Finanziaria 2007: piccole coincidenze tra amici
La Finanziaria di Romano Prodi è come le scatole di cioccolatini di Forrest Gump: finché non la apri non sai cosa ci trovi dentro. Quando la apri, però, ci trovi sempre qualcosa di interessante.
Articolo 175. Introduce la mobilità lunga per le grandi imprese. Ovvero il pensionamento anticipato dei lavoratori a spese del contribuente. E', da prima delle elezioni, la grande richiesta di Fiat e Confindustria a Prodi. Richiesta già avanzata al governo Berlusconi, il quale non la accolse. Prodi l'ha accolta, faceva parte delle intese più o meno tacite con il Lingotto, e diventa tanto più necessaria, come contropartita, ora che il governo ha deciso di dimezzare il monte Tfr per rimpinguare le casse dell'Inps. La storia si ripete: nel 1994 Fiat e Confindustria chiesero la rottamazione delle auto a Berlusconi. Berlusconi rifiutò. La introdusse Prodi, appena arrivato al governo. Stavolta la rottamazione riguarda i lavoratori. Costo per i contribuenti: «2 milioni di euro per l’anno 2007, 59 milioni di euro per l’anno 2008 e di 140 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009». Da notare che mentre il prelievo del Tfr grava di fatto su tutte le imprese, la mobilità lunga serve solo a quelle grandi, e a poche di esse.
C'è di più, c'è di meglio. L'articolo 178, ad esempio. Si intitola "Misure per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro". Il titolo è carino, rassicurante. Di sinistra. Consentirà ai datori di lavoro che hanno in atto vertenze con i precari di trasformare quei «rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, mediante la stipula di contratti di lavoro subordinato». Il fine è senza dubbio lodevole. Sul mezzo, invece, si può discutere. Si tratta, in sostanza, di una procedura di conciliazione gestita dai sindacati (come prassi) e pilotata dal governo. Il datore di lavoro paga i contributi pregressi con lo sconto («una somma pari alla metà della quota di contribuzione a carico dei committenti per i periodi di vigenza dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto, per ciascun lavoratore interessato alla trasformazione del rapporto di lavoro»), da versare in comode rate (un terzo del dovuto subito, il resto in trentasei rate mensili). In cambio, la sua posizione è sanata sotto ogni possibile punto di vista, civile e penale: il pagamento, infatti, «comporta l’estinzione dei reati previsti da leggi speciali in materia di versamenti di contributi o premi e di imposte sui redditi, nonché di obbligazioni per sanzioni amministrative e per ogni altro onere accessorio connesso alla denuncia e il versamento dei contributi e dei premi, ivi compresi quelli di cui all’art. 51 del T.U. delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali». Inoltre, «per effetto degli atti di conciliazione, è precluso ogni accertamento di natura fiscale e contributiva per i pregressi periodi di lavoro prestato dai lavoratori interessati dalle trasformazioni di cui al presente articolo». Una sanatoria vera e propria, insomma.
Ma se i contributi pregressi a carico del datore di lavoro sono scontati, chi paga la differenza? Ovvio: lo Stato, cioè il contribuente. «Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, approvano i relativi Accordi relativamente alla possibilità di integrare presso la gestione separata dell’Inps la posizione contributiva del lavoratore interessato nella misura massima occorrente per il raggiungimento del livello contributivo previsto nel fondo pensioni lavoratori dipendenti nei limiti delle risorse finanziarie di cui al comma 8». Costo previsto: «300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009».
Ora viene il lato curioso. A chi serve questo provvedimento? Ai lavoratori, certo. Ma non solo. Per tutelare gli interessi dei lavoratori sarebbe bastato far rispettare la legge davanti ai tribunali del lavoro, notoriamente mai troppo teneri con i datori. E allora? La risposta sta nelle cronache degli ultimi mesi, che riportano i problemi che sta avendo con i precari il gruppo Atesia, di proprietà di Alberto Tripi (qui un suo ritratto). Poche settimane fa, al termine di una "visita" da parte degli ispettori del lavoro, ad Atesia è stato intimato di assumere 3.200 collaboratori. Tripi è vicinissimo al premier. Fu lui a fornire a Prodi la sede dell'Ulivo, in piazza Santi Apostoli, nel 1996. Sede che adesso ospita l'Unione. La cessione dei «principeschi uffici di Piazza SS Apostoli», scrive Liberazione, è avvenuta addirittura «gratuitamente». Ancora oggi, sempre secondo l'organo rifondarolo, «il re dei call-center del precariato sa che il suo futuro potrebbe dipendere da buoni rapporti col nuovo governo, e usa la precarietà come strumento di contrattazione».
