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Visualizzazione dei post da 2009

Contro il lato oscuro del Web

Dal Wall Street Journal , per la firma di "Jimbo" Wales , fondatore di Wikipedia, arriva l'attacco più duro letto sinora alla mancanza di responsabilità da parte di chi scrive su Internet. Wales chiede nuove leggi («it's time to re-examine the current legal system») per impedire ai peggiori («prevent the worst among us») di imperversare liberamente sul Web. Concetti che non sono nuovi per frequentatori di questo blog. Anche se la gran parte degli opinionisti italiani non riesce ad andare oltre la frase «Internet deve essere libera», fingendo di non sapere che non c'è libertà senza responsabilità. What we see regularly on social networking sites, blogs and other online forums is behavior that ranges from the carelessly rude to the intentionally abusive. Flare-ups occur on social networking sites because of the ease by which thoughts can be shared through the simple press of a button. Ordinary people, celebrities, members of the media and even legal professionals h

La sinistra alla guerra del tram

di Fausto Carioti E va bene che la sinistra è alla canna del gas (forniture invernali da parte di Gazprom permettendo). Va bene pure che in tempo di guerra ogni buco è trincea e tutto il resto. Ci mancherebbe. Però Silvio Berlusconi era rimasto l’ultimo premier del mondo ad avere una fermata dell’autobus sul marciapiede sotto casa. Letteralmente. Questa fermata è stata rimossa ieri, con appena quindici anni di ritardo. «Motivi di sicurezza», ha spiegato la prefettura di Roma, cui si deve la decisione. C’era bisogno di Massimo Tartaglia e della sua statuetta tirata in faccia al presidente del Consiglio per arrivarci. Nel frattempo, in questi tre lustri, sotto casa del Cavaliere è successo di tutto, incluso lo scarico di vagonate di letame da parte dei no global alla vaccinara contigui alla giunta di Walter Veltroni. Che se invece di letame fosse stato - per dire - un esplosivo fatto in casa col fertilizzante, tipo quello usato da Timothy McVeigh per l’attentato agli uffici federali di

Il bivio di Bersani

di Fausto Carioti Cosa è il Partito democratico? È l’alternativa al PdL o è un concorrente diretto dell’Italia dei Valori? È un partito che si candida a governare il Paese, e che quindi ragiona nell’ottica di chi prima o poi pensa di avere un proprio rappresentante a palazzo Chigi, o si è ridotto a essere una lista antisistema, che si candida a conquistare il voto di protesta, incluso quello delle cheerleader del mafioso Gaspare Spatuzza? Insomma, Pier Luigi Bersani è in grado di assumere un ruolo di guida nei confronti del popolo di centrosinistra, come fece all’epoca Palmiro Togliatti, o è condannato a obbedire alla pancia degli elettori? La risposta a queste domande il segretario del Pd dovrà darla nelle prossime settimane. Scegliendo se sedersi o meno al tavolo delle riforme con la maggioranza. Non sarà una decisione facile. Sia perché una parte del suo partito, dirigenti inclusi, nutre nei confronti dell’attuale governo e dei suoi elettori un forte sentimento di odio antropologico

Se Fini scommette sul logoramento del PdL

di Fausto Carioti Il percorso intrapreso da Gianfranco Fini ha una sola spiegazione razionale. Quella che ieri Francesco Cossiga riassumeva così: «Porre fin d’ora la sua candidatura alla presidenza di un governo istituzionale che segua ad un impedimento di Berlusconi a continuare a esercitare il suo mandato». L’alternativa, ovvero che Fini stia pensando al Quirinale, se e quando si giocherà la partita per la presidenza della Repubblica, sposta i tempi e l’obiettivo, ma non cambia di molto i termini della faccenda: Fini - non da oggi - lavora per diventare il leader di uno schieramento moderato molto diverso da quello berlusconiano, e si muove con il passo di chi vuole diventare il garante della transizione verso quello che a sinistra chiamano «un paese normale». Che poi - stringi stringi - altro non sarebbe che un’Italia senza il Cavaliere. L’abbraccio e le lacrime con Silvio Berlusconi all’ospedale San Raffaele, insomma, non sembrano avere cambiato i termini della vicenda: quell’istan

