La Casa dei Morti viventi 5: Tafazzi a viale Mazzini
Non ne ho mai scritto su Libero, né ho mai affrontato l'argomento sul blog. Non ritengo giusto usare uno spazio che deve essere dedicato all'informazione o alle idee per raccontare i maltrattamenti, reali o presunti, subiti da chi scrive. Ora, però, la storia l'ha scritta qualcun altro. Peter Gomez e Marco Travaglio, nel libro "Inciucio", appena uscito (edizioni Bur), hanno raccontato quello che è accaduto a XII Round, la trasmissione della quale era co-autore e co-presentatore chi scrive. Immagino che molti frequentatori abituali di questo blog non mettano Gomez e Travaglio in cima alla lista dei loro giornalisti preferiti. Fatto sta che tutto quello che hanno scritto sulla vicenda che mi riguarda è vero. Anzi, no, c'è un errore: Vittorio Zincone, contrariamente a quanto hanno scritto, non è di centrodestra, proprio per niente. Tutto il resto è oro colato. Quello che segue, senza alcun commento da parte mia, è il capitolo di "Inciucio" dedicato alla vicenda di XII Round. A chi è interessato a capire la logica tafazzista con cui la Casa delle Libertà gestisce l'azienda televisiva di Stato, con la tacita complicità di una sinistra che in Rai si preoccupa solo di spartizione delle poltrone, buona lettura.
Ultimo round - di Peter Gomez e Marco Travaglio
Nelle sue multiformi attività, l'infaticabile Masotti è pure responsabile di XII Round, il programma di Paolo Martini che va in onda intorno alla mezzanotte. Un ospite seduto su un ring e intorno quattro giornalisti in maniche di camicia - tutti rigorosamente di centrodestra - che lo interrogano. Sono Stefano Zurlo, caposervizio del «Giornale», Fausto Carioti, caporedattore di «Libero» Roma, Walter Mariotti, vicedirettore di «Class», e Vittorio Zincone, collaboratore di «Sette». Ma qui il problema è che le domande sono vere, aggressive. E Masotti non sopporta la libertà d'azione che si sono guadagnati i ragazzi di XII Round nella stagione precedente. Così, dall'alto del suo incarico di vicedirettore responsabile dell'informazione, comincia a telefonare direttamente in sala di montaggio per far saltare interi brani di interviste all'insaputa degli autori.
Le prime polemiche arrivano nel novembre 2004, quando i giornalisti e gli autori scrivono a Cattaneo, al presidente pro tempore Alberoni, alla Vigilanza e all'Ordine dei giornalisti per denunciare «la pretesa di Masotti di visionare il girato e non il prodotto finale», «l'effettuazione di vere e proprie censure», «il divieto preventivo di rivolgere singole precise domande agli ospiti». Nell'esposto all'Ordine, una sfilza di censure in occasione delle interviste a Chiara Moroni, a Nando e Rita Dalla Chiesa, a Socci, a Ferrara, a Funari (vietato ospitarlo), persino a Platinette. E poi un presunto mobbing contro la regista Arnalda Canali, sospettata di simpatie per Rifondazione. Un giorno gli autori scoprono che la produttrice di XII Round, con la cassetta in mano pronta per la messa in onda, ha telefonato a Ferrario, a Milano, per fargliene ascoltare ampi brani e chiedergli quali volesse tagliare: l'intervista era a Chiara Moroni e Zurlo aveva osato domandarle come facesse a restare alleata della Lega nord che l'aveva appena insultata in piena Camera con pesanti allusioni al padre, coinvolto in Tangentopoli e morto suicida nel 1992. I firmatari della lettera segnalano poi
«il perdurante clima di fastidio generalizzato, spesso di insopportazione e ormai ancora più spesso di aperta ostilità che respiriamo nello svolgimento del nostro lavoro. Un atteggiamento ostile che a noi sembra emanare in primis dalla struttura Rai che dovrebbe essere invece il nostro punto di riferimento, la competente vicedirezione di Rai2 [cioè Masotti, N.d.A.]. Una lunga serie di episodi disdicevoli, a partire dalle surreali telefonate dei primi contatti fino alle ultime comunicazioni «di richiamo» [...]. La richiesta esplicita di censurare singole domande sulla base di appunti sottratti dal produttore e consegnati alla vicedirezione senza la nostra autorizzazione di autori; l'interpretazione univoca e assolutista del rapporto tra autori e direzione di rete relativamente alla scelta degli ospiti [...]».
