E' Natale: regala Focus a un no-global
Uno dei drammi di questo Paese è che per trovare in edicola un magazine d'informazione popolare intelligente, non appiattito sui soliti luoghi comuni del giornalismo italiano, o ti compri "Focus" o ti attacchi. Il servizio di copertina dell'ultimo numero è un gioiellino, e smonta senza trombonate né alcuna pretesa di fare polemica politica tanti dogmi di fede dei terzomondisti e degli ecocatastrofisti. Nessun dato nuovo: semplicemente un po' di statistiche messe in fila con intelligenza. La morale del discorso è che la modernità, intesa innanzitutto come globalizzazione economica e progresso tecnologico, sta migliorando le nostre vite e quelle di miliardi di altre persone nel mondo. Questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori, ovvio. Vuole dire, semplicemente, che i nostri avi stavano peggio e che i nostri nipoti hanno ottime probabilità di vivere una vita migliore della nostra.
Cito alla rinfusa:
1) Cina e India sono sempre più ricche (o meno povere, il che è lo stesso). Merito del fatto che si sono inserite con pieno successo nel meccanismo virtuoso della globalizzazione. Del resto, negli anni Settanta si parlava dell'India sui giornali solo per l'alto livello di denutrizione dei suoi abitanti (con conseguente elevato tasso di mortalità). Oggi se ne parla perché sta diventando uno dei centri mondiali d'eccellenza nella produzione di software. Qualcosa è cambiato, e la differenza l'ha fatta il mercato.
2) Capitolo Africa. Cito testuale. «Dopo decenni di crisi economica l'Africa comincia a dare segni di crescita economica. Lo dimostra un rapporto del giugno 2005 dell'Osce e della Banca africana per lo sviluppo. Contro ogni pronostico, nel 2004 il Pil africano è cresciuto del 5,4%. E il Fondo monetario internazionale stima per l'intera area una crescita del Pil del 5,2% nel 2005 e 5,6% nel 2006. Secondo l'Osce, i motivi di questa inversione di tendenza sono: il boom del petrolio africano; la crescita della domanda di prodotti agricoli; l'aumento degli aiuti internazionali; l'attuazione di politiche di scambio economico favorita dalla globalizzazione; la prevenzione dei conflitti tra i Paesi africani».
3) Nell'Afghanistan che i bamba chiamano "filoamericano" con intento di disprezzo si è registrata nel 2005, per la prima volta dopo quattro anni, una inversione di tendenza nella superficie coltivata a oppio, scesa da 131.000 a 104.000 ettari. Intanto, l'economia legale del Paese cresce a ritmi superiori al 10%.
4) Il numero delle guerre nel mondo è in calo, così come il numero dei morti in guerra e negli eventi di "violenza politica".
5) Si è scoperto che alcune specie (il picchio dal becco d'avorio, il condor della California, i gorilla di montagna del Ruanda, il corallo bianco) credute estinte o prossime all'estinzione in realtà non sono tali. Intanto, negli ultimi dodici anni, il numero degli elefanti inTanzania è raddoppiato, ed è aumentato anche in altri Paesi africani. Eppure nei giornali si parla solo di cacciatori d'avorio ed elefanti massacrati.
6) In Italia, anche se non diminuisce il numero delle persone colpite da tumore, cala, in modo costante, il numero di coloro che a causa di questa malattia muoiono: dal 1970 al 1999, ogni anno, sono morte di cancro 2.300 persone in meno.
7) E per finire... «Nonostante le ampie fluttuazioni, dovute alle variazioni climatiche del pianeta, sembra che l'assottigliamento dello stato d'ozono sopra l'Antartide stia lentamente migliorando». Si prevede la chiusura del buco dell'ozono «intorno al 2050».
Qualcuno spedisca il servizio di "Focus" a Greenpeace, per favore.
Cito alla rinfusa:
1) Cina e India sono sempre più ricche (o meno povere, il che è lo stesso). Merito del fatto che si sono inserite con pieno successo nel meccanismo virtuoso della globalizzazione. Del resto, negli anni Settanta si parlava dell'India sui giornali solo per l'alto livello di denutrizione dei suoi abitanti (con conseguente elevato tasso di mortalità). Oggi se ne parla perché sta diventando uno dei centri mondiali d'eccellenza nella produzione di software. Qualcosa è cambiato, e la differenza l'ha fatta il mercato.
2) Capitolo Africa. Cito testuale. «Dopo decenni di crisi economica l'Africa comincia a dare segni di crescita economica. Lo dimostra un rapporto del giugno 2005 dell'Osce e della Banca africana per lo sviluppo. Contro ogni pronostico, nel 2004 il Pil africano è cresciuto del 5,4%. E il Fondo monetario internazionale stima per l'intera area una crescita del Pil del 5,2% nel 2005 e 5,6% nel 2006. Secondo l'Osce, i motivi di questa inversione di tendenza sono: il boom del petrolio africano; la crescita della domanda di prodotti agricoli; l'aumento degli aiuti internazionali; l'attuazione di politiche di scambio economico favorita dalla globalizzazione; la prevenzione dei conflitti tra i Paesi africani».
3) Nell'Afghanistan che i bamba chiamano "filoamericano" con intento di disprezzo si è registrata nel 2005, per la prima volta dopo quattro anni, una inversione di tendenza nella superficie coltivata a oppio, scesa da 131.000 a 104.000 ettari. Intanto, l'economia legale del Paese cresce a ritmi superiori al 10%.
4) Il numero delle guerre nel mondo è in calo, così come il numero dei morti in guerra e negli eventi di "violenza politica".
5) Si è scoperto che alcune specie (il picchio dal becco d'avorio, il condor della California, i gorilla di montagna del Ruanda, il corallo bianco) credute estinte o prossime all'estinzione in realtà non sono tali. Intanto, negli ultimi dodici anni, il numero degli elefanti inTanzania è raddoppiato, ed è aumentato anche in altri Paesi africani. Eppure nei giornali si parla solo di cacciatori d'avorio ed elefanti massacrati.
6) In Italia, anche se non diminuisce il numero delle persone colpite da tumore, cala, in modo costante, il numero di coloro che a causa di questa malattia muoiono: dal 1970 al 1999, ogni anno, sono morte di cancro 2.300 persone in meno.
7) E per finire... «Nonostante le ampie fluttuazioni, dovute alle variazioni climatiche del pianeta, sembra che l'assottigliamento dello stato d'ozono sopra l'Antartide stia lentamente migliorando». Si prevede la chiusura del buco dell'ozono «intorno al 2050».
Qualcuno spedisca il servizio di "Focus" a Greenpeace, per favore.