Tempi lunghi per l'estradizione di Cesare Battisti

di Fausto Carioti La buona notizia: da ieri è più probabile che il terrorista rosso Cesare Battisti, rinchiuso in un carcere del distretto di Brasilia dal 2007, sia estradato in Italia, dove è stato condannato per quattro omicidi. Il Supremo tribunale federale brasiliano, ribaltando di fatto una decisione presa dalla stessa corte il 18 novembre, ha stabilito che il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, chiamato a dare il via libera all’estradizione del terrorista, non potrà agire in modo discrezionale, ma dovrà rispettare quanto previsto dal trattato bilaterale Italia- Brasile. In altre parole, Lula non potrà negare l’estradizione. E questo, assicurano fonti del governo italiano, fa piacere anche a lui, perché gli sfila dalle mani una patata bollente che si sarebbe risparmiato volentieri. La brutta notizia: i tempi, ammettono fonti diplomatiche italiane, non saranno rapidi. Debbono essere messi in conto, infatti, almeno altri due mesi, durante i quali non sono escluse nuove sorprese. L

Libertà e responsabilità per Internet

di Fausto Carioti La gente che incontri su Internet è la stessa che incroci per strada: c’è la persona educata che rispetta la precedenza, c’è quello che sbaglia ma ti chiede subito scusa e c’è la teppa che prima ti investe e poi ti ricopre di insulti. La differenza è nelle regole: per strada bene o male le puoi applicare, sul Web no. Perché le automobili hanno la targa, e a ogni targa corrisponde una persona da multare. Sul Web, invece, la rintracciabilità esiste in teoria, ma non in pratica. La condizione normale è l’anonimato, e risalire dall’anonimo che sparge odio e calunnie a un nome e un indirizzo è impresa difficile e costosa. Così Internet assomiglia sempre più alle pareti dei cessi pubblici: chiunque passi si sente in diritto di lasciarci il peggio di sé. Tanto, nessuno saprà mai chi è stato. Con la differenza che online quelli che ti leggono sono mille volte di più: vuoi mettere la soddisfazione. Insomma, sul Web c’è la libertà, e ce n’è tanta. È la responsabilità che manca

Davanti al Rubicone

di Fausto Carioti È presto per dire se Silvio Berlusconi, ieri, ha davvero varcato il Rubicone. E cioè se ha deciso di imboccare quel sentiero che, nelle sue intenzioni, dovrebbe consentirgli di scavalcare in un colpo solo il Quirinale, le procure armate di pentiti emersi all’improvviso da anni di amnesie, l’opposizione e gli alleati riottosi, in modo da riportare gli italiani al voto in primavera e tornare al governo più bello e più forte che pria. Di sicuro, però, in queste ore il Cavaliere ci sta pensando sul serio, e ieri ha fatto un nuovo passo importante in questa direzione. Anzi, due. Il primo è stato la risposta a Gianfranco Fini. Freddo, il presidente della Camera gli aveva fatto sapere di non condividere le sue parole sulla Corte costituzionale e i magistrati, invitandolo a «precisare meglio» il suo pensiero. Glaciale, il presidente del Consiglio gli ha risposto che «non c’è niente da chiarire», dicendosi «stanco delle ipocrisie». Va da sé che ha parlato a Fini anche perché Q

Le dieci bufale di Copenhagen

di Fausto Carioti Se qualcuno fosse davvero preoccupato per l’omologazione dell’informazione, è proprio in questi giorni, durante il vertice di Copenhagen, che avrebbe il diritto di incavolarsi. Telegiornali, quotidiani, settimanali, speciali televisivi e radiofonici: tutti impegnati a dire le stesse cose. Per non parlare delle pubblicità che le aziende mettono ovunque per convincerci che sono diventate a «impatto zero» e che anche noi dovremmo calibrare ogni gesto della nostra vita per combattere il vero nemico dell’umanità: l’anidride carbonica, responsabile del surriscaldamento del pianeta. Tanta foga, dunque. Ma anche tante balle. Ecco le dieci bufale più in voga. 1) Il surriscaldamento E sì, la prima cosa su cui manca il consenso scientifico è proprio l’innalzamento della temperatura globale. I repubblicani americani hanno presentato al Senato un rapporto in cui sono raccolti i pareri di 650 scienziati, inclusi alcuni Nobel, che negano l’esistenza del riscaldamento globale o, comu

