Scalfari offre casa agli immigrati (pare di capire)
Certe volte Eugenio Scalfari è uomo di grandi intuizioni. In questa intervista per Repubblicaradio.it e RaiSat (capitolo "Le periferie", ultimo nella colonna a destra), concessa al povero Giovanni Floris, per l'occasione degradato ingiustamente dal ruolo di giornalista a quello di annuitore, il fondatore di Repubblica afferma, testuale, che «gli immigrati vanno dispersi, dal punto di vista toponomastico, nei quartieri dove ci sono gli italiani. Non vanno isolati».
Ora, dato che gli immigrati, come ogni altro essere al mondo in condizione di libertà, si sistemano spontaneamente nel posto migliore consentito dal loro reddito, e che come la grande maggioranza degli esseri umani hanno piacere a stare il più vicino possibile a quelli che ritengono più simili a loro (cioè ai loro connazionali e correligionari), la ricetta di Scalfari può essere tradotta in pratica in due soli modi.
a) Soluzione dirigista-coercitiva. Il governo, gli enti locali, insomma una qualche autorità preleva con le buone o le cattive gli immigrati, fregandosene se l'idea li aggrada o meno, e li «disperde» un po' in tutti i quartieri, compresi quelli dove gli immigrati, che in media hanno un reddito più basso di quello degli italiani, non possono permettersi di andare. Questo si può fare solo se il loro reddito viene gonfiato artificialmente tramite soldi pubblici (cioè pagati dai contribuenti italiani) o se alcune abitazioni vengono requisite per darle agli immigrati. Nell'un caso e nell'altro si crea un'enorme disparità di trattamento tra italiani (che pagano) ed immigrati (che hanno la casa gratis), a evidente discapito delle buone relazioni tra i due gruppi.
b) Soluzione filantropica-spontanea. Per facilitare l'integrazione degli immigrati, Eugenio Scalfari, il principe Carlo Caracciolo, Carlo De Benedetti e altri esponenti dell'Italia più democratica e progressista lasciano gli attici di piazza Farnese e le finestre che danno sul Pantheon a famiglie maghrebine e albanesi con capofamiglia disoccupato. Non vi è alcun prelievo ai danni dei contribuenti italiani, i quali non hanno quindi motivi per incavolarsi. Gli immigrati si cuccano una serie di appartamenti della madonna, e chiudono volentieri un occhio sulla distanza che li separa dai loro connazionali. Che comunque possono sempre invitare la sera a cena, che tanto lo spazio ora non manca più.
A conti fatti, dunque, anche se le soluzioni possibili sono due, una sola è in grado di funzionare.
Ora, dato che gli immigrati, come ogni altro essere al mondo in condizione di libertà, si sistemano spontaneamente nel posto migliore consentito dal loro reddito, e che come la grande maggioranza degli esseri umani hanno piacere a stare il più vicino possibile a quelli che ritengono più simili a loro (cioè ai loro connazionali e correligionari), la ricetta di Scalfari può essere tradotta in pratica in due soli modi.
a) Soluzione dirigista-coercitiva. Il governo, gli enti locali, insomma una qualche autorità preleva con le buone o le cattive gli immigrati, fregandosene se l'idea li aggrada o meno, e li «disperde» un po' in tutti i quartieri, compresi quelli dove gli immigrati, che in media hanno un reddito più basso di quello degli italiani, non possono permettersi di andare. Questo si può fare solo se il loro reddito viene gonfiato artificialmente tramite soldi pubblici (cioè pagati dai contribuenti italiani) o se alcune abitazioni vengono requisite per darle agli immigrati. Nell'un caso e nell'altro si crea un'enorme disparità di trattamento tra italiani (che pagano) ed immigrati (che hanno la casa gratis), a evidente discapito delle buone relazioni tra i due gruppi.
b) Soluzione filantropica-spontanea. Per facilitare l'integrazione degli immigrati, Eugenio Scalfari, il principe Carlo Caracciolo, Carlo De Benedetti e altri esponenti dell'Italia più democratica e progressista lasciano gli attici di piazza Farnese e le finestre che danno sul Pantheon a famiglie maghrebine e albanesi con capofamiglia disoccupato. Non vi è alcun prelievo ai danni dei contribuenti italiani, i quali non hanno quindi motivi per incavolarsi. Gli immigrati si cuccano una serie di appartamenti della madonna, e chiudono volentieri un occhio sulla distanza che li separa dai loro connazionali. Che comunque possono sempre invitare la sera a cena, che tanto lo spazio ora non manca più.
A conti fatti, dunque, anche se le soluzioni possibili sono due, una sola è in grado di funzionare.