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Visualizzazione dei post da settembre, 2005

Grosse bugie in prima pagina

Scrive "Il Sole-24 Ore": «Domani e domenica i quotidiani non saranno in edicola per lo sciopero generale dei giornalisti proclamato dalla Fnsi». Scrive "Repubblica": «Domani e domenica "Repubblica", come gli altri quotidiani, non sarà in edicola per lo sciopero nazionale dei giornalisti». Scrive "La Stampa": «Domani e domenica i giornali non usciranno per uno sciopero indetto dalla Fnsi dopo la rottura delle trattative sul rinnovo del contratto di lavoro». Ma chi sono questi per permettersi di parlare a nome mio e di tutti gli altri? Post scriptum. E' esilarante vedere che il quotidiano di Confindustria, geneticamente modificato da anni di consociativismo, non prende nemmeno in considerazione l'ipotesi di una libera scelta del lavoratore divergente da quella del sindacato. Si fanno dare lezioni di liberalismo persino dall'Unità che, onestamente, si limita a scrivere: «Domani e domenica l'Unità non sarà in edicola per lo scioper

Wikipedia riscrive l'affaire Prodi

Non è una cosa grave. E' però una cosa ridicola. Che rafforza in me tutta la sfiducia che nutro nei confronti dei cosiddetti progetti "open": nonostante tutto lo sbrodolamento che ci si fa in proposito, Wikipedia e compagnia mancano della caratteristica principale per essere credibili: un nome, un cognome, una faccia e magari un curriculum cui dare la responsabilità - morale, politica ed eventualmente civile e penale - di quanto sostengono. Sono di tutti, quindi sono di nessuno. Per un liberale, a ogni libertà deve corrispondere invece una precisa responsabilità. Al dunque. Non appena la questione si è fatta politicamente calda, Wikipedia ha riscritto la vicenda processuale di Romano Prodi relativa alla vendita della Cirio da parte dell'Iri. Sbianchettando di qua, aggiungendo di là, la nuova versione risulta diametralmente opposta alla precedente. La segnalazione mi arriva via mail dall'ottimo Mauro Zanzi ( qui il suo blog ). Che interviene su un mio (lunghissimo)

Quella enorme presa in giro chiamata Finanziaria emendabile

Sono stati appena annunciati i provvedimenti inseriti dal governo nella Finanziaria 2006 , che contiene una manovra da 20 miliardi di euro. Tra le altre cose sono previsti: un taglio sui contributi «fino all'uno per cento» per abbassare il costo del lavoro; la partecipazione (anche nel ricavato) dei Comuni nella lotta all'evasione; un bonus per la nascita di un figlio (dal secondo in poi); tagli ai budget degli enti locali, agli stipendi dei politici e alle "auto blu"; una tassa sui tubi della distribuzione di energia. I ministri ci spiegheranno, come da copione, che si tratta di una Finanziaria «equa ma rigorosa», ovviamente «attenta allo sviluppo». Tutti i quotidiani, dal Sole 24 Ore al free press che ti regalano nella metro, ci mostreranno i loro schemini con il saldo finale della manovra e le misure principali. Una enorme presa in giro. Perché la Finanziaria 2006, quella vera, la conosceremo solo pochi giorni prima di Natale. E sarà diversissima da quella che legg

Prodi e Berlusconi dinanzi alla legge: un documento per capire

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Romano Prodi e Silvio Berlusconi dinanzi alla legge: due casi identici, come sostengono gli uomini del premier, o due casi che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro, come replica indignato il professore bolognese? Chi ne parla lo fa per partito preso, pochi sembrano conoscere bene i fatti. Qui sotto trovate un documento importante. E' la vicenda, con tanto di citazioni dai documenti ufficiali del processo per il caso Iri-Cirio Bertolli De Rica, così come raccontata nel bel libro di Ferdinando Imposimato, Giuseppe Pisauro e Sandro Provvisionato "Corruzione ad Alta Velocità", pubblicato dalle edizioni Koinè nel 1999. In alcune librerie ancora si trova ( qui, sul sito della Koinè, si può acquistare online ). Imposimato, per chi non lo conoscesse, è stato giudice istruttore di alcuni dei più importanti processi italiani, prima di essere eletto in Parlamento per tre legislature consecutive (1987, 1992 e 1994) come indipendente di sinistra. Un insospettabile, ins

