Islam, vedi alla voce "Enciclopedia del Corriere"
(Aggiornamento: mi dicono che qualche buontempone ha inserito questo post su Indymedia a mio nome. Bene: anche se il contenuto mi riferiscono essere corretto, non sono stato io a pubblicarlo su Indymedia. Né mi pare un'idea intelligente. Per dovere di cronaca).
Mettete che, tra qualche anno, la maestrina dia a vostro figlio un tema tipo "Noi e l'Islam". Mettete che vostro figlio scriva di un Occidente colpevole e «connivente» con Israele, di un 11 settembre che va «contestualizzato», perché, «dopo secoli di dominazione coloniale e sfruttamento economico», il risentimento degli islamici «è comprensibile». Mettete che vi chiuda il tema con un pistolotto sul crocifisso che andrebbe tolto dagli uffici pubblici italiani, perché urta la sensibilità di chi professa altre religioni. Ecco, se succede tutto questo, babbo, mamma, la colpa è solo vostra. Perché lo scorso marzo avete comprato l’enciclopedia della “Storia Universale” abbinata al Corriere della Sera, prezzo euro 12,90 a volume, e l'avete messa sugli scaffali della libreria senza manco sfogliarla, fidandovi del fatto che, con un nome simile, direttore responsabile Paolo Mieli, certe bischerate non le avreste mai trovate. Avete fatto male.
Perché in quel ventottesimo volume, dedicato al mondo musulmano, dall'apparenza tanto innocua, ogni evento è narrato secondo la versione più cara alla propaganda islamica e marxista. Per spiegare l’ostilità degli arabi verso l’Occidente l’autore ricicla la vulgata terzomondista secondo cui la responsabilità della disparità economica tra il Nord e il Sud del pianeta «va ricercata anche, se non esclusivamente, nell’esperienza coloniale e nei suoi strascichi». Dimenticando che non è stato certo il colonialismo a rendere poveri quei Paesi, dove fame e migrazioni sono retaggi millenari, e che molti Stati, come l’India, sono usciti commercialmente e tecnologicamente rafforzati dal giogo dei colonizzatori.
E ancora. La nascita dello Stato d’Israele, nel 1948, suscita un’opposizione araba e islamica che, secondo chi ha scritto il libro, è «naturale e comprensibile». Comprensivo anche con i Paesi islamici che vietano le pratiche delle altre religioni, il libro preferisce scagliarsi contro gli organi dello Stato italiano «che continuano a consentire l’ostensione di simboli religiosi in scuole, ospedali, commissariati e tribunali, ignorando la possibilità che crocifissi e immagini di santi urtino la sensibilità di chi professa religioni diverse da quella che non è più ufficialmente “di Stato”, ma per molti funzionari è come se lo fosse».
La democrazia israeliana e la tirannide di Saddam Hussein finiscono sullo stesso piano: «Legittime e comprensibili sono le ricorrenti accuse all’Occidente di usare due pesi e due misure. Linea dura contro Saddam Hussein, […] linea morbida fino alla connivenza con lo Stato di Israele, che di risoluzioni dell’Onu ne ha violate o ignorate altrettante». E anche se fosse vero che la maggioranza dell’Islam fosse ostile all’Occidente, come sembrano attestare i festeggiamenti in vaste parti del mondo musulmano dopo gli attentati dell’11 settembre, il volume uscito in abbinamento col Corriere sostiene che, «dopo secoli di dominazione coloniale e sfruttamento economico, discriminazione e razzismo più o meno esplicito, il risentimento è», tanto per cambiare, «comprensibile».
Ovviamente, manco una parola, ad esempio, sul fatto che il terrorismo islamico ha saputo mettere radici solide solo nei Paesi resi più ricchi dai soldi occidentali e che, dei 19 attentatori dell’11 settembre, ben 15 provenivano dalla ricca Arabia Saudita, mentre il loro leader, Osama Bin Laden, è l’erede miliardario di un’opulenta dinastia saudita. Altro che sfruttamento.
Ovviamente c'è un perché. I responsabili della Rizzoli hanno comprato in blocco dalla Laterza i diritti per i volumi necessari a mettere insieme un'enciclopedia. E nessuno di loro, primo tra tutti Mieli, ha avuto tempo e voglia di leggere riga per riga i libri oggetto del contratto. Comprensibilmente.
Eppure sarebbe bastato leggere il nome dell’autore del volume sull'Islam per capire dove sarebbe andato a parare. Pier Giovanni Donini, scomparso nel 2003, era noto nel suo ambiente come uno degli islamisti più schierati. Nel maggio del 2004 "Liberazione", il quotidiano di Rifondazione comunista, recensendo proprio il suo libro sul mondo islamico uscito postumo per Laterza in quei giorni, definì Donini una «indimenticabile figura di studioso del mondo arabo-islamico e di intellettuale militante, impegnato in prima persona da comunista nella solidarietà attiva con i popoli di quel mondo». Il suo libro, che la Rizzoli ha ripubblicato integralmente trasformandolo nel ventottesimo volume della "Storia universale" abbinata al Corriere, è definito «il risultato di una vita di studio e militanza».
Insomma, babbo e mamma, avevate comprato un volume dall'aspetto persino grigio, fidandovi del marchio di qualità di quello che dovrebbe essere il quotidiano di riferimento della borghesia moderata e conservatrice italiana (scusate, mi viene da ridere) e vi siete ritrovati in casa la summa del pensiero di un bravo intellettuale e militante comunista. Cioè uno che può valere la pena di leggere se sai come la pensa, una volta indossati i dovuti filtri. Ma l’ultimo da pubblicare in un’opera rivolta ai più giovani, come un’enciclopedia, che si presume imparziale e libera da pregiudizi ideologici. Babbo, mamma: così imparate.
