Romano Prodi contro Birra Moretti Baffo d'oro

di Fausto Carioti

In cerca di un avversario finalmente alla sua altezza, Romano Prodi ha dichiarato guerra al bottiglione di Birra Moretti Baffo d’oro. La manovra del 2007 decreta ufficialmente la pericolosità sociale del vecchio dell’etichetta, ritenuto assai più deleterio di uno spacciatore. Articolo 90 della Finanziaria, così come approvata dal consiglio dei ministri: «Nei luoghi di pubblici esercizi è vietata la vendita di bevande alcoliche ai soggetti minori di anni diciotto». Due righe più sopra: «Nelle aree di servizio situate lungo le autostrade è vietata la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche». Per gli esercenti che sgarrano è prevista una multa da 3.000 a 6.000 euro.

Come nei telefilm americani, vedremo così le cassiere dei supermercati squadrare gli adolescenti e chiedergli la patente prima di vendergli la sospirata bottiglietta (a sinistra fingono di disprezzare le americanate, ma la verità è che appena possono copiano e incollano nelle loro proposte di legge tutte le peggiori bischerate che vedono nelle produzioni di Hollywood). Un accanimento, quello nei confronti del signor Baffo d’Oro, spiegabile solo con la sua palese appartenenza al ceto medio.

Tanti degli stessi ministri che hanno approvato la norma anti alcolici, infatti, non fanno mistero di voler aumentare il quantitativo di droga leggera che gli italiani di tutte le età possono portare con sé come uso personale. Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale: «Bisogna andare verso forme di legalizzazione delle droghe leggere». Livia Turco, ministra della Salute: «Il nostro primo intervento urgente sarà quello di elevare il quantitativo massimo detenibile senza incorrere nella presunzione di spaccio e nel carcere». Giovanna Melandri, ministra per le politiche giovanili: «Condivido».

Perché la birra no e gli spinelli sì? La spiegazione sembra essere una sola. E cioè che questo è un governo senza linea, che certe domande non se le pone nemmeno. Campa alla giornata, si contraddice da solo, sfacciatamente e senza farsene un problema, perché dopo appena cinque mesi di lavoro è già alla deriva. A chi, nella maggioranza, si professa antiproibizionista, non interessa tanto difendere la libertà individuale, quanto le droghe leggere, il feticcio per il quale hanno scelto di combattere. Se il giro di vite avviene a pochi centimetri di distanza manco se ne accorgono. Così, Prodi ne approfitta per dare una mano di vernice law and order al governo.

Finirà come per certe rivistine piccanti, ambitissime dai minorenni più per il fatto che sono vietate che per il loro prevedibilissimo contenuto: chi ha un fratello o un amico maggiorenne potrà provare il brivido proibito. Gli altri, dovranno accontentarsi dei racconti. Quanto al divieto di vendita degli alcolici negli Autogrill, esso imporrà di rinunciare al bicchiere anche chi non guida. Una norma liberticida, che si spiega solo con l’incapacità del governo di voler mandare gli agenti per le strade a controllare con l’etilometro chi è sbronzo e chi no. Chi ci guadagnerà, alla fine, saranno i venditori abusivi che già oggi, specie nel meridione, ti accolgono nel parcheggio dell’area di servizio con l’aria di chi sta per proporti il grande affare della tua vita. «Accattateve ’na birra gelata, dottò». E in quel momento, mentre tireremo fuori dal portafoglio una banconota da cinque euro per una lattina che vale 50 centesimi, manderemo un pensiero di ringraziamento a chi scrisse l’articolo 90 della Finanziaria dell’anno 2007.


© Libero. Pubblicato il 3 ottobre 2006.

Importante: l'idea alla base di questo articolo è figlia della lettura del sito Melandrina, dell'amico Gianmario Mariniello. Un abbraccio, cumpà.

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