Ma perché i Dico anche per gli etero?
Tenendo da parte i giudizi morali, la domanda è: perché i Dico anche per le coppie etero? Perché non solo per gli omosessuali?
Una coppia etero che vuole condividere insieme un percorso affettivo ed esistenziale oggi ha tre scelte davanti. Prima strada: banale convivenza. Il legame più debole che c'è, comodo da rompere quando si vuole. Seconda strada: matrimonio civile. Legame forte. Terza strada: matrimonio religioso. Legame un po' più forte del precedente, se non altro perché un po' più complesso da sciogliere (spesso impossibile da rompere agli effetti religiosi) e perché, dal punto di vista delle coppie credenti, esso rappresenta un legame eterno. La coppia omosessuale, ad oggi, ha davanti invece solo la prima strada. Aprire una nuova opzione, quella di un legame debole ma non troppo, può quindi apparire sensato (ripeto: giudizi morali a parte, che in politica contano eccome) per venire incontro alle coppie omosessuali che desiderano dare una caratterizzazione pubblicistica al loro legame, con tutto ciò che ne può conseguire in termini di welfare, eredità etc. Ma perché i "diritti e doveri dei conviventi" debbono essere estesi anche alle coppie eterosessuali, che già hanno un bel ventaglio di opzioni su cui contare?
Domanda alla quale si può rispondere: e perché no? Perché non inserire un legame intermedio tra la semplice convivenza e il matrimonio civile? Che male c'è? Risposta: il male è che una simile soluzione rischia di indebolire ulteriormente la famiglia. Più un legame è facile da rompere, più frequentemente esso si romperà. Non è un discorso moralista: è un discorso di sopravvivenza. Più sono forti i legami tra gli individui, più è forte l'intera società. E' impossibile avere una società forte basata su legami individuali esili e sfilacciati. Nelle famiglie etero, poi, a differenza di quelle omo, la norma è la presenza di figli. I quali hanno dei diritti che debbono essere tutelati, e uno di questi diritti è avere una famiglia che non si sfasci al primo soffio di vento, ma che almeno provi a resistere un po'.
Perché poi, nonostante tutto lo sbrodolamento che da ogni parte viene fatto sui fantastici vantaggi che ti permettono le unioni "non tradizionali", la differenza c'è, e si vede. In attesa di leggere qualche statistica italiana aggiornata ed affidabile, è interessante vedere cosa succede in Gran Bretagna, dove una simile indagine è stata fatta su iniziativa dei Tories. Ne è emerso che i matrimoni sono assai più stabili delle convivenze, le quali tendono a rompersi con facilità nei momenti di crisi o di stress, come quelli legati ai primi anni di vita dei figli. Le coppie regolarmente sposate hanno un basso indice di separazione: a parità di fascia di reddito, prima del terzo compleanno del figlio risulta essersi separato già il 32% delle coppie non sposate; alla stessa scadenza, tra le coppie legate da matrimonio, solo 6 famiglie su cento si sono separate. Non sorprende apprendere che i livelli di comportamento antisociale e di delinquenza sono più alti nei figli di famiglie separate che in quelli di famiglie non separate.
Il pericolo concreto è che i Dico, più che una convivenza etero di serie A, divengano un matrimonio civile di serie B, e che cioè tolgano più coppie etero da un potenziale matrimonio civile (indebolendole) di quante sono in grado di toglierne dalla semplice convivenza (rafforzandole), poiché la storia recente di questo Paese, e dell'intero mondo occidentale, dimostra che i legami di coppia deboli tendono ad espandersi a spese di quelli più forti. Il risultato saranno coppie ancora meno stabili di quelle attuali, figli lasciati ancora di più a sé stessi, una società ancora più traballante.
Torno alla domanda iniziale: perché i Dico anche per le coppie etero, visto che le alternative - a differenza che per gli omosessuali - non mancano? Semplicemente perché si è voluto evitare di creare "il matrimonio dei gay", una figura giuridica destinata solamente agli omosessuali. Avrebbe puzzato di discriminazione sessuale, e questo non è politicamente corretto. E pazienza se il prezzo di questa scelta, tempo qualche decennio, finiremo per pagarlo tutti.
Post scriptum. Detto tutto ciò, stante il veto dell'Udeur e la contrarietà dei laici della Cdl, ad oggi proprio non si vede come al Senato il disegno di legge del governo possa essere approvato. Insomma, prima di sproloquiare ulteriormente sarà bene vedere se, e in quale formulazione, il testo sarà approvato dal Parlamento.