Replica a stretto giro il direttore Ferrario: nessuna «ostilità» contro XII Round, ma piena «approvazione» dell'operato di Masotti Manidiforbice, uomo dalla proverbiale «correttezza e professionalità», e dei suoi «interventi per garantire il rispetto delle linee editoriali del programma». E il cahier de doléances di giornalisti e autori? «Accuse denigratorie e offensive per tutta Rai2»: ma ora, fortunatamente, Masotti ha promosso una «indagine interna» che «farà piena luce». A sua volta Masotti nega ogni «censura preventiva»: semplici «controlli di qualità». Poi, il 13 novembre, scrive una lettera di richiamo ai contestatori per non aver risolto «in una serena ottica redazionale interna all'Azienda le problematiche emerse e impropriamente portate al di fuori dell'Azienda stessa». I panni sporchi si lavano in famiglia. Negli stessi giorni cancella addirittura una puntata di XII Round. E subito dopo cancella direttamente il programma, per sempre.
La puntata incriminata, l'ultima, prevedeva due ospiti in studio: la bionda soubrette Flavia Vento, reduce da una comparsata alla festa estiva della Margherita, e Alessandra Mussolini, leader di Alternativa sociale, reduce dal burrascoso divorzio da An con strascico di feroci invettive contro Fini e l'intera Cdl. Da quel momento, per la Rai, la «ducia» è un volto proibito. E dire che solo poche settimane prima troneggiava a Porta a Porta con gli altri reduci della famiglia Mussolini, riuniti al gran completo sotto gli occhi tumidi di Vespa per celebrare la buonanima di Benito, padre e nonno esemplare. Ma ora corre da sola alle regionali del Lazio, minacciando l'orticello di Storace. Le elezioni si terranno solo sei mesi dopo. Ma fin da subito la parola d'ordine è «Mussolini chi?».
La puntata è stata registrata l'8 novembre negli studi Dear della Rai. Gli ospiti sono stati tutti autorizzati: Flavia Vento ha firmato un contratto per ricevere un compenso e la Mussolini è stata accompagnata da un'auto di servizio pagata dalla Rai. Cose impensabili senza l'avallo preventivo della vicedirezione per l'informazione, che fa capo a Masotti. La Mussolini doveva già partecipare alla puntata precedente, insieme a Bobo Craxi, poi per un imprevisto era slittata di una settimana. Ora, alla fine della registrazione, si lamenta con gli intervistatori per la durezza del trattamento subito. Nessun rappresentante della Rai ha nulla da obiettare. Anzi, Masotti fa sapere che, diversamente dalle altre volte, non visionerà il «girato». Poi però fa il contrario. Visiona la cassetta e la porta di corsa al capo dell'Ufficio legale Rubens Esposito (vicino ad An pure lui), segnalandogli presunte «violazioni delle direttive impartite dalla commissione parlamentare di Vigilanza». Lo scriveranno i legali Rai nel loro rapporto finale, a proposito del sospetto «ruolo politico» di Flavia Vento: «Secondo quanto da Voi [Masotti, N.d.A.] precisato per le vie brevi, la signora Vento ha attivamente partecipato a diverse manifestazioni pubbliche organizzate dalla Margherita, accreditandosi, appunto, come esponente di tale partito». Dunque, secondo i legali Rai, Flavia Vento sarebbe equiparabile a Rutelli e a Parisi.
Ma il pezzo forte delle contestazioni dell'Ufficio legale contro XII Round riguarda la Mussolini, che ha parlato male di Marrazzo e Storace. L'intervista, spiega Masotti,
«non rispettava le regole del servizio pubblico, in grossa parte era un comizio elettorale senza contraddittorio, con espressioni pesantissime nei confronti degli altri due candidati alla Regione Lazio, Storace e Marrazzo. Una cosa fuori dal mondo. La Mussolini è stata presentata come candidata alle elezioni regionali e richiesta di pareri sugli altri due candidati, come fosse una tribuna elettorale impropria. Comunque io ho solo avvertito che potevano esserci dei problemi, la decisione è stata presa dall'azienda dopo il parere dell'Ufficio legale».
Anche qui, però, il discorso non regge. Come farà notare l'autore Paolo Martini a Petruccioli, nella vana speranza che la Vigilanza sanzioni Masotti, gli attacchi della Mussolini ai due futuri candidati nel Lazio occupano «pochissimi minuti del girato, e quindi parti minime dei 40 minuti registrati: parti, queste come tante altre, che potevano benissimo essere scartate nel montato definitivo del programma, previsto di circa 30 minuti». Insomma, si potevano tagliare quelle due frasi e salvare tranquillamente la puntata. Ma il fatto è che la Mussolini, su Rai2, non deve proprio comparire.