Per capire quanto Tripi sia vicino a Prodi, vale la pena di ricordare che, nell'aprile del'95, fu uno dei primissimi coordinatori regionali per il Lazio del ''Comitato per l'Italia che vogliamo'' , creato per la campagna di Romano Prodi. Nel '96 Prodi lo nominò consigliere d'amministrazione dell'Iri al posto del dimissionario Diego DellaValle. Mettiamola così: sarebbe molto strano se l'amico di Prodi, visto il difficile momento che sta attraversando con i precari che lavorano nei suoi call center, non approfittasse della norma scritta da Prodi per mettere tutto a posto. Norma che, ovviamente, servirà anche ad altri imprenditori.
Sfogliamo qualche pagina indietro. Articolo 24, ovvero "Contributi per apparecchi domestici e motori industriali ad alta efficienza". Prevede, tra le altre cose, la rottamazione dei frigoriferi e dei congelatori. Lo Stato passa, sotto forma di detrazione d'imposta, sino a 200 euro per ogni apparecchio rottamato e sostituito con uno di nuova generazione. Il tutto, come sempre, con la nobile motivazione dell'ecologia. Manca l'entità della spesa complessiva del provvedimento. La cui copertura dovrà essere trovata entro il 28 febbraio 2007. Notare: a differenza di quanto avvenne per la rottamazione delle automobili, non è previsto alcuno sconto da parte del produttore (nella rottamazione delle automobili le case produttrici dovevano concedere sul prezzo finale uno sconto pari a quello garantito dallo Stato, che così si raddoppiava). A chi serve questa norma, oltre che alla biosfera e a chi rinnova il frigorifero? Alle case produttrici di frigoriferi, ovvio. E qual è il primo nome del settore nell'industria italiana? La Indesit di Vittorio Merloni. La stessa Indesit che figura tra i finanziatori della campagna elettorale di Prodi, con un assegno da 50 mila euro versato al "Comitato Prodi 2006". La figlia di Vittorio, Maria Paola, è deputata eletta nelle liste dell'Ulivo. Siede nella commissione Attività Produttive, sempre perché il conflitto d'interessi esiste solo a destra.
Articolo 175. Introduce la mobilità lunga per le grandi imprese. Ovvero il pensionamento anticipato dei lavoratori a spese del contribuente. E', da prima delle elezioni, la grande richiesta di Fiat e Confindustria a Prodi. Richiesta già avanzata al governo Berlusconi, il quale non la accolse. Prodi l'ha accolta, faceva parte delle intese più o meno tacite con il Lingotto, e diventa tanto più necessaria, come contropartita, ora che il governo ha deciso di dimezzare il monte Tfr per rimpinguare le casse dell'Inps. La storia si ripete: nel 1994 Fiat e Confindustria chiesero la rottamazione delle auto a Berlusconi. Berlusconi rifiutò. La introdusse Prodi, appena arrivato al governo. Stavolta la rottamazione riguarda i lavoratori. Costo per i contribuenti: «2 milioni di euro per l’anno 2007, 59 milioni di euro per l’anno 2008 e di 140 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009». Da notare che mentre il prelievo del Tfr grava di fatto su tutte le imprese, la mobilità lunga serve solo a quelle grandi, e a poche di esse.
C'è di più, c'è di meglio. L'articolo 178, ad esempio. Si intitola "Misure per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro". Il titolo è carino, rassicurante. Di sinistra. Consentirà ai datori di lavoro che hanno in atto vertenze con i precari di trasformare quei «rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, mediante la stipula di contratti di lavoro subordinato». Il fine è senza dubbio lodevole. Sul mezzo, invece, si può discutere. Si tratta, in sostanza, di una procedura di conciliazione gestita dai sindacati (come prassi) e pilotata dal governo. Il datore di lavoro paga i contributi pregressi con lo sconto («una somma pari alla metà della quota di contribuzione a carico dei committenti per i periodi di vigenza dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto, per ciascun lavoratore interessato alla trasformazione del rapporto di lavoro»), da versare in comode rate (un terzo del dovuto subito, il resto in trentasei rate mensili). In cambio, la sua posizione è sanata sotto ogni possibile punto di vista, civile e penale: il pagamento, infatti, «comporta l’estinzione dei reati previsti da leggi speciali in materia di versamenti di contributi o premi e di imposte sui redditi, nonché di obbligazioni per sanzioni amministrative e per ogni altro onere accessorio connesso alla denuncia e il versamento dei contributi e dei premi, ivi compresi quelli di cui all’art. 51 del T.U. delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali». Inoltre, «per effetto degli atti di conciliazione, è precluso ogni accertamento di natura fiscale e contributiva per i pregressi periodi di lavoro prestato dai lavoratori interessati dalle trasformazioni di cui al presente articolo». Una sanatoria vera e propria, insomma.