Piccole notizie da Fort Hood, Texas

Lynndie England è la soldatessa simbolo delle porcherie commesse nel carcere di Abu Ghraib. La England è la deficiente che da sola ha fatto più danni alla causa della democratizzazione in Iraq, cioè alla causa della civiltà, dei terroristi iracheni. La England è stata messa sulle prime pagine dei giornali di sinistra per settimane. Giustamente: fanno il loro mestiere. Ingiustamente, cioè basandosi su illazioni pure, da sinistra però ci hanno detto anche che lei e gli idioti dei suoi commilitoni agivano su indicazione dei vertici militari e politici, o quantomeno protetti dal loro silenzio consapevole e complice. Ci hanno spiegato che sarebbe finito tutto insabbiato, perché gli-americani-si-sa-come-sono-fatti. E così via, una dietrologia antiamericana dopo l'altra, a raffica. Solo che ieri la England è stata riconosciuta colpevole di sei capi d'imputazione su sette dalla corte marziale di Fort Hood, in Texas, e ora rischia dieci anni di carcere. A giorni sapremo l'ammontare

La Casa dei morti viventi 4: Ladri di motociclette

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Noi qui, a parlare di primarie, mentre quelli si preparano a fregarci la moto col pretesto di difendere la nostra salute. La nuova normativa sulla confisca dei motoveicoli voluta dalla Casa dei morti viventi è l'ennesimo esempio di comportamento masochista e liberticida da parte di una coalizione che ormai di libertario pare non avere più niente. Ottiene il duplice risultato di a) far perdere elettori alla maggioranza (affari loro) e b) calpestare ulteriormente le nostre libertà e la nostra proprietà privata (affari nostri, purtroppo). Fa parte del pacchetto di leggi "law and order", tipo la chiusura anticipata delle discoteche. Leggi che se davvero gli elettori dell'allora Casa delle libertà le avessero volute avrebbero votato per Antonio Di Pietro, mica per Silvio Berlusconi. La novità più importante è contenuta nel nuovo articolo 213 del codice della Strada. Come scritto nel dossier del governo la confisca del veicolo scatta quando: «- si viaggia in numero di pe

Berlusconi Zen e l'arte della guerra

Meglio di Sun Tzu. Silvio Berlusconi convince Gianfranco Fini a non candidarsi (ovvero a candidarsi per finta, come Fini stesso dice chiaramente ) e già si avvia a stravincere le primarie senza nemmeno combatterle. E ora vediamo se Pier Ferdinando Casini ha voglia di andare allo scontro frontale. (Speriamo di sì. Per gli elettori della Cdl, innanzitutto, che hanno un bisogno disperato di adrenalina). Aggiornamento . Guarda caso ora Casini, temendo l'inghippo, frena e dice che le primarie «non sono la resa dei conti». Toni assai diversi da quelli di Marco Follini, che indica le primarie come il mezzo per fare secco il Cavaliere.

Ciampi premia l'Italia consociativa di Napolitano e Pininfarina

Tutto quello che è lecito aspettarsi da Carlo Azeglio Ciampi. «Palazzo del Quirinale, 23 settembre 2005 Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha nominato oggi Senatori a vita, ai sensi dell'articolo 59, secondo comma, della Costituzione, l'Onorevole Dottor Giorgio Napolitano e l'Ingegnere Sergio Pininfarina, i quali hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale. (...) Il Capo dello Stato ha dato personalmente notizia delle nomine ai neo Senatori Giorgio Napolitano e Sergio Pininfarina, porgendo loro i più vivi auguri». Premiata l'Italia del Pci, premiata l'Italia della Confindustria torinese che oggi va a braccetto con l'Ulivo. Piero Fassino e Luca Cordero di Montezemolo ringraziano pubblicamente. Dimenticata l'Italia liberale e liberista, l'Italia che ai compromessi pagati dai contribuenti preferisce la sfida del mercato. Dimenticata l'Italia dei Sergio Ricossa, delle Oriana Fallaci, dei Marco Pannella... Non è una