Restano, sublime monumento al ridicolo, le 13 cartelle dell'Ufficio legale, con dotte disquisizioni e pensosi paragrafi dedicati alla «qualificabilità della signorina Vento come esponente politico» e alla conseguente violazione della par condicio. Poi le inappellabili conclusioni:
«In conclusione riteniamo che il programma così come da noi esaminato non possa essere trasmesso in quanto la presenza degli esponenti politici intervistati [la Vento e la Mussolini, N.d.A.] risulta [...] illegittima in sé anche a prescindere dalle conseguenze di carattere sanzionatorio cui l'Azienda e i dirigenti responsabili della stessa sarebbero esposti in caso di diffusione».
Quando scoppia il caso, Masotti si rammarica con se stesso per la «decisione dolorosa» che ha dovuto assumere per «riparare a una violazione clamorosa». Perché ha fatto tutto lui. E non ha ancora finito. Il 12 novembre lo staff di XII Round sta preparando la nuova puntata, che prevede sul ring Nando e Rita Dalla Chiesa, invitati per ricordare la figura del padre assassinato dalla mafia. Masotti scrive a Martini che
«intervistare i fratelli Dalla Chiesa insieme contrasta con le direttive della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Le soluzioni sono dunque: o affiancare all'on. Dalla Chiesa un esponente del centrodestra, oppure invitare la sig.ra Rita Dalla Chiesa assieme a un altro esponente della società civile non etichettabile politicamente».
È chiaro che il problema non sono i Dalla Chiesa, ma il programma in sé. Martini rifiuta l'ennesima interferenza, non conoscendo esponenti della società civile «non etichettabili politicamente» e facendo osservare che Rita Dalla Chiesa da sempre lavora a Mediaset ed è notoriamente vicina a Forza Italia e a Berlusconi. Niente da fare. XII Round finisce qui. Ufficialmente «sospeso» sine die. In realtà, chiuso per sempre.
Le proteste dal centrosinistra per l'ennesima censura sono molto flebili (Giulietti, Bertinotti, Pecoraro Scanio, alcuni consiglieri della Vigilanza, Articolo 21 e pochi altri), mentre dal centrodestra si levano inni e ovazioni all'ottimo Masotti. «Decisione ineccepibile a difesa della legge e della Rai», turibola l'infaticabile Michele Bonatesta di An. La Mussolini invece parla di «censura preventiva», ricorda di aver dovuto rispondere «a domande severe e provocatorie» e annuncia una pittoresca protesta in Viale Mazzini con il volto coperto da un «burka tricolore». Ma Masotti replica ancora: «È un caso montato ad arte. Per alcune persone il contraddittorio, anziché una regola, è un optional».
© Rcs Libri.
Ultimo round - di Peter Gomez e Marco Travaglio
Nelle sue multiformi attività, l'infaticabile Masotti è pure responsabile di XII Round, il programma di Paolo Martini che va in onda intorno alla mezzanotte. Un ospite seduto su un ring e intorno quattro giornalisti in maniche di camicia - tutti rigorosamente di centrodestra - che lo interrogano. Sono Stefano Zurlo, caposervizio del «Giornale», Fausto Carioti, caporedattore di «Libero» Roma, Walter Mariotti, vicedirettore di «Class», e Vittorio Zincone, collaboratore di «Sette». Ma qui il problema è che le domande sono vere, aggressive. E Masotti non sopporta la libertà d'azione che si sono guadagnati i ragazzi di XII Round nella stagione precedente. Così, dall'alto del suo incarico di vicedirettore responsabile dell'informazione, comincia a telefonare direttamente in sala di montaggio per far saltare interi brani di interviste all'insaputa degli autori.