La società incivile è scesa in piazza

Fausto Carioti È che bisognerebbe smettere di credere alla favoletta della società civile saggia e ragionevole, alla quale occorre dare retta, o che comunque merita rispetto. La società, specie quando scende in piazza, non è affatto meglio della media dei singoli individui che la compongono. Anzi: come avviene di norma in tutti i gruppi, sono i personaggi dotati dei peggiori istinti a fare scuola e a trascinare il resto della compagnia. E anche quelli della maggioranza dovrebbero togliersi dalla testa l’idea che l’opposizione abbondi di riformisti con i quali si può dissentire, ma sempre con toni educati e senza escludere la possibilità di un accordo tra gentiluomini. Non è così che funziona. Personaggi come Giuliano Amato, Umberto Ranieri e Luca Ricolfi fanno sempre un figurone sui quotidiani della buona borghesia. Ma le loro elucubrazioni, talvolta barbose ma spesso sensatissime, non hanno diritto di cittadinanza nel grande popolo della sinistra. Provate a fare una manifestazione in

San Tignusu

di Fausto Carioti La sinistra ha finalmente un leader credibile. Gaspare Spatuzza, detto «U’ Tignusu», ancora prima di apparire in pubblico aveva già mostrato di avere tutte le qualità per diventare la guida morale di un’opposizione in disarmo. È lui il solo che sembra capace di dare alla pancia dell’elettorato depresso l’unica cosa che davvero vuole: l’annientamento politico e umano di Berlusconi. Così l’Unità di Concita De Gregorio, ieri, lo ha rappresentato in prima pagina come una spada circondata di luce che squarcia le nubi e punta dritta su palazzo Chigi. Anche la titolazione era da giudizio finale: «Tremano i palazzi del potere. Le rivelazioni sulle stragi del ’93 a Roma, Firenze, Milano». «Minchia», direbbero a casa Spatuzza: al confronto di un simile professionista della giustizia divina, l’arcangelo Michele, che spada in mano sconfigge il «serpente antico» dell’Apocalisse, rischia di passare per un collaboratore interinale del Padreterno. Ad accrescere l’aura mistica che ha

Il disegno poco intelligente dei fanatici di Darwin

di Fausto Carioti Il complotto papista avanza. Cioè, tranquilli: non c’è nessun complotto, però quelli di Micromega ne sono convinti, e farceli credere costa davvero poco. È successo che Libero ha recensito il libro che racchiude gli atti di un convegno a porte chiuse del Cnr , durante il quale le basi scientifiche dell’evoluzionismo sono state messe sotto accusa. Come sempre, si può concordare o meno. Micromega ha scelto una terza via: parlarne male senza capirci nulla. Ora, non vale la pena di dilungarsi troppo sulla qualità delle argomentazioni. Sia perché l’ha già fatto ottimamente Marco Respinti su queste pagine. Sia perché è evidente che chi ha scritto su Micromega, e cioè un tale Telmo Pievani, in realtà il libro non l’ha toccato, ma ne ha letto solo la recensione, come conferma il fatto che tutte le frasi del libro che appaiono nel suo articolo sono copiate da quello di Libero. Però una perlina di Pievani, nella sua recensione della recensione, occorre metterla in evidenza. Cos

Il balzello sui processi e i veri conti della giustizia

di Fausto Carioti Ma sì che alla fine una soluzione salta fuori: siamo pur sempre in Italia, no? E allora se Silvio Berlusconi vuole avere la legge sul processo breve, e se Gianfranco Fini gli risponde che si può fare solo se aumentano i finanziamenti per la giustizia, e se Giulio Tremonti dice a tutti e due «bamboli, non c’è una lira», state tranquilli che alla fine ogni cosa si mette a posto e quei soldi si trovano. Dove? Bravi, indovinato: nelle vostre tasche. Sta succedendo in queste ore. Il governo ha appena presentato in Parlamento un emendamento alla Finanziaria da esso stesso preparata pochi giorni fa. Con questa modifica aumenta il «contributo unificato» per le spese degli atti giudiziari. Insomma, rincara il balzello sui processi, che ovviamente deve essere pagato da chi promuove la causa. L’aumento riguarda sia il costo della tassa, sia i casi in cui esso è applicato, poiché il contributo viene esteso a fattispecie di processi che al momento ne erano esenti: nel processo pen

La sinistra non sa più ridere (se ne accorge persino il Manifesto)

