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Visualizzazione dei post da agosto, 2005

Ratzinger e Oriana, una brutta notizia (per la sinistra)

No, non l'hanno presa bene. L'incontro di Benedetto XVI con Oriana Fallaci fa a pugni con l'immagine di un Papa buonista e persino "relativista" che a sinistra a fatica si sono costruiti nelle scorse settimane. Però, come da vecchia abitudine, hanno metabolizzato con sofferenza il tutto, trasformandolo in un piatto un po' più digeribile. Gli ingredienti principali, che trovate sull'Unità, sono un Vaticano (sottinteso: Papa compreso) imbarazzato per la presenza della scrittrice e irritato perché la notizia è uscita fuori, disposto ad aprire le porte a Oriana solo su richiesta diretta della scrittrice "gravemente ammalata". Ovviamente la verità sta altrove. E' che a sinistra hanno capito che questo è un Papa forte e non tollerano l'idea che possa uscire dal loro recinto (nel quale ovviamente lui non è mai stato, ma questo fingono di non saperlo). Pur di metterli contro, il giornale fondato da Gramsci s'inventa un Ratzinger che "ha

Ratzinger e Oriana, una bella notizia

Diciamola tutta: Joseph Ratzinger Papa non ha ancora tirato fuori tutto lo spessore del Joseph Ratzinger prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, quello che aveva gettato nello sconforto i sinistri appena il suo nome fu pronunciato in piazza San Pietro. "Colpa", in parte, del nuovo incarico, che ovviamente lo obbliga ad avere una visione anche "politica" dei problemi. Obbligo che prima non aveva. Colpa, mi dice chi lo conosce un po' meglio di me, anche dei suoi consiglieri, troppo portati al compromesso (ad esempio con l'Islam); consiglieri che infatti presto potrebbero trovare un nuovo incarico. Però la tempra dell'uomo è assolutamente fuori discussione, e la notizia di questo incontro politicamente scorrettissimo con Oriana Fallaci rafforza la fiducia di chi, come me, crede che Benedetto XVI tutto sarà tranne che un Papa di transizione.

Perché è liberale usare la forza contro chi blocca le strade

Un prepotente è un prepotente, ma mille prepotenti insieme sono un serbatoio di voti, un interlocutore politico da coccolare e lisciargli il pelo. La prova? Mettetevi al centro di un qualunque vicolo e provate a bloccare il traffico. Se non vi investono prima gli automobilisti, arriva la volante della polizia, vi solleva di peso e vi porta al commissariato. Applausi agli agenti. Ora provate a bloccare per giorni un’autostrada o una ferrovia nei giorni del controesodo estivo. Ma fatelo in cento, duecento o mille, in nome di una qualunque causa - questa estate sono andati di gran moda la retrocessione della vostra squadra di calcio e i prodotti agricoli invenduti. Stavolta, l’unico ufficiale che verrà a dirvi qualcosa sarà il sindaco, per ascoltare le vostre ragioni e promettere che farà tutto il possibile per aiutarvi. Dietro di lui, cronisti e fotoreporter litigheranno per mettervi in prima pagina. E nessun magistrato vi torcerà un capello, anche perché il governo dell’Ulivo, all’epoca

Partito unico sì, pensiero unico no

A un primo impatto il ragionamento pare convincente: «Se la pensiamo diversamente su temi tanto importanti, che ci stiamo a fare nello stesso partito?». Ed è proprio poggiandosi su questo principio che in alcuni settori della maggioranza si va facendo strada il dogma per cui nel futuribile partito unico del centrodestra debbono avere diritto di cittadinanza solo quelli che la pensano in un certo modo. Sul taglio delle tasse e gli aiuti alle famiglie, ad esempio. O sull’Iraq e i rapporti atlantici, sulla fecondazione assistita, sulla flessibilità del lavoro e le garanzie del welfare, sull’aborto, sulle riforme istituzionali. E domani su chissà cos’altro. Eppure la sensatezza del ragionamento è solo apparente. Il principio secondo il quale per dar vita al partito unico occorra un pensiero unico è un suicidio politico. Lo sanno bene i consiglieri di Silvio Berlusconi, che gli hanno spiegato la necessità di evitare ogni conventio ad excludendum, ricordandogli l’importanza di «massimizzare

L'uragano Katrina e il Cato Institute

E' evidente: al Cato Institute hanno letto il mio post . Poi si sono riuniti e hanno tirato giù questo documento , in cui spiegano che i giornalisti amano gli uragani perché consentono loro di blaterare sul riscaldamento globale. Già che c'è, il Cato Institute smonta il luogo comune e ci ricorda chi è l'unico consigliere sbagliato di Tony Blair. Tutto da leggere.

