L'asse Russia-Iran e il vero prezzo del gas
E' passata inosservata, nei giorni scorsi, una notizia che avrà forti ripercussioni sulle nostre tasche, sul rispetto dei diritti umani in una parte importante del mondo islamico, sui precari equilibri mediorientali e, più in generale, sulla geopolitica mondiale.
Premessa. Una cosa Enrico Mattei aveva capito molto bene: politica energetica e politica estera debbono andare di pari passo. Per essere più precisi: la politica dell'energia è il cuore della geopolitica di ogni Stato non autosufficiente dal punto di vista energetico, così come la ricerca di cibo è il motore che spinge gli esseri umani con la pancia vuota.
La storia in questione inizia dentro le nostre case, comodamente riscaldate nei mesi invernali. Sono rese così confortevoli, in misura crescente, grazie al gas. Che ovviamente usiamo anche per altre cose, ad esempio - per il 40% - per far girare le turbine delle centrali elettriche, visto che a noi italiani il nucleare fa notoriamente schifo. Ma l'Italia di gas ne ha poco. Nel 2005 ne ha consumato 83,4 miliardi di metri cubi: il 5,2% in più rispetto all'anno precedente. E ne ha prodotto appena 11,5 miliardi di metri cubi: l'11% in meno rispetto al 2004. La curva della produzione di gas in Italia è questa, drammaticamente declinante. Ciò spiega perché le importazioni di gas in Italia siano aumentate dell'8% rispetto al 2004, raggiungendo i 72,6 miliardi. Importiamo gas, in misura sempre maggiore (qui il grafico storico sulla provenienza delle nostre importazioni), dalla Russia, che tramite il gruppo Gazprom ogni anno ci vende 24 miliardi metri cubi di gas, pari a circa un terzo delle nostre importazioni. (Questo, per gli interessati, è il bilancio complessivo del gas in Italia, mentre tutte le statistiche italiane sul gas sono disponibili qui).
La situazione è destinata a peggiorare nel tempo: l'Italia ha riserve accertate di gas per 170 miliardi di metri cubi (venti anni fa ne avevamo per 260 miliardi): vuol dire che, se dovessimo contare solo sul gas italiano, tempo due anni e due mesi avremmo già esaurito tutte le nostre riserve. La Russia, anche se le sfrutta a velocità crescente, è il Paese che può contare sulla maggiore quantità di riserve: 47.820 miliardi di metri cubi, il 27% del totale mondiale. Al secondo posto della classifica c'è l'Iran di Mahmoud Ahmadinejad, nel cui sottosuolo, al momento, sono stati scoperti 26.740 milioni di metri cubi di gas naturale, pari al 15% delle riserve mondiali, ma si calcola che quello scoperto sinora sia solo il 38% del gas iraniano. (Le statistiche di tutti i Paesi del mondo sono a disposizione qui, all'interno della BP Statistical Review of World Energy: sono i numeri racchiusi lì dentro, soprattutto alla voce "Proved Reserves", le chiavi migliori per capire la geopolitica).
Un terzo del gas importato dall'Europa occidentale porta il marchio Gazprom, e quattro quinti di questo gas passano attraverso il gasdotto che transita in territorio ucraino. Germania, Italia, Turchia e Francia sono i maggiori clienti della Gazprom. La dipendenza dell'Europa occidentale - e dell'Italia in particolare, vista la povertà dei nostri giacimenti e l'enorme dipendenza dalle importazioni - è spiegata meglio di ogni altra cosa da ciò che è accaduto lo scorso inverno quando Gazprom, a causa dell'eccezionale ondata di freddo che aveva investito la Russia, ha deciso di dare una stretta ai rubinetti, oppure nei giorni in cui le tensioni tra la Russia e l'Ucraina, attraverso il cui territorio passa il gas che arriva nelle nostre case, hanno raggiunto il culmine, con forti ripercussioni sulle forniture di gas in Europa occidentale.