Madonna che tristezza, che pianto, che gente lugubre. Non sanno più scherzare, non hanno più idea di cosa siano il sorriso e il sano cazzeggio. Il loro unico modello di confronto politico è la versione 2009 di piazzale Loreto. E' successo che il mensile Rolling Stone ha eletto Silvio Berlusconi rockstar dell'anno . Basta leggere le motivazioni del gesto per capire di cosa si tratta: «Per evidenti meriti dovuti a uno stile di vita per il quale la definizione di rock&roll va persino stretta. I Rod Stewart, i Brian Jones, i Keith Richards dei tempi d'oro sono pivellini in confronto. La "Neverland" di Michael Jackson è una mansardina in confronto a Villa Certosa, e via così». Insomma, una sana goliardata. E come tale, infatti, è stata presa sia dal sottoscritto , su Libero, sia da Vittorio Macioce sul Giornale. Scrive ancora Rolling Stone, a scanso di equivoci: «Siamo ben fuori dal dispensare giudizi da destra o da sinistra. Siamo solo osservatori che constatano

Berlusconi, Fini e Bersani: riforme improbabili, ma possibili

di Fausto Carioti Non è certo l'autostrada che vuole Silvio Berlusconi, e alla fine non è detto che porti proprio dove vuole lui. È un sentiero in salita, zeppo di ostacoli. Che passa attraverso quel campo minato che sarà la campagna elettorale per le regionali. Ma per la prima volta, in questa legislatura, si intravede un percorso possibile per tirare fuori il premier dai processi, fare una riforma della giustizia degna di questo nome, sottrarre il Parlamento e il potere politico dai condizionamenti della magistratura e dare un nuovo assetto istituzionale al Paese. Un altro mondo rispetto a quello di una settimana fa, quando la legislatura sembrava a un passo dalla fine. Ovvio che il baratro potrebbe riaprirsi nel giro di ore: nella politica italiana si naviga a vista e basta poco a far precipitare la situazione. Però nessuno avrebbe scommesso un euro che in così poco tempo sarebbe cambiato tanto. Anche perché stavolta Gianfranco Fini - che ieri, incalzato da Ferruccio De Bortoli,

Silvio Rocks

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di Fausto Carioti Born to be wild. Nato per essere selvaggio. Uno come Silvio Berlusconi lo devi mettere in competizione con Mick Jagger e Bruce Springsteen, mica con Dario Franceschini, che ti addormenti solo a guardarlo. Una vita da vera rockstar, quella del Cavaliere. «Piena di guai», proprio come cantava Vasco, e come le procure di Milano e Palermo possono confermare. «Una vita che non è mai tardi, di quelle che non dormi mai», se è vera solo la metà delle cose che si leggono nel libro di Patrizia D’Addario, dal quale l’ego machista del premier rischia di uscire ulteriormente rafforzato. «Più di una volta», scrive la escort raccontando la sua notte con Berlusconi, «spero si addormenti. Ma quando sembra che dorma, lì dove avete capito che gli piace di più farlo, con la testa fra le mie cosce, si riprende, corre in bagno, si butta sotto la doccia fredda e riparte». Se il mondo della politica ancora fatica a comprenderlo, quello della cultura di massa, che invece ha gli strumenti per

La Roma alta e la Roma bassa

di Fausto Carioti Non conosci Roma, e non puoi capire vicende come quella di Brenda, di Piero Marrazzo e di tutto quel mondo ricco e potente che è passato nei seminterrati bui di via Gradoli, se non sei mai stato sulla spiaggia di Capocotta. Qui nei mesi estivi, nude o quasi, signore della Roma bene prendono il sole leggendo gli ultimi titoli del catalogo Adelphi. Ogni tanto, qualcuna si alza pigra dal lettino e va a farsi un giro tra le dune dietro la spiaggia. Dove trova ad attenderla i figli del popolo, e tutti insieme mettono in scena l’unione dell’alto con il basso, meglio ancora se con l’infimo. A rispettosa distanza, Rolex al polso, tradizione vuole che il marito cornuto si goda la scena. La fusione tra l’oro patrizio e il sangue della plebe è il rituale più antico della capitale, che all’oro e al sangue deve i suoi colori. «Senato e popolo romano» erano le due gambe dell’urbe quando stava al centro del mondo. Lo sono ancora adesso che Roma non conta più nulla e che di oro ce n’

