto peggio. Esempio: sulla tenuta dei redditi delle famiglie, dove l’Italia (da lustri) arranca, la scheda metteva a confronto il nostro Paese con Francia e Germania, ovviamente in situazioni migliori. Ma sulla disoccupazione, dove malgrado tutto l’Italia brilla, lo stesso confronto non è stato fatto, e Santoro si è limitato a dare i numeri dei senza lavoro italiani. I suoi telespettatori non devono sapere che la Francia sta messa molto peggio di noi, né che la disoccupazione media europea (9,7%) è più alta di quella ital

La solitudine di Tremonti

Fausto Carioti È nel momento in cui sembra essere diventato l’uomo più potente d’Italia che si scopre quanto è fragile Giulio Tremonti. Il titolare dell’Economia ha scritto la manovra da 25 miliardi passando con i propri cingoli sui piedi degli altri ministri. È la superstar del governo: il Corriere della Sera gli ha appena riservato una di quelle interviste molto lunghe, profonde e assai poco leggibili che di solito sono privilegio delle grandi “riserve della Repubblica”. Le trasmissioni di sinistra fanno a gara per invitarlo. Ultimo caso, il Ballarò di martedì, dove dai curiosi sondaggi di Nando Pagnoncelli è emerso che gli italiani in maggioranza (51%) bocciano la manovra, ma allo stesso tempo assegnano a Tremonti, autore dell’odioso provvedimento, un gradimento del 55%, unico caso di consenso crescente nel centrodestra. Luciana Littizzetto, intanto, lo ha eletto volto presentabile del centrodestra italiano. Un tripudio. Eppure, mai come adesso, Tremonti è stato inviso alla maggiora