Pera parla a Nassiriya. E mi ricorda Reagan

Il discorso tenuto da Marcello Pera il giorno di Natale davanti ai soldati italiani a Nassiriya è un bellissimo esempio di retorica "alta", cioè quello che manca a un teatrino politico come quello italiano, dove - per evidenti carenze dei suoi protagonisti - alla seconda dichiarazione su ogni possibile argomento il dibattito è già finito in vacca. Del discorso di Pera davanti ai nostri militari (e dico "nostri" non solo perché italiani) segnalo i due passaggi che più mi sono piaciuti.
Il primo, sui fatti: «L'Iraq non è solo devastazione, è - grazie anche a voi - soprattutto ricostruzione. Voi svolgete quotidianamente centinaia di interventi nel campo della sicurezza, dell'ordine pubblico, della formazione del personale, della sanità, dell'educazione scolastica, delle infrastrutture civili e militari, degli impianti idroelettrici. Collaborate nel pagamento delle pensioni, vi occupate della salvaguardia dei siti archeologici, distribuite aiuti alimentari. Grazie anche a questo lavoro, in Iraq si ricomincia a comprare, a vendere, a incontrarsi. Aumentano i matrimoni, aumenta il lavoro, aumentano gli stipendi. Ecco la risposta alla domanda sul perché siete e siamo qui. Perché promuoviamo la democrazia».
Il secondo, sui valori: «Ha scritto il cardinale Ratzinger ora Papa Benedetto XVI: "Sul fatto che un pacifismo che non conosce più valori degni di essere difesi e assegna a ogni cosa lo stesso valore sia da rifiutare come non cristiano siamo tutti d'accordo: un modo di 'essere per la pace' così fondato, in realtà significa anarchia; e nell'anarchia i fondamenti della libertà si sono persi".
Questo modo di pensare è diffuso soprattutto nel Vecchio Continente. L'Europa sembra avvertire la minaccia del terrorismo in modo attenuato; è incline a pensare che sia un fenomeno isolato e transitorio; oppure che sia causato in gran parte da responsabilità dell'Occidente. Questo atteggiamento è sbagliato. Esso ha portato a divisioni tra Europa e Stati Uniti d'America, che si manifestano con il rifiuto di una parte dell'Europa di comprendere le motivazioni storiche e culturali del rapporto transatlantico; con la velleità di affermare un'identità propria e peculiare, la mitica "terza via"; con la richiesta di multipolarismo, che, di fatto, equivale a paralizzare le decisioni strategiche o a delegare le proprie responsabilità agli Stati Uniti, salvo poi criticare gli Stati Uniti quando essi intervengono. L'Italia non ha seguìto questa politica di divisione dell'Occidente. Anche in questo caso ha fatto la scelta giusta».
Pera - come sempre negli ultimi anni - cita Ratzinger, ma avrebbe anche potuto citare quello che disse Ronald Reagan (che di retorica "alta" è stato il migliore in assoluto tra i politici) in uno dei suoi discorsi più famosi, nel gennaio del 1974. Stessi concetti:
«My generation has paid a higher price and has fought harder for freedom that any generation that had ever lived. We have known four wars in a single lifetime. All were horrible, all could have been avoided if at a particular moment in time we had made it plain that we subscribed to the words of John Stuart Mill when he said that “war is an ugly thing, but not the ugliest of things.” The decayed and degraded state of moral and patriotic feeling which thinks nothing is worth a war is worse. The man who has nothing which he cares about more than his personal safety is a miserable creature and has no chance of being free unless made and kept so by the exertions of better men than himself».
Se non avete dimestichezza con l'inglese, discorsi come questo sono un buon motivo per comprarsi un dizionario.

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