Ma perché la sinistra ha paura di Ruini?

Il presidente della Conferenza episcopale italiana, Camillo Ruini, nella sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente ha ripetuto le cose che ha sempre detto e che è normale che un sacerdote dica. Come chiedere un «supplemento di attenzione» agli elettori sul rischio che vengano introdotte leggi che «comprometterebbero gravemente il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio e il rispetto che si deve alla vita umana dal concepimento al suo termine naturale». Reazioni indignate a sinistra. Il mio amico Daniele Capezzone dice che Ruini ha lanciato «un'opa sulla società italiana». Franco Grillini (di solito uno dei più intelligenti e simpatici tra i Ds, lo dico senza alcuna ironia), si spinge a dire che Ruini «entra a gamba tesa in campagna elettorale minacciando tutti coloro che non la pensano come lui in tema di famiglie», mentre la coordinatrice donne dei Ds, Barbara Pollastrini, oltrepassa il limite del ridicolo prendendosela con il cardinale perché, dice, i suoi richiami chiedono agli elettori di rappresentare «un unico punto di vista, ideologico e di parte, su temi così importanti per la vita delle persone». E quale altro punto di vista il presidente della Cei dovrebbe chiedere agli elettori di "rappresentare"? Quello delle associazioni lesbiche? Quello dell'Unione musulmani?
Prendersela con Ruini perché dice certe cose è tanto insensato quanto prendersela con il presidente dell'Arcigay perché consiglia gli iscritti di votare i candidati che si impegnano a introdurre una legge per la legalizzazione dei matrimoni omosessuali. Liberi gli elettori di seguire il consiglio di Ruini (del quale, ovviamente, a sinistra potrebbero giovarsi i candidati della Margherita) o fregarsene. Liberi di scegliere come sono sempre stati, come ai tempi dei referendum su divorzio e aborto. Dov'è la minaccia? Dov'è l'entrata a gamba tesa? Dov'è l'opa sulla società italiana?
Tanto più che un recente sondaggio, sbandierato dagli alfieri del laicismo come l'ennesima prova di maturità degli elettori italiani, sostiene che i cattolici italiani sono favorevoli ai Pacs (qui una lettura controcorrente e molto più attenta dello stesso sondaggio). A meno che, sotto sotto, a sinistra quell'Italia che in pubblico definiscono intelligente, responsabile, moderna e quindi laica per definizione, in privato venga giudicata bigotta e non ancora secolarizzata. Al punto da subire passivamente le "minacce" di un anziano cardinale al momento di scegliere chi mandare in Parlamento. E allora hanno paura, e vogliono limitare il sacrosanto diritto di parola di chi rappresenta la Chiesa (sacrosanto diritto di chiunque) solo perché, come "associazione", questa conta più "iscritti" ed è più influente dell'Arcigay. Se è così, ci spieghino come mai la Chiesa è uscita sconfitta da sfide referendarie tanto importanti. Soprattutto, se pensano degli italiani cose tanto tremende, lo dicano.

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