Naturale, quindi, che l'Unione europea guardasse con grande interesse all'Iran, visto, in una prospettiva di medio periodo, come un possibile fornitore alternativo alla Russia. Meglio poter scegliere tra due fornitori che da uno solo, sia per questioni di prezzo, sia per evitare l'errore politico di legarsi mani e piedi a un solo Paese, con tutti i rischi che questo comporta.
Ma la notizia di questi giorni è proprio l'accordo russo-iraniano, stipulato nei giorni scorsi, con cui Gazprom ha preso il controllo del primo gasdotto destinato a portare il gas iraniano in Europa occidentale. In altre parole, vista dall'angolazione di noi europei, Gazprom si è comprata il suo potenziale concorrente, e oggi il primo e il secondo detentore mondiale di riserve di gas naturale, che messi insieme controllano il 42% di ciò che si trova nei giacimenti di tutto il mondo, fanno cartello nei nostri confronti. Speravamo di avere due fornitori in concorrenza tra loro, ora al loro posto ce n'è solo uno, potentissimo. Non è una buona notizia.
Come spiega l'analista Valeri Nesterov al Times di Londra, «se Gazprom non avesse avuto una partecipazione di controllo nel progetto Iran-Armenia, sarebbe stato molto più semplice per l'Iran usarlo per entrare in competizione con le forniture di Gazprom all'Europa occidentale. Ma Gazprom fa di tutto per evitare la concorrenza». Gazprom sta anche facendo di tutto per entrare nella distribuzione del gas italiano. E' appena il caso di ricordare che il gruppo russo guidato da Alexander Medvedev non si fa problemi nell'imporre un raddoppio dei prezzi del proprio gas quando ciò sia funzionale alle esigenze del Cremlino. Proprio come accaduto nei giorni scorsi con la Georgia.
Ora che l'alleanza Russia-Iran nel settore strategico del gas è cosa fatta, le conseguenze politiche non si faranno attendere. Già il rapporto tra i due Paesi era buono: nel palazzo di vetro la Russia è impegnata da tempo a fare da scudo all'Iran, e non è difficile intuire che questa strategia fosse finalizzata anche a spianare la strada a Gazprom per l'accordo appena siglato. Mosca ha presentato emendamenti alla bozza di risoluzione contro Teheran preparata da Gran Bretagna, Francia e Germania, che dovrà essere votata dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Se non saranno accettate le proposte avanzate da Mosca, che attenuano le punizioni previste per l'Iran, intenzionato a produrre combustibile nucleare, Teheran rivedrà i suoi rapporti con l'Aiea, l'Agenzia Onu per l'energia atomica. In altre parole, Ahmadinejad si sentirà libero di sviluppare il proprio programma nucleare sentendosi ufficialmente libero da ogni vincolo internazionale. Da notare che la bozza che la Russia vuole ammorbidire prevede solo l'embargo di materiale sensibile, e non l'uso della forza. E' la stessa Russia, del resto, che sta aiutando l'Iran a costruire le sue centrali nucleari.
Il patto del gas tra Russia e Iran non fa che rendere ancora più saldo il legame tra Teheran e Mosca. Da oggi, Ahmadinejad sa che potrà contare quantomeno sulla tacita benevolenza di Vladimir Putin ogni volta che minaccerà di cancellare Israele dalla cartina geografica. Le ripetute violazioni dei diritti umani in Iran saranno seguite, come e più di prima, dalla complicità omertosa del Cremlino, che incidentalmente è anche membro di quella barzelletta chiamata Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
Il lato tristemente ironico è che tutto questo è finanziato con i nostri soldi e reso possibile dalla nostra sete di gas. Chi rifiuta il nucleare in Italia, accusandolo di essere "sporco", non solo parla per luoghi comuni (in realtà tutto dipende dalla tecnologia dei reattori nucleari), ma si scorda anche di mettere nel conto quanto possano essere "sporche" le alternative all'energia atomica.