Rai, quando il "bigliettino" è di sinistra
di Fausto Carioti
Come la rosa più bella è quella che non si colse, la barzelletta che fa più ridere è quella (forse l’unica) che Berlusconi non raccontò. Per fortuna ci stanno pensando i suoi avversari. La barzelletta, del resto, li riguarda da vicino: è quella della verginità morale della sinistra. Dopo il formidabile scambio di battute tra Piero che fa lo sdegnato («I Ds sono un partito, l’Unipol è un’azienda e ciascuno segue la sua strada») e Fassino che gli risponde meglio di Totò con Peppino («Allora siamo padroni di una banca?»), scatenando risate grasse in almeno metà degli spettatori, lo sketch si è trasferito in Rai. Il racconto è di Clemente J. Mimun. Il direttore del Tg1 rivela che Carlo Rognoni, ds e membro del Cda di viale Mazzini, lo scorso dicembre lo invitò «a valutare l’opportunità di attribuire ad un giornalista di area diessina una vicedirezione del Tg1, e a fare il possibile per favorire la crescita professionale di un altro giornalista», anch’esso all’ombra della Quercia. Rognoni esprime «meraviglia e stupore». Ma ammette di aver chiesto a Mimun «di valutare la possibilità» di nominare quel vicedirettore. Mimun ringrazia per la conferma, ma insiste: i nomi «indicati» da Rognoni erano due.
Ricorda niente? Nell’ottobre del 2000 l’allora direttore del Tg1, Gad Lerner, denunciò di aver ricevuto dal presidente della Commissione di vigilanza, Mario Landolfi di An, un bigliettino con il nome di un giornalista «da sostenere». L’Ulivo, che all’epoca era al governo, lanciò l’allarme contro l’«assalto» del centrodestra alla libera informazione. Oggi storia identica. Ma a parti invertite. E si sa come funziona: gli “altri” fanno raccomandazioni per occupare i mezzi d’informazione. “Loro”, invece, chiedono garanzie per il riequilibrio del pluralismo. E anche questa come barzelletta non è male.
© Libero. Pubblicato il 29 gennaio 2006.
Come la rosa più bella è quella che non si colse, la barzelletta che fa più ridere è quella (forse l’unica) che Berlusconi non raccontò. Per fortuna ci stanno pensando i suoi avversari. La barzelletta, del resto, li riguarda da vicino: è quella della verginità morale della sinistra. Dopo il formidabile scambio di battute tra Piero che fa lo sdegnato («I Ds sono un partito, l’Unipol è un’azienda e ciascuno segue la sua strada») e Fassino che gli risponde meglio di Totò con Peppino («Allora siamo padroni di una banca?»), scatenando risate grasse in almeno metà degli spettatori, lo sketch si è trasferito in Rai. Il racconto è di Clemente J. Mimun. Il direttore del Tg1 rivela che Carlo Rognoni, ds e membro del Cda di viale Mazzini, lo scorso dicembre lo invitò «a valutare l’opportunità di attribuire ad un giornalista di area diessina una vicedirezione del Tg1, e a fare il possibile per favorire la crescita professionale di un altro giornalista», anch’esso all’ombra della Quercia. Rognoni esprime «meraviglia e stupore». Ma ammette di aver chiesto a Mimun «di valutare la possibilità» di nominare quel vicedirettore. Mimun ringrazia per la conferma, ma insiste: i nomi «indicati» da Rognoni erano due.
Ricorda niente? Nell’ottobre del 2000 l’allora direttore del Tg1, Gad Lerner, denunciò di aver ricevuto dal presidente della Commissione di vigilanza, Mario Landolfi di An, un bigliettino con il nome di un giornalista «da sostenere». L’Ulivo, che all’epoca era al governo, lanciò l’allarme contro l’«assalto» del centrodestra alla libera informazione. Oggi storia identica. Ma a parti invertite. E si sa come funziona: gli “altri” fanno raccomandazioni per occupare i mezzi d’informazione. “Loro”, invece, chiedono garanzie per il riequilibrio del pluralismo. E anche questa come barzelletta non è male.
© Libero. Pubblicato il 29 gennaio 2006.