La Casa dei morti viventi 3: Nightmare Veltroni
In qualunque altra democrazia del mondo i politici che hanno le carte in regola fanno a pugni per candidarsi a guidare il municipio della capitale. Perché la carica di sindaco della città-simbolo del Paese è una delle più prestigiose e, giustamente, è vista come un'occasione eccezionale per mettersi alla prova davanti agli elettori in vista di incarichi più alti, compresa la stessa guida del governo. In Italia non funziona così. Almeno per il centrodestra.
La Cdl romana fa così pena, è tanto convinta della sconfitta sanguinosa che la attende che, invece di contendersi la candidatura, fanno a gara per schivarla e offrirla a qualcun altro. L'alleato che ti sta sulle scatole, il tecnico piovuto dalla Luna, il vicino di banco delle elementari: chiunque va bene, l'importante è che il compito di sfidare il sindaco uscente, Valter Veltroni, non tocchi a noi.
Per capirsi. Forza Italia è divisa tra chi propone l'odiato Marco Follini (Udc) e chi vorrebbe affidare la rogna a Francesco Storace (An). L'Udc replica che una candidatura di Follini non sta né in cielo né in terra. Gli uomini di Storace rispondono che Forza Italia deve farsi gli affari suoi e non si deve permettere di candidare esponenti di altri partiti. Così An e Forza Italia timidamente avanzano il nome di Mario Baccini, anch'egli Udc, il quale ringrazia per l'onore, spiega che non ci pensa nemmeno e fa gli auguri a chi si candiderà.
Eppure sono tutti bravi a battere i pugni sul tavolo e mandare messaggi minacciosi a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini quando si tratta di chiedere una poltrona da ministro o due da sottosegretario. Tutti giurano che l'elettorato della Cdl a Roma, la mitica "base", è con loro ed è pronta a rivoltarsi se quanto richiesto non viene concesso. Ma quando si tratta di mettere gli attributi sul tavolo e sporcarsi le mani per sfidare un candidato forte come l'attuale sindaco (stiamo parlando dell'essenza stessa della democrazia, insomma) tutti se la fanno addosso.
Certo, non è escluso che uno alla fine uno dei nomi sopra si candidi. Ma lo farà solo dopo aver ottenuto adeguate contropartite. Detta alla romana: «Io vado là a perde, ma voi in cambio che me date?». Questo è il livello del dibattito in corso. Se non si troverà una compensazione politica all'altezza per i pesci grossi, si passerà alle seconde file o a candidature lunari tipo quella di Antonino Zichichi. Che non c'entra un menga, ma appunto per questo può andare incontro al massacro senza che nessun partito ci perda la faccia. Il bello è che poi si chiedono perché la gente non li va più a votare.
See also: La Casa dei morti viventi e La Casa dei morti viventi 2 (featuring Romano Prodi)
La Cdl romana fa così pena, è tanto convinta della sconfitta sanguinosa che la attende che, invece di contendersi la candidatura, fanno a gara per schivarla e offrirla a qualcun altro. L'alleato che ti sta sulle scatole, il tecnico piovuto dalla Luna, il vicino di banco delle elementari: chiunque va bene, l'importante è che il compito di sfidare il sindaco uscente, Valter Veltroni, non tocchi a noi.
Per capirsi. Forza Italia è divisa tra chi propone l'odiato Marco Follini (Udc) e chi vorrebbe affidare la rogna a Francesco Storace (An). L'Udc replica che una candidatura di Follini non sta né in cielo né in terra. Gli uomini di Storace rispondono che Forza Italia deve farsi gli affari suoi e non si deve permettere di candidare esponenti di altri partiti. Così An e Forza Italia timidamente avanzano il nome di Mario Baccini, anch'egli Udc, il quale ringrazia per l'onore, spiega che non ci pensa nemmeno e fa gli auguri a chi si candiderà.
Eppure sono tutti bravi a battere i pugni sul tavolo e mandare messaggi minacciosi a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini quando si tratta di chiedere una poltrona da ministro o due da sottosegretario. Tutti giurano che l'elettorato della Cdl a Roma, la mitica "base", è con loro ed è pronta a rivoltarsi se quanto richiesto non viene concesso. Ma quando si tratta di mettere gli attributi sul tavolo e sporcarsi le mani per sfidare un candidato forte come l'attuale sindaco (stiamo parlando dell'essenza stessa della democrazia, insomma) tutti se la fanno addosso.
Certo, non è escluso che uno alla fine uno dei nomi sopra si candidi. Ma lo farà solo dopo aver ottenuto adeguate contropartite. Detta alla romana: «Io vado là a perde, ma voi in cambio che me date?». Questo è il livello del dibattito in corso. Se non si troverà una compensazione politica all'altezza per i pesci grossi, si passerà alle seconde file o a candidature lunari tipo quella di Antonino Zichichi. Che non c'entra un menga, ma appunto per questo può andare incontro al massacro senza che nessun partito ci perda la faccia. Il bello è che poi si chiedono perché la gente non li va più a votare.
See also: La Casa dei morti viventi e La Casa dei morti viventi 2 (featuring Romano Prodi)