Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2008

Le ragioni di Israele e le colpe di Hamas

di Fausto Carioti Le bombe sganciate dagli aerei con la stella di David sui miliziani di Hamas nella striscia di Gaza sono manna dal cielo per i tanti nemici di Israele che popolano le redazioni delle agenzie, dei telegiornali e dei quotidiani europei. «Oltre 200 morti» e «carneficina» sono le espressioni che rimbalzano nei titoli e nei primi commenti. Il tutto viene farcito con le foto dei civili palestinesi disperati e degli edifici colpiti, dove il rischio, come sempre quando di mezzo c’è Israele, è che la tragedia vera si mescoli alla messinscena (forse qualcuno ricorda Adnan Hajj, il fotografo libanese dell’agenzia Reuters che nell’estate del 2006 ritoccava al computer le fotografie dei bombardamenti israeliani su Beirut per farle apparire più cruente, o le scenografie organizzate da Hezbollah, che davanti alle telecamere occidentali faceva accendere le sirene alle ambulanze vuote allo scopo di “drammatizzare” la situazione). Quindi lo Stato di Israele è malvagio ed è «come il Ter

L'alleanza del gas

Si chiama Gecf, sigla che sta per Gas exporting countries forum, e sinora se ne è parlato molto poco. La Russia sta facendo di tutto perché se ne parli di più , e - con tutte le differenze che passano tra il mercato del gas e quello del petrolio - diventi qualcosa di simile all'Opec. Per l'Europa non è una buona notizia. Al di là della questione economica - quando chi vende cerca di mettersi d'accordo, per chi compra c'è sempre poco da festeggiare - il problema vero è politico. Basta vedere i nomi dei principali Paesi esportatori di gas (come sempre, tutti questi dati sono disponibili sulla preziosissima BP Statistical Review ). La Russia ogni anno esporta via gasdotto 147,5 miliardi di metri cubi di gas (su un totale di esportazioni mondiali pari a 549,7 miliardi di metri cubi). L'Iran 6,2 miliardi. La Nigeria ne produce 35 miliardi. Del forum, oltre a questi tre Paesi, fanno parte anche Algeria, Libia, Venezuela, Qatar, Malesia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Bolivi

Welcome to the Jungle

di Fausto Carioti Armato di ago, filo e buona volontà, Walter Veltroni si arrangia come può, tra una citazione di Enrico Berlinguer e una mitologia spicciola presa in prestito da Barack Obama. Ma ricostruire la verginità morale del Partito democratico non è compito alla sua portata. Un giorno si ammazza un ex assessore del Pd, inquisito. Un altro gli arrestano un sindaco. Quello dopo mettono ai domiciliari due assessori. Domani, sotto a chi tocca: ogni giorno ha la sua croce e, se si dovesse dare retta ai boatos che girano in queste ore, sarà un miracolo se alla fine dentro al Pd si salveranno in due. Quel che è peggio, manca il materiale per ricostruire l’onore perduto: la fiducia nel partito si è azzerata, l’orgoglio dell’appartenenza ha lasciato il passo alla vergogna. Apri il blog di Concita De Gregorio, direttore dell’Unità, e leggi lo sconsolato lettore - uno dei tanti, c’è solo l’imbarazzo della scelta - che scrive: «Dalle ultime (e non solo le ultime...) vicende giudiziarie e p

Ritratto di Carlo Caracciolo, inventore di giornali e gran nemico di Berlusconi

di Fausto Carioti Il cognome, l’incarico, i titoli nobiliari, la parentela con gli Agnelli e tutto il resto non devono ingannare. Don Carlo Caracciolo, fondatore dell’Espresso e di Repubblica, principe di Castagneto e duca di Melito, morto ieri nella sua casa di Roma all’età di 83 anni, si era davvero fatto da solo. Un piccolo imprenditore amante dell’azzardo che amava i giornali e le tipografie, e soprattutto era incuriosito dalla fauna umana che vive nelle redazioni. Vendicativo quanto basta per andare orgoglioso della lista dei suoi nemici, dove al primo posto, dal 1991, aveva messo Silvio Berlusconi. Un po’ per bravura e un po’ perché la fortuna spesso arride agli incoscienti, era riuscito a creare un solido gruppo editoriale, riuscendo a fare soldi laddove tanti altri sono riusciti solo ad accumulare debiti. Era nato nell’ottobre del 1925. Suo padre era il nobile napoletano Filippo Caracciolo, diplomatico e antifascista, che fu anche segretario del partito d’Azione. Sua madre, Mar

Chiunque vinca in Abruzzo, Veltroni ha perso

di Fausto Carioti Impossibile sapere adesso chi sarà il vincitore delle elezioni regionali in Abruzzo, dove si vota oggi e lunedì. Il nome del vero sconfitto, però, già si conosce: è Walter Veltroni. Qualunque cosa facciano gli elettori, il segretario del Partito democratico uscirà dal voto con le ossa rotte e con molti più problemi di quanti ne avesse prima. Un po’ perché la sorte è stata avara con lui, e lo ha messo sin dall’inizio in una situazione difficile. Un po’ perché Veltroni, per non smentirsi, ci ha aggiunto del suo. Gli elettori abruzzesi sono stati chiamati alle urne in seguito alle vicende giudiziarie che a luglio avevano portato alle dimissioni del governatore Ottaviano del Turco, esponente del Partito democratico. Del Turco aveva vinto le elezioni nell’aprile del 2005 e governato la regione sorretto dalla coalizione dell’Unione. A succedergli si sono candidati in sei, ma la vittoria se la giocheranno in due: Gianni Chiodi, del Popolo della Libertà, e Carlo Costantini, d