Una coppia etero che vuole condividere insieme un percorso affettivo ed esistenziale oggi ha tre scelte davanti. Prima strada: banale convivenza. Il legame più debole che c'è, comodo da rompere quando si vuole. Seconda strada: matrimonio civile. Legame forte. Terza strada: matrimonio religioso. Legame un po' più forte del precedente, se non altro perché un po' più complesso da sciogliere (spesso impossibile da rompere agli effetti religiosi) e perché, dal punto di vista delle coppie credenti, esso rappresenta un legame eterno. La coppia omosessuale, ad oggi, ha davanti invece solo la prima strada. Aprire una nuova opzione, quella di un legame debole ma non troppo, può quindi apparire sensato (ripeto: giudizi morali a parte, che in politica contano eccome) per venire incontro alle coppie omosessuali che desiderano dare una caratterizzazione pubblicistica al loro legame, con tutto ciò che ne può conseguire in termini di welfare, eredità etc. Ma perché i "diritti e doveri dei conviventi" debbono essere estesi anche alle coppie eterosessuali, che già hanno un bel ventaglio di opzioni su cui contare?
Domanda alla quale si può rispondere: e perché no? Perché non inserire un legame intermedio tra la semplice convivenza e il matrimonio civile? Che male c'è? Risposta: il male è che una simile soluzione rischia di indebolire ulteriormente la famiglia. Più un legame è facile da rompere, più frequentemente esso si romperà. Non è un discorso moralista: è un discorso di sopravvivenza. Più sono forti i legami tra gli individui, più è forte l'intera società. E' impossibile avere una società forte basata su legami individuali esili e sfilacciati. Nelle famiglie etero, poi, a differenza di quelle omo, la norma è la presenza di figli. I quali hanno dei diritti che debbono essere tutelati, e uno di questi diritti è avere una famiglia che non si sfasci al primo soffio di vento, ma che almeno provi a resistere un po'.
Perché poi, nonostante tutto lo sbrodolamento che da ogni parte viene fatto sui fantastici vantaggi che ti permettono le unioni "non tradizionali", la differenza c'è, e si vede. In attesa di leggere qualche statistica italiana aggiornata ed affidabile, è interessante vedere cosa succede in Gran Bretagna, dove una simile indagine è stata fatta su iniziativa dei Tories. Ne è emerso che i matrimoni sono assai più stabili delle convivenze, le quali tendono a rompersi con facilità nei momenti di crisi o di stress, come quelli legati ai primi anni di vita dei figli. Le coppie regolarmente sposate hanno un basso indice di separazione: a parità di fascia di reddito, prima del terzo compleanno del figlio risulta essersi separato già il 32% delle coppie non sposate; alla stessa scadenza, tra le coppie legate da matrimonio, solo 6 famiglie su cento si sono separate. Non sorprende apprendere che i livelli di comportamento antisociale e di delinquenza sono più alti nei figli di famiglie separate che in quelli di famiglie non separate.
Il pericolo concreto è che i Dico, più che una convivenza etero di serie A, divengano un matrimonio civile di serie B, e che cioè tolgano più coppie etero da un potenziale matrimonio civile (indebolendole) di quante sono in grado di toglierne dalla semplice convivenza (rafforzandole), poiché la storia recente di questo Paese, e dell'intero mondo occidentale, dimostra che i legami di coppia deboli tendono ad espandersi a spese di quelli più forti. Il risultato saranno coppie ancora meno stabili di quelle attuali, figli lasciati ancora di più a sé stessi, una società ancora più traballante.
Torno alla domanda iniziale: perché i Dico anche per le coppie etero, visto che le alternative - a differenza che per gli omosessuali - non mancano? Semplicemente perché si è voluto evitare di creare "il matrimonio dei gay", una figura giuridica destinata solamente agli omosessuali. Avrebbe puzzato di discriminazione sessuale, e questo non è politicamente corretto. E pazienza se il prezzo di questa scelta, tempo qualche decennio, finiremo per pagarlo tutti.
Post scriptum. Detto tutto ciò, stante il veto dell'Udeur e la contrarietà dei laici della Cdl, ad oggi proprio non si vede come al Senato il disegno di legge del governo possa essere approvato. Insomma, prima di sproloquiare ulteriormente sarà bene vedere se, e in quale formulazione, il testo sarà approvato dal Parlamento.