Il caso Cosentino rompe la tregua tra Berlusconi e Fini

di Fausto Carioti La tregua fragile appena raggiunta da Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, suggellata dal testo di legge sul processo breve, scricchiola e minaccia di rompersi davanti alla candidatura di Nicola Cosentino. Il sottosegretario all’Economia, per il quale un gip di Napoli ha inviato a Montecitorio la richiesta d’arresto per concorso esterno in associazione camorristica, ha confermato di voler correre come presidente della Campania, nonostante il veto di Fini. Intenzione ribadita ieri sera dopo un colloquio di mezz’ora con il presidente del Consiglio. «Sono convinto che Cosentino non sarà candidato e Berlusconi condivide l’idea che sia inopportuno candidarlo», aveva detto mercoledì sera il presidente della Camera. Ventiquattro ore dopo, uscito da palazzo Grazioli, Cosentino ha fatto capire che le cose non stanno proprio così. «Mantengo la mia candidatura. Berlusconi ne ha preso atto», ha riferito il sottosegretario. Va da sé che, se il Cavaliere avesse voluto, avrebbe potu

Le ragioni della tregua armata tra Berlusconi e Fini

di Fausto Carioti Certo, non è finita proprio come voleva Silvio Berlusconi, ma al Cavaliere poteva andare peggio. Anche se i due si detestano, l’accordo politico con Gianfranco Fini per evitare al premier di subire una condanna di primo grado nel giro di pochi mesi è stato trovato. L’intesa è già definita, almeno quanto basta per presentare in tempi rapidissimi il disegno di legge che il Parlamento dovrà poi approvare a tappe forzate. Non è un caso, comunque, che il cammino del provvedimento inizi al Senato, cioè nella Camera in cui Berlusconi ripone più fiducia, che poi è anche quella non presieduta da Fini. E non è un caso nemmeno che, prima di decidere con l’ex leader di An (e con Umberto Bossi) le candidature per le regionali, il leader del PdL voglia assicurarsi di portare a casa il provvedimento che lo toglie dalle grinfie dei magistrati. Insomma, il rapporto umano tra i due è rovinato e difficilmente potrà essere ricomposto, ma la reciproca convenienza costringe Silvio e Gianfr

La strategia del gufo

di Fausto Carioti Se dopo il terzo cuoco in un anno ancora non si capisce se il Pd sia un piatto vegetariano o una bistecca, nouvelle cuisine o pietanza da osteria, forse il problema non è nel nome di chi sta ai fornelli, si chiami Walter Veltroni, Dario Franceschini o - da ieri - Pier Luigi Bersani. Forse il problema è l’idea in sé: il Pd non si sapeva cosa fosse quando è stato fatto e continua ad essere oggetto incomprensibile ancora oggi. A questa conclusione deve essere arrivato anche Bersani, se è vero che ha deciso di rimodellare il Pd facendone l’ennesima incarnazione del Pds. La sua ammissione secondo cui l’addio di Francesco Rutelli non lascia «fronti scoperti» fa capire che i cattolici, nel progetto del nuovo segretario, hanno una funzione poco più che decorativa. Per quelli che, a differenza di Rosy Bindi, rivendicano autonomia di pensiero rispetto agli ex di Botteghe Oscure, la porta è lì: liberi di accomodarsi fuori. Basta questo salto all’indietro a dare senso al partito?

Le ragioni dei poliziotti, i torti della sinistra

di Fausto Carioti Come nei vecchi film di Fantozzi , alla fine la polizia si è incazzata davvero. Solo che stavolta non c’è niente da ridere. Le richieste degli addetti alla sicurezza sono sacrosante e il governo dovrà tenerne conto, anche perché i risultati ottenuti nella lotta alla criminalità si debbono soprattutto al lavoro di poliziotti e carabinieri sottopagati. Chi invece avrebbe buoni motivi per tacere sono i vertici del Pd. Pier Luigi Bersani può permettersi di esprimere «solidarietà» ai poliziotti incavolati per la «situazione pessima» nella quale si trovano solo perché nessuno gli ricorda in pubblico quello che lui sa già benissimo: e cioè che questa «situazione pessima» porta innanzitutto la firma del governo Prodi, nel quale lui era ministro per lo Sviluppo economico. È a quell’esecutivo, infatti, che si deve il contratto in vigore, scaduto nel 2007 e lasciato marcire prima dallo stesso Prodi (malgrado le promesse), quindi dall’esecutivo Berlusconi. Contratto che prevedeva