La Casa dei morti viventi 2 (featuring Romano Prodi)

La Casa dei morti viventi si chiudeva con un'invocazione disperata: «Silvio, se ci sei batti un colpo». Berlusconi ha parlato, ma non ha battuto nessun colpo. Ha scelto di non scuotere gli zombie della Cdl (già shockati dalla rivelazione di Brunetta: siete tutti morti e non lo sapete), forte della sua solita convinzione. Quella per cui se si parla dei problemi si finisce per ingigantirli, fare una pessima figura davanti agli elettori e innescare una profezia autorealizzante (chi parla di rischio sconfitta finisce fatalmente per perdere sul serio). Al contrario, non parlare dei problemi e ostentare ottimismo (il vero mantra del berlusconismo, da quando vendeva le case di Milano 2) è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per vincere. Così ha tirato fuori l'ennesimo sondaggio che dà la Cdl testa a testa con il centrosinistra. Un rilevazione i cui risultati sono smentiti da quello che dicono tutti i sondaggisti italiani, compresi quelli che lavorano per il Cav, anche se magari si vergognano a dirlo perché tengono alla loro fama di imparziali ed entrano a palazzo Chigi con gli occhiali scuri. Soprattutto, non credono ai suoi sondaggi i suoi stessi uomini, e questo fa colare a picco il "teorema dell'ottimismo" di Berlusconi, che per funzionare deve essere il mantra di tutta la squadra, non di uno solo.
Eppure Berlusconi condivide la diagnosi di Brunetta. Lo conferma il suo stesso commento, che condanna in modo netto le parole dell'economista su Carlo Azeglio Ciampi (Berlusconi intende tenersi buono a tutto i costi il Quirinale da qui al voto, costi quel costi), ma non spende una parola sugli altri bersagli dell'invettiva: e Brunetta aveva tirato in ballo Gaetano Gifuni (il Tigellino di Ciampi), Domenico Siniscalco, Lorenzo Bini Smaghi, Tommaso Padoa Schioppa, Mario Draghi, Mario Monti, Giuliano Urbani, persino Gianni Letta. Se però per capire le reali intenzioni di Silvio dobbiamo affidarci a ciò che non dice, vuol dire che le accuse di Brunetta sono già state ufficialmente archiviate come lo sfogo di un matto.
In tutto questo, agli elettori della Cdl non resta che sperare in Romano Prodi. A questo punto è lui il solo che può far vincere il centrodestra. Finora ha preferito stare zitto, ma quando ha aperto bocca (vedi i le unioni di fatto tra gay) ha spaventato i moderati e messo in guardia la Conferenza episcopale italiana da ciò che rappresenterebbe una vittoria dell'Unione.
Occhio alle primarie del centrosinistra, quindi: non sono escluse sorprese, e i Ds sono tutt'altro che ottimisti sulla performance di Prodi, tanto da temere un exploit di Bertinotti (il che non vuol dire vittoria del rifondarolo, ovviamente) capace di gettare nel panico l'elettorato di centro, cioè gli "swinging votes", quelli che fanno la differenza. D'Alema e Fassino faranno di tutto per evitare che ciò avvenga. Berlusconi, ovviamente, tifa per Bertinotti e aspetta solo di vederlo prendere il 30% dei voti delle primarie per poter dire a tutti che dall'altra parte ci sono i comunisti. Perché, alla fine, sempre a questo siamo.

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