Fiat e sindacati hanno trovato la soluzione: paghiamo noi
Si sono riuniti nella sede di Confindustria. Hanno parlato, hanno messo a confronto ipotesi diverse. Poi, finalmente, Fiat e sindacati di categoria (Fiom, Fim, Uil e Fismic) hanno trovato la soluzione: la gestione degli esuberi Fiat la paga il contribuente. E non attraverso una procedura soft, come può essere l'assistenza economica in vista di un ricollocamento, ma attraverso l'ammortizzatore sociale più hard di tutti: la mobilità lunga, altrimenti detta prepensionamento. Vanno di fretta, perché intendono chiedere al governo di inserire il provvedimento nella Finanziaria in discussione alle Camere: questo sia per accorciare i tempi (la Finanziaria viaggia su una corsia preferenziale), sia perché la mobilità lunga, appunto, comporta un esborso di rilievo da parte dello Stato. «Il tema della mobilità lunga è determinante sia per le organizzazioni sindacali che per noi per trovare una soluzione alla gestione delle dissaturazioni, in particolare delle strutture» ha detto il responsabile delle relazioni industriali della Fiat, Paolo Rebaudengo, al termine dell'incontro di mercoledì 23 novembre con i sindacati.
Tradotto in italiano, siccome azienda e sindacati in questi anni non sono riusciti a trovare un lavoro, né in Fiat né altrove, per i lavoratori già messi in mobilità "normale" (durata massima per gli over 50: 36 mesi, che diventano 48 in alcune aree geografiche), hanno deciso di "rottamarli", mettendoli in pensione a spese dello Stato.
Spiega tutto la legge che regola la materia (223/91, mentre qui c'è qui un piccolo vademecum agli ammortizzatori sociali). I lavoratori in mobilità normale per i primi dodici mesi ottengono una assegno mensile pari al cento per cento «del trattamento straordinario di integrazione salariale che hanno percepito ovvero che sarebbe loro spettato nel periodo immediatamente precedente la risoluzione del rapporto di lavoro», cioè della cassa integrazione straordinaria (Cigs), che a sua volta è pari all'80% dell'ultima retribuzione al netto dei contributi previdenziali. Dal tredicesimo mese in poi, l'assegno concesso con la mobilità normale scende all'80% della Cigs. Qualora, al termine della mobilità normale, venga adottata la mobilità lunga, come chiedono in questo caso Fiat e sindacati, gli ormai ex lavoratori continuano a ricevere un'indennità pari all'80% della Cigs sino «alla data di compimento dell'età pensionabile».
Chi vuole saperne di più del modo demenziale con cui i sindacati hanno gestito e continuano a gestire la vicenda degli esuberi Fiat, si legga l'imprescindibile libro di Piero Ichino (giuslavorista e tesserato Cgil): "A che cosa serve il sindacato?".
Qui, sul sito lavoce.info, il testo dell'accordo del 2002 tra Fiat e governo.
Tradotto in italiano, siccome azienda e sindacati in questi anni non sono riusciti a trovare un lavoro, né in Fiat né altrove, per i lavoratori già messi in mobilità "normale" (durata massima per gli over 50: 36 mesi, che diventano 48 in alcune aree geografiche), hanno deciso di "rottamarli", mettendoli in pensione a spese dello Stato.
Spiega tutto la legge che regola la materia (223/91, mentre qui c'è qui un piccolo vademecum agli ammortizzatori sociali). I lavoratori in mobilità normale per i primi dodici mesi ottengono una assegno mensile pari al cento per cento «del trattamento straordinario di integrazione salariale che hanno percepito ovvero che sarebbe loro spettato nel periodo immediatamente precedente la risoluzione del rapporto di lavoro», cioè della cassa integrazione straordinaria (Cigs), che a sua volta è pari all'80% dell'ultima retribuzione al netto dei contributi previdenziali. Dal tredicesimo mese in poi, l'assegno concesso con la mobilità normale scende all'80% della Cigs. Qualora, al termine della mobilità normale, venga adottata la mobilità lunga, come chiedono in questo caso Fiat e sindacati, gli ormai ex lavoratori continuano a ricevere un'indennità pari all'80% della Cigs sino «alla data di compimento dell'età pensionabile».
Chi vuole saperne di più del modo demenziale con cui i sindacati hanno gestito e continuano a gestire la vicenda degli esuberi Fiat, si legga l'imprescindibile libro di Piero Ichino (giuslavorista e tesserato Cgil): "A che cosa serve il sindacato?".
Qui, sul sito lavoce.info, il testo dell'accordo del 2002 tra Fiat e governo.