Andrea Camilleri, magistrato del popolo

Dittatura della maggioranza? Magari. Questi non sanno nemmeno cosa succede in casa propria, non lo capiscono, figuriamoci fare i dittatori. L'ultima conferma arriverà giovedì in prima serata su RaiUno, con l'invettiva del Salvo Montalbano interpretato da Luca Zingaretti contro i suoi "colleghi" poliziotti coinvolti nel processo per i fatti del G8 di Genova. La frase del commissario ce la riporta il Corriere della Sera: «Ad assaltare la scuola, in quella caserma, a fabbricare prove false, false! Non c'è stato qualche agente isolato, ignorante, violento... no! C'erano questori, vicequestori, capi della Mobile e compagnia bella». Per concludere: «La lordìa è qui, nella polizia».
Tutto questo senza che sia stata emessa alcuna condanna definitiva nei confronti di chiunque: anche se i telespettatori dello sceneggiato non lo sapranno mai, il processo ai 28 agenti entrerà nel vivo solo a metà ottobre. Ma per allora il linciaggio in prima serata sarà già andato in onda. Alla faccia dell'articolo 27 della Costituzione, uno dei pochi dotati di senso, per cui «L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Fossimo nei colleghi (veri) di Montalbano ci incavoleremmo di brutto.
Poi, siccome Andrea Camilleri è fazioso ma è mille volte più intelligente dei dirigenti Rai che dovrebbero fargli le pulci, lo scrittore, che è anche sceneggiatore della fiction tratta dai suoi libri, li ha saputi fare fessi alla grande. Nel romanzo c'è un'invettiva particolarmente dura contro il governo Berlusconi? Nessun problema, lui l'ha tolta. Facile immaginare la soddisfazione dei dirigenti da cui dipende il contratto di Camilleri. Ma chi se ne frega se viene tolta la frasetta antiberlusconiana, se poi al magistrato del popolo Camilleri è concesso di emettere pubblica condanna di presunti innocenti (tali sono tutti quelli che non sono stati condannati) davanti a qualche milione di telespettatori.

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