Il contratto degli statali e le illusioni di Ichino

di Fausto Carioti

Annunciando ieri «poco più di 100 euro» di aumento in busta paga per i dipendenti statali nell'anno 2007, senza prevedere alcun criterio di merito per la concessione di almeno una parte di questi soldi, il ministro della pubblica amministrazione, LuigiNicolais, ha avuto il pregio di sgombrare il campo da ogni equivoco sulle velleità riformiste del governo Prodi. L'esito della trattativa sul rinnovo dei contratti pubblici sancisce la vittoria dei sindacati confederali, dell'asse che lega Romano Prodi all'ala sinistra dell'Unione e di quei dipendenti pubblici che, meritando poco, speravano che i loro uffici rimanessero impermeabili alla meritocrazia. Hanno perso - per l'ennesima volta - i riformisti dell'Unione e quelli che si illudevano che un governo di sinistra potesse adottare provvedimenti necessari ma impopolari. Hanno perso quei dipendenti statali che, lavorando più e meglio di tanti loro colleghi, speravano di essere premiati. Più di tutti, ovviamente, hanno perso i contribuenti. Due volte: la prima come finanziatori coatti, la seconda come utenti della pubblica amministrazione.

Quanto sia "pesante" l'aumento concesso lo spiega Renato Brunetta, economista ed eurodeputato di Forza Italia: «È un aumento doppio rispetto all'inflazione effettiva. Va contro tutto quello che è scritto negli accordi del luglio '93. Certo, i governi dell'Ulivo e il governo della Cdl si erano comportati in modo analogo. Ma stavolta è peggio. È uno scandalo che gli incrementi retributivi dei dipendenti pubblici siano il doppio di quelli concessi ai metalmeccanici».

Si chiude così, nel peggiore dei modi, il dibattito lanciato dall'economista (di sinistra) Pietro Ichino alla fine di agosto. Dibattito al quale hanno partecipato tutte le teste d'uovo che gravitano attorno alla maggioranza, e che lo stesso Ichino ha riassunto in una domanda molto semplice: «Il governo sta spremendosi le meningi per trovare misure di riduzione della spesa e aumento dell'efficienza dell'amministrazione pubblica. Perché nessuno propone di liberare gli uffici dai fannulloni, che nel settore privato sarebbero già stati licenziati da un pezzo?». Lo stesso Nicolais, del resto, a giugno aveva parlato di 3-400mila esuberi, pari al 9 per cento dei dipendenti pubblici.

La risposta vera è arrivata ieri: il governo, in realtà, non ha alcuna volontà né di tagliare la spesa là dove andrebbe fatto (la macchina statale, la cui efficienza tocchiamo con mano ogni giorno, costa 200 miliardi di euro l'anno), né di rendere più efficienti i suoi impiegati. Tantomeno - figuriamoci - intende mandare a casa i più lavativi tra loro: in Italia, e non da oggi, vengono licenziati solo i dipendenti statali condannati e rinchiusi in carcere (la sola condanna non basta). Col risultato che nelle scuole italiane insegnano individui condannati per atti di libidine e violenze sui minori. La Finanziaria 2007 - costruita non sui tagli alla spesa pubblica, ma sull'aumento del prelievo dalle tasche dei privati - ha previsto uno stanziamento di 1,4 miliardi di euro per il 2006 e di 2 miliardi per il 2007 proprio per lasciare la pubblica amministrazione così com'è.

I sindacati confederali si confermano un muro alzato a difesa delle inefficienze dei loro iscritti. Nella Cgil i tesserati della funzione pubblica sono più dei metalmeccanici; nella Cisl, se si escludono i pensionati, la federazione dei lavoratori pubblici è quella che conta più iscritti; nella Uil poco meno di un terzo delle tessere dei lavoratori attivi arriva dalla pubblica amministrazione. Non c'è da stupirsi, quindi, che l'aumento "a pioggia" per gli statali annunciato ieri segua il via libera dei sindacati alla cessione del Tfr dei lavoratori privati all'Inps. È la conferma che il governo Prodi e i sindacati sanno come aiutarsi a vicenda, e che per la sinistra e i sindacati i lavoratori non sono tutti uguali. Sai che novità.

© Libero. Pubblicato l'8 novembre 2006.

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