Due o tre cose che so su Siniscalco, la sinistra e i poteri forti

di Fausto Carioti Più che un ministro della Repubblica, un ministro di “Repubblica”. Domenico Siniscalco, il tecnico che ogni settimana minacciava le dimissioni e rivendicava il suo non essere un politico come un sigillo di verginità, se ne è andato dal governo allo stesso modo con cui vi era entrato e vissuto: come un corpo estraneo. Assai più vicino alla sinistra dei poteri forti e ai poteri forti stessi che non al centrodestra e a Silvio Berlusconi. Emblematico il filmato dell’addio: consumata la rottura con il presidente del Consiglio, nella tarda serata di mercoledì l’ormai ex ministro dell’ Economia prende il telefonino, compone il numero di Ezio Mauro, direttore di Repubblica, e gli annuncia le proprie dimissioni dall’esecutivo, spifferandogli per filo e per segno il contenuto della lettera di congedo lasciata al premier e del suo colloquio definitivo con Gianni Letta e Gianfranco Fini. Quel suo «sono scandalizzato per l’immobilismo del governo» nei confronti del governatore del

Berlusconi sfida Prodi. Alle primarie

Silvio Berlusconi le primarie del centrodestra non le voleva (e probabilmente ancora non le vuole), ritenendole una noiosa perdita di tempo. Peggio: un sacrilegio, una messa in discussione della Sua persona. Ma, se gli toccherà farle, le farà sul serio. Alla sua maniera. Con un dispiegamento di mezzi degno delle campagne elettorali cui ci ha abituato per le sue elezioni politiche. Anche perché ha capito di avere in mano un'occasione d'oro per umiliare Romano Prodi ancora prima del voto. La partita del Cavaliere è doppia. Da un lato ha l'opportunità di radere al suolo l'"opposizione interna" di Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini (i quali, detta come va detta, avrebbero preferito che il premier si facesse da parte). Se giocherà, non lo farà per vincere: ma per stravincere, per ottenere un plebiscito bulgaro. Per far sì che Marco Follini, il giorno dopo le primarie, sia messo sotto processo dal suo stesso partito per aver innescato il meccanismo che ha port

Il ministro di Repubblica

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Premesso che il governo puzza di morto e che sotto Finanziaria al novanta per cento cadrà, ecco, fatta questa piccola premessa, l'addio di Domenico Siniscalco non è una brutta notizia. Il ministro torinese (vedi Fiat) tanto caro a Confindustria, il ministro che ogni due giorni metteva le sue dimissioni sul tavolo e rivendicava il suo non essere politico come un marchio di verginità, ha sbattuto la porta di palazzo Chigi e, girato l'angolo, ha dato la notizia a Ezio Mauro, direttore di Repubblica, suo partito di riferimento, al quale ha detto di essere «scandalizzato» dal governo nel quale stava sino a mezz'ora prima. Al suo posto, dietro la scrivania che fu di Quintino Sella, si assisterà alla vendetta di Giulio Tremonti, forte stavolta dell'appoggio di Gianfranco Fini. Un ministro politico, che si assumerà responsabilità politiche per una Finanziaria politica. Tanto, con ogni probabilità entro poche settimane il governo cadrà. Tanto, con ogni probabilità sarebbe caduto

