Alle origini del mal francese
Il "modello sociale francese" marcia allegramente verso l'autodistruzione, e gli incendi delle notti parigine di novembre sono stati i primi segnali d'avvertimento. All'origine dello sfascio, un sistema di studi che nulla a che vedere con la meritocrazia e con le esigenze produttive del Paese (il che spiega, oltre al tasso di disoccupazione giovanile del 25%, anche come faccia la Francia ad avere così tanti intellettuali umanistici sterili e presuntuosi, che vivono nella completa ignoranza di nozioni tecniche basilari, tipo le leggi che regolano l'economia). Il saggio di Anthony de Jasay "Le sommosse delle banlieues e l’autodistruzione del modello francese" (formato pdf), appena messo on line dai soliti benemeriti dell'Istituto Bruno Leoni, descrive bene la situazione transalpina e offre diversi spunti di riflessione (e di preoccupazione) all'Italia.
«La scuola pubblica francese», si legge nel testo, «ha un solo scopo: far superare all’80 per cento degli studenti dell’ultimo anno l’esame di baccalaureat, sostenuto su materie teoriche e astratte. Chi supera l’esame ha diritto ad un posto all’università, mentre chi non riesce ad ottenere un diploma di un qualsiasi tipo viene ritenuto un fallito e un emarginato. Abbassarsi fino ad accettare un lavoro manuale viene considerato un’umiliazione ed equivale a gettare alle ortiche la preziosa istruzione conseguita. L’effetto netto di questo atteggiamento consiste in una marea di psicologi, sociologi e laureati in legge o in materie artistiche, per i quali non è possibile trovare un posto, le cui conoscenze, se ne hanno, non servono a nessuno e che, in gran parte, sono destinati a vivere un’esistenza di disoccupazione e di tedio. [...] I figli degli immigranti di colore hanno ancor meno possibilità di trovare “un posto al sole”. Al tempo stesso, nel paese vi è una cronica carenza di idraulici, elettricisti, muratori, carpentieri, giardinieri, meccanici e lavoratori manuali tuttofare. Gli artigiani non sono disposti ad assumere nuovi apprendisti per paura delle complicazioni burocratiche che ciò comporta e per il timore di non poterli licenziare in caso di bisogno. [...] L’ostilità nei confronti dell’idea stessa di lavoro manuale dimostrata dalle istituzioni scolastiche e dalla“cultura” nella quale esse operano, insieme all’eccesso di candidati senza speranza a carriere intellettuali che la società non può offrire, è un tratto specificamente francese e rappresenta un’evidente causa di amarezza e di instabilità. I giovani arabi e africani di seconda generazione ne risultano particolarmente colpiti, interpretando la propria condizione come l’effetto di una discriminazione razziale».
Il resto si trova qui.
«La scuola pubblica francese», si legge nel testo, «ha un solo scopo: far superare all’80 per cento degli studenti dell’ultimo anno l’esame di baccalaureat, sostenuto su materie teoriche e astratte. Chi supera l’esame ha diritto ad un posto all’università, mentre chi non riesce ad ottenere un diploma di un qualsiasi tipo viene ritenuto un fallito e un emarginato. Abbassarsi fino ad accettare un lavoro manuale viene considerato un’umiliazione ed equivale a gettare alle ortiche la preziosa istruzione conseguita. L’effetto netto di questo atteggiamento consiste in una marea di psicologi, sociologi e laureati in legge o in materie artistiche, per i quali non è possibile trovare un posto, le cui conoscenze, se ne hanno, non servono a nessuno e che, in gran parte, sono destinati a vivere un’esistenza di disoccupazione e di tedio. [...] I figli degli immigranti di colore hanno ancor meno possibilità di trovare “un posto al sole”. Al tempo stesso, nel paese vi è una cronica carenza di idraulici, elettricisti, muratori, carpentieri, giardinieri, meccanici e lavoratori manuali tuttofare. Gli artigiani non sono disposti ad assumere nuovi apprendisti per paura delle complicazioni burocratiche che ciò comporta e per il timore di non poterli licenziare in caso di bisogno. [...] L’ostilità nei confronti dell’idea stessa di lavoro manuale dimostrata dalle istituzioni scolastiche e dalla“cultura” nella quale esse operano, insieme all’eccesso di candidati senza speranza a carriere intellettuali che la società non può offrire, è un tratto specificamente francese e rappresenta un’evidente causa di amarezza e di instabilità. I giovani arabi e africani di seconda generazione ne risultano particolarmente colpiti, interpretando la propria condizione come l’effetto di una discriminazione razziale».
Il resto si trova qui.