E D'Alema ancora difende la verginità dei Ds

Nessun mea culpa. Gli affaristi sono gli altri. I Ds no. Massimo D'Alema, punto nel vivo dall'attacco di Silvio Berlusconi, replica un un'intervista-forum all'Unità. Piero Fassino può avere vacillato, lui no: come l'ultimo giapponese nella giungla si danna l'anima per tenere in piedi la mitologia di un "partito diverso", che contro ogni evidenza pretende ancora di essere «un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto», per usare le parole di Pier Paolo Pasolini. Quando proprio non sa a cosa aggrapparsi, D'Alema, come da copione abusato, si rifugia nell'antiberlusconismo, dando tutte le colpe al premier.
- Le accuse ai Ds? Frutto di un complotto: «Questa campagna sulla vicenda Unipol è del tutto strumentale, è una campagna che nasce a comando».
- I Ds non brigano con i vertici Unipol per fare affari («Allora siamo padroni di una banca?», disse Fassino). No, per D'Alema loro «si informano sull’andamento di un’operazione».
- Le intercettazioni apparse sul Giornale? Non è importante il contenuto, è importante il fatto che siano apparse sul quotidiano di casa Berlusconi, il che, di per sé, è - testuale - un «attentato alla democrazia». Come se l'Unità, essendo legata ai Ds, non potesse pubblicare indiscrezioni su Berlusconi. Da ridere.
- Scaricato Consorte: «È problema di Giovanni Consorte dimostrare se le relazioni di carattere affaristico e finanziario che egli ha avuto personalmente con Gnutti siano lecite o illecite».
- Respinta persino l'accusa di “eccesso di tifoseria”: «È ingeneroso attribuire a noi questo problema, quando sono scese in campo opposte tifoserie». Insomma, anche quando ci comportiamo come gli altri, noi siamo comunque meglio.
- C'è anche l'avvertimento al bollito: «Credo che, al di là delle discussioni passate, oggi nell’Unione si sia compresa la portata di questa operazione che mira a disgregare la maggiore forza del centrosinistra». Tradotto, vuol dire che Romano Prodi ci ha provato a fregare qualche voto ai Ds facendo leva sulla questione morale e sulla brutta figura degli ingombranti alleati (competition is competition), ma gli è stato fatto gentilmente capire che non è il caso, visto che lui è una creatura loro.
Chi era così ingenuo da aspettarsi da D'Alema non dico un pentimento, categoria che proprio non gli appartiene, ma almeno un abbassamento di cresta, è servito.

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