Tutte le bugie della sinistra sul mercato del lavoro

In Italia c'è una-cosa-una che funziona: è il mercato del lavoro. Merito della Legge Biagi, ma anche del cosiddetto "Pacchetto Treu" varato all'epoca dal governo dell'Ulivo e del quale la sinistra oggi si vergogna. I dati diffusi ieri dall'Istat, nella rilevazione relativa al secondo trimestre del 2005, dicono che il tasso di disoccupazione è sceso al 7,5% e che il numero degli occupati è arrivato a 22.651.000, in aumento di 213.000 unità - cioè dell’1% - rispetto allo stesso periodo del 2004. L’aumento del numero dei lavoratori nell’ultimo anno è il risultato della crescita dell’occupazione dipendente (+381.000 unità, pari al 2,4%) e del calo dei lavoratori indipendenti (partite Iva etc.), 168.000 in meno rispetto al 2004. L'uso di una calcolatrice ci dice poi che, rispetto al secondo trimestre del 2001, cioè al momento del cambio di consegne tra il centrosinistra e il centrodestra, l'aumento degli occupati è stato di 1.183.000 unità , pari al 5,5%.

Silvio, fa' qualcosa per la destra

di Fausto Carioti Che Silvio Berlusconi voglia iscrivere il suo nome sui libri di Storia come uno dei grandi d’Italia non è una novità. Di nuovo, come spiegato su Libero di domenica, c’è che, per riuscirci, in caso di sconfitta alle prossime elezioni conta di creare una fondazione con la quale costruire ospedali in giro per il Terzo mondo, seguendo l’esempio filantropico di tanti ex presidenti degli Stati Uniti. Ma se la sua scelta si limitasse a questo, Berlusconi dimostrerebbe un’enorme ingratitudine verso chi gli ha fatto vincere le elezioni del 1994 e del 2001: le idee. L’idea della supremazia dell’individuo sullo Stato, l’idea del libero mercato, l’idea della lealtà filoatlantica del Paese. Insomma, le idee della destra liberale. Che la cultura di destra in Italia sia in stato comatoso lo conferma l’invidia con cui guarda alla sedicente cultura di sinistra, la quale ristagna dai tempi di Antonio Gramsci, tanto che si vede costretta a riesumare salme dai cimiteri altrui (di volta i

Andrea Camilleri, magistrato del popolo

Dittatura della maggioranza? Magari. Questi non sanno nemmeno cosa succede in casa propria, non lo capiscono, figuriamoci fare i dittatori. L'ultima conferma arriverà giovedì in prima serata su RaiUno, con l'invettiva del Salvo Montalbano interpretato da Luca Zingaretti contro i suoi "colleghi" poliziotti coinvolti nel processo per i fatti del G8 di Genova. La frase del commissario ce la riporta il Corriere della Sera: «Ad assaltare la scuola, in quella caserma, a fabbricare prove false, false! Non c'è stato qualche agente isolato, ignorante, violento... no! C'erano questori, vicequestori, capi della Mobile e compagnia bella». Per concludere: «La lordìa è qui, nella polizia». Tutto questo senza che sia stata emessa alcuna condanna definitiva nei confronti di chiunque: anche se i telespettatori dello sceneggiato non lo sapranno mai, il processo ai 28 agenti entrerà nel vivo solo a metà ottobre. Ma per allora il linciaggio in prima serata sarà già andato in onda

Islam, vedi alla voce "Enciclopedia del Corriere"

(Aggiornamento: mi dicono che qualche buontempone ha inserito questo post su Indymedia a mio nome. Bene: anche se il contenuto mi riferiscono essere corretto, non sono stato io a pubblicarlo su Indymedia. Né mi pare un'idea intelligente. Per dovere di cronaca). Mettete che, tra qualche anno, la maestrina dia a vostro figlio un tema tipo "Noi e l'Islam". Mettete che vostro figlio scriva di un Occidente colpevole e «connivente» con Israele, di un 11 settembre che va «contestualizzato», perché, «dopo secoli di dominazione coloniale e sfruttamento economico», il risentimento degli islamici «è comprensibile». Mettete che vi chiuda il tema con un pistolotto sul crocifisso che andrebbe tolto dagli uffici pubblici italiani, perché urta la sensibilità di chi professa altre religioni. Ecco, se succede tutto questo, babbo, mamma, la colpa è solo vostra. Perché lo scorso marzo avete comprato l’enciclopedia della “Storia Universale” abbinata al Corriere della Sera, prezzo euro 12,

