Elezioni, vietato parlare di energia (specie a sinistra)
E' già chiaro che si parlerà di tutto, in queste elezioni, tranne che dell'unica cosa seria. Nei programmi elettorali dei partiti italiani la politica energetica si avvia ad essere, ancora una volta, la grande assente: non sta bene discuterne, si rischia di perdere voti. Meglio affidarsi a messaggi banali e tranquillizzanti.
Non si parla di nucleare, ovviamente, perché la gente si spaventa e nessuno ha il coraggio di dire che altre soluzioni durature al problema dell'indipendenza energetica del Paese non esistono. Non si parla di carbone, perché grazie a decenni di campagna disinformata e disinformante contro l'uso di questa fonte ancora oggi comitati più o meno spontanei di cittadini scendono in piazza appena sanno che una centrale sta per essere convertita al carbone (in realtà tutto dipende dalla qualità del combustibile, cioè dalla quantità di zolfo che contiene, e dalle tecnologie utilizzate come filtro nelle centrali, e qui sono stati fatti da gigante, grazie soprattutto all'esperienza tedesca, ma per gli ecologisti è meglio che questo non si sappia in giro e che i cittadini restino allarmati). Non si parla di petrolio, perché visto l'andamento delle quotazioni del barile si fa la figura degli imbecilli. Ora si inizia a provare imbarazzo anche a parlare di gas. Primo, perché si è capito (se ne sono accorti persino i tg, complimenti) che il suo prezzo è ancorato a quello del greggio, e quindi dal punto vista economico non si risolve nulla a passare dal petrolio al gas. Secondo, perché i fatti recenti ci hanno appena ricordato che buttarsi a capofitto nel gas, come sta facendo l'Italia grazie alla diffusione delle centrali a ciclo combinato, equivale a mettere i nostri attributi in mano a gente tutt'altro che affidabile (si leggano in proposito Carlo Stagnaro ed Enzo Bettiza). Terzo, perché persino la costruzione dei terminali di rigassificazione del gas liquido trasportato dalle navi gassiere, indispensabili per smarcarsi dai signori di cui sopra, in questo Paese è un esercizio politicamente scorretto.
Così, a destra come a sinistra - soprattutto a sinistra, vista l'ipoteca che le forze antimoderne hanno messo sulla coalizione - si fa il possibile per parlare d'altro e, se proprio tocca affrontare l'argomento, lo si fa affidandosi a formule vuote e false, tipo "investiamo nelle energie alternative e rinnovabili", alle quali nessun politico crede, ma che in campagna elettorale sono tanto comode perché non spaventano nessuno.
Non si parla di nucleare, ovviamente, perché la gente si spaventa e nessuno ha il coraggio di dire che altre soluzioni durature al problema dell'indipendenza energetica del Paese non esistono. Non si parla di carbone, perché grazie a decenni di campagna disinformata e disinformante contro l'uso di questa fonte ancora oggi comitati più o meno spontanei di cittadini scendono in piazza appena sanno che una centrale sta per essere convertita al carbone (in realtà tutto dipende dalla qualità del combustibile, cioè dalla quantità di zolfo che contiene, e dalle tecnologie utilizzate come filtro nelle centrali, e qui sono stati fatti da gigante, grazie soprattutto all'esperienza tedesca, ma per gli ecologisti è meglio che questo non si sappia in giro e che i cittadini restino allarmati). Non si parla di petrolio, perché visto l'andamento delle quotazioni del barile si fa la figura degli imbecilli. Ora si inizia a provare imbarazzo anche a parlare di gas. Primo, perché si è capito (se ne sono accorti persino i tg, complimenti) che il suo prezzo è ancorato a quello del greggio, e quindi dal punto vista economico non si risolve nulla a passare dal petrolio al gas. Secondo, perché i fatti recenti ci hanno appena ricordato che buttarsi a capofitto nel gas, come sta facendo l'Italia grazie alla diffusione delle centrali a ciclo combinato, equivale a mettere i nostri attributi in mano a gente tutt'altro che affidabile (si leggano in proposito Carlo Stagnaro ed Enzo Bettiza). Terzo, perché persino la costruzione dei terminali di rigassificazione del gas liquido trasportato dalle navi gassiere, indispensabili per smarcarsi dai signori di cui sopra, in questo Paese è un esercizio politicamente scorretto.
Così, a destra come a sinistra - soprattutto a sinistra, vista l'ipoteca che le forze antimoderne hanno messo sulla coalizione - si fa il possibile per parlare d'altro e, se proprio tocca affrontare l'argomento, lo si fa affidandosi a formule vuote e false, tipo "investiamo nelle energie alternative e rinnovabili", alle quali nessun politico crede, ma che in campagna elettorale sono tanto comode perché non spaventano nessuno.