Milton Friedman: buono scuola, non buono carità

L'economista Milton Friedman, oggi 93enne, è il padre del buono scuola. Ovvero del sistema di finanziamento degli istituti d'istruzione basato sulle preferenze dal basso, nella convinzione - sacrosanta - che i genitori sappiano meglio di chiunque altro qual è la scuola migliore cui affidare i loro figli. Lo Stato consegna un voucher alle famiglie, le quali lo girano alla scuola - statale, privata, confessionale, laica, creata da una cooperativa di insegnanti, di genitori o da un imprenditore puro - che ritengono migliore per l'educazione del proprio figlio. Le scuole quindi convertono il buono in denaro contante. Ritenuta un'idea eretica mezzo secolo fa, quando fu lanciata da Friedman, il buono scuola ha conquistato consensi negli Stati Uniti e persino nel Vecchio continente.
In Italia, oggi, una forma caricaturale di buono scuola è in vigore in alcune regioni italiane, tra cui Lombardia e Piemonte. In nessuno di questi casi il buono è usato come un mezzo per rendere più efficiente il sistema scolastico (e il dio dell'ignoranza sa se in Italia ce ne sarebbe bisogno), ma solo come un modo per aiutare le famiglie più povere. Cosa analoga, del resto, avviene in gran parte della situazioni in cui lo "school voucher" è adottato negli Stati Uniti. Ma dare il buono scuola solo alle famiglie a reddito basso, spiega Friedman, appena intervistato da Reason, è un errore.
«Esistono molti tipi di possibili buoni-scuola, ma le varietà principali sono due, che io chiamo "buoni carità" e "buoni per l'istruzione". I buoni carità, purtroppo, sono quelli che abbiamo avuto sinora nella maggior parte dei casi. Sono stati pensati per persone di basso reddito che sono senza dubbio le prime vittime del nostro carente sistema scolastico. I buoni carità aiutano i poveri, ma non producono alcuna riforma reale del sistema educativo. E ciò di cui abbiamo bisogno è una vera riforma».
Alla domanda su quali siano i problemi di consenso relativi all'introduzione del buono scuola negli Stati Uniti, Friedman dipinge una situazione analoga a quella italiana. Basta sostituire alle parole "il partito democratico" le parole "la sinistra italiana". Dice Friedman che i sindacati degli insegnanti «sono riusciti a convincere gli intellettuali che essere contro il buono scuola è parte del mantra del partito democratico (...). Il partito democratico dovrebbe essere il difensore naturale del buono scuola. Secondo le parole di Ted Kennedy, i democratici debbono essere "la voce dei senza voce". E i senza voce beneficerebbero grandemente dell'adozione universale del buono scuola».

Per saperne di più:
"The Father of Modern School Reform" - Intervista di Reason Online a Milton Friedman
"Manifesto per una scuola libera in un libero Stato"
"La liberazione del sapere" di Dario Antiseri
"La battaglia per una scuola libera" di Dario Antiseri
"La scuola, la libertà di scegliere e lo Stato aspirapolvere" di Alberto Mingardi

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