Le regole della casa

Questo blog non è terra di nessuno. E' mio. La terra su cui l'ho costruito appartiene ai signori di Blogspot (thank you guys), ma le fondamenta, le mura, i tappeti, i quadri e tutto il resto li ho scelti io. E' casa mia e io sono responsabile di ciò che vi accade. Siccome è casa mia, le regole le decido io e d'ora in poi saranno sempre presenti sulla home page. Per le tre categorie di visitatori che capitano da queste parti, d'ora in poi vigono tre tipi di regole diverse. 1) Quelli che vengono qui per leggere senza intervenire, o per commentare, applaudire, mugugnare, criticare e contestare (senza offendere nessuno). Sono la stragrande maggioranza e, va da sé, sono i benvenuti. Pure i più duri nelle critiche: la zuffa mi piace. Come dice il pusher di Pulp Fiction: «Mi casa es su casa». 2) Quelli che si presentano per insultare gli altri ospiti del blog. Tolleranza zero. Raus. Sbattuti fuori appena escono allo scoperto. Non posso tollerare che chi è ospite in casa

Un'ottima occasione per dire "No" a Ciampi (ricordando Omnitel)

Per carità, nessuna sorpresa: lo sanno anche i sassi che da qui al voto Carlo Azeglio Ciampi farà il possibile per dare una mano all'Unione e al suo amico Romano Prodi. Però l'intervento con cui, di fatto, ha chiesto a governo e maggioranza di accantonare il progetto di riforma elettorale perché occorre «impiegare i pochi mesi che ci separano dalla fine della legislatura per dare risposta ai problemi più urgenti della società» è importante, perché segna l'entrata in campo del Quirinale nella partita elettorale, a fianco del suo schieramento naturale. Silvio Berlusconi e la Cdl non hanno preso bene il discorso di Ciampi: un intervento così di parte era atteso, ma tra qualche mese. Però abbozzano e stanno zitti: la parola d'ordine è quella di non far incavolare il presunto arbitro, costi quel che costi. A ulteriore conferma che la denuncia di Renato Brunetta a Gubbio («Basta con Gianni Letta, Ciampi e Gifuni. Basta con le mediazioni. Forza Italia deve tornare a fare polit

La Casa dei morti viventi 3: Nightmare Veltroni

In qualunque altra democrazia del mondo i politici che hanno le carte in regola fanno a pugni per candidarsi a guidare il municipio della capitale. Perché la carica di sindaco della città-simbolo del Paese è una delle più prestigiose e, giustamente, è vista come un'occasione eccezionale per mettersi alla prova davanti agli elettori in vista di incarichi più alti, compresa la stessa guida del governo. In Italia non funziona così. Almeno per il centrodestra. La Cdl romana fa così pena, è tanto convinta della sconfitta sanguinosa che la attende che, invece di contendersi la candidatura, fanno a gara per schivarla e offrirla a qualcun altro. L'alleato che ti sta sulle scatole, il tecnico piovuto dalla Luna, il vicino di banco delle elementari: chiunque va bene, l'importante è che il compito di sfidare il sindaco uscente, Valter Veltroni, non tocchi a noi. Per capirsi. Forza Italia è divisa tra chi propone l'odiato Marco Follini (Udc) e chi vorrebbe affidare la rogna a Franc

Matrix Formatted (ovvero: chiunque al posto di Mentana sarebbe già stato mandato a casa)

A me ha fatto dormire, ma il punto non è questo. Il punto è il mercato, unico parametro valido per una rete commerciale. Cioè lo share, cioè quanta gente Enrico Mentana riesce a interessare al suo programma. Il punto è il trend, cioè la serie storica dello share delle quattro puntate andate in onda sinora. Il punto è che Matrix, che può contare su una redazione e una produzione ricchissime, è partita maluccio e da allora è andata peggiorando. Il punto è che se fosse stato condotto da chiunque altro - chessò, Paolo Liguori - il programma a) non sarebbe stato "spinto" in questo modo sfacciato dalla rete e dall'azienda e b) a parità di risultati il suo conduttore sarebbe già stato mandato a casa. Prima puntata, 5 settembre. Matrix fa il 23,29%. Per la rete ammiraglia di Mediaset non è un successo. Specie con tutta la promozione di cui ha goduto il programma (copertine dei settimanali, promo, interviste etc). "Migliorerà", dicono a Mediaset. Seconda puntata, 7 sett