Ma se i contributi pregressi a carico del datore di lavoro sono scontati, chi paga la differenza? Ovvio: lo Stato, cioè il contribuente. «Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, approvano i relativi Accordi relativamente alla possibilità di integrare presso la gestione separata dell’Inps la posizione contributiva del lavoratore interessato nella misura massima occorrente per il raggiungimento del livello contributivo previsto nel fondo pensioni lavoratori dipendenti nei limiti delle risorse finanziarie di cui al comma 8». Costo previsto: «300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009».
Ora viene il lato curioso. A chi serve questo provvedimento? Ai lavoratori, certo. Ma non solo. Per tutelare gli interessi dei lavoratori sarebbe bastato far rispettare la legge davanti ai tribunali del lavoro, notoriamente mai troppo teneri con i datori. E allora? La risposta sta nelle cronache degli ultimi mesi, che riportano i problemi che sta avendo con i precari il gruppo Atesia, di proprietà di Alberto Tripi (qui un suo ritratto). Poche settimane fa, al termine di una "visita" da parte degli ispettori del lavoro, ad Atesia è stato intimato di assumere 3.200 collaboratori. Tripi è vicinissimo al premier. Fu lui a fornire a Prodi la sede dell'Ulivo, in piazza Santi Apostoli, nel 1996. Sede che adesso ospita l'Unione. La cessione dei «principeschi uffici di Piazza SS Apostoli», scrive Liberazione, è avvenuta addirittura «gratuitamente». Ancora oggi, sempre secondo l'organo rifondarolo, «il re dei call-center del precariato sa che il suo futuro potrebbe dipendere da buoni rapporti col nuovo governo, e usa la precarietà come strumento di contrattazione».
Per capire quanto Tripi sia vicino a Prodi, vale la pena di ricordare che, nell'aprile del'95, fu uno dei primissimi coordinatori regionali per il Lazio del ''Comitato per l'Italia che vogliamo'' , creato per la campagna di Romano Prodi. Nel '96 Prodi lo nominò consigliere d'amministrazione dell'Iri al posto del dimissionario Diego DellaValle. Mettiamola così: sarebbe molto strano se l'amico di Prodi, visto il difficile momento che sta attraversando con i precari che lavorano nei suoi call center, non approfittasse della norma scritta da Prodi per mettere tutto a posto. Norma che, ovviamente, servirà anche ad altri imprenditori.
Sfogliamo qualche pagina indietro. Articolo 24, ovvero "Contributi per apparecchi domestici e motori industriali ad alta efficienza". Prevede, tra le altre cose, la rottamazione dei frigoriferi e dei congelatori. Lo Stato passa, sotto forma di detrazione d'imposta, sino a 200 euro per ogni apparecchio rottamato e sostituito con uno di nuova generazione. Il tutto, come sempre, con la nobile motivazione dell'ecologia. Manca l'entità della spesa complessiva del provvedimento. La cui copertura dovrà essere trovata entro il 28 febbraio 2007. Notare: a differenza di quanto avvenne per la rottamazione delle automobili, non è previsto alcuno sconto da parte del produttore (nella rottamazione delle automobili le case produttrici dovevano concedere sul prezzo finale uno sconto pari a quello garantito dallo Stato, che così si raddoppiava). A chi serve questa norma, oltre che alla biosfera e a chi rinnova il frigorifero? Alle case produttrici di frigoriferi, ovvio. E qual è il primo nome del settore nell'industria italiana? La Indesit di Vittorio Merloni. La stessa Indesit che figura tra i finanziatori della campagna elettorale di Prodi, con un assegno da 50 mila euro versato al "Comitato Prodi 2006". La figlia di Vittorio, Maria Paola, è deputata eletta nelle liste dell'Ulivo. Siede nella commissione Attività Produttive, sempre perché il conflitto d'interessi esiste solo a destra.