La presa in giro della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo

Ineffabile, il Tg1 del 9 dicembre, in prima serata, l'ha ritenuta la prima notizia da dare ai telespettatori. E non è stato l'unica testata italiana a dare un risalto così vasto ai sessant'anni della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Difficile, in queste ore, scampare ai fiumi di retorica che celebrano l'evento. Oltre ai toni da Istituto Luce, tutti i servizi hanno in comune il solito luogocomunismo. Sono tutti uguali, seguono lo stesso copione: la Carta dei diritti dell'uomo è una cosa meravigliosa, le Nazioni Unite vorrebbero che diventasse la costituzione unica mondiale, ma tanti Paesi - cinici e cattivi - ancora non la applicano. Quali Paesi? Ecco, qui viene il problema. Il Tg1 (ineffabile, ma forse l'ho già scritto) non li nomina, ma in compenso condisce il suo servizio con immagini dei polizotti bianchi che da qualche parte, negli Stati Uniti, maltrattano uomini di colore, probabilmente delinquenti colti sul fatto. Così, si insinua che so

"Not just those on the left"

I mugugni della sinistra democratica nei confronti di Barack Obama si beccano la prima reprimenda dallo staff del presidente eletto. Steve Hildebrand, deputy campaign manager di Obama, insomma uno dell' inner circle del prossimo inquilino della Casa Bianca, scrive sull'Huffington Post come funzionano le cose da quelle parti: This is not a time for the left wing of our Party to draw conclusions about the Cabinet and White House appointments that President-Elect Obama is making. Some believe the appointments generally aren't progressive enough. Having worked with former Senator Obama for the last two years, I can tell you, that isn't the way he thinks and it's not likely the way he will lead. The problems I mentioned above and the many I didn't, suggest that our president surround himself with the most qualified people to address these challenges. After all, he was elected to be the president of all the people - not just those on the left. Chi vuole saperne di p

Lost in traslescion

La sinistra democratica, negli Stati Uniti, se ne sta dolorosamente rendendo conto. Barack Obama sta gettando le basi per una politica centrista, e soprattutto di quella discontinuità invocata in politica estera proprio non c'è traccia. Anzi, i segnali arrivati sinora dal presidente eletto sono di segno opposto. In un articolo tutto da leggere, Politico.com fa il punto sul "disillusionment" dei liberals : «Liberals are growing increasingly nervous – and some just flat-out angry – that President-elect Barack Obama seems to be stiffing them on Cabinet jobs and policy choices. Obama has reversed pledges to immediately repeal tax cuts for the wealthy and take on Big Oil. He’s hedged his call for a quick drawdown in Iraq. And he’s stocking his White House with anything but stalwarts of the left». Tempo che finiscano di tradurre le dichiarazioni di Obama e gli articoli scritti su di lui, e se accorgeranno anche dentro al Pd.

Dasvidania

Si era alzato qualche sopracciglio, tra i miei amici di centrodestra, quando avevo scritto che ormai, in politica estera, l'Italia di Silvio Berlusconi è più vicina a Mosca che a Washington . La conferma (l'ennesima) è appena arrivata dal vertice dei ministri degli Esteri della Nato. Radio Free Europe racconta così la reazione di Dmitry Rogozin, inviato del Cremlino al vertice dell'Alleanza atlantica, dopo che i ministri degli Esteri Nato avevano negato a Ucraina e Georgia il Membership action plan, ovvero l’accordo di pre-adesione all’Alleanza: Both times -- at the NATO summit in Bucharest in April and at this week's foreign ministers' meeting in Brussels -- the allies appeared to back down in the face of fierce Russian resistance to Tbilisi and Kyiv's bids. And as Rogozin delighted in pointing out, in both instances the Western alliance was deeply divided with the United States, Great Britain, and a group of Eastern European members supporting expansion, and

Non ci voleva un genio

Su Libero e su questo blog, martedì 18 novembre : «A ben guardare la casa delle libertà, quella vera, dove ognuno fa quello che gli pare, è il Partito democratico». Sul Riformista, Arturo Parisi, oggi : «Ho paura che il Pd sia la vera casa delle libertà».

Il ceto medio, le famiglie e il governo: intervista a Maurizio Sacconi

di Fausto Carioti Approvato il pacchetto anti-crisi, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, approfitta del giorno di relativo riposo per spiegare a Libero il senso dei provvedimenti appena varati e anticipare i prossimi interventi. Quanto prima, infatti, il governo convocherà le Regioni per cambiare il modo con cui i fondi europei sono utilizzati. L’obiettivo è usare i soldi che arrivano da Bruxelles per finanziare i sussidi e la formazione e per creare nuove infrastrutture, anche allo scopo di mettere in circolazione denaro fresco e dare un po’ di ossigeno all’economia. Appena possibile, poi, l’esecutivo intende tornare al sistema delle deduzioni per carichi familiari (che riducono la base imponibile avvantaggiando le famiglie numerose), «colpevolmente» cancellato da Romano Prodi e Vincenzo Visco. Ministro, è soddisfatto del decreto? «Molto. C’è una visione chiara che tiene insieme la manovra di giugno e quella attuale». Che tipo di visione? «Da un lato la consapevolezza che quest