Le prime polemiche arrivano nel novembre 2004, quando i giornalisti e gli autori scrivono a Cattaneo, al presidente pro tempore Alberoni, alla Vigilanza e all'Ordine dei giornalisti per denunciare «la pretesa di Masotti di visionare il girato e non il prodotto finale», «l'effettuazione di vere e proprie censure», «il divieto preventivo di rivolgere singole precise domande agli ospiti». Nell'esposto all'Ordine, una sfilza di censure in occasione delle interviste a Chiara Moroni, a Nando e Rita Dalla Chiesa, a Socci, a Ferrara, a Funari (vietato ospitarlo), persino a Platinette. E poi un presunto mobbing contro la regista Arnalda Canali, sospettata di simpatie per Rifondazione. Un giorno gli autori scoprono che la produttrice di XII Round, con la cassetta in mano pronta per la messa in onda, ha telefonato a Ferrario, a Milano, per fargliene ascoltare ampi brani e chiedergli quali volesse tagliare: l'intervista era a Chiara Moroni e Zurlo aveva osato domandarle come facesse a restare alleata della Lega nord che l'aveva appena insultata in piena Camera con pesanti allusioni al padre, coinvolto in Tangentopoli e morto suicida nel 1992. I firmatari della lettera segnalano poi
«il perdurante clima di fastidio generalizzato, spesso di insopportazione e ormai ancora più spesso di aperta ostilità che respiriamo nello svolgimento del nostro lavoro. Un atteggiamento ostile che a noi sembra emanare in primis dalla struttura Rai che dovrebbe essere invece il nostro punto di riferimento, la competente vicedirezione di Rai2 [cioè Masotti, N.d.A.]. Una lunga serie di episodi disdicevoli, a partire dalle surreali telefonate dei primi contatti fino alle ultime comunicazioni «di richiamo» [...]. La richiesta esplicita di censurare singole domande sulla base di appunti sottratti dal produttore e consegnati alla vicedirezione senza la nostra autorizzazione di autori; l'interpretazione univoca e assolutista del rapporto tra autori e direzione di rete relativamente alla scelta degli ospiti [...]».
Replica a stretto giro il direttore Ferrario: nessuna «ostilità» contro XII Round, ma piena «approvazione» dell'operato di Masotti Manidiforbice, uomo dalla proverbiale «correttezza e professionalità», e dei suoi «interventi per garantire il rispetto delle linee editoriali del programma». E il cahier de doléances di giornalisti e autori? «Accuse denigratorie e offensive per tutta Rai2»: ma ora, fortunatamente, Masotti ha promosso una «indagine interna» che «farà piena luce». A sua volta Masotti nega ogni «censura preventiva»: semplici «controlli di qualità». Poi, il 13 novembre, scrive una lettera di richiamo ai contestatori per non aver risolto «in una serena ottica redazionale interna all'Azienda le problematiche emerse e impropriamente portate al di fuori dell'Azienda stessa». I panni sporchi si lavano in famiglia. Negli stessi giorni cancella addirittura una puntata di XII Round. E subito dopo cancella direttamente il programma, per sempre.
La puntata incriminata, l'ultima, prevedeva due ospiti in studio: la bionda soubrette Flavia Vento, reduce da una comparsata alla festa estiva della Margherita, e Alessandra Mussolini, leader di Alternativa sociale, reduce dal burrascoso divorzio da An con strascico di feroci invettive contro Fini e l'intera Cdl. Da quel momento, per la Rai, la «ducia» è un volto proibito. E dire che solo poche settimane prima troneggiava a Porta a Porta con gli altri reduci della famiglia Mussolini, riuniti al gran completo sotto gli occhi tumidi di Vespa per celebrare la buonanima di Benito, padre e nonno esemplare. Ma ora corre da sola alle regionali del Lazio, minacciando l'orticello di Storace. Le elezioni si terranno solo sei mesi dopo. Ma fin da subito la parola d'ordine è «Mussolini chi?».
La puntata è stata registrata l'8 novembre negli studi Dear della Rai. Gli ospiti sono stati tutti autorizzati: Flavia Vento ha firmato un contratto per ricevere un compenso e la Mussolini è stata accompagnata da un'auto di servizio pagata dalla Rai. Cose impensabili senza l'avallo preventivo della vicedirezione per l'informazione, che fa capo a Masotti. La Mussolini doveva già partecipare alla puntata precedente, insieme a Bobo Craxi, poi per un imprevisto era slittata di una settimana. Ora, alla fine della registrazione, si lamenta con gli intervistatori per la durezza del trattamento subito. Nessun rappresentante della Rai ha nulla da obiettare. Anzi, Masotti fa sapere che, diversamente dalle altre volte, non visionerà il «girato». Poi però fa il contrario. Visiona la cassetta e la porta di corsa al capo dell'Ufficio legale Rubens Esposito (vicino ad An pure lui), segnalandogli presunte «violazioni delle direttive impartite dalla commissione parlamentare di Vigilanza». Lo scriveranno i legali Rai nel loro rapporto finale, a proposito del sospetto «ruolo politico» di Flavia Vento: «Secondo quanto da Voi [Masotti, N.d.A.] precisato per le vie brevi, la signora Vento ha attivamente partecipato a diverse manifestazioni pubbliche organizzate dalla Margherita, accreditandosi, appunto, come esponente di tale partito». Dunque, secondo i legali Rai, Flavia Vento sarebbe equiparabile a Rutelli e a Parisi.
