Il quotidiano della buona borghesia italiana

«A dispetto di quel che da tempo attestano, unanimi, i sondaggi, il risultato delle elezioni che si terranno il 9 e 10 aprile appare ancora quantomai incerto. È questo un buon motivo perché il direttore del Corriere della Sera spieghi ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole perché il nostro giornale auspica un esito favorevole ad una delle due parti in competizione: il centrosinistra». Il resto lo trovate qui. (Continua sotto)

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Quello di Paolo Mieli è un vizietto. Il 17 febbraio del 1996 sul Corriere apparve un suo articolo intitolato "L'ultima occasione". Vi si leggeva: «Noi non ci auguriamo la vittoria del Polo se, come sembra, sarà guidato da Silvio Berlusconi e questi si candiderà a tornare a Palazzo Chigi. Con l’aggravante di veder prevalere, nella campagna del centrodestra, su quelli liberalmoderati, i toni di Gianfranco Fini. (...) Inutile far giri di parole: come questo giornale non si è stancato di ripetere dall’inizio del 1994, Berlusconi non può fare il presidente del Consiglio. Perché non ha risolto il conflitto di interessi e perché è coinvolto in vicende giudiziarie che lo costringerebbero a fare un’umiliante (per lui e per il Paese) spola tra i Palazzi delle Istituzioni e quelli di giustizia. (...) Questa volta le promesse non bastano: Berlusconi ha avuto tutto il tempo per risolvere la questione sollevata dall’esser lui proprietario della Fininvest e di alcune altre aziende; o, quantomeno, ha avuto il tempo che occorreva per individuare qualcun altro che lo sostituisse alla guida dell’armata polista. Se non lo ha fatto vuol dire che non lo ha voluto fare».
Qui, infine, l'editoriale con cui Mieli, il 14 gennaio del 2005, prese posizione per il "sì" ai referendum del giugno 2005 «in difesa della libertà di ricerca scientifica». Si è visto come è finita.

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