Intanto i Ds applaudono all'Afghanistan "amerikano". Aspettando l'Iraq

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Non date retta alla copertina, con quel titolo - “Le bimbe di Kabul” - che fa tanto rapporto annuale di organizzazione non governativa femminista stampato su carta riciclata. E non fatevi ingannare manco dal nome dell’autrice, Elena Montecchi, oggi vicecapogruppo Ds alla Camera e ai tempi dell’Ulivo sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il libro appena scritto dalla deputata dalemiana in realtà è uno spot contro il «medio evo» islamico e in favore di quel tanto di buono che la coalizione creata dagli Stati Uniti è riuscita a realizzare a Kabul e dintorni dopo che i B-52 hanno raso al suolo i covi dei talebani. Soprattutto, quelle 120 pagine sono uno spot in favore di quel gran figone di Hamid Karzai, presidente afghano che - possiamo scriverlo senza tema di smentita - ha fatto breccia nel cuore della bella parlamentare. Le qualità morali, innanzitutto (a sinistra, come noto, sono più interessati alla bellezza interiore). Karzai, scrivono le biografie ufficiali che la Montecchi

Katrina, ecco come sono state manipolate le parole di Bush

Stanno provando a venderci la storia che Bush si è assunto tutta le responsabilità dei morti dell'uragano (effetto serra compreso?). In piena coerenza con quanto hanno fatto sinora. Prima ci hanno detto che tutte le colpe sono di Bush. Poi, appena il presidente degli Stati Uniti parla, si aggrappano alle sue parole per farci credere che Bush dà loro ragione. E lo fanno col solito metodo dei gazzettieri alla vaccinara: prendendo da un discorso le frasi che a loro fanno più comodo, tagliandole come fa a loro più comodo e traducendole come fa a loro più comodo. Tanto, chi andrà mai a controllare il discorso di Bush? Ecco esattamente cosa ha detto George W.: «Katrina exposed serious problems in our response capability at all levels of government and to the extent the federal government didn't fully do its job right , I take responsibility». (Siccome è bene non fidarsi di nessuno, qui, sul sito del Washington Post, trovate il video del discorso di Bush ). Questo vuol dire, alla lett

Katrina, sondaggio chiuso: Bush assolto da 3.864 comunisti (e qualche liberale)

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Il sondaggio dell'Unità è chiuso (peccato, avevamo appena iniziato a divertirci). I risultati definitivi li potete vedere qui sopra e a questo link . Oltre 13mila i votanti. La risposta più gettonata è la quarta: "Bush non ha nessuna colpa", scelta dal 29,7% dei partecipanti al simpatico giochino di Padellaro, cioè da 3.864 persone. Un dato interessante: è stato di gran lunga il sondaggio on-line dell'Unità più votato. Ora iniziano i dubbi di coscienza: possibile che esistano dei comunisti che pensano? PS: ovviamente, anche in Italia, è già iniziata la corsa dei faziosi a farci credere che Bush si è assunto la piena responsabilità di tutto quanto accaduto. Cosa che, ovviamente, George W. non ha fatto. Testuale: «Katrina exposed serious problems in our response capability at all levels of government and to the extent the federal government didn't fully do its job right, I take responsibility ». Il governatore democratico della Louisiana, Kathleen Babineaux Blanco,