Un assaggino del miglior Berlusconi

Ok, sarà anche un bieco espediente dialettico mettere l'accento su ciò che non si è fatto piuttosto che su ciò che si è realizzato. Un espediente che torna comodo quando l'azione di governo in questi anni ha manifestato - diciamo - qualche lacuna. Però al Berlusca che dice queste cose qui (da ansa.it ) è difficile dare torto. Ed è il Berlusca che a me piace di più. A sinistra non potrebbero mai sottoscrivere le stesse cose. "Non abbiamo mai messo le mani nelle tasche degli italiani, non abbiamo mai rubato, non abbiamo mai fatto una telefonata per controllare (avendone i mezzi, con i servizi) un uomo dell'opposizione, non abbiamo mai mandato la Guardia di Finanza da nessuno, non abbiamo mai usato la magistratura contro un avversario politico, non abbiamo mai fatto una trasmissione della televisione pubblica, e tantomeno di quelle private, contro un avversario politico".

L'uragano Katrina e il servizietto pubblico

Ore 21,25, in automobile. Alla ricerca della radiocronaca di Juventus-Chievo incappo nel Gr2. Certi errori si pagano. Testuale: "Il tifone Katrina è diventato uragano. Secondo gli esperti la colpa è del riscaldamento globale". Tradotto: è colpa dell'uomo. Quali sono gli "esperti" di cui parla il Gr? Quali sono le loro teorie? E degli studiosi convinti che non ci sia alcun surriscaldamento globale che ne facciamo? Il messaggio, intanto, passa, e qualche centinaio di migliaio di italiani da ieri sera pensa davvero che l'uragano che ha colpito New Orleans sia la prova dell'esistenza dell'effetto serra. Non è una questione di chissà quale lobby ecologista o liberal (nove su dieci alla Rai manco sanno che voglia dire "liberal"). E' che l'unica cosa che hanno letto in materia è la locandina di "The day after tomorrow", e che non resistono alla tentazione di appiccicare un luogo comune in ogni notizia. E lo chiamano servizio pubb

L'Unesco e la battaglia per il relativismo linguistico

Si chiama difesa della glottodiversità e vuol dire che tutte le lingue, comprese quelle parlate da trenta persone nel mondo, hanno gli stessi diritti e meritano di essere difese. E' l'ultimo (ma solo per ora) mantra relativista. Ovviamente è anche una delle priorità di quel grande ente inutile chiamato Unesco, oltre 2.000 burocrati chiamati a spendere un budget annuo di oltre 400 milioni di dollari (20 milioni dei quali provenienti dalle tasche dei contribuenti italiani), per dare fondo al quale qualcosa dovranno pure inventarsela. Il problema, hanno infatti sentenziato, è che nei Paesi in via di sviluppo troppi individui stanno imparando il cinese, l'inglese, l'hindi e una delle altre lingue principali del mondo, dimenticando così le loro lingue originarie, condannate all'oblio. La notizia del dramma in atto ce la dà Misna , l'agenzia dei missionari. "I ricercatori dell'Unesco, ente Onu per istruzione, scuola e cultura, prevedono che il 90% delle lingu

Beppe Grillo certifica l'inutilità dei blog

Da un punto di vista politico, vale a dire come capacità di cambiare l'agenda dei decision maker, i blog oggi, in Italia, sono del tutto inutili. Non fanno opinione pubblica, non spostano un voto. Servono a noi per parlare tra noi stessi e scambiarci i nostri link e postarci commenti a vicenda. Che è bello, divertente, ma rimane un esercizio tristemente autoreferenziale. Una conferma lapidaria viene dalla decisione annunciata dall'alfiere di questo nuovo fantastico (nessuna ironia) modo di comunicare, Beppe Grillo: comprare una pagina del Corriere della Sera per invitare Antonio Fazio a dimettersi. Ora, se per uccidere qualcuno uso la selce pur avendo a disposizione una pistola, la spiegazione è una sola: la pistola non funziona. Così Grillo, pur avendo il blog più seguito d'Italia, che coinvolge ogni giorno migliaia di persone, con le quali comunica attraverso dei modernissimi bit a costo quasi zero, per fare male a Fazio è costretto ad affidarsi a un costoso oggetto ideat