Mettete che, tra qualche anno, la maestrina dia a vostro figlio un tema tipo "Noi e l'Islam". Mettete che vostro figlio scriva di un Occidente colpevole e «connivente» con Israele, di un 11 settembre che va «contestualizzato», perché, «dopo secoli di dominazione coloniale e sfruttamento economico», il risentimento degli islamici «è comprensibile». Mettete che vi chiuda il tema con un pistolotto sul crocifisso che andrebbe tolto dagli uffici pubblici italiani, perché urta la sensibilità di chi professa altre religioni. Ecco, se succede tutto questo, babbo, mamma, la colpa è solo vostra. Perché lo scorso marzo avete comprato l’enciclopedia della “Storia Universale” abbinata al Corriere della Sera, prezzo euro 12,90 a volume, e l'avete messa sugli scaffali della libreria senza manco sfogliarla, fidandovi del fatto che, con un nome simile, direttore responsabile Paolo Mieli, certe bischerate non le avreste mai trovate. Avete fatto male.
Perché in quel ventottesimo volume, dedicato al mondo musulmano, dall'apparenza tanto innocua, ogni evento è narrato secondo la versione più cara alla propaganda islamica e marxista. Per spiegare l’ostilità degli arabi verso l’Occidente l’autore ricicla la vulgata terzomondista secondo cui la responsabilità della disparità economica tra il Nord e il Sud del pianeta «va ricercata anche, se non esclusivamente, nell’esperienza coloniale e nei suoi strascichi». Dimenticando che non è stato certo il colonialismo a rendere poveri quei Paesi, dove fame e migrazioni sono retaggi millenari, e che molti Stati, come l’India, sono usciti commercialmente e tecnologicamente rafforzati dal giogo dei colonizzatori.
E ancora. La nascita dello Stato d’Israele, nel 1948, suscita un’opposizione araba e islamica che, secondo chi ha scritto il libro, è «naturale e comprensibile». Comprensivo anche con i Paesi islamici che vietano le pratiche delle altre religioni, il libro preferisce scagliarsi contro gli organi dello Stato italiano «che continuano a consentire l’ostensione di simboli religiosi in scuole, ospedali, commissariati e tribunali, ignorando la possibilità che crocifissi e immagini di santi urtino la sensibilità di chi professa religioni diverse da quella che non è più ufficialmente “di Stato”, ma per molti funzionari è come se lo fosse».
La democrazia israeliana e la tirannide di Saddam Hussein finiscono sullo stesso piano: «Legittime e comprensibili sono le ricorrenti accuse all’Occidente di usare due pesi e due misure. Linea dura contro Saddam Hussein, […] linea morbida fino alla connivenza con lo Stato di Israele, che di risoluzioni dell’Onu ne ha violate o ignorate altrettante». E anche se fosse vero che la maggioranza dell’Islam fosse ostile all’Occidente, come sembrano attestare i festeggiamenti in vaste parti del mondo musulmano dopo gli attentati dell’11 settembre, il volume uscito in abbinamento col Corriere sostiene che, «dopo secoli di dominazione coloniale e sfruttamento economico, discriminazione e razzismo più o meno esplicito, il risentimento è», tanto per cambiare, «comprensibile».
Ovviamente, manco una parola, ad esempio, sul fatto che il terrorismo islamico ha saputo mettere radici solide solo nei Paesi resi più ricchi dai soldi occidentali e che, dei 19 attentatori dell’11 settembre, ben 15 provenivano dalla ricca Arabia Saudita, mentre il loro leader, Osama Bin Laden, è l’erede miliardario di un’opulenta dinastia saudita. Altro che sfruttamento.
Ovviamente c'è un perché. I responsabili della Rizzoli hanno comprato in blocco dalla Laterza i diritti per i volumi necessari a mettere insieme un'enciclopedia. E nessuno di loro, primo tra tutti Mieli, ha avuto tempo e voglia di leggere riga per riga i libri oggetto del contratto. Comprensibilmente.
Eppure sarebbe bastato leggere il nome dell’autore del volume sull'Islam per capire dove sarebbe andato a parare. Pier Giovanni Donini, scomparso nel 2003, era noto nel suo ambiente come uno degli islamisti più schierati. Nel maggio del 2004 "Liberazione", il quotidiano di Rifondazione comunista, recensendo proprio il suo libro sul mondo islamico uscito postumo per Laterza in quei giorni, definì Donini una «indimenticabile figura di studioso del mondo arabo-islamico e di intellettuale militante, impegnato in prima persona da comunista nella solidarietà attiva con i popoli di quel mondo». Il suo libro, che la Rizzoli ha ripubblicato integralmente trasformandolo nel ventottesimo volume della "Storia universale" abbinata al Corriere, è definito «il risultato di una vita di studio e militanza».
Insomma, babbo e mamma, avevate comprato un volume dall'aspetto persino grigio, fidandovi del marchio di qualità di quello che dovrebbe essere il quotidiano di riferimento della borghesia moderata e conservatrice italiana (scusate, mi viene da ridere) e vi siete ritrovati in casa la summa del pensiero di un bravo intellettuale e militante comunista. Cioè uno che può valere la pena di leggere se sai come la pensa, una volta indossati i dovuti filtri. Ma l’ultimo da pubblicare in un’opera rivolta ai più giovani, come un’enciclopedia, che si presume imparziale e libera da pregiudizi ideologici. Babbo, mamma: così imparate.