Aiutiamo un prigioniero cubano
Alzi la mano chi, in Italia, conosce il suo nome: Oscar Elias Biscet. Eppure la Bbc l'ha definito «uno dei più influenti prigionieri politici cubani», il Wall Street Journal gli ha dedicato questo articolo, l'ex premier spagnolo Jose Maria Aznar ha chiesto la sua liberazione, la diplomazia americana si è mossa ufficialmente per lui, la National Review ne parla così. Amnesty International lo ha inserito nella lista dei prigionieri di coscienza (a Cuba se ne contano oltre trecento). Questa è la lettera aperta scritta dalla moglie di Biscet e questo è quello che si ottiene facendo su Google una ricerca su di lui. Free Dr. Biscet è il sito dedicato alla sua causa. Ovviamente, per il dittatore Fidel Castro Ruz, Biscet è un pericoloso «contro-rivoluzionario».
Biscet è il creatore della Lawton Foundation, un'organizzazione per la promozione dei diritti umani a Cuba, dichiarata illegale dal dittatore cubano. Nata nel 1997, la Lawton Foundation ha l'obiettivo di far introdurre in Cuba lo stato di diritto e vedere applicata nell'isola la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. I mezzi attraverso i quale porti avanti questa sua battaglia sono la non violenza e la disobbedienza civile.
Biscet - che ha 44 anni, una moglie e due figli e di professione fa il medico - è cristiano e indica come suoi punti di riferimento il Dalai Lama, Henry David Thoreau, il Mahatma Gandhi e Martin Luther King. Scarcerato nel 2002, nell'aprile del 2003 è stato di nuovo processato, assieme ad altri 74 oppositori, gran parte dei quali sostenitori del Progetto Varela (ne ho scritto qui e qui) e condannato a 25 anni di carcere. Se ne parlo oggi è perché, visto l'aggravarsi delle sue condizioni di salute - soffre di gastrite cronica e di ipertensione - e la barbara detenzione alla quale è sottoposto, ci sono serissimi motivi per ritenerlo in pericolo di vita.
Che fare? Semplice. Basta meno di un minuto. L'organizzazione non governativa Human Rights First ha appena avviato una campagna per protestare ufficialmente contro la detenzione di Biscet. Basta
1) fare clic qui;
2) leggere la lettera che vi appare in fondo alla pagina web di Human Rights First da voi aperta (o fidarvi del sottoscritto, il quale vi dice che la lettera esprime preoccupazioni per lo stato di salute di Biscet e per le condizioni in cui è detenuto, ne chiede gentilmente il rilascio e chiede anche alle autorità dell'Havana l'applicazione del protocollo delle Nazioni Unite sugli standard minimi di trattamento dei prigionieri e dei principi fissati dalle Nazioni Unite per la protezione di tutte le persone in custodia o in carcere);
3) inserire nome, cognome ed email nella colonna di destra;
4) fare clic sul tasto in basso "Send this message". Finito.
Così, la lettera, da voi firmata, sarà spedita al ministro degli Esteri cubano, Felipe Perez Roque, al capo dell'Ufficio di Interesse di Cuba a Washington, Dagoberto Rodríguez Barrera, e al rappresentante permanente di Cuba alle Nazioni Unite, Orlando Requeijo Gual.
Coraggio, basta poco e tra qualche giorno è Natale: è il momento giusto per una buona azione.
PS: la richiesta è rivolta soprattutto ai miei carissimi amici di TocqueVille, molti dei quali ogni giorno passano ore a disquisire tra di loro con lunghissimi post autoreferenziali, mentre fuori c'è tutto un mondo che cambia e che soffre. Usiamo gli occhi per guardarci intorno, invece che per rimirarci l'obelico. ;)
Biscet è il creatore della Lawton Foundation, un'organizzazione per la promozione dei diritti umani a Cuba, dichiarata illegale dal dittatore cubano. Nata nel 1997, la Lawton Foundation ha l'obiettivo di far introdurre in Cuba lo stato di diritto e vedere applicata nell'isola la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. I mezzi attraverso i quale porti avanti questa sua battaglia sono la non violenza e la disobbedienza civile.
Biscet - che ha 44 anni, una moglie e due figli e di professione fa il medico - è cristiano e indica come suoi punti di riferimento il Dalai Lama, Henry David Thoreau, il Mahatma Gandhi e Martin Luther King. Scarcerato nel 2002, nell'aprile del 2003 è stato di nuovo processato, assieme ad altri 74 oppositori, gran parte dei quali sostenitori del Progetto Varela (ne ho scritto qui e qui) e condannato a 25 anni di carcere. Se ne parlo oggi è perché, visto l'aggravarsi delle sue condizioni di salute - soffre di gastrite cronica e di ipertensione - e la barbara detenzione alla quale è sottoposto, ci sono serissimi motivi per ritenerlo in pericolo di vita.
Che fare? Semplice. Basta meno di un minuto. L'organizzazione non governativa Human Rights First ha appena avviato una campagna per protestare ufficialmente contro la detenzione di Biscet. Basta
1) fare clic qui;
2) leggere la lettera che vi appare in fondo alla pagina web di Human Rights First da voi aperta (o fidarvi del sottoscritto, il quale vi dice che la lettera esprime preoccupazioni per lo stato di salute di Biscet e per le condizioni in cui è detenuto, ne chiede gentilmente il rilascio e chiede anche alle autorità dell'Havana l'applicazione del protocollo delle Nazioni Unite sugli standard minimi di trattamento dei prigionieri e dei principi fissati dalle Nazioni Unite per la protezione di tutte le persone in custodia o in carcere);
3) inserire nome, cognome ed email nella colonna di destra;
4) fare clic sul tasto in basso "Send this message". Finito.
Così, la lettera, da voi firmata, sarà spedita al ministro degli Esteri cubano, Felipe Perez Roque, al capo dell'Ufficio di Interesse di Cuba a Washington, Dagoberto Rodríguez Barrera, e al rappresentante permanente di Cuba alle Nazioni Unite, Orlando Requeijo Gual.
Coraggio, basta poco e tra qualche giorno è Natale: è il momento giusto per una buona azione.
PS: la richiesta è rivolta soprattutto ai miei carissimi amici di TocqueVille, molti dei quali ogni giorno passano ore a disquisire tra di loro con lunghissimi post autoreferenziali, mentre fuori c'è tutto un mondo che cambia e che soffre. Usiamo gli occhi per guardarci intorno, invece che per rimirarci l'obelico. ;)