La Cdl, ovvero il partito della spesa pubblica

La flat tax è una gran bella cosa, come ci spiega qui la Heritage Foundation sul sito dell' Istituto Bruno Leoni , e se potessi la introdurrei subito. Ma il dibattito “flat tax vs maggiore tassazione delle rendite” è il solito scontro ideologizzato utile solo a confondere i veri termini della questione e allontanare il dibattito dagli elettori, i quali infatti non ci stanno capendo un beneamato. Perché lo scontro vero, in seno alla Cdl, se non si fosse capito, è tra chi vuole giungere al voto avendo abbassato ancora le imposte, come previsto dal programma (il mio adorato Renato Brunetta , consigliere economico della presidenza del Consiglio, spinge in questa direzione, per quello che può, ed è uno dei pochi), e chi conta di arrivare al 9 aprile, o quando sarà, presentando come credenziali agli elettori il solito aumento di spesa pubblica (e quindi più tasse e/o più deficit), sotto forma di leggi e leggine clientelari e aumenti in busta paga ritagliati ad hoc per le più diverse cate

Regaliamo un sorriso a nonno Romano

E poi dicono che noi individualisti non abbiamo sensibilità sociale. Eccovi un articolo contro il triste fenomeno estivo dell'abbandono degli anziani. Uscito fresco fresco su Libero. Vi ho messo anche i link. Se restate impassibili siete proprio dei liberisti selvaggi. di Fausto Carioti Chi segue Libero sa che questo giornale non si tira indietro quando si tratta di coinvolgere i suoi lettori in qualche iniziativa umanitaria. Ecco, questo è uno di quei casi in cui c’è davvero bisogno dell’aiuto di tutti. Sappiamo quello che vuol dire, arrivati a una certa età, scoprirsi senza un lavoro: l’abbandono, la solitudine, il senso di vuoto che lotta con la voglia di fare, la semplice necessità di trovare qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. Quando poi chi soffre queste cose è uno che ha vissuto sulla breccia sino a poco tempo fa, quel fuoco che brucia dentro è ancora più forte. È il caso di Romano P. (il cognome non lo pubblichiamo per evidenti ragioni di riservatezza, comunque

Quattro terroristi per due Simone

In tutto questo, la notizia del 25 agosto è che la Croce Rossa italiana curò e soprattutto nascose agli americani quattro terroristi iracheni, come parziale contropartita per la liberazione delle due Simone. Lo ha detto Scelli alla Stampa. Berlusconi scarica tutto sul commissario della Croce Rossa in questo comunicato. Scelli abbozza e conferma che è tutta farina del suo sacco. Ma chissà se è vero. Comunque è una notizia della madonna, perché fa tornare a galla la politica dei due forni (anzi, uno solo: quello arabo-mediterraneo) in voga ai tempi di Andreotti. Politica che credevamo morta con l'arrivo di Berlusconi a palazzo Chigi. Peccato che l'ambasciatore statunitense a Roma non possa dire alcunché, essendo ancora privo di credenziali. Ma di certo oggi ci saranno un bel po' di telefonate tra Roma, Porto Rotondo e Washington. Sarebbe bello sapere che ne pensano i blogger Usa amici di The Right Nation .

A cosa serve il petrolio, a cosa non servono i petrodollari

Avete presente tutte quelle belle frasi preconfezionate sul fatto che il resto del mondo è povero perché noi ricchi occidentali sfruttiamo le loro risorse? Certo che le avete presenti, è quello che dicono tutti: è uno di quei refrain che trovate, in egual misura, sulla bocca di Bin Laden e negli articoli dei tanti giornalisti e intellettuali terzomondisti. Ora, prendiamo il petrolio. Lo usiamo per andare in auto, certo, ma anche per guardare la televisione e usare il telefono cellulare, visto che il petrolio è uno dei combustibili più usati nelle centrali elettriche, specie in Italia (un giorno ne parleremo...). Dunque, fosse vero che la colpa è nostra, in quei Paesi in cui da decenni piovono le royalty del petrolio le cose dovrebbero andare alla grande: scuole efficentissime, acqua potabile per tutti, centri di ricerca all'avanguardia, programmi sociali da fare invidia alle socialdemocrazie europee. Bello, vero? Solo che non è così. Nei paesi produttori di petrolio, scuole, infras

Gli immigrati e le culle: come ti riscrivo la verità

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Da popperiano, non credo ai complotti. Credo però nella smania di certi giornalisti progressisti di prendere a calci la realtà per farla entrare nei loro bei schemini preconfezionati. E credo nella sciatteria di quelli che preferiscono copiare una notizia dalle agenzie e incollarla in pagina che andare a controllarla di persona. Così adesso noi ci divertiamo. Perché adesso facciamo un piccolo viaggio nel giornalismo italiano. Alla scoperta di una notizia falsa, falsa come una banconota da quindici euro. Una notizia finita sulle prime pagine dei giornali. Una notizia importante, perché riguarda ciò che siamo, il nostro futuro, i nostri figli. Il 27 giugno 2005 l’ Istat , Istituto centrale di statistica, pubblica il bilancio demografico nazionale del 2004. Un documento di nove pagine, con cadenza annuale, in cui si calcolano i nuovi nati e i nuovi entrati nel Paese, si sottraggono i morti durante l’anno e gli emigrati, si fa qualche aggiustamento statistico e si tirano le somme. Se avete

