La mappa del bavaglio islamico in Europa

Reason è una gran bella rivista libertarian americana, che fa capo alla Reason Foundation. Ha appena pubblicato un articolo, dal titolo emblematico "Tolerance or Death!", in cui racconta i casi delle "altre" Oriana Fallaci d'Europa. Degli artisti e dei letterati cui è stato vietato di esprimere le loro idee perché ritenute, a torto o a ragione, critiche nei confronti dell'Islam. Così, mentre in Arabia Saudita chi indossa un crocifisso rischia il carcere o peggio, in Europa i mullah ordinano e le autorità imbavagliano i loro cittadini.
- A gennaio, il Museo della Cultura Mondiale di Goteborg, in Svezia, ha rimosso un quadro, "Scène d'amour", che il suo autore, Louzla Darabi, aveva descritto come «una risposta all'ipocrisia musulmana sulla sessualità, soprattutto quella delle donne».
- A ottobre la Tate Gallery di Londra ha rimosso il quadro di John Latham "God Is Great", una pittura all'interno della quale erano state inserite copie della Bibbia e del Corano. Latham ha accusato la Tate Gallery di codardia.
- A settembre, la Corte europea dei diritti dell'Uomo ha confermato il verdetto di colpevolezza emesso da un tribunale turco nei confronti di un editore che aveva pubblicato un romanzo giudicato «offensivo nei confronti del Profeta e della religione».
- In aprile, di fatto senza che vi sia stata alcun dibattito pubblico sull'argomento, il Parlamento norvegese ha approvato una legge che punisce i giudizi offensivi nei confronti di qualsiasi religione con l'incarcerazione sino a tre anni, e pone l'onere della prova a carico dell'accusato.
- A luglio, la House of Commons del Parlamento britannico ha approvato un discusso disegno di legge che criminalizza «parole e comportamenti» che possano «fomentare l'odio razziale o religioso». A ottobre, le sanzioni più dure previste dal disegno di legge sono state cancellate dalla House of Lords. «Un esempio paradossale», scrive Reason, «di come un corpo non democraticamente eletto possa difendere la democrazia correggendo quanto fatto da un corpo democraticamente eletto».
- Autocensura in Olanda, dove, dopo essere stato per sua stessa ammissione «avvisato da amici musulmani», il regista Albert Ter Heerdt ha deciso di "rimandare" il seguito della sua commedia "multiculturale" "Shouf Shouf Abibi!".
- Sempre in Olanda, a gennaio, il produttore Gijs van de Westelaken ha cancellato una proiezione di "Submission", il film di Theo van Gogh, prevista al Rotterdam Film Festival, il cui tema era proprio "pellicole censurate". Al posto di "Submission", gli spettatori hanno potuto vedere due film che mostravano simpatia per i terroristi suicidi.
- A settembre, in risposta alla paura degli artisti danesi a illustrare un nuovo libro su Maometto (che secondo l'interpretazione più rigorosa dell'Islam non può essere dipinto), il quotidiano danese Jyllands-Posten ha invitato gli artisti a inviare i loro disegni del profeta alla redazione, per pubblicarli. Gli artisti e l'editore del giornale hanno ricevuto minacce di morte, le ambasciate di alcuni Paesi islamici hanno presentato rimostranze ufficiali al governo danese e 5.000 musulmani sono scesi a protestare nelle strade di Copenhagen. In questo caso inutilmente, perché il giornale non ha fatto alcun passo indietro, rivendicando il suo diritto a pubblicare tutto il materiale. Ma è proprio di queste ore (da Corriere.it) la notizia che un gruppo islamico estremista pachistano con sede in Danimarca, Jamaat-e-Islami, ha posto una taglia sulla testa dei dodici vignettisti.

"Tolerance or Death!" by Bruce Bawer.

Sullo stesso argomento:
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