Salviamo l'Africa: uccidiamo il Live Aid
Una proposta così apparentemente perfida, politicamente scorretta e moralmente sensata poteva venire solo dagli anarcocapitalisti di Reason. Basta con Bono (che tanto ha smesso di cantare da quindici anni, diciamolo), basta con quell'enorme rottura di palle del Live Aid, basta con Bob Geldoff (del quale sfido chiunque a ricordare una canzone). Basta con i sensi di colpa da ex colonialisti, basta con il complesso che se non paghiamo siamo razzisti, basta con il buonismo terzomondista per cui l'importante è mettere mano al portafoglio e dare qualcosa. L'importante sono i diritti umani. Insomma: niente più aiuti umanitari ai Paesi africani governati da dittatori.
Primo: perché quesi soldi rappresentano una forma di sostegno politico ed economico ai peggiori tiranni del pianeta.
Secondo: perché tanto quei soldi se li mangia in grandissima parte il Bokassa di turno. Nello Zimbawe di Robert Mugabe (dove il rispetto dei diritti umani è a questo livello), che è stato foraggiato per venticinque anni con i soldi degli occidentali, l'80% della popolazione vive al di sotto della linea di povertà, il tasso d'inflazione ha tre cifre e l'agricoltura è allo sfascio. Mugabe incassa i nostri soldi, ci accusa di affamare il suo popolo e ce ne chiede ancora di più. Dopo che le varie agenzie internazionali hanno speso 568 miliardi di dollari, l'economista della New York University William Easterly ha calcolato che in Africa ancora non è stata fornita la quantità di medicine (costo di una confezione: 12 centesimi) necessaria a dimezzare le morti per malaria. Il problema, ovviamente, è la mancanza di controlli sull'uso che viene fatto di quei soldi, che finiscono ovunque (spese per armi comprese) tranne che dove dovrebbero.
Certo, c'è il problemino morale. Le vite umane che si perderebbero smettendo l'erogazione mensile di aiuti ai dittatori. Chiamiamolo pure ricatto morale dei dittatori e dei cantanti bolliti. Ma queste sarebbero più che compensate dalle vite che verrebbero salvate provocando la rovina di tiranni che uccidono il loro popolo con le armi, la fame e le malattie. Aiuti umanitari condizionati, dunque: al rispetto dei diritti umani e all'abbattimento delle barriere tariffarie tra gli Stati africani.
"Anti-Humanitarian Aid. The moral case for ending assistance to dictatorships", su Reason
Primo: perché quesi soldi rappresentano una forma di sostegno politico ed economico ai peggiori tiranni del pianeta.
Secondo: perché tanto quei soldi se li mangia in grandissima parte il Bokassa di turno. Nello Zimbawe di Robert Mugabe (dove il rispetto dei diritti umani è a questo livello), che è stato foraggiato per venticinque anni con i soldi degli occidentali, l'80% della popolazione vive al di sotto della linea di povertà, il tasso d'inflazione ha tre cifre e l'agricoltura è allo sfascio. Mugabe incassa i nostri soldi, ci accusa di affamare il suo popolo e ce ne chiede ancora di più. Dopo che le varie agenzie internazionali hanno speso 568 miliardi di dollari, l'economista della New York University William Easterly ha calcolato che in Africa ancora non è stata fornita la quantità di medicine (costo di una confezione: 12 centesimi) necessaria a dimezzare le morti per malaria. Il problema, ovviamente, è la mancanza di controlli sull'uso che viene fatto di quei soldi, che finiscono ovunque (spese per armi comprese) tranne che dove dovrebbero.
Certo, c'è il problemino morale. Le vite umane che si perderebbero smettendo l'erogazione mensile di aiuti ai dittatori. Chiamiamolo pure ricatto morale dei dittatori e dei cantanti bolliti. Ma queste sarebbero più che compensate dalle vite che verrebbero salvate provocando la rovina di tiranni che uccidono il loro popolo con le armi, la fame e le malattie. Aiuti umanitari condizionati, dunque: al rispetto dei diritti umani e all'abbattimento delle barriere tariffarie tra gli Stati africani.
"Anti-Humanitarian Aid. The moral case for ending assistance to dictatorships", su Reason