Ma il pezzo forte delle contestazioni dell'Ufficio legale contro XII Round riguarda la Mussolini, che ha parlato male di Marrazzo e Storace. L'intervista, spiega Masotti,
«non rispettava le regole del servizio pubblico, in grossa parte era un comizio elettorale senza contraddittorio, con espressioni pesantissime nei confronti degli altri due candidati alla Regione Lazio, Storace e Marrazzo. Una cosa fuori dal mondo. La Mussolini è stata presentata come candidata alle elezioni regionali e richiesta di pareri sugli altri due candidati, come fosse una tribuna elettorale impropria. Comunque io ho solo avvertito che potevano esserci dei problemi, la decisione è stata presa dall'azienda dopo il parere dell'Ufficio legale».
Anche qui, però, il discorso non regge. Come farà notare l'autore Paolo Martini a Petruccioli, nella vana speranza che la Vigilanza sanzioni Masotti, gli attacchi della Mussolini ai due futuri candidati nel Lazio occupano «pochissimi minuti del girato, e quindi parti minime dei 40 minuti registrati: parti, queste come tante altre, che potevano benissimo essere scartate nel montato definitivo del programma, previsto di circa 30 minuti». Insomma, si potevano tagliare quelle due frasi e salvare tranquillamente la puntata. Ma il fatto è che la Mussolini, su Rai2, non deve proprio comparire.
Restano, sublime monumento al ridicolo, le 13 cartelle dell'Ufficio legale, con dotte disquisizioni e pensosi paragrafi dedicati alla «qualificabilità della signorina Vento come esponente politico» e alla conseguente violazione della par condicio. Poi le inappellabili conclusioni:
«In conclusione riteniamo che il programma così come da noi esaminato non possa essere trasmesso in quanto la presenza degli esponenti politici intervistati [la Vento e la Mussolini, N.d.A.] risulta [...] illegittima in sé anche a prescindere dalle conseguenze di carattere sanzionatorio cui l'Azienda e i dirigenti responsabili della stessa sarebbero esposti in caso di diffusione».
Quando scoppia il caso, Masotti si rammarica con se stesso per la «decisione dolorosa» che ha dovuto assumere per «riparare a una violazione clamorosa». Perché ha fatto tutto lui. E non ha ancora finito. Il 12 novembre lo staff di XII Round sta preparando la nuova puntata, che prevede sul ring Nando e Rita Dalla Chiesa, invitati per ricordare la figura del padre assassinato dalla mafia. Masotti scrive a Martini che
«intervistare i fratelli Dalla Chiesa insieme contrasta con le direttive della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Le soluzioni sono dunque: o affiancare all'on. Dalla Chiesa un esponente del centrodestra, oppure invitare la sig.ra Rita Dalla Chiesa assieme a un altro esponente della società civile non etichettabile politicamente».
È chiaro che il problema non sono i Dalla Chiesa, ma il programma in sé. Martini rifiuta l'ennesima interferenza, non conoscendo esponenti della società civile «non etichettabili politicamente» e facendo osservare che Rita Dalla Chiesa da sempre lavora a Mediaset ed è notoriamente vicina a Forza Italia e a Berlusconi. Niente da fare. XII Round finisce qui. Ufficialmente «sospeso» sine die. In realtà, chiuso per sempre.
Le proteste dal centrosinistra per l'ennesima censura sono molto flebili (Giulietti, Bertinotti, Pecoraro Scanio, alcuni consiglieri della Vigilanza, Articolo 21 e pochi altri), mentre dal centrodestra si levano inni e ovazioni all'ottimo Masotti. «Decisione ineccepibile a difesa della legge e della Rai», turibola l'infaticabile Michele Bonatesta di An. La Mussolini invece parla di «censura preventiva», ricorda di aver dovuto rispondere «a domande severe e provocatorie» e annuncia una pittoresca protesta in Viale Mazzini con il volto coperto da un «burka tricolore». Ma Masotti replica ancora: «È un caso montato ad arte. Per alcune persone il contraddittorio, anziché una regola, è un optional».
© Rcs Libri.