Islamici in Italia: qualche numerino politicamente scorretto

Un anno fa decisi di capire se esistesse un qualche nesso statistico reale, solido, tra la nazionalità e l'appartenenza religiosa degli immigrati in Italia da un lato e la loro eventuale propensione a delinquere dall'altro. Ho raccolto i dati del ministero della Giustizia sulla popolazione carceraria straniera e quelli diffusi dalla Caritas sulle denunce e il tipo di reati perseguiti nei confronti degli immigrati. Li ho incrociati con i numeri della composizione dell'immigrazione in Italia. Il risultato è stato sorprendente: gruppi nazionali molto presenti in Italia erano quasi assenti dalle carceri, mentre gruppi che fuori dalle prigioni erano quasi insignificanti da un punto di vista statistico occupavano invece posizioni di tutto rispetto dietro le sbarre. I risultati hanno scandalizzato molti blog politicamente corretti. Solo per questo vale la pena di ripubblicarli. Anche se nel frattempo sono usciti numeri più freschi, la fotografia del fenomeno non è cambiata di un p

Le vergini dai candidi manti...

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Con la sensibilità e il tatto che il caso richiede, qualcuno dovrebbe spiegare a Piero “a-noi-ds-la-questione-morale-non-ci-riguarda” Fassino che ormai la sinistra non è più vergine nemmeno negli editoriali dell’Unità, dove i suoi leader sono accusati dell’infamia peggiore, quella di essere tali e quali al Darth Vader di Arcore. Che da quelle parti è peggio che accusare Paolo di Canio di tifare per la Roma. Venerdì, sul giornale fondato da Gramsci, il girotondino Paolo Flores D’Arcais ha dato l’allarme: ci sono elettori di sinistra decisi «a non votare più né Rutelli né Fassino né Bertinotti, tanto non cambierebbe granché rispetto allo schifo e alle macerie del regime vigente». Gli ha risposto sabato il direttore, Antonio Padellaro, ammettendo a denti stretti che sì, esiste «il rischio di ritrovarci tra qualche mese con una sorta di berlusconismo senza Berlusconi». Tradotto: compagni, fate schifo come lui. Poi, accortisi di essersi sputtanati un po’ troppo in pubblico, Prodi e i Ds han

L'estate piovosa, Popper e gli ambientalisti

Si sa come funziona. Se l'estate è torrida la colpa è dell'effetto serra, cioè dell'uomo. Se piove troppo la colpa è di qualche reazione "naturale" all'effetto serra, cioè dell'uomo. Sempre colpa nostra. E vai col protocollo di Kyoto e altri mantra neoluddisti, che il mainstream della stampa italiana, che si potrebbe definire liberal se non fosse semplicemente ignorante, ricicla disinvoltamente come fa con tutti i luoghi comuni progressisti. Facili entusiasmi e ideologie alla moda, che fanno a pugni con la logica e con la scienza. Ha spiegato bene tutto Peter Huber in Hard Green - Saving the environment from the environmentalist. A Conservative manifesto . Il quale, nel fare a pezzetti il principio di precauzione (la giustificazione pseudo-scientifica degli ambientalisti antimoderni e anticapitalistici alla loro pretesa di mettere al bando ogni oggetto tecnologicamente più evoluto di una lampadina a incandescenza), fa una bella citazione di Karl Popper, ch

Il libro nero dell'Islam

di Fausto Carioti «La lotta contro la sharia non è niente di meno che la lotta in difesa dei diritti universali dell’uomo, un concetto nato in Occidente e negato dall’Islam». Benvenuti nel mondo delle verità scomode, politicamente scorrette. Dove non si ha paura di scrivere che il profeta Maometto - la cui vita “fa dottrina” per ogni buon musulmano - era un conquistatore tagliateste. Dove non ci si sente cattivi a ricordare che l’Islam non ha mai realizzato alcuna grande conquista scientifica o matematica, ma si è limitato a copiarla dai popoli conquistati. Benvenuti nelle 250 pagine della “ Politically incorrect guide to Islam ”, prima e unica guida priva di ipocrisie multiculturaliste al mondo di Maometto e Bin Laden. È appena uscita oltre oceano, ma è inutile sperare in una traduzione italiana: gli interessati sono pregati di recarsi su Amazon.com muniti di apposita carta di credito. Da queste parti il salottino buono e progressista dell’editoria a fatica tollera Oriana Fallaci con

