"Giulle mani dalla valorosa legge 194"
Milano, sabato 14 gennaio 2006. Manifestazione in difesa della legge 194. La foto è presa da Repubblica.it. Due donne, con due cartelli, fanno parte dello stesso gruppo. Vengono da Ravenna. Sul cartello di una è scritto: "Giù le mani dalla 194" (Forattini, dove sei?). Sul cartello dell'altra: "Libere nella sessualità nella maternità nell'aborto". I due cartelli vanno letti assieme. Il secondo spiega cosa intendono per legge 194: libertà di abortire. Pura e semplice.
Ignorano, le compagne, ciò che è scritto nella legge per la quale sono scese in piazza, all'articolo 1: «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite».
I difensori di una legge dovrebbero essere i primi a volere un'indagine per capire se essa viene applicata correttamente. Invece no: cercare di capire come viene applicata la 194 è «un’intimidazione nei confronti delle donne». Fosse mai che si scopre che la normativa attuale è diventata il lasciapassare per abortire, senza troppe storie, in qualunque momento della gravidanza. Ma a loro ciò che dice la legge 194 non importa. Non sono scesi in piazza per la 194. Sono scesi in piazza per la loro idea di 194. Per l'aborto libero. Sinonimo di progresso e libertà.
Post scriptum. Ai dispensatori di patenti di laicismo e di liberalismo un tanto al chilo, che pensano che non si può essere laici e liberali senza essere in favore dell'aborto, consiglio due letture:
"Intervista a Norberto Bobbio: ecco perché sono contro l’aborto";
"Invito laico a parlare d'aborto", di Giovanni Orsina.
A questi due testi, io non ho da aggiungere nulla.
Addendum 1: giacché si parla di aborto, ne approfitto per linkare il mio post preferito del 2005. Fortemente consigliato (tranquilli, non l'ho scritto io).
Addendum 2: il titolo di questo post è una citazione a una notissima serie di vignette di Giorgio Forattini, peraltro ricordato apposta nel testo. Lo scrivo perché ai miei amici di Tocqueville la cosa è sfuggita, tanto che hanno "corretto" il titolo del post. Colpa mia, ovviamente, visto che il compito di un giornalista è farsi capire.
Ignorano, le compagne, ciò che è scritto nella legge per la quale sono scese in piazza, all'articolo 1: «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite».
I difensori di una legge dovrebbero essere i primi a volere un'indagine per capire se essa viene applicata correttamente. Invece no: cercare di capire come viene applicata la 194 è «un’intimidazione nei confronti delle donne». Fosse mai che si scopre che la normativa attuale è diventata il lasciapassare per abortire, senza troppe storie, in qualunque momento della gravidanza. Ma a loro ciò che dice la legge 194 non importa. Non sono scesi in piazza per la 194. Sono scesi in piazza per la loro idea di 194. Per l'aborto libero. Sinonimo di progresso e libertà.
Post scriptum. Ai dispensatori di patenti di laicismo e di liberalismo un tanto al chilo, che pensano che non si può essere laici e liberali senza essere in favore dell'aborto, consiglio due letture:
"Intervista a Norberto Bobbio: ecco perché sono contro l’aborto";
"Invito laico a parlare d'aborto", di Giovanni Orsina.
A questi due testi, io non ho da aggiungere nulla.
Addendum 1: giacché si parla di aborto, ne approfitto per linkare il mio post preferito del 2005. Fortemente consigliato (tranquilli, non l'ho scritto io).
Addendum 2: il titolo di questo post è una citazione a una notissima serie di vignette di Giorgio Forattini, peraltro ricordato apposta nel testo. Lo scrivo perché ai miei amici di Tocqueville la cosa è sfuggita, tanto che hanno "corretto" il titolo del post. Colpa mia, ovviamente, visto che il compito di un giornalista è farsi capire.