Se tutti votano come nel 2006, la Cdl vince le elezioni

di Fausto Carioti

Uno studio planato ieri sul tavolo di Silvio Berlusconi ha restituito il sorriso al Cavaliere. Porta la firma del senatore forzista Lucio Malan, che del leader azzurro è uno dei consulenti più fidati in materia di elezioni e campagne elettorali. Nella simulazione si legge che per far vincere oggi le elezioni alla Casa delle Libertà basterebbe che gli elettori votassero per gli stessi partiti che hanno scelto il 9 e il 10 aprile 2006. Non è un paradosso, ma il risultato di due novità che sono emerse nel frattempo. La prima riguarda il partito dei Pensionati di Carlo Fatuzzo. Un anno fa si presentò al voto nel centrosinistra, da cui poi è uscito per entrare nella Cdl. Seconda novità: all’estero, Forza Italia e “Per Italia nel mondo”, la lista creata da Mirko Tremaglia e An, invece di presentarsi separate dovrebbero proporsi sotto un unico simbolo. Una scelta che è data per certa sin da quando i leader del centrodestra hanno letto i risultati delle circoscrizioni estere e realizzato la portata dell’errore commesso. Il risultato vedrebbe la Cdl in grado di controllare il Senato con un margine di una decina di senatori, e ovviamente forte di un saldo controllo sulla Camera, grazie al premio di maggioranza che assegna alla coalizione vincitrice almeno 340 deputati su 630. La verità, spiega Malan, «è che a noi sarebbero bastati i ventimila voti presi da Fatuzzo in Campania per avere una discreta maggioranza. Viceversa, alla sinistra sarebbero bastati 28mila voti in più in Piemonte per avere un margine confortevole. Questi numeri, indiscutibili perché voti reali del 9 aprile, mostrano che l’attuale sistema elettorale funziona».

Il voto per la Camera dei deputati assegnò all’Unione 24.755 preferenze in più rispetto alla Cdl. Uno scarto pari allo 0,07% dei voti, sufficiente però a garantire alla coalizione di Romano Prodi un vantaggio di 63 deputati. Tra le tredici sigle alleate nell’Unione, all’epoca, c’era il partito dei Pensionati, che conquistò 333.278 voti, ma non riuscì ad incassare nemmeno un seggio. Fatuzzo, però, il 20 novembre ha detto addio all’Unione annunciando l’entrata del suo schieramento nell’orbita di Berlusconi: «Il governo da noi appoggiato non solo non ha mantenuto le promesse, ma ha persino messo le mani nelle tasche dei pensionati. Per questo ritiriamo il nostro appoggio a Prodi. Il centrodestra ha almeno tentato di migliorare la condizione dei pensionati». Dunque, anche se Prodi e il centrosinistra, con qualche incantesimo, riuscissero a rimediare al crollo verticale registrato nella fiducia e nel gradimento degli italiani, per assistere al cambio della guardia a Montecitorio basterebbe che chi ha votato per il partito dei Pensionati confermasse la sua scelta. Si avrebbe così un emiciclo i cui numeri sarebbero opposti a quelli attuali: 340 deputati alla Cdl e 277 all’Unione. Ai quali poi, come prevede la legge, si dovrebbero aggiungere il deputato eletto in Valle d’Aosta e i 12 scelti all’estero, comunque ininfluenti.

Qualcosa di simile accade per il Senato, il cui sistema elettorale è strutturato su base regionale. Ad aprile in Campania la spuntò l’Unione per appena 15.528 voti. Quanto bastava, però, per assegnare 17 poltrone da senatore all’Unione e 13 alla Cdl, dando al centrosinistra la maggioranza anche a palazzo Madama. Fatuzzo e i suoi conquistarono 20.179 voti: fossero stati dall’altra parte, sarebbe finita a ruoli invertiti. Il che vuol dire quattro poltrone da senatore in meno all’Unione e quattro in più al centrodestra, che fa una differenza di otto senatori in favore di Berlusconi: quanti ne bastano per dare alla Cdl un margine più ampio di quello che ha oggi il centrosinistra.

Il resto delle buone notizie arriverebbe dall’estero. E in particolare dalla circoscrizione dell’America settentrionale e centrale. Ad aprile l’Unione riuscì a conquistare il senatore in palio solo perché Forza Italia e la lista di Tremaglia, che insieme l’avrebbero superata di oltre cinquemila voti, fecero il tragico errore di presentarsi separate. Errore che non si ripeterà. Più complessa la situazione nella circoscrizione Asia-Africa-Oceania-Antartide, dove comunque una Cdl al completo prenderebbe più voti dell’Unione. Se questa si presentasse insieme all’Udeur, basterebbe aggregare la Fiamma Tricolore (che già alle elezioni politiche si presentò sotto l’ombrello della Cdl) per avere partita vinta e portare a casa il senatore da eleggere. A conti fatti, la Cdl - esclusi i senatori a vita - arriverebbe a controllare 162 seggi, nove in più dell’Unione. Il margine salirebbe se poi, come ha sempre detto di voler fare, il senatore Luigi Pallaro decidesse anche in quel caso di sostenere la maggioranza, qualunque essa sia. Attacca Malan: «I signori dell’Unione lamentano di avere una maggioranza scarsa a palazzo Madama. Ma al Senato hanno perso di qualche centinaio di migliaia di voti, pur avendo il partito dei Pensionati dalla loro. Hanno una bella faccia tosta a lamentarsi».

© Libero. Pubblicato il 27 febbraio 2007.

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