Katrina, sondaggio shock: un comunista su tre dà ragione a Bush

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E' il sondaggio dell'anno, e chi non partecipa è un vittoriozucconi. Lo trovate qui , cioè sul sito dell'Unità. Esilarante nell'impostazione, imprevedibile nei risultati. Titolo: «New Orleans sommersa. Qual è la più grave responabilità di Bush?» (Sì, non solo partono dal presupposto che Bush abbia una qualche colpa grave "a prescindere", ma hanno pure fatto un refuso, si sono persi una "s" per strada. Così imparano a chiudere la scuola delle Frattocchie). Risposta 1: Mancata prevenzione e aiuti tardivi. E' noto, la colpa è del governatore democratico della Louisiana, Kathleen Babineaux Blanco (come spiegato qui su The Right Nation), e del sindaco di New Orleans Ray Nagin, anch'egli democratico ( qui ). Ma ai lettori dell'Unità non l'ha detto nessuno. Così uno su cinque la sceglie come risposta. Prevedibile. Risposta 2: Ha pensato solo a reprimere i saccheggi. Diciamolo, è una risposta scritta col culo, messa lì solo per fare numero

La Casa dei morti viventi 2 (featuring Romano Prodi)

La Casa dei morti viventi si chiudeva con un'invocazione disperata: «Silvio, se ci sei batti un colpo». Berlusconi ha parlato, ma non ha battuto nessun colpo. Ha scelto di non scuotere gli zombie della Cdl (già shockati dalla rivelazione di Brunetta: siete tutti morti e non lo sapete), forte della sua solita convinzione. Quella per cui se si parla dei problemi si finisce per ingigantirli, fare una pessima figura davanti agli elettori e innescare una profezia autorealizzante (chi parla di rischio sconfitta finisce fatalmente per perdere sul serio). Al contrario, non parlare dei problemi e ostentare ottimismo (il vero mantra del berlusconismo, da quando vendeva le case di Milano 2) è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per vincere. Così ha tirato fuori l'ennesimo sondaggio che dà la Cdl testa a testa con il centrosinistra. Un rilevazione i cui risultati sono smentiti da quello che dicono tutti i sondaggisti italiani, compresi quelli che lavorano per il Cav, anche se

Il ritiro da Gaza e le perle ai porci

Dal Corriere della Sera online ( qui l'articolo ). «Gruppi di palestinesi hanno incendiato le sinagoghe abbandonate di due colonie ebraiche e ne hanno saccheggiato una terza. Centinaia di giovani palestinesi hanno dato l’assalto alle sinagoghe vuote di Morag (sud della Striscia) e di Netzarim (nord) dando alle fiamme due edifici religiosi, secondo quanto ha riferito un ufficiale israeliano. (...) A Kfar Darom, i giovani palestinesi sono penetrati nella colonia dietro alle forze palestinesi dopo la partenza delle truppe israeliane e sono corsi verso la sinagoga abbandonata, secondo un corrispondente dell’Afp. Hanno rotto i vetri del luogo di culto vuoto e hanno appiccato il fuoco a palme poste all’ingresso». Ora vediamo quante e quali autorità religiose dell'Islam («religione di pace») condannano questo scempio. E già che siamo vediamo quanti esponenti della sinistra italiana esprimono la loro «ferma condanna per il deplorevole gesto». Vediamo.

Vengeance

I believe in justice I believe in vengeance I believe in getting the bastards ( Vengeance , New Model Army )

11/9, perché Bush ha fallito l'impegno più importante

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Quella sera di quattro anni fa, la sera dell'11 settembre 2001, tra le poche certezze che tanti di noi avevano, nella loro ingenuità, c'era che ben presto, nel giro di qualche settimana, qualche mese nella peggiore delle ipotesi, gli ideatori del massacro delle Twin Towers sarebbero diventati materiale da History Channel. Uccisi in qualche grotta afghana da un marine di colore, i loro volti sfigurati avrebbero fatto il giro del mondo, per poi passare definitivamente nei dvd di storia sui quali studieranno i nostri figli. Sono passati quattro anni. History Channel può aspettare, New York ancora non ha festeggiato la morte di chi ha ucciso i suoi figli e forse non lo farà mai. Bin Laden e al Zawahiri continuano ad essere materiale per le breaking news della Cnn. I due macellai sono sempre qui , nella lista dei Most Wanted Terrorists dell'Fbi. Del primo manca la prova dell'esistenza in vita, ma le stesse autorità statunitensi sono le prime a ritenerlo vivo e vegeto. Quanto