Prodi legittima i terroristi

di Fausto Carioti Porgono le terga ai carnefici e la chiamano pace. Se romani e milanesi, chiusi nella metro, pensano ai pendolari di Londra e abbozzano uno scongiuro o una preghiera ogni volta che vedono uno zainetto, se il terrorista Osman Hussain, uno degli autori degli attentati islamici del 21 luglio a Londra, ieri è stato scoperto a Roma, dove si presume si trovasse non per fare il turista, un ringraziamento particolare va rivolto al premier pacifista spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero e, da ieri, al suo aspirante emulo al fiocco di culatello, Romano Prodi. Le due reliquie di quello che fu l’Ulivo mondiale hanno fornito alla premiata macelleria islamica Laden & Zarqawi qualche buon motivo in più per occuparsi di noi. Con una differenza: lo spagnolo ha già fatto tutti i danni che ci poteva fare, il suo imitatore imbolsito è appena agli inizi. Il professore bolognese, nel tentativo di sfilare il voto di qualche no global e fan di Carlo Giuliani a Fausto Bertinotti nella gar

Pillola antistupro, una scelta liberale

di Fausto Carioti È evidente che chiunque abbia inventato l'espressione "castrazione chimica" se avesse fatto il pubblicitario sarebbe morto di fame sotto qualche ponte. Giustamente. Col nome che si ritrova, niente di strano che il trattamento proposto dai leghisti abbia una pessima fama. Quel sostantivo evoca immagini cruente in chiunque e produce un vero moto d'orrore nella metà maschile della popolazione. Gli esponenti del Carroccio, poi, ci mettono del loro, invocando, come già fatto da Roberto Calderoli, «un colpo di forbici, non necessariamente sterilizzate». Davanti a simili evocazioni è normale che la nostra brava coscienza di occidentali si chiuda nel rifiuto: nessuno, qualunque sia il peccato commesso, merita di finire dissanguato tra le lame arrugginite di Calderoli. Così, tra esuberanze leghiste e demagogia della sinistra, il confronto anche stavolta finirà come sempre, vale a dire in vacca. Ed è un peccato, perché dell'argomento varrebbe la pena di di

L'Unione europea butta milioni per finanziare aborti

di Fausto Carioti Chi si chiede cosa faccia l’Unione europea del ricco bilancio con il quale gli Stati - cioè i contribuenti - la mantengono, chi vuole capire di più del ruolo di Romano Prodi in quei cinque anni trascorsi a Bruxelles, può togliersi qualche curiosità leggendo “Contro il cristianesimo - L’Onu e l’Unione europea come nuova ideologia”, scritto da Eugenia Roccella, Lucetta Scaraffia e Assuntina Morresi, libro ben documentato appena pubblicato dalla casa editrice Piemme (11,50 euro). Se pochi, infatti, sanno che l’Unione europea usa i soldi del suo bilancio per finanziare associazioni che promuovono l’aborto e la contraccezione nel mondo, ancora meno italiani sono al corrente del fatto che, nel periodo in cui è stata presieduta da Prodi, la Commissione ha aumentato in modo sostanzioso questi finanziamenti. Ad esempio garantendo a due associazioni tra le più potenti, la Unfpa e l’Ippf, un’erogazione “extra” da 32 milioni di euro nel 2002, per compensare la chiusura delle elar

Prove letterarie per una nuova Piazzale Loreto

di Fausto Carioti Prove letterarie per quella nuova piazzale Loreto che tanti a sinistra (Enzo Jannacci lo ha ammesso in pubblico senza troppi pudori) sognano di vedere al più presto. Sogni di carta destinati a rimanere tali, per carità. Che però la dicono lunga sul clima che si respira in Italia e sull'odio represso che una parte del Paese cova nei confronti di Silvio Berlusconi. Un sentimento al quale si prova a dare sfogo con quello che ormai è diventato un genere letterario: il romanzo di (fanta) politica sulla morte violenta del premier. Il filone ha appena partorito il quarto libro: un record. Se si aggiunge il delicato musical olandese "Everybody for Berlusconi" (titolo originario: "Killing Berlusconi") nei teatri da novembre, in cui un gruppo di giovanotti finanziati dall'Unione europea chiede agli spettatori se vogliono uccidere Berlusconi e alla fine, qualunque sia la loro risposta, lo uccidono comunque, si capisce che siamo a un passo dal fenomeno

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