La satira, Ratzinger e l'islam: compagni, fateci ridere ancora

Chi ha detto che a sinistra - i comunisti innanzitutto - non conoscono l'autoironia? Dove sta scritto che non sono capaci di scherzare su loro stessi, sui loro difetti e piagnistei, che non sanno rappresentarsi in modo caricaturale? Niente di più falso. Basta prendere in mano i quotidiani di sinistra in edicola oggi, vedere come hanno trattato quello che per loro è l'argomento del giorno, cioè la dichiarazione di padre Georg Genswein, segretario di Benedetto XVI, a proposito della satira televisiva che riguarda lui e il papa, per capire che la voglia di prendersi in giro a sinistra è tanta.

Innanzitutto rileggiamo la dichiarazione di Padre Georg, così come trasmessa originariamente dalle agenzie di stampa:

Interpellato dall'AdnKronos, pur premettendo che ''non ho mai visto queste trasmissioni e neanche le guarderò mai'', don Genswein accetta di dire la sua dopo la bufera scatenata dall''Avvenire' contro il ''tentativo continuo di ridicolizzare figure cattoliche''.
''Ho preso atto della polemica e spero che trasmissioni di questo tipo smettano - afferma don George Genswein - D'accordo la satira, ma queste 'cose' non hanno livello intellettuale e offendono uomini di Chiesa. Non sono accettabili. Spero davvero che smettano subito''.
Il segretario del Papa si fa raccontare qualche gag perché lui non le ha mai viste e, assicura, ''non le vedrò mai''. ''Trasmissioni così sono poco costruttive. Ho preso atto del fatto e voglio dimenticare''.
Il quotidiano della Cei ha bollato le gag di Fiorello e Crozza come ''satira fallimentare non priva di vigliaccheria''. Non è piaciuto all'Avvenire lo sketch in cui Benedetto XVI ''fuma tre pacchetti di sigarette, come un turco, per prepararsi al prossimo viaggio in Turchia'' né gli altri dello stesso tenore. Non è dato sapere se il Pontefice abbia ascoltato qualcuna delle gag incriminate ma di sicuro non ha fatto alcun commento né sembra intenzionato a farne. ''Il Papa non ha certamente commentato - conclude don George - E poi un commento del Santo Padre o una sua qualunque reazione sarebbero davvero troppo onore per questa gente''.

Da ciò si evincono due dati. Primo: a don Georg certa satira non piace. Secondo: don Georg si augura che questa satira finisca. "Spero davvero che smettano subito", sono le sue parole. Un auspicio, dunque.

Ora, agli occhi delle persone normali va da sé che ogni paragone con la censura islamica nei confronti della satira su Maometto è assolutamente grottesco. Improponibile. Da un lato c'è un importante sacerdote che la prende male, e "spera" che la cosa finisca. Dall'altro, come già scritto in un post precedente, accade questo:
Condanna a morte è stata emessa per Flemming Rose, il responsabile della sezione cultura del Jyllands-Posten, il quotidiano danese che il 30 settembre del 2005 ha pubblicato le vignette satiriche su Maometto, il quale in seguito alle proteste (iniziate mesi dopo la pubblicazione dei disegni) si è dovuto ritirare dal lavoro, mettendosi in ferie per un tempo indefinito. Condanna a morte hanno dovuto subire anche i disegnatori delle vignette. Rose ha spiegato così le sue ragioni: «Ho notato troppi casi di autocensura (in Europa, ndr): Kare Bluitgen, autore di un libro per bambini sulla vita di Maometto, non trovava illustratori; a Londra, la Tate Gallery ha scelto di non mostrare God is Great , un’opera di John Latham sui punti di contatto tra le religioni; il comico danese Frank Hvam ha detto che nei suoi sketch poteva forse dileggiare la Bibbia ma aveva paura di prendersela con il Corano; in tutta Europa non si trovavano traduttori di un libro di Ayan Hirsi Ali e chi lo faceva preferiva restare anonimo, ad esempio in Finlandia, per non fare la fine di Theo Van Gogh». Migliaia di islamici (quelli che non si sono mai visti in piazza per protestare contro il terrorismo) sono scesi nelle strade per protestare contro la pubblicazione delle vignette. Il partito pachistano Jamaaat-e-Islami ha offerto 500 corone danesi a chiunque avesse ucciso almeno uno dei disegnatori responsabili dell'offesa al profeta. E il Jyllands-Posten, in seguito alle numerose minacce di morte ricevute, ha dovuto assumere guardie private per proteggere i suoi dipendenti.
La differenza tra le due reazioni, quella del Vaticano e quella del mondo islamico, è semplicemente incommensurabile.

E invece, guarda qui cosa ti inventano quei gran spiritosi dei comunisti. Dinanzi all'accusa ricorrente di essere ridicole macchiette pervase da un concetto di relativismo un tanto al chilo, pronte a scordarsi i crimini di qualunque tagliagole purché nemico dell'Occidente e degli Stati Uniti, loro - dimostrando un sense of self-humor sino a oggi colpevolmente nascosto - stanno al gioco e decidono di fare la caricatura di loro stessi.

Liberazione, quotidiano di Rifondazione Comunista, sbatte in prima pagina il seguente titolo: «Vaticano come l'Islam estremo. "Vietato scherzare sul papa"». Padre Georg e Joseph Ratzinger, secondo il divertente paradosso cui ricorre il giornale rifondarolo, sono dunque tali e quali agli estremisti islamici, ai tagliatori di teste, a quelli che condannano a morte chi fa satira sul loro dio. Col risultato di gettare nel ridicolo l'autore di un simile paragone: dieci e lode in autoironia ai giornalisti di Fausto Bertinotti.

Regge bene il colpo della concorrenza l'Unità, che ha dedicato alla notizia il titolo principale della prima pagina, ovvero l'apertura del giornale. Irresistibile l'articolo nel quale si legge: «Qui siamo all'integralismo cattolico, specchio fedele di certi integralismi islamici che non vogliono le vignette su Allah».

Nella sfida tra testate satiriche a chi disegna meglio la caricatura del trinaricuito modello terzo millennio non riesce a tenere il passo, per una volta, il Manifesto, che si limita a evocare l'Inquisizione: «Nel travagliato viaggio dell'Occidente dalle catacombe ai giorni nostri, a fare la satira sul papa ci abbiamo messo secoli, rischiando via via il rogo, la galera e l'indice dei libri proibiti». Troppo banale, troppo poco. Quando dall'altra parte c'è chi agita lo spettro del mullah Omar e degli integralisti con la mannaia in mano, occorre uno sforzo di fantasia in più.

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